Section Forty-nine
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Albrecht Adam - Field Marshal Radetzky and his staff at the Battle of Novara on March 23, 1849 (by Albrecht Adam)- attribuzione:
Public Domain
Nel regno di Carlo Alberto con la batosta finale
Così si arriva al re Carlo Alberto, agli anni 30 e 40, poi il 48 così importante per il Piemonte.
In questi anni i Didier della prima linea sono impegnati nel servizio militare, girano da una piazzaforte all'altra
da un incarico all'alto. Mentre Gabriele il rappresentante della seconda linea si mette in aspettativa. Nessuno di
loro prenderà parte alla prima guerra di indipendenza che scoppia nel 1848.
Morte del conte Carlo Francesco Saverio
Il conte Carlo Francesco Saverio è morto e gli succede il figlio primogenito, il conte Giuseppe Maria Barnaba Bartolomeo Carlo
Il conte Giuseppe Maria Bartolomeo Carlo
e la morte a due mesi di Giuseppe Alessio Saverio
Questi costernato dalla morte a pochi mesi dell'unico figlio Giuseppe Alessio Saverio sin dal 1815,
condurrà una vita sociale poco densa, che sarà anche limitata perché cominciano a mancare le sostanze. C'è
la casa di Torino e quella costosissima di Rivalta della quale tenterà di disfarsene nel 1845. Il conte
pranza ancora alle 4 come un vecchio gentiluomo di campagna.
La dimora dei Didier diventa, dopo Torino e con Torino Rivalta di Torino
Rivalta di Torino era feudo della famiglia Orsini da tempi remoti, ed è nota per il castello degli orsini, per diverse eleganti magioni di
alcune famiglie nobili e aristocratiche, che piombavano nel tessuto rurale della zona. La popolazione infatti era povera e per la maggior
parte dedita alle attività agricole. I Didier venivano da fuori, perciò saranno stati una curiosità per l'aristocrazia locale. Ma il cavaliere
Gabriele mise su famiglia a Rivalta e anche il conte Giuseppe Saverio, come suo figlio il conte Carlo. Non abbiamo spinto la nostra indagine
abbastanza a fondo per conoscere quale impatto ebbe la famiglia Didier a Rivalta, ma possiamo con una certa sicurezza affermare che vivevano
abbastanza isolati e non lasciarono in questa città tracce abbastanza profonde. Piuttosto resta da vedere il loro ruolo nella costruzione
della cappella sorta nel luogo della antica chiesa abaziale che venne demolita nel 1813. I Didier condividevano il complesso monastico
con altre famiglie, perciò non erano sconosciuti al tessuto sociale del borgo. Il più illustre di questi Didier fu il primogenito del cavaliere
Gabriele, Francesco, che come sacerdote e frate cappuccino assunse il nome del padre, diventando Padre Gabriele da Rivalta, così è
noto nella missione in Africa che compì, sia come sacerdote, che come diplomatico console Britannico di SM la regina Vittoria d'Inghilterra,
sia come esploratore e visitatore nell vicino oriente Arabo.
Possiamo immaginare che la famiglia del cavaliere Gabriele sia stata una famiglia di buoni parrocchiani che frequentavano le funzioni religiose,
e che probabilmente non si lamentò come altre del borgo del suono delle campane che facevano a detta loro chiasso. Ma quali erano i rapporti
con le altre famiglie aristocratiche del borgo? Il cavalier Mosca, il cavalier Guaita, la contessa Cotti e il sacerdote Marietti, il signor
Carlevaris, e l'avvocato Bossi? Tutte famiglie che possedevano belle magioni e l'avvocato Bossi in particolare vantava un giardino con
parco. Senz'altro ci fu una certa frequentazione ma non è dato di conoscere gli umori di questi personaggi che arricchivano la vita
sociale di allora.
La chiesa parrocchiale dei SS Pietro e Andrea, in Rivalta di Torino
La chiesa parrocchiale di SS Pietro e Andrea in Rivalta di Torino
La chiesa parrocchiale sotto il titolo dei Santissimi Pietro e Andre in Rivalta è stata il centro
religioso della famiglia Didier a partire dagli inizi dell'ottocento. Quì venivano registrati nascite, battesimi e morti.
Dei matrimoni dobbiamo solo registrarne uno, l'unico in Rivalta di Torino, quello nel 1822
tra Gabriele e Caterina Demargherita Varrone.
Battesimi
1815
Anno millesimo octingentesimo decimo quinto
24.
