Waterloo (1970)- Waterloo (Russian: Ватерлоо) 1970 directed by Sergei Bondarchuk - La disfatta appare imminente e Napoleone è invitato a mettersi al sicuro sotto la protezione della guardia Imperiale
2 conte della Motta VII CARLO FRANCESCO SAVERIO (nato a Torino S. Giovanni il 12 Dicembre 1756). Suo ruolo matricolare nel Reggimento Legione Accampamenti: sottotenente Compagnia P.ma Capitana il 2, Luglio 1775; sottotenente dei Granatieri il 30 Agosto 1776 ; Luogotenente nel dipartimento dì Rumilly il 29 Marzo 1777; Luogotenente Compagnia Capo nel 1778; Luogotenente dei Volontari al terzo battaglione il 26 Dicembre 1782; Luogotenente dei Guastatori il 5 Febbraio 1784; Capitano tenente nel Contingente di Tortona il 19 Giugno 1784; giubilato colla conservazione del grado di Capitano Tenente di Fanteria il 12 Marzo 1785. Cavaliere, E' detto Didier della Motta conte Carlo il 22 luglio 1796 all'atto di essere decorato del grado di Maggiore di Fanteria, Quidi prima della Reinvestitura del padre Vittorio Amedeo nel 1797. commendatore di SS. Maurizio e Lazzaro Giura 1822. Sposa (Torino S. Maria, 10 Agosto 1788) Marianna Giuseppa Domenica Luigia Plaisant.
Proveniva da una famiglia di negozianti di Casale, risalenti al mercante Matteo 1732 ed al figlio Carlandrea, decurione di seconda classe in Casale. Carlo Plaisant ricco negoziante di Casale, il 18 luglio 1783 ottenne in feudo Cellamonte nei pressi di Casale in provincia di Alessandria, con il titolo di conte per m e f. In Villanova Monferrato il palazzo Finazzi-Ferraris-Stropeni, situato nei pressi della chiesa parrocchiale, alla fine del Settecento apparteneva al conte Plaisant di Cella. La famiglia pare si estinse poi con l'ultima erede Carolina che passò celle ai conti di Viarana di Monasterolo.
sc. LE BEAU, Pierre Adrien after NAUDET - McGill University Libraries, The Battle of Leipzig. Еngraving, hand-coloured, Pennington Catalogue p. 1350.- Pierre Adrien Le Beau, Battaglia di Lipsia, incisione da un disegno di Thomas Charles Naudet- Pubblico dominio
La battaglia di Lipsia uno dei tanti cruenti scontri che caratterizzarono le campagne finali delle guerre Napoleoniche e a cui Luigo Didier La Motta partecipò come velita della guardia imperiale.
I Veliti di Torino I Veliti di Torino Il battaglione “Velites de Turin” fu costituito con decreto imperiale del 24 marzo 1809, dato al Palazzo delle Tuileries a Parigi, con lo scopo di proteggere il principe Camillo Borghese e sua moglie, Paolina Bonaparte. Il principe Borghese, cognato dell'imperatore era infatti stato nominato governatore dei dipartimenti d'oltralpe.Il battaglione venne da subito inquadrato formalmente nella Guardia Imperiale e fu accasermato a Torino nell’odierno “Palazzo Campana”, dove rimase fino al 20 maggio 1814 quando, con il rientro dei Savoia in Piemonte, la struttura fu restituita ai padri filippini originariamente insediati nell’edificio (ne erano stati allontanati, infatti, nel 1801 in seguito alla soppressione dell’ordine per disposizione delle autorità francesi) La composizione del reparto si strutturava su uno stato maggiore, quattro compagnie con 150 soldati. L'organico raggiunse 626 unità e in esso vi erano 21 ufficiali comandati dal maggiore Hyacinthe Cicèron. Per accedere ai Veliti di Torino bisognava avere sana e robusta costituzione fisica, essere alti almeno 1,70 e certamente saper leggere e scrivere, infine disporre di una rendita di 200 franchi, in proprio o a carico della famiglia. A tutto questo si aggiungeva aver compiuto i 18 anni. La Guardia imperiale fornì gli ufficiali che formavano il corpo, il battaglione ebbe in dotazione le loro stesse armi e uniformi, come era stabilito secondo le linee guida dei fucilieri "de la Garde" Il reparto era un piccolo trampolino di lancio per molti giovani aristocratici, farne parte per 2 anni portava i galloni di sergente e il diritto con questo grado di essere incorporati nei