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26. Rimanere coltivatore







Sebastian Vrancx (Flemish artist, 1573-1647) Allegory of the Season Summer- copyrait Sotheby’s



Humbert, rimanere a Saint Sorlin D'Arves a coltivare l'antico podere





Non tutti i figli di Jacques sono diventati borghesi e mercanti, Humbert rimarrà al villaggio con il padre. Coltivatore, si sposa con Blasia Grand anche lei coltivatrice.



La linea di Jacques figlio di Antoine: Humbert.





Humbert e la sua consorte Blasie Grand






Humbert





Humbert

IV UMBERT di Saint. Sorlin d'Arves. Laboreur. Morto nel 1654. Sposa Blasia Grand Figlio di Jacques, fratello di mercanti di Saint Jean de Maurienne Jean Pierre e Matieu






Blasie Grand





Blasie Grand

Blasie Grand Nacque circa nel 1605 forse a Saint Sorline d'Arves Era figlia di una famiglia di coltivatori e anche lei fu coltivatrice. Sposata con Humbert Didier.
Dei figli si ricordano:
Mathieu Bathelemy 1629-1684 Jean Baptiste 1640-1671











Un atto capitale per la genealogia



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Rapporti di stretta parentela difficili da rintracciarsi.

Capitale per la genealogia di famiglia è l'atto del 24 Febbraio 1645, dove il figlio di Jacques, Humbert Didier tiene sulla fonte battesimale insieme alla madrina Agnes moglie di Gilbert Didier, Dominica la figlia di Catherin Didier.

Questo atto ci permette d'identificare il rapporto di parentela esistente tra Humbert e Catherin il padre della battezzata. Humbert infatti era cugino primo di Catherin, mentre suo padre Jacques era fratello del padre di Catherin, Sorlin.

Nello stesso atto è citata Agnes moglie di Gilbert, lo stesso Gilbert che in seguito fonderà la cappella di San Joseph e della Vergine Maria a Saint Sorlin. Gilbert era figlio di Sorlin quindi nipote di Jacques e cugino primo di Humbert.

Agnes, la madrina consorte di Gilbert era Agnese Arnaud, appartenente ad una famiglia di farmer che avranno legami di parentela con i Didier.

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Schema genealogico del padrinaggio di Humbert

Il principe Vescovo di Maurienne Charles Bobba
Card title

Charles Bobba anche Bobbaz, nato nel Monferrato, morì il 10 febbraio 1636. Vescovo di Maurienne dal 1618 al 1636.

Charles Bobba proviene da una famiglia molto illustre del Monferrato in Piemonte. Nacque probabilmente nel 1577. Ascagne, suo fratello, era Marchese de Gralia, Cavaliere dell'Ordine dell'Annunciata e Gran Ciambellano di Savoia. Suo padrino probabilmente fu il cardinale Borromeo di Milano.

Carriera ecclesiastica

Cappellano del cardinale Maurice de Savoie lo accompagnò a Roma ma problemi di salute lo costrinsero a tornare. Dalla Maurienne di cui era vescovo, Philibert François Milliet de Faverges fu chiamato a diventare arcivescovo di Torino e si dimise a favore di Carlo Bobba, il 13 maggio 1619 e prese possesso della nuova diocesi di Torino il 15 luglio. Fondatore del convento dei Bernardini di Saint-Jean-de-Maurienne, poi occupato dal libero collegio di Saint-Joseph. La gotta che lo tormentava incise sulla sua attività di vescovo. La peste e la guerra, con l'invasione delle truppe del re di Francia imperversarono sulla Maurienne come sul ducato. Charles Bobba morì il 10 febbraio 1636. E' sepolto nella tomba del cardinale de Gorrevod, nella cappella di Gesù della cattedrale di Saint-Jean-de-Maurienne.

Credits: Questo articolo in sunto è tratto da Wikipedia.org.

Per una biografia completa vedi:

