Didier della Motta

 

 

 

 

 

 

 





Una famiglia savoiarda trapiantata a Torino.
 

La famiglia Didier poi Didier della Motta è originaria della Savoia, in Maurienne, oggi Francia. Abbiamo provato a tracciare la sua storia. Si tratta della storia dei dimenticati, degli sconosciuti, in quanto non ci sono personaggi illustri così importanti ma è pur sempre una storia interessante.

A questo fine abbiamo cercato di far comprendere i tempi e gli stati d'animo nei quali vivevano e non di seguire una semplice cronologia. E poco importa se ci siamo interessati più di come le nostre ave lavavano la biancheria e stendevano i panni, che di gloriose battaglie, alle quali nessuno dei soggetti trattati ha partecipato.

Per ovvie ragioni non è un'opera storica, ne vuole esserlo, ma piuttosto illustrativa dei vari personaggi che si sono susseguiti. Abbiamo cercato anche in questo piccolo di mai confondere Storia con memoria, e di tenere nella narrazione una condotta imparziale, per quanto possibile.

Nessun interesse celebrativo, in quanto i piccoli personaggi che compongono la narrazione non hanno niente o hanno poco da celebrare. Questi non devono essere presi come esempi, ma solo capiti come persone viventi il loro tempo.
Scopriamo così che non ci sono in questa storia castelli e cavalieri coperti di ferro, ma persone semplici che il tempo ha cancellato.


 

Section One

1.Il popolo degli onesti







The Christening Feast - Jan Havickszoon Steen

 




 

 

Background e scenario

 

The Witch - 2015 Period: New England, 1630.

Una famiglia paesana nel XVI-XVII sec.

 

 

A metà del XVI secolo i Didier da cui discenderanno i Didier della Motta, sono senza dubbio paesani. Non possono vantare nessun tipo di nobiltà. La nobiltà non può apparire nelle loro aspirazioni ma solo nei loro sogni, come in quelli di chi nobile non lo era.

 

Abitano un villaggio di montagna ai confini tra Savoia e Delfinato francese, Saint Sorlin D'Arves. Oggi noto centro sciistico e conosciuto per essere stato il paese di origine della famiglia di Pierre Balmain, grande stilista e sarto francese.

 

Chi nasce nobile muore nobile e chi nasce paesano muore paesano

 

La nobiltà era una classe sociale distante anni luce da quella delle persone comuni, la differenza è la stessa tra quella della gente normale di oggi e un miliardario o una star del cinema e della tv. Ma mentre più o meno queste persone di oggi sono tese a farsi apparire come non diverse dalle persone comuni, nel XVI secolo i nobili in Francia o in Italia cercavano in ogni modo di differenziarsi e mantenere il distacco dalle altre classi sociali e in particolare dai popolani, i "routuriers".

 





 
Le feste accomunano nobili e paesani




 
Paesani

Paesani festeggiano.
Le molte festività ricorrenti erano occasione non solo di riti cattolici ma anche di vere e proprie feste. Il tempo era scandito da questi avvenimenti. Fin dal medioevo la chiesa aveva il monopolio delle feste più importanti, era stato questo un modo di contraddistinguerla dal potere civile e militare dei sovrani. Il tempo e gli accadimenti più importanti vedevano nel villaggio il centro, rappresentato dalla chiesa parrocchiale. Le feste erano comuni a nobili e paesani, e là dove esistevano dei nobili essi manifestavano la loro differenza rispetto ai paesani con lo sfarzo dei loro costumi.

 

...

Musicanti con gruppo di figure danzanti, Adriaen Pietersz van de Venne, 1623 - 1673 - Rijksmuseum



 

 
























 























 

Section Two

Top



2.Zoom sulla nobiltà







Isaac Oliver I - A Party in the Open Air. Allegory on Conjugal Love -1590-1595




 

 

Zoom sulla nobiltà
 

 

...

Immagine rielaborata - Fonte dell'originale: https://kidadl.com/articles/tudor-children-fact-file
A comparison of rich tudors and poor tudors for a tudor children fact file Image © TES

Essere una famiglia nobile o una famiglia paesana.