battaglioni di linea. La vita dei Veliti fu tranquilla e abbastanza agiata almeno nei primi anni. Ma nel 1812 venne mobilitato per la campagna di Russia, dove non arrivò mai, si fermò infatti in Germania. Combatte tuttavia in tutte le successive campagne: quella di Sassonia nel 1813 e via, ma nell'agosto lo vediamo incluso nella 4 brigata di fanteria della Guardia, la Divisione Curial dove militavano anche i granatieri della guardia Sassone, il battaglione d'élite polacco. Combatté così inquadrato nelle battaglie di Lipsia e di Hanau. Successivamente i Veliti di Torino si impegnarono nella campagna difensiva di Napoleone sul suolo francese invaso dalla coalizione. Qui partecipò agli scontri di La Rothiére, Montmirail, Laon e Fére Champenois. L'esito disastroso della campagna di Napoleone costrinse il principe Borghese ad ordinare il 27 aprile 1814 lo sgombero dei presidi francesi da Torino. Il 15 luglio, il glorioso battaglione “Velites de Turin” venne definitivamente sciolto essendo ritornati i Savoia al governo.
Il moschetto modello 1777 “Charleville” era il modello base di fucile in dotazione, lo stesso usato dalla maggior parte dei reparti di fanteria della Grande Armata, a pietra focaia, ed era prodotto anche dalla manifattura Imperiale di Torino
Altra arma in dotazione era la piccola sciabola “Briquet” diffusamente utilizzata dalla fanteria della francese, che disponeva di corta lama di soli 59 cm per una lunghezza totale di circa 75
L’uniforme dei Veliti di Torino era quella ordinaria dei fucilieri della Guardia Imperiale, avevano come questi lo shakò e l'equipaggiamento della fanteria. La truppa indossava la giubba di panno blu con bottoniera dorata, i bottoni d’ottone erano caricati dall’aquila imperiale, tipici di tutti i reparti della “garde”. L'aquila compariva anche sulla giberna e sul copricapo posta sopra la coccarda tricolore. Lo shakò era decorato con un piumetto rosso vivo (ed ove previsto con galloni laterali arancioni) I sottufficiali indossavano sulla stessa uniforme i galloni e le finiture dorate tipiche della loro posizione. Una uniforme simile, ma meglio curata, era indossata dagli ufficiali. Questa era munita di spalline dorate e di una gorgiera di eguale colore portata sul petto. Cordelline dorate coparivano anche sullo shakò che aveva una fascia superiore in velluto. Su questa fascia erano disposte in successione delle stelle dorate. Lo shakò aveva inoltre un'aquila con la coccarda tricolore e un piumetto scarlatto inserito nella coccarda dorata il colore arancione chiaro delle finiture era riservato ai tamburini che le portavano al bavaro e ai polsini della giubba.
Il reparto ricevette anche la sua bandiera dall’imperatore, la stessa che è conservata a Torino presso il Museo Nazionale del Risorgimento. Al recto riportava la scritta: L’EMPEREUR DES FRANÇAIS AU BON DE VÉLITES DE TURIN ed al verso: GARDE IMPÉRIALE – VALEUR ET DISCIPLINE.
per approfondire vedi:
A. Mella
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Maria Paola Buonaparte, chiamata Paolina Bonaparte nacque ad Ajaccio il 20 ottobre 1780 e morì a Firenze il 9 giugno 1825 a causa di un cancro al fegato. Sorella minore dell'imperatore francese Napoleone Bonaparte e principessa era dotata di bellezza e fascino. Nel 1797 si sposò con il generale Victor Emanuel Leclerc, amico di Napoleone, ma nel 1802 rimase vedova. L'anno successivo, su richiesta del fratello Napoleone, sposò il principe Camillo Borghese, di cinque anni più anziano di lei, e appartenente ad una famiglia dell'antica nobiltà romana. Irrequieta e amante dello sfarzo e della vita di corte, tenne un comportamento per i tempi decisamente anticonformista. Principessa di Guastalla nel 1806 risiedette poi a Torino, città che non amò mai, ritenendola fredda e provinciale. La sua permanenza era dovuta perché il principe Borghese era stato nominato governatore dei dipartimenti francesi in Italia.