Didier Joseph Alexius Xaverius filius DD Comitij Josephi, et Clara
Pastoris iug: Didier natus die vigesima Septembris anno 1815
solemniter baptizatus fuit die sequenti a Revw.do D. Alexio Pastoris
Sacerdote Ciliani ex licentia Parochi Matrina fuit D. Aloysia
Borbonese nata Ogero* per Margaritam Bermau natam Romolo
procuratricem.
1824
Didier Franciscus Maria Felix floysius filius Illmi Equitis
Gabrielis, et Domina Catharinae Demargherita-Varrone jug. natus die -
vigesimaquinta Februarii 1824. eodem die baptizatus fuit ab Ad. R.D.
Demargherita, adhibita sola Matrina Benedicta Demargherita.
1829
Didier Aloysia Maria Carola Gabriela Beneventa filia Ill.morum Equitis
Gabrielis, et Catharinae Demargherita, nata die quartadecima Julii
1829. Domi ob prudens periculum baptizata ab Ad. R.D. Marietti V.e C.o
die decima septima eiusdem mensis suppletae fuerunt coram . ab eodem
R.D. Marietti, assistentibus D.D. Aloysia Nerini, et filoysia Didier.
1834
1834 Anno Domini Millesimo Octingentesimo Trigesimo Quarto
Didier Joseph Maria Aloysius Emmanuel filius Illmorum Equitis
Gabriele, dux lagionis Pedemontis, et Catharinae Demargherita, iug.
natus, et baptizatus die vigesima tertia Martii 1834. a me Ar. infrto
. Catrini fuere D.us Joseph Bionda, et Illma Aloysia Didier uxor
Ill.mi Equitis Josephi.
1838
Atto n.26
Didier Antonio Giuseppe
L'anno del Signore mille ottocento trent'otto ed alli quattordici del
mese di Giugno
alle ore nove mattina nella Parrocchia de SS. Ap. Pietro, ed Andrea
Comune di Rivalta,
E' stato presentato alla Chiesa un fanciullo di sesso maschile nato li
tredici
del mese di Giugno alle ore undici di Sera nel distretto della
parrocchia
figlio del Ill. sig. Cavag. Gabriele Didier Della Motta
di professione Capitano nelle Regie Armate domiciliato in Rivalta
e di Mad. Catterina Demargharita di professione benestante
domiciliata in Rivalta coniugi Didier
cui fu amministrato il Battesimo dal Sac.de Giacinto Marietti Vice.to
e sono stati imposti li nomi di Giuseppe Anto. Maria
essendo stati padrino Giorgio Didier di professione studente
domiciliato in Rivalta e madrina Ill.ma Contessa Luigia Didier
di professione benestante domiciliata in Rivalta.
L'indicazione della nascita con richiesta del Battesimo fu fatta dal
padre del neonato
1841
Atto n.2 .
Didier Carola
L'anno del Signore mille ottocento quarantuno ed alli sei del mese di
Gennaio
alle ore cinque sera nella Parrocchia de' SS. Ap. Pietro ed Andrea.
Comune di Rivalta.
E' stato presentato alla chiesa un fanciullo di sesso femminile nato
li sei
del mese di Gennaio alle ore due pomeridiane nel distretto di questa
parrocchia
figlio dell'Illmo sig.r Cav re. Gabriele Didier della Motta.
di professione militare domiciliato in Rivalta.
dell'Illesm Sig.ra Catterina Demargharita Varrone di professione
Benestante
domiciliata in Rivalta coniugi Didier della Motta.
cui fu amministrato il battesimo da me arcip. Righetti (?)
e sono stati imposti li nomi di Carola Maria Benedetta Rosalia
essendo stato il padrino il Sig.re. Giorgio Didier Della Motta di
professione studente
domiciliato in Risalta e madrina la sig.ra madamigella Giuseppa item
Didier
di professione figlia di famiglia domiciliata in Rivalta
l'indicazione della nascita con richiesta del Battesimo e' stata fatta
dal Sig.re padre Della neonata.
1843
Didier Giovanni
L'anno del Signore mille ottocento quarantatre ed alli 2 del mese di
Novembre
alle ore quattro pomeridiane nella Parrocchia dei SS. Pietro ed
Andrea
Comune di Rivalta
E' stato presentato alla chiesa un fanciullo di sesso maschile nato li
due
del mese di Novembre stesso giorno alle ore una di mattina nel
distretto della Parrocchia
figlio dell'Ill.mo sig. Cav. Gabriele Didier di professione capitano
domiciliato in Rivalta
e di Mad. Catterina Demargherita di professione benestante
domiciliata in Rivalta coniugi Didier
cui fu amministrato il Battesimo dal Signor Marietti Giacinto
Vicecurato
e sono stati imposti li nomi di Giovanni Morizio Luigi Maria
essendo stati padrino il Sig. Morizio Didier di professione studente
domiciliato in Rivalta e madrina Damigella Luigia Didier
di professione domiciliata in Rivalta.