 

Una famiglia nobile, a sinistra e una paesana a destra. I costumi qui si riferiscono all'epoca Tudor in Inghilterra, ma non differiscono molto dai contemporanei Europei. Si può notare quanto era accentuata anche negli abiti la differenza sociale. E quanto molte volte sia accentuata anche oggi sopratutto rispetto alle classi più povere. Il livello di vita in Europa si è sollevato portandosi per i più poveri a livelli di buona sopravvivenza, quello dei ricchi si distacca enormemente. La forbice tra povertà e ricchezza è grandemente cresciuta rispetto al medioevo ma anche al secolo XVI-XVII. Resta poi che una grande massa di gente nei paesi in via di sviluppo non raggiunge neppure i livelli di sopravvivenza. Per loro non è importante se una borsa di Chanel è migliore di una Louis Vuitton, non se lo possono neppure chiedere.

 

 

Vestire alla moda: una prerogativa dei nobili, ma non diffusa in Maurienne.
 

I nobili anche nella valle della Maurienne, nel Ducato di Savoia, stavano nei loro castelli o abitazioni con torri e avevano il blasone di famiglia alla porta d'ingresso e nei camini.

 

Erano arroganti e ben consci di appartenere a una classe superiore distante anni luce da quella dei paesani, che semplicemente consideravano servi.

 

Tuttavia in Maurienne il canonico Trichet grande studioso della storia e dei costumi della valle, ci dice che le classi agiate del XVI secolo vestivano dì stoffe anche provenienti dall'estero e di miglior fattura di quella delle classi popolari, ma che il loro abito era sempre piuttosto morigerato, tanto che non si distingueva molto dai vestiti comuni dei borghesi o popolani agiati.

 

Chi era nobile?
 

 

Non poteva essere nobile chi esercitava una Ars Mechanica, o arte meccanica. Il termine era ampio e comprendeva anche i notai e i praticanti, ma ne escludeva i magistrati e gli ecclesiastici, i quali potevano godere di una nobiltà personale e non trasmissibile ai discendenti. Così chiunque esercitava una attività quale il commercio o una attività manuale era scontato che non fosse mai nobile e gli fosse interdetta la nobiltà. Il nobile accedeva ai gradi militari e ai comandi nelle armi, era una tradizione, i nobili un tempo vegliavano per mantenere la sicurezza e l'ordine nei loro feudi dove esercitavano la giustizia. I contadini lavoravano la terra e gli artigiani esercitavano appunto le "arti", mentre agli ecclesiastici era riservata la cura delle anime. In questo mondo apparentemente ordinato la nobiltà aveva diritto, poiché difendeva le altre categorie, alle esenzioni di certe tasse e quello di non essere tassata, salvo per le tasse poste dal Sovrano.

 

 

Le donne del XVI secolo, a Saint-Jean de Maurienne, sembra non siano fans della haute Couture, ma preferiscano il pret-a-porter

 

Nel 1554 basta dare un'occhiata tra i pezzi dei loro guardaroba, per farsi un'idea dei costumi degli abitanti del centro più importante della Maurienne, Saint-Jean de Maurienne, in particolare di quelli della classe agiata, nel XVI secolo. Con la classe inferiore, quella della borghesia, non c'era quasi nessuna differenza se non nella stoffa, che era quella locale prodotto in Maurienne, di colore bianco o nero.

 

Abbastanza refrattari a introdurre nuove mode, il fashion style è piuttosto marginale.




 
...

Abiti del XVII secolo




Il costume, è lo stesso per tutti; entrambi i sessi conservano con cura la forma antica peculiare del paese e nessuno ci prova di introdurre alcun cambiamento ne di adottare le mode di altre nazioni.

 

 





 
Stando all'Abate Trichet non c'era molta differenza tra i nobili e i paesani nel vestire.




 

L'unica differenza tra i ricchi e il povero è che il primo indossa un mantello e che le loro brache sono fatte di stoffa proveniente da paesi esteri. I nobili usavano stoffe di migliore fattura.