https://fr.wikipedia.org/wiki/Charles_Bobba

Vittorio Amedeo I Duca di Savoia





Vittorio Amedeo I

Vittorio Amedeo I di Savoia nacque a Torino l' 8 maggio 1587 e morì a Vercelli il 7 ottobre 1637. Duca di Savoia, principe di Piemonte, marchese di Saluzzo e conte d'Aosta, Moriana e Nizza dal 1630 al 1637, nonché re titolare di Cipro e Gerusalemme.
Nel 1630 morto il padre, gli successe alla guida del ducato sabaudo Il suo coinvolgimento del padre Carlo Emanuele I nella seconda guerra del Monferrato aveva reso fortemente instabili i rapporti con Francia e Spagna, Il ducato di Savoia aveva avuto limitati vantaggi nella conquista di alcuni territori monferrini, l'intero Monferrato era saldamente tenuto da Carlo I Gonzaga Duca di Mantova. Vittorio Amedeo I aveva bisogno di milizie, ma per reclutare i mercenarie non c'erano soldi nelle casse del ducato. Il Duca cercò di potenziare il piccolo esercito che aveva ereditato dal padre, consumato dalle guerre di successione del Monferrato e lo fece seguendo l'esempio di Gustavo II Adolfo di Svezia. Vittorio Amedeo I capito l'importanza di un esercito stabile e ben addestrato prese esempio da Gustavo II di Svezia. Potenziò l'artiglieria, che divenne una delle più imponenti d'Europa, aprì una Sotto le sue armi si contarono ben 20.000 uomini in 7 anni di regno.
Col cardinale Richelieu cercò di creare una lega antispagnola in Italia, dove condusse alcune operazioni militari tra il 1636 e il 1637, sconfiggendo gli spagnoli a Mombaldone. La sera del 25 settembre 1637 Il duca di Créquy la sera del 25 settembre 1637 offrì al duca di Savoia una sontuosa cena, ma molti convitati finito il banchetto furono colti da malore e costretti a rimanere a letto. Vittorio Amedeo trasportato a Torino in gravi condizioni, si spense alle ore 2 e 30 del mattino del 7 ottobre, forse per intossicazione alimentare. La vedova assunse secondo i suoi voleri la reggenza per il figlio. Venne sepolto in una cappella del duomo di Vercelli, dove erano già le tombe di Carlo I, Carlo II e della duchessa Jolanda.




Per una biografia completa vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Amedeo_I_di_Savoia

















































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27.Una donna di carattere







Untitled - (Museum: National Museum in Warsaw)- License: Courtesy of Wikimedia Commons

Blaise Grand, una donna di carattere

Blaise discendente da una delle famiglie native di Saint Sorlin D'Arves, era una coltivatrice.

Lavorare i piccoli appezzamenti di terreno, rastrellare, pascolare il bestiame, dovevano essere le sue occupazioni principali, che con ogni probabilità vendeva poi i prodotti al mercato di Saint Jean de Maurienne.

Blasia possiamo immaginarcela come una saggia paesana con una visione concreta della vita, non priva di una certa rude bellezza. Quando ci sono le feste probabilmente non vorrà mancare, perché le feste il ballo, il vino e il cibo in comune erano molto frequenti in ogni villaggio.

Tuttavia possiamo pensare che per lei come per ogni coltivatrice, il lavoro venisse prima di tutto. Con questa massima si occuperà della casa e delle faccende domestiche trovando il tempo di dotare di una rigorosa educazione i figli di Humbert.

Essere una coltivatrice, o meglio una lavoratrice "laboreur"

Blasia Grand apparteneva a una famiglia di coltivatori, laboreur o anche aratori e lei stessa esercitava questo mestiere, come il marito Humbert.

Gli aratori "laboreur", aratrici e lavoratrici, erano un gruppo sociale che lavorano la terra con una o due paia di animali da tiro, qua buoi, là cavalli o muli, i cui redditi sono sufficienti a prevedere con ottimismo il futuro, che giocano un ruolo nella gestione della comunità e della parrocchia dove vivono e che possono sperare in una situazione migliore per i propri figli della loro.

Più spesso, questi lavoratori medi hanno uno sfruttamento più equilibrato, combinando allevamento, cerealicoltura e dove esiste, viticoltura e alcune attività accessorie, come il commercio di merci agricole, il prestito di denaro o merci, i trasporti.

Gli inventari mostrano soffitte e cantine ben riempite, interni opulenti, decorati con dipinti o arazzi, monete coniate, gioielli (catene d'oro per gli uomini, anelli per le donne), argenteria, persino libri. Sono loro che governano il villaggio e si succedono nelle responsabilità comunitarie di padre in figlio.

Praticano una forte endogamia sociale e locale, quando il villaggio non è scarsamente popolato, stringendo spesso alleanze con le stesse famiglie.

Per un certo numero di membri di questo gruppo è possibile una certa ascesa sociale, entrando nella Chiesa (curés), studiando (notai), praticando il commercio. Occorrono diverse generazioni per raggiungere il livello delle élite del mondo rurale che nel mondo rurale sono nelle mani dei nobili che spesso vivono in città, ma hanno con molte proprietà rurali.

I contadini.

Nelle campagne della Savoia tutti erano più o meno agricoltori, tutti lavoravano la terra, con più o meno attrezzature, più o meno animali, e più o meno fortuna. E in questa zona come nella vicina Francia il Seicento non fu un'età d'oro, tutt'altro.