1846
Didier Felice °
L'anno del Signore mille ottocento quarantasei ed alli nove del mese
di Giugno
alle ore dieci mattina nella Parrocchia de' SS. Ap. Pietro ed Andrea
Comune di Rivalta
E' stato presentato alla chiesa un fanciullo di sesso maschile nato li
nove
del mese di Giugno alle ore due mattina nel distretto della Parrocchia
figlio del sig. Cav, Gabriele Didier di professione
domiciliato in Rivalta .
e di Madama Catterina Demargherita di professione benestante
domiciliata in Rivalta, coniugi Didier
Cui fu amministrato il Battesimo dal sig. Marietti Giacinto Vicecurato
e sono stati imposti li nomi di Felice Gabriele Maria
essendo stati padrino
domiciliato e madrina Gabriela Didier della Motta
‘di professione domiciliata in
padrino rappresentato Emanuelle Didier della Motta.
-
Notizie annotate di fianco all'atto
Il quattordici sette 1873 contrasse matrimonio con Vay Margherita reg.
uff. civile Torino due ottobre 1873.
1849
Didier Luigi
L'anno del Signore mille ottocento quarantanove ed alli ventinove del
mese di Aprile
alle ore nove mattina nella Parrocchia SS. Ap. Pietro ed Andrea
Comune di Rivalta
E' stato presentato alla chiesa un fanciullo di sesso maschile nato li
tredici
del mese di Aprile alle ore dieci di sera nel distretto della
Parrocchia
figlio del Sig. Cav. Didier Della Motta
di professione benestante domiciliato in Rivalta
e di Mad. Catterina Demargarita di professione benestante
domiciliata in Rivalta coniugi Didier
Cui fu amministrato il Battesimo dal sig. don Giacinto Marietti
Vicecurato
e sono stati imposti li nomi di Luigi Giuseppe Maria
essendo stati padrino Giuseppe Didier Della Motta di professione
benestante
domiciliato in Rivalta e madrina Sig.ra Matilde Pateri
di professione benestante domiciliata in Torino
rappresentata da Giuseppa Didier Della Motta.
1885
Didier Della Motta Amalia Gioachina Carola Maria
L'anno del Signore mille ottocento ottantacinque ed alli venticinque
del mese di Aprile
e' stato presentato alla chiesa un fanciullo di sesso femminile nato
li diciotto
del mese di Aprile alle ore tre pomeridiane nel distretto della
Parrocchia
figlia di Didier Dela Motta Conte Antonio del vivente Conte Maurizio
nativo di Torino
e di Giulia Weber del fu Enrico nativa di Torino
domiciliati in Rivalta
Cui fu amministrato il Battesimo da don Do Andrea
padrino Didier Conte Maurizio fu Gabriele di Genova
madrina Amalia Zacchi nata Weber di Torino rappresentata da Carole
Didier fu Gabriele di Rivalta.
Matrimoni
1822
Didier
Demargherita
I11mus D. Eques Gabriel Maria Gaetunus Josephus Victorius della Motta
V.ti Illmi Equitis Joseph Taurinensis, et Dna Maria Catharina
Demargherita Varrone q. Dni Jurisconsulti filoysii Bugellarum, Ripalta
degens, praem. ex dispone unica denunciatione, caeteris q. servatis, ex
speciali mei infr.ti delegne Matrimonium contraxerunt coram A.d.R.D.
Francisco Demargherita die trigesima prima Agusti 1822. praesentibus
testibus Josepho Demargherita, et Petro Demargherita
Morti
1802
1815
Didie'
infans - i
ioseph alexius filius DD. iosephi, et Clarae Pastoris iug: Didier
Duorum
mensium obiit die ultima novembris anno 1815, et die seguenti Sepultus
fuit.
1884
1884, due Novembre Parrocchia San Pietro e fndrea Comune di Rivalta
alle Ore Mezzodi' in casa propria munito de' Sacramenti e Ben. Pap. e'
morto Didier Della Motta Cav. Gabriele d'anni ottantadue nativo di
Riv. Torino domiciliato in Rivalta Figlio di fu Giuseppe e della fu
Luigia Mestiatis
Vedovo di Cattarina Demargherita
il cadavere e' sepolto nel cimitero di Rivalta
due dello stesso mese
Do Andrea Arciprete
1886
L'anno del Signore mille ottocento ottantasei il cinque del mese di
Giugno nella parrocchia di SS, Piatro e Andrea Comune di Rivalta alle
ore cinque pomeriggio in casa propria munito de sacramenti e Ben. Pap.
e' morto Didier della Motta Conte Morizio d'anni cinquantacinque
nativo a Genova domiciliato in Rivalta figlio del fu Gabriele e della
fu Cattarina Demargherita - maritato con Gioachina Viberti e' stato
sepolto in Rivalta il giorno sei dello stesso mese.