Gli ultimi cinque giorni nizzardi furono l'occasione per trovare nel diletto qualche consolazione. Era sconsolata e cercava negli svaghi una sorta di consolazione che non le arrivava mai. Da Nizza si era portata in Costa Azzurra con tutto il seguito di suo marito, il principe Camillo Borghese ma non senza aver premura di portarsi dietro tutta una serie di avvenenti accompagnatori come il conte Maxime di Villamarest. Questi sembrava stregato da lei poiché ogni momento esaltava la sua bellezza, così non tette più in lui quando nin un duetto con Blagini la sentì cantare. Paolina era solita provocare negli uomini questo effetto e lei si divertiva in questi diletti. Rotti gli indugi il giorno 18 si partì lasciando la Costa Azzurra verso quello che a lei pareva il massimo della noia, Torino. Cos+ fatti gli innumerevoli bagagli la nostra carovana si mise in marcia al pari di un esercito comandato dal fratello. Ma quanto disordine vi regnava. Una sfilata di lacchè in livrea, i postiglioni seduti sulle cassette e agitati a guidare i traini. Dei bagagli già ho detto, che erano in una quantità incredibile e il più inutili. Paolina era adagiate su una portantina ma la salita si era fatta troppo dura e i cavalli tendevano a imbizzarrirsi. Come loro Paolina sembrava essere capricciosa, parlava del marito come un inutile pezzo di arredamento salito alle glorie solo per grazia di suo fratello Napoleone. E questo lei doveva sopportarlo. Ci furono molte pause in quel viaggio, tutte dovute alla salute di Paolina che non era al meglio. Per prima ci fermammo a Sospello, di poi si guadagnò il Tenda, ma i capricci di Paolina qui toccarono il culmine. Una colica l'aveva assalita e aveva reso il suo umore tremendo, pretendeva un clistere ma con un budello di vitello. Ma dove rinvenire un vitello? In quel per corso poi. Nonostante suo marito il principe Camillo tentasse in ogni modo di dissuaderla e di accontentarsi di altri rimedi non ci fu nulla da fare. Si cercò il vitello e domestici e scudieri le servirono alla fine il clistere, al che Paolina disse di sentirsi subito molto meglio. Arrivammo a Limone il giorno dopo e qui ammirammo la campagna del Piemonte che appariva straordinaria verdeggiante. Il viaggio si risolse con l'arrivo, dopo Cuneo alla reggia di Racconigi, dove Paolina e il marito ricevettero il saluto ossequioso delle autorità. Il giorno dopo si entrò in città con un ingresso solenne degno di una imperatrice. La damigella d'onore di Paolina aveva la sua stessa età e Paolina vi ci affezionò moltissimo. Si trattava di Adele de Sellon che fu madre poi di Camillo Benso di Cavour e alla nascita del figlio di questa Paolina volle essere madrina al battesimo nel 1810, insieme a Camillo A parte questo e il lustro bizzarro della sua corte Torino ebbe un effetto nefasto su Paolina che si alienò in breve anche la simpatia dei suoi sudditi. Era che Paolina non sopportava questa città provinciale e bigotta, cercò invece di ritornare sempre nella sua amata Francia, a Parigi, luogo più congeniale al suo stile di vita e alla sua natura. Ma il fratello gli negò sempre questo favore. Infedele al marito sempre, non per leggerezza ma per scarso amore venne abbandonata da lui e solo negli ultimi mesi della vita di lei si riconciliarono. Paolina morì nella villa di Firenze dove era stata accolta dal marito e fu una morte dolorosa dovuta ad un cancro al fegato
Don Camillo Filippo Ludovico Borghese, duca di Guastalla, VI principe di Sulmona e VII di Rossano nacque a Roma il 19 luglio 1775 e morì a Firenze il 9 maggio 1832. Grazie al suo matrimonio con Paolina Bonaparte, divenne cognato dell'imperatore Napoleone Bonaparte.