 
L'abito della donna




 

L'abito da donna copre dalle spalle ai talloni; la vita è ornata sui reni con bande numerose; la gonna è ampia e plissettata dietro; un collo di montone, tenuto in largo di un palmo, copre le spalle. Le maniche sono di tela straniera e attaccate sopra al seno. L'acconciatura è costituita solo da una striscia di tessuto posta su una rete di colore tutto intorno alla testa e coprendo i capelli e orecchie. Le donne in pubblico avevano sempre la testa coperta, come in chiesa. In questo non differivano dalle musulmane, anche per le cattoliche se non un vero e proprio obbligo l'avere la testa coperta era importante.

 

 

Si conserva con cura l'abito nuziale

 

Nelle rimanenze di mobili abbandonate da donne della classe elevata o media, si fa sempre menzione dei loro abiti da sposa, che tenevano con cura. È stato il padre della moglie a comprarli e aveva la scelta del colore. Se aveva qualche fortuna, era consuetudine che ne comprasse tre: uno nero, uno rosso e uno viola, tutti in stoffa.





 

 

Spada contro bastone




 

 

Ai nobili era permesso vestire elegante e alla moda, in seta, piume e avevano molti privilegi come quello della caccia o tenere cani da caccia, nonché le armi, il diritto di spada, quando il paesano aveva quello di bastone.

 

Nobili e armi: quando la difesa è sempre legittima

 

 

Ai nobili piacciono le pistole, molte sono le ordinanze che cercano di limitarne l'uso, ma sembra il Far West. I nobili entrano in città o in paese con le pistole e non solo per farne bella mostra. La legittima difesa di allora funziona così: prima impallino il villano poi dichiaro che mi sentivo in pericolo. La difesa a quei tempi era sempre legittima.

 

...

Adriaen van de Venne -Life dates 1589-1662

Un nobile

 

 

Il duello
 

I nobili non avevano perso l'abitudine, di sapore medioevale, di tirare fuori la spada ogni momento. I duelli erano frequenti anche tra loro.
I nobili erano persone suscettibili e prepotenti.

 



 
 

 

Mantenere l'ordine pubblico, una polizia poco efficace

 

Ordine Pubblico, in città e nel villaggio

 

La polizia, a Saint-Jean de Maurienne, il capoluogo, apparteneva al Corriere. Era lui che, di sua iniziativa o su richiesta del Consiglio Generale o dei Sindaci, redigeva e faceva pubblicato in tutti i crocevia della città, le ordinanze, i regolamenti e prescrizioni necessarie per la conservazione salute pubblica, ordine e sicurezza cittadini, tutti sanzionati da ingenti multe, reclusione e altre pene arbitrarie. Tranne in circostanze gravi, dove i commissari speciali erano designati, in ogni strada, ad assicurarsi che queste misure fossero eseguite e denunciare i trasgressori, i Sindaci erano responsabile di questa attività.

Per quanto riguarda le forze armate, non c'era altro che la pattuglia. Era una specie di guardia nazionale. Nel tempo di peste o di guerra, aveva dei posti vicino ai cinque ingressi della città. Di solito, un distaccamento doveva stare al posto centrale, una specie di stazione di polizia, che a volte era il posto dell'Ufficiale, a volte a Pointet-du-Bourg, e tutte le sere pattuglie in tutte le strade. In effetti, il posto dell'Ufficiale, una specie di stazione di polizia moderna, era per lo più chiuso e gli uomini dormivano dentro i loro letti; in modo che se il corriere o i sindaci aveva bisogno di una mano per reprimere i disordini o fare un arresto, dovevano prima mandare a chiamare le guardie, e se non erano lì, quando arrivavano ​​con i loro moschetti, i delinquenti erano già fuggiti via.

Un punto su cui i sindaci tornano spesso nelle loro proposte al Consiglio generale, è la sorveglianza degli stranieri e di quelle persone che non aveva mezzi di sussistenza. Saint-Jean era un centro dove accorrevano mendicanti da tutte le parrocchie circostanti e una tappa per i vagabondi dei paesi vicini. In Quaresima la folla era considerevole, per l'elemosina a cui il vescovo era obbligato distribuire.