Do Andrea arciprete
1922
Atto n.34
Didier della Motta Carolina
L'anno del Signore mille novecento ventidue il trenta del mese di
Novembre nella parrocchia di SS. Pietro e Andrea Comune di Rivalta
alle ore tre e mezzo pomeridiane in casa Pigai munita de' sacramenti
e' morta Didier della Motta Carolina di anni ottantadue nativa di
Rivalta domiciliata in Rivalta figlia del fu Gabriele ea della fu
Caterina Demargherita seppellita nel cimitero di questo Comune il
giorno due del mese di dicembre.
Carlo Alberto di Savoia-Carignano, re di Sardegna
Carlo Alberto di Savoia Carignano
Carlo Alberto di Savoia-Carignano nome completo Carlo Alberto Emanuele Vittorio Maria Clemente Saverio di Savoia-Carignano
nacque a Torino il 2 ottobre 1798 e morì a Oporto il 28 luglio 1849.
Re di Sardegna dal 27 aprile 1831 al 23 marzo 1849 trascorse in Francia il periodo napoleonico
ed ebbe una educazione liberale.
Principe di Carignano nel 1821 concesse e poi ritirò la Costituzione di Spagna,
chiesta dai congiurati rivoluzionari.
Partecipò alla spedizione legittimista contro i liberali spagnoli del 1823 essendosi dichiarato Conservatore.
Diventò re nel 1831 alla morte dello zio Carlo Felice
che non aveva eredi.
Come re appoggiò vari
movimenti legittimisti d'Europa, ma nel 1848 aderì all'idea di un'Italia federata
guidata dal papa e libera dagli Asburgo.
Concesse, quello stesso anno,lo Statuto, la carta costituzionale che sarebbe rimasta in vigore
fino al 1947.
con Pio IX e Ferdinando II delle Due Sicilie che poi lo abbandonarono si coalizzò mettendosi a capo di quelle forze che
spinsero alla prima guerra di indipendenza. Sconfitto definitivamente a Novara nel
1849 abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele.
Morì in esilio in Portogallo nella città di oporto Oporto a pochi mesi dall'abdicazione.
Il tentativo di liberare l'Italia settentrionale dall'Austria andrebbe inquadrato nell'espansionismo
tipico Sabaudo che aveva guidato già il suo antenato Vittorio Amedeo II. Sostanzialmente
l'obbiettivo di Carlo Alberto avrebbe dovuto essere un forte aumento territoriale
a sfavore dell'Austria eun suo stabile dominio nella Lombardia che era da sempre nei piani
dei Savoia settecentenschi. Progetto che travalicò nella mente e negli entusiasmi
dei molti patrioti in uno più amplio.
Carlo Alberto non ebbe la capacità di guidare il suo esercito in battaglia in modo
vittorioso, egli come i suoi generali mancavano di tecnica militare e di pratica,
ma fu un uomo intriso di cavalleria e anche interessato al sapere.
Per una biografia completa vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Alberto_di_Savoia
Il re Carlo Alberto rifiuta i servigi di Giuseppe Garibaldi, e perde la guerra.
La disfatta catastrofica e prevedibile dei piemontesi che hanno mosso guerra all'Austria avviene a Novara,
con Carlo Alberto che rifiuta l'aiuto di Garibaldi (che partecipa tuttavia alla guerra con pochi volontari),
e si butta in una campagna alla vecchia maniera, con i suoi bei Corazzieri e l'Artiglieria di assedio,
cercando comunque di non colpire troppo gli Austriaci di Radetcky.
E' il tempo in cui sui Sardo-Piemontesi sconfitti viene composta la famosissima
marcia di Radetcky
Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky von Radetz
Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky von Radetz
Josef Radetzky, nome completo Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky von Radetz in tedesco,
mentre in ceco è Jan Josef Václav hrabě Radecký z Radče nacque a Sedlčany il 2 novembre 1766 e morì a Milano
il 5 gennaio 1858.
Feldmaresciallo austriaco, appartenente alla nobiltà di Boemia, fu per molti anni
governatore del Lombardo-Veneto.