Camillo Borghese si mise al servizio francese nel 1796, distinguendosi in battaglia nelle prime campagne napoleoniche. Trasferitosi a Parigi nel 1803, abitò nel Palazzo d'Oigny di via Grange-Batelière. Qui incontrò la sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte. Lei era appena ritornata da Santo Domingo, vedova di Victor Emanuel Leclerc, e viveva con il fratello Giuseppe a Palazzo Mabeuf.
Napoleone data notevole dote che il principe portava alla futura sposa approvò immediatamente il matrimonio, che avvenne il 23 agosto 1803, meno di un anno dopo la morte di Leclerc. Camillo ricevette la nomina a Principe di Francia nel 1805, poi a comandante della Guardia Imperiale nel 1805, colonnello, maggiore generale e Duca sovrano di Guastalla. Comandante della 27ª e della 28ª Divisione dell'esercito francese nel 1809. Commissionò al Canova la famosa Venere con l'effigie della moglie, ma il matrimonio si rivelò infelice per entrambi. La coppia ebbe numerosi amanti e si fece notare per le stravaganti usanze, usavano schiavi africani come poggiapiedi. Le loro vite furono sempre separate ma non divorziarono mai, anzi fu Paolina a convincere il fratello Napoleone a dare a Camillo il governo del Piemonte nel 1808. Camillo, amato dalla nobiltà Piemontese svolse la sua funzione con successo. Egli risiedette nella palazzina di Stupinigi e venne amato dal popolo. Il Papa Pio VII prigioniero del Bonaparte ebbe la sua tutela. Napoleone costrinse Camillo a vendere 344 pezzi della ricca Collezione Borghese, che passarono alla Francia, e furono sostituiti da Camillo con pezzi provenienti dall'Egitto e altri reperti che furono sistemati nella sua villa di Porta Piciana Caduto Napoleone Camillo ruppe con la Francia ma Roma non gli perdonava i suoi trascorsi e dovette rifugiarsi a Firenze, città anche distante da quella dove risiedeva la moglie che non voleva più incontrare. Riuscì anche a evitare il sequestro delle sue proprietà terriere che Pio VII adottava per prassi verso i sostenitori del regime napoleonico. Fu proprio Pio VII a convincerlo a riunirsi a Paolina dopo un decennio di separazione, ma Paolina morì dopo solo 3 mesi. Il fratello Francesco ereditò l'ingente patrimonio di Camillo.
Alexandre Debelle (1805–1897) - Siège de Grenoble par les Alliés en 1815 - . Au centre, le capitaine Joseph-Guillaume Debelle, père de l'artiste. La scène se déroule le 6 juillet 1815 au bout de la rue Très-Cloître. L'ancien fort de la Bastille y est visible sur la droite. -between 1860 and 1861 - Musée de la Révolution française (2006) Exposition Grenoble et ses artistes au XIXe siècle au Musée de Grenoble (juin 2020 - octobre 2020) - Author Milky - Own work -This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.