Ma a Saint Sorlen D'Arves, villaggio dove risiedevano i Didier? In un piccolo villaggio come Saint Sorlin D'arves, la cui giurisdizione cadeva sotto il principe Vescovo che la esercitava tramite i Courrier o corriere che dà il nome al tribunale della Correrie. I Sindaci erano responsabili dell'ordine pubblico, e si avvalevano di pattuglie per mantenerlo. Erano anche responsabili della leva e di quello che riguardava il mantenimento e l'invio dei soldati di leva.

 

 

Il vile esercizio dell'Ars Mecanica che esclude senz'altro dalla nobiltà.


 
 

 

Alcuni nobili non erano contenti, o non potevano accontentarsi, in termini di arte meccanica, di essere notai e praticanti: ecco uno che è diventato un commerciante di vini al dettaglio; non c'era male in quello, ma non era possibile rivendicare i privilegi di nobiltà. E' Bon Colonne. In una memoria, firmata da Montmeilleur, avvocato, e presentata dal pubblico ministero Humbert Collombet, i sindaci del terzo stato si dichiarano in grado di provare: “1° che né Bon des Colonnes né Jacques Antoine suo padre, né gli altri suoi antenati non sono mai stati nobili per privilegio o altro; 2° quello sia il detto Jacques Antoine che Loys e George des Colonnes, i suoi cugini di primo grado, furono "routurier" paesani comuni durante la loro vita, esercitando le arti meccaniche; 3º di cui lo stesso convenuto rende dichiarazione rivende il vino al dettaglio, che acquista altro, e compie altri atti meccanici; 4 quello né lui né i suoi antenati sono elencati come nobili nei registri della Camera dei Conti; 5° che sono quotizzati e soggetti a taglie con gli altri popolani della parrocchia di Saint-Pancrace, loro luogo di residenza; 6º che Jean-Antoine, mentre lui visse in questa parrocchia, vi fu eletto sindaco e che lui ha pagato la sua parte delle taglie.

 

 

Il pallino dell'essere escluso dalla nobiltà se si esercitava un'Ars Mecanica


 
 

 

La maggior parte dei nobili di Saint-Jean non erano ricchi e non hanno trovato fortuna per disporre di risorse sufficienti. Così, nel 1580, Bon du Pont, che visse tra la Pix e la piazza de la Croix de l'Orme, aveva solo un reddito di 48 fiorini 4 soldi, meno di 200 euro in valore attuale; Boniface des Costes, di rue Beauregard, aveva, sia dal suo capo che da quello di Françoise de Collo sua moglie, solo 280 fiorini 4 soldi; e Pierre-Ambroise da La Balme, dalla rue d'Arvan, solo 121 fiorini 4 soldi. Ma non potevano, senza perdere per se stessi e per ai loro figli i privilegi inerenti alla nobiltà, cercare un'integrazione in impieghi o incarichi salariati, diversi da quelli che conferiscono la nobiltà personale, quali uffici giudiziari, magistrati e militari, lo status di avvocato e medico, che non erano a disposizione di tutti. L'esercizio di altri, come notai, procuratori, impiegati, era, così come il commercio e l'industria, incompatibile con i privilegi della nobiltà.

 

 

C'è chi non ci sta: le lettere di brevetto del duca di Savoia


 
 

 

È però incontriamo spesso membri di famiglie nobili, abili maestri; des Costes, de La Balme e altri, classificati con il terzo stato nelle deliberazioni dei Consigli Generali. Molti ci stavano provando a eludere queste conseguenze e accumulare i profitti dei notai e dei magistrati con le esenzioni della nobiltà: ottennero facilmente per questo lettere-brevetto del duca di Savoia.

 

 

Il Terzo Stato non ci sta


 
 

 

Ma il Terzo Stato non la vedeva in quel modo; apprezzava anche i suoi privilegi e le sue libertà, e non ammetteva che il sovrano potesse derogarvi a favore di nessuno. Da qui le cause di seguito e sostenute con una determinazione che oggi fanno sorridere.