Per cinquanta anni al servizio dell'esercito Austriaco lo comandò durante la prima guerra d'indipendenza
italiana.
Per una biografia completa vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Josef_Radetzky
Tentativi di liberare il Meridione e l'alternativa democratica
Allonsanfàn (1974)
Bruno Cirino in Allonsanfàn (1974) - Fonte: https://www.imdb.com/title/tt0069690/mediaviewer/rm2889630208/?ref_=tt_md_10
Allonsanfàn (1974) - Fonte: https://images.mubicdn.net/images/film/9454/cache-11531-1481133061/image-w1280.jpg?size=1200x
Il Tentativo di Pisacane: una possibile alternativa democratica per liberare il Meridione
Gladstone aveva definito il governo Borbonico nel Mezzogiorno d'Italia "negazione di Dio eretta a sistema di governo".
Concretamente i Borboni avevano e stavano attuando una politica anti brittanica, volendo liberarsi dagli Inglesi che
controllavano alcune delle risorse fondamentali del loro regno. Come le zolfatare delle quali lo zolfo
serviva come elemento per la preparazione della polvere da sparo delle loro cartucce e munizioni. Ma altre ancora
erano le divergenze con i Borboni, il timore che essi mirassero ad una alleanza con lo zar di Russia. Il che
avrebbe portato alla creazione di un vero e proprio baluardo dell'Impero Russo in Sicilia e per gli Inglesi
un continuo contrasto con i Russi nel Mediterraneo, del quale senz'altro volevano rimanere gli
incontrastati padroni.
La spedizione di Pisacane, esempio di generoso altruismo verso la sua patria Italiana, servì con il clamore
che fece, a riportare alla luce la "questione napoletana". Pisacane pur fallendo aveva dimostrato al mondo
che esisteva una possibilità di dare una soluzione democratica nonché popolare a tale questione. Non per
niente quando sarà la volta di Garibaldi, il tentativo riuscirà in pieno e solo il buon senso del
generale che non aveva pare altro progetto, consegnò il regno conquistato alla Corona Sabauda. Questo non permise la creazione
di uno stato democratico e popolare nel Mezzogiorno. E' però da dire che uno stato simile
sarebbe stato fortemente contrastato all'interno, essendo, come lo è tuttora, parte della classe
dirigente meridionale decisamente immatura per uno stato democratico. Questo poi sarebbe stato affidato come sempre
ai molti spiriti illuminati che cercavano realmente un progresso per la gente del Mezzogiorno.
Il duca Carlo Pisacane e il suo generoso tentativo di dare una soluzione e, o almeno una speranza democratica popolare alla "Questione Napoletana"
Carlo Pisacane - user: WikiGian ITA (talk | contribs) - This work is in the public domain in its country
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Il duca e patriota Italiano Carlo Pisacane
Carlo Pisacane, duca di San Giovanni nacque a Napoli il 22 agosto 1818 e morì a Sanza il 2 luglio 1857.
Rivoluzionario e patriota italiano, il duca fu un fervido socialista libertario dall'indirizzo
politico federalista prudhoniano. Prese parte all'insurrezione che porterà alla creazione
effimera della Repubblica Romana e che lo vide
legato a Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi, Goffredo Mameli e Giuseppe Garibaldi.
Guidò poi il fallimentare tentativo di rivolta nel Regno delle
Due Sicilie. Sbarcato a Sapri venne fermato a Sanza, sempre nel Salernitano dove venne
trucidato dai contadini istigati dai Borbonici.
Per approfondire vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Pisacane
Giuseppe Mazzini
Giuseppe Mazzini nacque a Genova il 22 giugno 1805 e morì a Pisa il 10 marzo 1872.
Patriota, politico, filosofo e giornalista, è considerato uno dei personaggi cardine del patriottismo Risorgimentale -
Come tale a lui si deve un contributo decisivo nella nascita dello Stato unitario italiano.
Fu costretto alla latitanza e all'esilio dalle molteplici condanne dei tribunali italiani
Le sue teorie sono fondamentali per i moderni movimenti Europei nei quali
come da lui teorizzato la democrazia deve essere affermata attraverso la forma dello Stato repubblicano.
Questa affermazione per l'Italia avverrà solo nel 1948.
Per approfondire vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Mazzini
Italian statesman Giuseppe Mazzin - Fonte: Sconosciuto - PD image hosted on Life.com: http://www.life.com/image/50691446 - 1 gennaio 1860 - Pubblico dominio
Che cosa pensava Gabriele, da monarchico cavouriano moderato, dell'impresa del colonnello e duca Pisacane?