Sciolti i Veliti nel 1814 i Francesi possedevano ancora molta parte della Savoia. Alla notizia del ritorno di Napoleone l'esercito piemontese si mosse con gli alleati della coalizione per invadere la Savoia e la Provenza. L'esercito Francese, in difficoltà per gli avvicendamenti in corso nella linea di comando si era arroccato nella piazzaforte di Grenoble, difesa da 70 pezzi di artiglieria.E verso questa si diressero gli Austro Sardi al comando di Le Tour. Il generale Alessandro Gifflenga in uno scontro del 6 luglio ebbero la meglio, così evacuarono la città e la conquista della Savoia venne così ultimata. Gifflenga avanzò poi verso Parigi attraverso il Delfinato e l'Isere giungendo nella città di Vienne il 14 luglio. La battaglia di Grenoble si caratterizzò per la carica dei Carabinieri Reali che li vide impiegati militarmente per la prima volta dopo la loro recente fondazione voluta dal re Vittorio Emanuele I di Savoia il 13 luglio 1814 sul modello della gendarmeria francese. Le truppe francesi vennero caricate da uno squadrone di cavalleria dei Carabinieri Reali dando un contributo decisivo alla battaglia
3 Luigi Giuseppe Severino (nato a Torino S. Maria il 25 Ottobre 1793, morto a Exilles celibe addì 11 marzo 1843). Cavaliere. Suo ruolo matricolare: sottotenente provinciale il 26 Luglio 1814 (già nel Battaglione dei Veliti di Torino al servizio di Francia); sottotenente d'ordinanza in detta il 18 Ottobre 1814; sottotenente dei Granatieri d'ordinanza in detta il 1 Agosto 1819; Luogotenente d'ordinanza Provinciale in detta il 24 Giugno 1820. Ha fatto la campagna del 1815. Passato Luogotenente d'ordinanza nella Brigata d'Acqui il 1.o Gennaio 1822. Passato Tenente nel 1.o Battaglione di Guarnigione il 5 Marzo 1823. Tenente sovranumerario nel Battaglione Veterani. Capitano negli invalidi il 19 Agosto 1835.
2 Vittorio Amedeo Ludovico Francesco (nato Torino S. Maria il 19 Agosto 1791; morto celibe). Cavaliere. Suo ruolo matricolare nella Brigata Regina: sottotenente il 26 Luglio 1814; sottotenente d'ordinanza il 16 Ottobre 1814, sottotenente dei Granatieri d'ordinanza il 1 Agosto 1819, luogotenente d'ordinanza il 24 Giugno 1820. Ha fatto la campagna dei 1815. Compromesso nei moti dei 1821. Giura 1822. Passato come luogotenente d'ordinanza nella Brigata Savona il 1.o Gennaio 1822; luogotenente dei Granatieri d'ordinanza in detta. Passato Aiutante Maggiore della Piazza di Novi, con grado di Capitano il 1.o Febbraio 1826. Maggiore nel forte di Exilles il 23 Giugno 1835; nominato comandante dello stesso forte il 15 Giugno 1839. Tenente colonnello comandante della piazza di Pont Beauvoisin il 29 Marzo 1845; trasferito nuovamente al forte di Exilles il 23 Dicembre 1845. Pensione il 2 giugno 1848. Cavaliere di 4 classe Ordine SS Maurizio e Lazzaro (Calendario Generale pe regi stati S.R. ED ord. Militari 1851)
Fonte: https://fashionhistory.fitnyc.edu/1810-1819/
Pride&prejudice - 2005
The newly engaged couple. "De Nyforlovede"., 1881
Congress of Vienna 1814 -Recolored version - Tratta dall'Originale b/n- Da Jean-Baptiste Isabey - http://www.histoire-image.org/photo/zoom/nic08_isabey_02f.jpg .attribyzione b originale stampa b/n CC BY-SA 3.0
Vittorio Emanuele I di Savoia, detto il Tenacissimo nacque a Torino il 24 luglio 1759 e morì a Moncalieri il 10 gennaio 1824. Re di Sardegna, principe di Piemonte, duca di Savoia e d'Aosta dal 1802 al 1821. Nel luglio 1814 con la Restaurazione, costituì a Torino il Corpo dei Carabinieri Reali, da cui deriva la moderna Arma dei Carabinieri, quarta forza armata italiana. Il modello da cui nacque era la gendarmeria francese. Vittorio Emanuele I avversò strenuamente Napoleone che considerava nemico mortale. Non accettò mai compromessi e tornò in Piemonte soltanto il 20 maggio 1814 dopo la sconfitta di Bonaparte A Torino fece un ingresso trionfale dopo essere sbarcato il 9 maggio a Genova. Vittorio Emanuele I non rinunciò mai alla speranza, poi avverata, di recuperare tutti i suoi domini, nemmeno quando il Piemonte venne incorporato alla Francia come dipartimento. Invero Napoleone consigliato in questo dallo zar Alessandro I di Russia, offrì nel 1807 al sovrano esiliato la possibilità di regnare su un nuovo stato che doveva avere la funzione di stato-cuscinetto e che avrebbe compreso il senese, il grossetano e l'ex principato di Lucca. Ma Vittorio EmanueleI, che si era ridotto in Sardegna sotto la protezione Inglese, rifiutò questa proposta