 

 

Un esempio di quanto accanimento ci mette il Terzo Stato nel perseguire chi si dice nobile: il caso dei fratelli Truchet


 
 

 

Il più vecchio processo di cui abbiamo notizia è il processo che fu portato contro i fratelli Guillaume e Michel, figlio del nobile Georges Truchet, il vicecorriere. In una richiesta, l'avvocato dei sindaci chiede di provare da testimoni: "che il compianto maestro George Truchet avrebbe in vita praticato l'arte notarile in vista di diversi contratti per i quali era richiesto. E ancora avrebbe praticato altre arti meccaniche, perché avrebbe tenuto in affitto e con accensimento i cancellieri della magistratura comune di Saint-Jehan de Maurienne spedito e firmato tutti gli atti di quelli. Che con gli atti meccanici sarebbe bello profuso e si sarebbe fatto ricco e opulento, e avrebbe detto che George avrebbe continuato a dettare esercizio e arte di notaio e cancelliere fino alla sua morte e morì. E sono i detti imputati bambini ed eredi del detto George Truchet”. L'avvocato aggiunge che "sia per disposizione di diritto comune che per comune osservanza nessun altro ha potere di concedere lettere di nobiltà che l'unico principe sovrano in mancanza di tutti gli altri”. La conclusione è che "quelli che si chiamano ancora Truchet dei presenti sono routuriers, plebei, tributari e contribuenti come gli altri del terzo stato, entrambi ordinario che straordinario, e questo senza difficoltà.

 

 

Secondo round: i fratelli Truchet replicano


 
 

 

I fratelli Truchet chiesero, a loro volta, una indagine, a quel René Lyobard, signore di Chatelard, presidente del Senato di Savoia, giudice e conservatore della tassa sul sale di questo monte, confidava al sig. Jean-François Ballin, attuario al Senato. Accadde nel luglio 1577, nella casa dove fu appeso il segno della Corona, tenuto dal M° Pierre de Beaumont, rue du Mollard-d'Arvan. Sindaci sono, Jacques Michel detto di Bello e Claude Fornier, di altra famiglia che quella dei nobili omonimi, esigendo preliminarmente che al commissario si aggiungesse un praticante della città. Jacques Filliol essendo stato contestato dalla parte avversa come contribuente e quindi interessato, essi scelsero il M° Claude Verdon, che fu approvato. Vennero ascoltato nove testimoni, sotto giuramento: nobile Urbain du Pont, figlio del defunto Jean-François, sessantenne e residente a Sainte - Marie de Cuines; Jean Viallet e Michel Julliard, di Jarrier, ottant'anni, di buona memoriab da sessant'anni; Pierre Truchet, di Saint-Pancrace, sessant'anni; nobile Michele, figlio del fu Martin de La Balme de Montvernier, settanta anni; nobile Louis du Pont, fratello maggiore di Urbain, signore di Villaret, nato e residente a Saint-Jean de Maurienne, sessantasei anni; Blaise Dolce, contadino e messaggero, originario di Arves e residente a Saint-Pancrace, all'età di sessant'anni; nobile Jean-Louis, figlio del defunto Michel de La Balme, originario di Saint-Michel, cinquantadue anni; e messire Henri Bollier, Canonico della Cattedrale, circa settant'anni.

 

 

Vengono ascoltati i testimoni



 
 

 