Ecco il pensiero e le considerazioni di Gabriele sull'impresa di Pisacane in data 1853.
"Stamane dai giornali ho appreso che il colonnello Pisacane è morto tentando in accordo con i liberali,
di portare una rivolta nel Regno delle Due Sicilie.
Di lui sapevo solo che era un Maziniano. C'è sempre il Mazzini dietro questo parlare di rivolte,
e la sua idea di repubblica così nefanda per la libertà
d'Italia, la quale sola può avvenire per intervento della nostra Monarchia.
Sventurato idealista il colonnello Pisacane, eppure non era digiuno di scienza militare tale da sconsigliare una simile impresa.
Egli ha radunato alcuni suoi fedeli, Mazziniani come lui, e questi senza indugio si sono gettati nell'iperbolica
impresa di portare la ribellione
nel Regno de Borboni."
"Da quanto è possibile sapere è dapprima sbarcato nell'isola di Ponza, dove era un forte con guarnigione
che non ha fatto resistenza nell'arrendersi ed egli riuscì finanche a sventolare il tricolore.
Qui ha reclutato galeotti dopo averli liberati, e soldati disertori.
Con questi begli elementi ha proseguito in veliero alla volta della terraferma.
Immagino che il suo gruppetto fosse pronto allo sbando, che avessero intuito l'impossibilità
dell'impresa data la carenza di rinforzi, e che infine si fossero trovati soli nel centro
del territorio Borbonico con animo di non sapere più
dove andare. E' quanto accade sempre in menti che non ragionano più
con le loro teste ma solo con le idee del Mazzini."
" Che se fossero stati militari
veri e ben organizzati sotto il saldo vessillo della Monarchia Sabauda, questo per
l'inizio non sarebbe mai dico mai potuto accadere. Ma il gruppetto degli insorti
arrivò a Sarpi ove scambiò qualche fucilata coi Borboni, e dove ristette per
qualche giorno finché l'esercito o la polizia dei Borboni
li circondò poi attaccandoli a fondo.
Spiace che così pavide menti, intendo non già dei galeotti evasi ma dei votati al martirio Maziniano,
non abbiano avuto scampo. Pisacane, egli stesso ne morì, ucciso
a quanto si dice, dai forconi dei contadini che lo avevano scambiato per brigante,
in questo ben istruiti dai seguaci dei Borboni. Il peggio era che in questa
sciagurata impresa venivano coinvolti i Mazziniani liberali
che, quelli del luogo, promessi aiuti a parole poi non ne fecero nulla, quelli
che dovevano muoversi in soccorso del Pisacane non si mossero per tempo, avendone
perso i contatti. Infine la più bestiale delle cose, i Mazziniani avevano
in mente una rivolta in pari tempo anche nella nostra Genova e altre
in Piemonte. Con quale orrore apprendo questo,
da noi moderati del Cavour esecrato e che anche il Garibaldi non accetterebbe,
parlandosi di rivoluzione e rivolte senza ne capo ne coda. Non si ottiene la vittoria
e l'Italia con la rivolta, la rivoluzione, la mancanza di ordine.
Non si ottiene con queste condizioni che sono e saranno sempre esecrabili.
Bensì la otterremo con la salda mano e l'autorità del nostro
sovrano, Vittorio Emanuele II. Così si potrà fare questa benedetta Italia Una"
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50. !860
Battaglia_di_San_Martino_Affresco_002.JPG: Giuseppe Vizzotto Alberti (1862-1931) derivative work: Ligabo (talk) - Battaglia_di_San_Martino_Affresco_002.JPG
- attribuzioni : Pubblico dominio
Museo Torre di San Martino della Battaglia. Particolare dell'affresco raffigurante i combattimenti nei pressi dell'arco di Adriano a Santa Maria Capua Vetere, durante la Battaglia del Volturno del 1860.
Gabriele, in aspettativa non può rientrare nell'esercito
I Didier partecipano in modo marginale nella storia Risorgimentale, più con il ramo cadetto del cavaliere Gabriele.
Gabriele prima del 48' aveva chiesto e ottenuto di essere messo in aspettativa, a causa della numerosa prole.
Inutilmente cercherà di rientrare nei ranghi per "salvare il trono in pericolo e il paese", come scrive nella supplica a Carlo Alberto.
Gabriele e la consorte Caterina Demargherita Varrone
Gabriele Gaetano Giuseppe Vittorio
Gabriele Maria Gaetano Cenni biografici
4 conte della Motta
VIII GABRIELE MARIA GAETANO GIUSEPPE VITTORIO (nato a Torino S. Giovanni il 24 Marzo 1802; - a Rivalta il 2 Novembre 1884) cavaliere. Cadetto nel Corpo Reale d'Artiglieria il 26 Ottobre 1814.