A Torino e in Piemonte scoppiò la rivoluzione liberale nel marzo del 1821. Questa era in larga parte opera dei carbonari, ispirati anche da profondi sentimenti antiaustriaci, presenti sostanzialmente in Vittorio Emanuele I. Ma la rivoluzione liberale era pronta a scagliarsi contro i restaurati governi, e montarono in fretta le proteste studentesche nell'Universitò di Torino. Vittorio Emanuele I, come ai tempi rivoluzionari del suo predecessore Vittorio Amedeo III, non volle reagire con le armi e si mostrò reticente nel concedere una costituzione per il regno. Il presidio militare di Torino, stanziato nella Cittadella si rivoltò contro il governo centrale uccidendo il comandante della fortezza. Vittorio Emanuele I il 13 marzo 1821 abdicò in favore del fratello Carlo Felice, ma questi si trovava a Modena cosi Vittorio Emanuele I affidò la reggenza a Carlo Alberto, principe di Carignano, secondo in ordine successorio della corona. Da parte sua Carlo Alberto era vicino agli ideali della rivoluzionari e Vittorio Emanuele I era sicuro che come reggente quindi temporeanamente la sua figura avrebbe calmato i rivoluzionari. Carlo Alberto nei primi mesi di reggenza chiese invano a Vittorio Emanuele I di tornare a regnare. Dopo l'abdicazione visse a Nizza , a Lucca e a Modena. Nel giugno del 1822 ritornò in Piemonte risiedendo nel castello di Moncalieri dove il padre era morto. Qui anche lui si spense e venne sepolto nella basilica di Superga dove riposavano i più recenti sovrani Savoia
Silvio Pellico e Piero Maroncelli condotti allo Spielberg (25-26 marzo 1822), A. Scibaldi, copia da C.F. Biscarra, olio su tela, 1938 - pubblico dominio
Illustration for Storia d'Italia by Paolo Giudici (Nerbini, 1929-32). Artist Tancredi Scarpelli Artwork medium Printed material Copyright notice © Look and Learn Category History, art and culture images > Look and Learn Keywords Italy Italian history historical return Vittorio Emanuele I f Vittorio Emmanuel I Turin horse - Fonte: https://www.meisterdrucke.ru/kunstwerke/400w/Tancredi%20Scarpelli%20-%20The%20revolt%20of%20the%20students%20of%20Turin%20University%201821%20-%20(MeisterDrucke-85786).jpg
Moti del 1821 in San Salvario. Litografia da disegno di Masutti. - Fonte: https://www.museotorino.it/view/s/1d2e2131443941d7b31eec2dfe7980a5
Santorre di Santarosa, 1860 - Sconosciuto - http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/6/6a/Santorre_di_Santarosa_1860.jpg - Pubblico dominio
Carlo Alberto (il primo a destra) con i liberali in un'illustrazione del 1834 - Fonte: Tancredi Scarpelli - http://forum.alexanderpalace.org/index.php?topic=3452.0 - Pubblico dominio
Creazione della Commissione di guerra per giudicare i militari compromessi nei moti. Torino,13 aprile 1821 (ASAL, Intendenza generale, f. 128) - Fonte: https://alessandria1821.it/collection/creazione-della-commissione-di-guerra-per-giudicare-i-militari-compromessi-nei-moti-torino13-aprile-1821-asal-intendenza-generale-f-128/
Giuseppe Mazzini bambino:da tutto quello che ha per l'Italia - Giuseppe Mazzini From the Book of Jessie W. Mario of Life of Mazzini, Childhood of Mazzini - Fonte: https://picclick.it/Giuseppe-Mazzini-bambinoda-tutto-quello-che-ha-per-402001341254.html#&gid=1&pid=1
Carlo Felice di Savoia nacque a Torino il 6 aprile 1765 e morì a Torino il 27 aprile 1831. Re di Sardegna e duca di Savoia dal 1821 alla morte, quinto figlio maschio di Vittorio Amedeo III di Savoia e Maria Antonietta di Spagna. I suoi nonni materni furono Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese
Carlo Felice non aspirava al trono quando improvvisamente venne designato re dal fratello e si trovò a regnare.