Deposero: 1° che i vescovi erano stati tutti giorni considerati principi sovrani di Sanit Jean, avendo diritto di grazia e avendo altre volte concesse lettere nobiliari a chi a loro sembrava; 2° che Guillaume e Michel Truchet, così come Georges loro padre e Claude loro antenato, era sempre passato per nobili, "discendente da e progenie della nobiltà, vivendo nobilmente del reddito dei loro beni nella loro casa in rue Beauregard, senza fare nessun traffico meccanico, seduti tanto alle assemblee dei gentiluomini del paese, e quotizzati con gli altri gentiluomini e non con i borghesi e plebei. " Solamente Georges aveva tenuto, per alcuni anni, l'anagrafe delle correrie. "Claude, secondo Jul Liard, ha esercitato la professione di avvocato durante la sua vita, almeno indossava una lunga veste. » Urbain du Pont lo ha ricordato, quarant'anni precedentemente l'ultimo bando della nobiltà del paese aveva chiamato di muovere guerra contro i ginevrini, Georges Truchet non aveva potuto partecipare personalmente nella campagna, ma che aveva pagato una certa somma per mandare un uomo al suo posto. In verità, ha aggiunto, il Parlamento di Chambéry aveva condannato i nobili di Saint Jean a pagare la loro quota della taglia imposta per il costi della guerra italiana; ma non l'aveva fatto solo provvisoriamente, per urgenza, e riservandosi espressamente tutti i propri diritti. Lui era stato anche deputato del re di Francia che, in una lettera-brevetto, aveva dichiarato che la sua intenzione non era quella che i gentiluomini viventi nobilmente fossero tassati per le taglie ordinarie e straordinarie, con i popolani, e aveva restituito la sentenza del processo al Parlamento di Grenoble. Come era partito per la guerra al suo ritorno dal tribunale, non sapeva se il caso fosse stato risolto. Inoltre, il Terzo Stato aveva se stesso riconosciuto la nobiltà dei fratelli Truchet; quattro anni prima, Guillaume era stato eletto dalla Conseil sindacato generale di questo ordine e suo fratello Michel ricopre attualmente lo stesso ufficio. Il risultato dell'indagine è stata la continuazione del processo, che si estese ai Rapins, ai du Mollards e a Ducol o Collo. Per sostenere i costi, il consiglio fu obbligato, nel 1578, a porre una taglia pari a un quarto e mezzo del sale, cioè a tre ottavi dell'importo della tassa sul sale. Si è tenuta una seconda indagine; ma il Commissario avendo fretta di arrivare alla Tarentaise, non poteva sentire le parti e i loro testimoni quanto volevano, affinché il Senato non ci guadagnasse che un concerto di denunce e recriminazioni unanimi.

 

 

Un altro accusato di essere plebeo: il caso di Boniface de Costes



 
 

 

Boniface des Costes era stato aggredito già nell'anno 1564 per esercizio di meccanica arte. Quest'anno gli abitanti di Saint-Jean erano obbligati a fare la dichiarazione delle loro proprietà immobiliari e dei loro debiti, per la ripartizione delle gabelle Ducali e le tasse votate dal comune per i suoi particolari bisogni. Queste affermazioni erano realizzato presso l'albergo des Trois-Rois, alla presenza dei sindaci del Terzo Stato e il del loro consiglio, o dei loro delegati: dovevano specificare le mutazioni di proprietà, passabile di un diritto a favore della loro controparte, delle tasse comunali, erano così per fare la loro dichiarazioni. Bonifacio, essendo notaio, fu chiamato a fare il suo. Rifiutò fino a che i suoi fratelli avrebbero fatto il loro, promettendo di pagare in seguito quanto loro. Aveva ottenuto, il 25 aprile 1558, dal Parlamento, l'autorizzazione all'esercizio della professione notarile senza derogare alla nobiltà. Il 1 marzo 1565 Jean des Costes, suo fratello, anche notaio e, inoltre, procuratore presso la sede di Saint-Jean e cancelliere ducale presso Saint-Julien, fu chiamato davanti al corriere, Pierre Rapin, per fornire la prova della sua esenzione della tassa sul sale. Rispose che suo padre non era mai stato tassato con il Terzo stato, non intendeva esserlo nemmeno lui, a meno che non fosse stato condannato da un giudice diverso dal corriere, di cui non riconosceva la competenza in questa materia. Rapin, dopo avergli mostrato un atto di delega del conservatore delle gabelle, il senatore di Chatellard, per giudicare tutte le difficoltà relative alla distribuzione della taglia, gli significava che, se persisteva nelle sue affermazioni, sarebbe ricorso ai mezzi del rigore per costringerlo a farlo e a pagare secondo l'editto di Emmanuel-Philibert.

 

 

I nobili che esercitano Ars Mecanica si coalizzano con Boniface de Costes.
Il processo non riesce ad andare avanti e si insabbia.