Sottotenente Provinciale in servizio alternativo nella Brigata Saluzzo il 30 Settembre 1817 e in servizio permanente il 1 Gennaio 1819. Sottotenente in servizio alternativo Gennaio 1821. Suo ruolo matricolare nel secondo reggimento Brigata Piemonte: Tenente di 2.a Classe in servizio permanente il 25 settembre 1821;
Tenente effettivo idem il 13 febbraio 1823; Tale dei Granatieri d'ordinanza il 19 Gennaio 1829; Capitano d'ordinanza il 24 Dicembre 1831. Collocato in aspettativa il 31 Dicembre 1836. Sposa a Rivalta il 31 Agosto 1822 Maria Caterina Demargherita Varrone, figlia del giureconsulto Luigi (nata a Ponderano, morta a Torino a 70 anni nell'aprile 1875).
Maria Caterina Demargherita Varrone
Maria Caterina Demargherita Varrone: Cenni biografici
Nata a Ponderano e figlia del giureconsulto Luigi, originario di Biella, apparteneva ad un ramo dei Demargherita,
famiglia borghese, imparentata con i Varrone.
Gabriele capitano dei Granatieri Reali
Caterina Demargherita Varrone, la figlia di di un giureconsulto.
Caterina Demargherita Varrone era figlia del giureconsulto Luigi. Dedicò alla famiglia
tutta la sua vita, la coppia infatti ebbe molti figli. I Demargherita, anche de Margherita, erano di Biella.
Non si può affermare con sicurezza, ma un ramo dei Varrone pare venissero da Cuneo, ed
ebbero Patenti di nobiltà delle Duchesse Bianca e Jolanda, con la conferma di Carlo Emanuele I come appare nei consegnamenti del 1613. Di loro si ricorda il
dottor Carlo Massimiliano, da Cuneo; Prefetto di Cuneo (1642, 18 febbraio; patenti 60, 37 v).
Questa antica famiglia decurionale de populo di Cuneo, presente nell'elenco del 1535; nella Corona Reale
sono detti di origine vercellese. Nel blasonario Subalpino, poderosa raccolta di Armi che si deve all'ingegno del compianto Federico Bona, si fa notare la somiglianza della loro arma con quella dei Varrone di Ponderano,
ramo della famiglia alla quale Caterina apparteneva, in relazione alla loro origine vercellese citata in Corona Reale.
Gabriele, va fino a Parma per farsi fare il ritratto dal conte Calvi.
Gabriele, già anziano, ritratto tratto dalla foto scattata dal conte Calvi.
La fotografia era ancora giovane ma aveva trovato un grande pubblico di estimatori, sopratutto
quando i nuovi procedimenti la resero poco costosa e alla portata di quasi tutti. Il conte Calvi era di Parma
ed era un pioniere della fotografia. Aristocratico discendente da una antica e illustre famiglia nobile,
fotografava una quantità di soggetti differenti, sopratutto della Parma bene. Ma era molto selettivo,
se venivi da fuori e non eri un buon garibaldino come lo era lui, era difficile che ti aprisse le porte del suo studio.
Era un personaggio straordinario come questa epoca di pionierismo e progresso scientifico ne produsse
molti. Gabriele lo conosceva e andò da lui per farsi fotografare.
La passione per la fotografia: Il conte Guido Calvi.
Guido Calvi - Camera Oscura 1839-1920, di Romano Rosati, Parma -
Guido Calvi (1827-1906), fotografo parmigiano. -1 gennaio 1860 - Pubblico dominio
Guido Calvi nacque a Parma il 16 febbraio 1827 morì a San Martino Sinzano il 29 luglio 1906-
E' stato un aristocratico e fotografo italiano, figlio di Gaetano dei conti Calvi di Coenzo
e della marchesa Giuseppa Bergonzi-Pallavicino.
E' ricordato come un pioniere della fotografia a Parma.
Dopo essersi laureato in giurisprudenza a Parma, nel 1855 pubblicò su La Palestra
(giornale di scienze, lettere e arti) una serie di articoli di carattere tecnico sulla fotografia.
Ci troviamo agli inizi della fotografia e gli articoli trattavano: Nozioni generali sulla fotografia
e sulla sua influenza
sulle arti e sulle scienze, Fotografia sulla lastra metallica o Daguerrotipia, Fotografia sulla carta o Talbotipia.