Considerò sempre i torinesi dei traditori della sua Dinastia
per l'appoggio dato a Napoleone e poi i moti costituzionali e liberali del 1821
e infatti fu poco presente come re e men che mai lo si vide partecipare alla vita sociale cittadina.
Risiedette a Torino solo quando era aperta la stagione teatrale
ma il tempo rimanente lo trascorreva in continui soggiorni in Savoia, nel nizzardo, a Genova,
che era una delle sue residenze favorite. Inoltre stette e nei castelli di Govone e Agliè,
che aveva ricevuto in eredità dalla sorella Maria Anna.
Preferì delegare ampi compiti ai suoi ministri, al conte Roget de Cholex, Ministro degli Interni,
limitandosi a supervisionare il suo operato;
Sul suo governo Massimo d'Azeglio ebbe a dire:
«Un dispotismo pieno di rette e oneste intenzioni ma del quale erano rappresentanti ed arbitri quattro vecchi ciambellani, quattro vecchie dame d'onore con un formicaio di frati, preti, monache, gesuiti»
(Massimo d'Azeglio, citato in Montanelli, L'Italia Giacobina e Carbonara, p. 344.)
Carlo Felice avviò delle riforme e difesa i suoi domini dalle ingerenze pontificie o straniere.
Pose un limite ai privilegi come alle esenzioni della Chiesa che apparivano lesivi dell'autorità dello Stato:
l diritto d'asilo nei luoghi sacri venne abolito quasi completamente,
ammise che gli ecclesiastici potessero essere citati davanti ai tribunali laici,
impose il visto civile per catechismi, pastorali, libri sacri.
Ristabilì la pubblicità delle ipoteche, promulgò un codice diritto penale militare, un editto per riformare l'ordinamento giudiziario civile dal quale escluse la Sardegna. Leggi civili e criminali del Regno di Sardegna promulgate il 16 gennaio 1827 stabilivano nel diritto penale, l'abolizione del "guidatico" che riguardava la norma nel caso i delinquenti che avessero catturato altri delinquenti. Venne abolita anche la "esemplarità", che era una norma che permetteva esacerbazioni della pena capitale, nella quale rientravano lo squartamento dei cadaveri e la dispersione delle ceneri. La pena di capitale venne ristretta a un limitato numero di casi, la proporzionalità della pena fece nuovamente la sua comparsa e si distinse tra reato tentato e reato commesso. Infine, abolì la tratta degli schiavi e stabilì che le persone in schiavitù che si trovavano su una nave battente bandiera sarda fossero immediatamente liberate.
Becoming Jane - Il ritratto di una donna 2007
LINEA SOSTITUITA VIII VITTORIO GAETANO GIUSEPPE BARTOLOMEO (nato a Torino SS. Sindone il 25 Agosto 1768). Cavaliere. Suo ruolo nel Reggimento Provinciale di Torino: sottotenente nella 1.a Compagnia Maggiora il 21 Settembre 1786, sottotenente nella Compagnia l.a Granatieri Il 20 Settembre 1791, luogotenente nella Compagnia Ruffìa 2.da Capitania addì 11 Agosto 1792. Capitano tenente nella Compagnia P.ma Maggiora, dimessosi il 13 Giugno 1794. Sposa Luisa Mestiatis di Graglia, vedova Zumaglia.
F Ceragioli - Opera propria -Il castello di Zumaglia (BI) - attribuzione : CC BY-SA 3.0