 

 

Tutti i nobili che praticavano le arti meccaniche si unirono ai due fratelli Costes ed essi deciso di attaccare prima la decisione del corriere davanti al Senato. Ma la peste, che scoppiò su questi nel mezzo del fatto, impose alle due parti una tregua dai loro comuni terrori. Cessata la peste, lo stesso Terzo Stato ha portato davanti al Senato la questione ei privilegi dei nobili, e specialmente di coloro che praticavano le arti meccaniche. Il processo, di cui abbiamo già visto alcuni incidenti, non è stato spinto molto attivamente, per diversi motivi, i principali sono: cambio dei sindaci ogni anno, cosa che non ha permesso loro di prendersi cura degli affari cittadini; e mancanza di denaro. La cassa del terzo stato era sempre vuota, a causa dei debiti di cui era gravato, la difficoltà di far pagare le taglie comunali a tante famiglie in rovina per la peste, dai passaggi delle truppe e dai cattivi raccolti che si susseguirono quasi senza interruzione e la riluttanza dei sindaci a effettuare anticipi il cui rimborso era , come abbiamo visto, così difficile da ottenere durante il saldo dei loro conti. Il Consiglio Generale rinnovava ogni anno ai sindaci, dopo la loro elezione, l'invito ad affrettare la conclusione del processo contro i cosiddetti nobili; i sindaci scrissero all'avvocato e al pubblico ministero a Chambéry, e lì inviarono un delegato; avvocato e pubblico ministero chiesero soldi e le cose rimasero lì.

 

I nobili sostengono che i loro diritti sono implicitamente riconosciuti, la borghesia lo nega


 
 

 

L'argomento principale della nobiltà è stato descritto in una transazione effettuata tra i due ordini nel 1559 e dove i suoi diritti fossero implicitamente riconosciuti, dicevano loro; la borghesia lo negò, aggiungendo che, inoltre, gli editti di Emmanuel-Philibert avevano troppo notevolmente modificato, sia la base della gabella, cioè la situazione rispettiva dei due ordini in relazione al pagamento dell'imposta, in modo che, in qualsiasi ipotesi, questa transazione potrebbe ancora essere invocato. Nel frattempo, la borghesia teneva le sue assemblee senza la nobiltà che, non essendo espressamente convocata, non intervenne e non protestando contro le deliberazioni prese in sua assenza.

 

 

 

Editto del 1584

Boniface des Costes ha quasi riacceso la guerra 1588. In un concilio generale del 24 luglio, i sindaci annunciarono che Bonifacio aveva ottenuto del duca Carlo Emanuele lettere "tendente a riabilitazione della meccanizzazione con potere di esercizio dell'arte di notaio e patrocinatore senza pagare nulla al Terzo Stato”, cioè senza perdere il privilegio dell'esenzione fiscale e senza pagare la compensazione prescritta dall'editto del 1584. Si decise, quasi all'unanimità, che ci opponiamo a questo, che esercitasse la professione notarile e che le lettere ducali furono ratificate, a meno che non pagasse “una notevole somma di denaro, come il suo reddito messo nel censo che potesse essere equivalente alle taglie tanto ordinarie, che straordinarie e altre grandi cariche che il detto poteva pagare ogni anno... e dove piacerà a Sua Altezza aumentare le taglie in qualche occasione, che sarà il detto des Costes tenuto ad aumentare l'importo che gestirà. " Il continuo di questo caso non è indicato nei registri della città.

 

L'Editto del 1584

 
 

 

Il nodo principale del processo tra il Terzo Stato e parte della nobiltà era che una parte di questa era stata tagliata fuori dall'editto del 1584. L'editto aveva obbligato i nuovi nobili, cioè quelli che erano stati annobigliati dopo l'imposizione di gabelle, a pagare le taglie ordinarie per cinquant'anni, lasso di tempo ritenuto sufficiente perché il loro quota non ricada nuovamente sul terzo stato", a maggior ragione, afferma Carlo - Emmanuel in un altro editto del 19 dicembre 1626, con il quale restaurò le prescrizioni del 1584, che erano state modificate da un editto dell'anno 1610, che la legge e la condizione delle cose umane ci fa vedere nel corso di cinquant'anni famiglie estinte o cadute nell'oblio, o con beni alienati o ritornati in mano routurier."