Il più delle volte i contadini sono inseriti nel classico trittico formato dalla famiglia, dalla parrocchia e dalla signoria, la necessità di raccogliere i chicchi di prima per sopravvivere e anche per pagare le tasse al Duca, o al re di Francia, le decime alla chiesa, con il clero e al signore locale. Le loro possibilità di ascesa sociale sono tutto sommato piuttosto limitate e, soprattutto nel Seicento, il timore dei tre flagelli ricorrenti che furono la guerra, la carestia e l'epidemia. Ma questa idea di mondo omogeneo e diverso dal resto della società, può essere sviante.

I termini usati per designare i contadini sono molto numerosi: scavatore, bordager, bordier, brassier (o uomo d'arme), closier, colon (partner), contadino, fezandier, fienile, fagiolo, lavoratore a giornata, aratore, mercante-aratore, manovale, governante, mezzadro, agricoltore, sosson, tenuyer, manovale, vignaiolo… l'elenco è ovviamente ben lungi dall'essere esaustivo. Ognuna di queste denominazioni dovrebbe essere suddivisa in almeno tre categorie a seconda del livello di ricchezza: piccola, media e grande.

Ci sono anche criteri onorari (i "maestri", "signori"...) e/o criteri patrimoniali rivelati dai registri delle tasse o dalle scorte dopo la morte.

Oltre ai nomi dati nelle fonti ai diversi individui, il livello di notabilità stabilito dalle qualificazioni d'onore, il livello di ricchezza valutato da fonti fiscali o notarili, entrano in gioco altri criteri per caratterizzare i contadini. Possiamo enumerare i più importanti: la quantità di terreno sfruttato e/o posseduto, il possesso di un capitale operativo (la terra, l'aratro e il carro, la squadra), il livello d'inserimento nei circuiti di scambio. Possiamo anche pensare a criteri diversi da quelli economici e sociali: partecipazione al potere (ruolo nella comunità rurale), livello di alfabetizzazione. Bisogna anche tenere conto di criteri più individuali, come quelli del ciclo di vita e del ciclo familiare che dimostrano che, per ogni individuo la ricchezza è legata anche all'età (i più giovani e i più anziani hanno un accumulo di terra e mobili molto inferiore a quello degli adulti tra i 40 e i 50 o 60 anni).

Contadini e braccianti Fermiers et laboureurs

Il “lavoratore” in generale è considerato un agricoltore benestante. La realtà appare ben più sfumata. La definizione data più spesso è che possiede un aratro. Ma è meglio considerare che è colui che possiede gli animali che probabilmente trainerà l'aratro perché gli animali, cavalli o buoi, richiedono un investimento molto maggiore dell'aratro stesso. Tranne in alcune regioni dove l'agricoltura era già ben sviluppata nel XVII secolo, l'aratro è uno strumento piuttosto leggero, che incorpora più legno che metallo, e che non ha un costo proibitivo. Ma a che serve avere un aratro se non si può comprare e soprattutto nutrire gli animali, buoi o cavalli, che potrebbero trainarlo? Per affinare la definizione di aratore, "laboreur" diremo anche che è un contadino capace di possedere o di poter affittare una certa area di terreno, di avere i mezzi per lavorare questo sfruttamento (aratro, carri, animali), di essere inserito nel mercato (vendere grano), impiegare manodopera salariata.

Questo contadino può essere un proprietario terriero. Spesso lo immaginiamo così. Tuttavia i contadini Savoiardi possedevano poca percentuale della terra e un numero significativo di contadini non erano proprietari ma inquilini della terra che coltivavano. Tra questi, ci sono ovviamente i poveri, i dipendenti, ma ci sono anche i contadini che possono essere classificati sotto il termine di braccianti perché hanno la superficie economica e sociale (sono ad esempio i contadini dei piccoli poderi).

All'opposto, ci sono i poveri lavoratori. Alcuni documenti usano questo termine in senso generico per designare semplicemente qualcuno che lavora la terra.

Il ricco contadino si riconosce facilmente. Controlla l'impiego di molti lavoratori a giornata, è attivo nei mercati e generalmente paga una parte significativa della sua tassa parrocchiale. Per il resto, assume forme diverse. “Mercante-operaio”, vende grano (il proprio e anche quello che compra da chi è meno abbiente di lui) e anche bestiame, buoi o cavalli. “Contadino-manodopera”, assume i terreni che coltiva ma anche altri terreni che subaffitta, decime, diritti signorili, a volte intere signorie.