 

Carlo Emanuele I, sue dichiarazioni sui nuovi annobigliati.
 

 

Carlo Emanuele I dichiara che la sua intenzione è sempre stata che il nuovo nobilitato, liberato ed esente da tutte le taglie, anche ordinarie, indennizzi i popoli durante la loro nobilitazione mente, e aggiunge che questo lo ha determinato a prendere questa misura è "la considerazione sugli inconvenienti che potrebbe arrivare dalla moltitudine delle concessioni di nuova nobiltà, che l'importunità dei perseguenti e dei loro protettori e aderenti aveva nella necessità delle occasioni passate estorto alla sua bontà e naturale inclinazione di gratificare coloro che ricorrono alle sue grazie.» I nobili episcopali erano obbligati a fare verificare i titoli presso la Camera dei conti, e sottomessi alle stesse condizioni dei nobili ducali, in fatto di esenzione dalle taglie ducali. La questione dell'esercizio delle arti meccaniche era, per la maggior parte dei nobili di Saint-Jean, regolata implicitamente dall'editto del 1584 e, per gli altri, dal diritto comune e dalle consuetudini. Il Terzo stato non aveva altro da temere che le lettere di favore che potevano, o potrebbe essere in futuro, estorte dalla bontà e dalla naturale inclinazione del Principe. Ma Senato e Collegio dei Revisori dei conti tenevano gli occhi aperti e, con il loro rifiuto d'interinare queste lettere, prendeva la difesa del popolo contro gli intrighi di favoriti e cortigiani.

 
























 























 

Section Three

Top



3. Differenze anche tra paesani







Adriaen van de Venne -Life dates 1589-1662 - Three Doctors, of Law, Theology, and Medicine: Three academically trained professionals—a lawyer, minister, and physician—are identified by their distinctive clothing. © 2022 Museum of Fine Arts, Boston




 

 

Aspirazione e differenze tra paesani

 

Anche nella classe dei paesani vi erano distinzioni. Tra i "routurier" come li chiamavano con disprezzo i nobili, la piccola gente alla quale
i Didier appartenevano, poteva sperare nell'appellativo di "Honestus", onesto, in grado
di differenziarli dal giornaliero, dal pastore, dal povero e mendicante.





 
Diseguaglianze anche tra paesani




 

 

Ma nel periodo di leva è concesso il diritto di spada e delle armi, che si traduce nel diritto di caccia. I soldati arruolati nel villaggio nei periodi di pace possono attendere alle loro attività. L'equipaggiamento è a carico del villaggio, e la ferma dura a secondo i periodi da 10 a 20 anni.

 

Agli uomini in armi era dato il diritto di caccia.

Tutti i villaggi erano tenuti a levare degli uomini per il servizio militare. Era un onere a cui nessuno voleva sottostare per la lunga durata della leva. Tuttavia erano parecchi i vantaggi offerti, la possibilità di possedere armi e di usufruire della possibilità di cacciare e molti altri. I reparti così levati erano disordinati e in guerra poco o nulla efficaci. La guerra era ancora appannaggio di soldati di professione e i comandi militari dei nobili.

...

Jean-Georges Vibert (French, 1840-1902) Archibugiere



 

 
























 























 

Section Four

Top



4.Senza notabili










 

 

Inizio del XVI secolo, nessun Didier copre cariche di qualche rilievo, sono senza dubbio paesani

 

 

A metà del XVI secolo nessun Didier del ramo preso in esame copre cariche o posti, non ci sono notai ne canonici, ma verranno presto.

 





 
Vivere un villaggio di montagna: Saint Sorlin D'Arves




 
...
 

 

Vivono in un villaggio di montagna, Saint Sorlin D'Arves, in Savoia, nella Maurienne, vicino al confine con il Delfinato Francese.

 

Benoit Kornmann - Own work La station de Saint-Sorlin d'Arves avec les Aiguilles d'Arves en arrière plan Benoit Kornmann - Own work La station de Saint-Sorlin d'Arves avec les Aiguilles d'Arves en arrière plan Permission detail - CC BY-SA 3.0view terms