A Parma il suo studio ebbe subito un grande successo, tanto che la duchessa Luisa Maria cercò più volte di ottenere
un ritratto, vedendosi però opporre "l'intrasportabilità delle attrezzature".
La vera ragione è da ricercare nelle idee liberali di Calvi.
essendo un ardente patriota finì in carcere per alcuni giorni a causa di una risposta malevola al duca Carlo III.
Fu amico di diversi artisti, in particolare del pittore Francesco Scaramuzza.
Citiamo:Fotografi e fotografia a Parma
Fotografi e fotografia a Parma 1839-1876
Roberto Spocci
L’interesse di Guido Calvi per la fotografia è documentato già dal 1854 allorché richiede, allegando una copia del periodico,
all’Ispezione Generale della Reale Gendarmeria il permesso di associarsi a La Lumière. Revue de la Photographie, permesso che gli sarà accordato dalla Segreteria Intima di Gabinetto con nota del 25 novembre 1854.; in ASPr, Segreteria Intima di Gabinetto, b. 282. Interesse che concorda con l’indicazione che Gianni Capelli, poi ripresa da Italo Zannier, diede per l’apertura dello studio del Calvi. Questi uomo eclettico, buon cavallerizzo e suonatore di violino, usava firmare la cronaca teatrale ne “L’Annotatore”. Lo studio del Calvi sito in borgo Riolo
21 venne rilevato dapprima da Achille Rusca nel luglio del 1865 per poi essere ceduto a Vernizzi e C.
Per approfondire vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Calvi_(fotografo)
Vista di Genova, la città dove abitava Gabriele con Caterina Demargherita, quando lui era militare
e dove nacque il figlio Maurizio e vi abitò con Giacchina Vibertis e poi il loro figlio Antonio con Giulia Weber
Veduta di Genova, in odore di burrasca, del "pittore-reporter" svizzero Carlo Bossoli (Lugano 1815 - Torino 1884), colta, sempre dalle alture della città nel 1872. - Fonte:https://www.museidigenova.it/sites/default/files/2020-06/bossoli---veduta-di-genova.jpg
La spada di cavaliere dell'Ordine di Santi Maurizio e Lazzaro.
La spada di cavaliere dell'Ordine Mauriziano. Questa arma era portata dal cavaliere Gabriele quando indossava l'uniforme dell'Ordine
intorno agli anni 1840. Era più un'arma decorativa che una vera e propria spada da guerra.
La spada Albertina.
La spada Albertina simile a questa apparteneva al cavaliere Gabriele, ed era una vera e propria arma da guerra.
Al momento dell'unificazione del 1861, le armi regolamentari del Regno di Sardegna furono utilizzate
come modello per l'armamento del neonato Regio Esercito Italiano. Forse il più iconico dei modelli sardi
che erano in uso durante questo periodo turbolento chiamato Risorgimento era
l'elegante Spada degli ufficiali di fanteria modello 1833.
Soprannominata Albertina in onore del re Carlo Alberto I, questa era una delle quattro spade regolamentari
introdotte di recente il 25 giugno 1833. In questo periodo furono introdotte una serie di nuove direttive,
in parte per riorganizzare la vasta gamma di equipaggiamenti dell'esercito ma anche per evitare che i portafogli
degli ufficiali debbano “stare al passo con le capricciose innovazioni della moda”.
Era un'arma ben considerata che sembrava soddisfare le esigenze della maggior parte degli ufficiali e sarebbe
rimasta in servizio con la fanteria per oltre due decenni con solo piccoli adattamenti necessari.
Il modello usato da Gabriele qui illustrato era talvolta indicato in letteratura come la spada per abito lungo.
Questo perché il regolamento del 1833 introdusse un'uniforme primaria per gli ufficiali di fanteria che
includeva una tunica con due lunghi code sul retro, da cui il "vestito lungo".
La spada venne anche usata come di ordinanza dagli ufficiali di cavalleria e data anche ai Carabinieri Reali.
Un diagramma esploso della prima forma dell'elsa
L'elsa della spada è facilmente riconoscibile ed era realizzata in ottone dorato o bronzo
(e talvolta placcato in argento). Ha un puntale prominente a forma di cilindro affusolato
che attraversa una protezione a conchiglia prima di arricciarsi per unirsi a un pomolo sferico
per mezzo di una vite, questa vite è la chiave per smontare la spada.
Un terminale a forma di "sigillo di cera" sovrasta il pomello e occasionalmente si può trovare decorato con stemmi,
iniziali e altre personalizzazioni. Le impugnature sono tutte con anima in legno ed erano fittamente avvolte
con filo d'argento o di ottone dorato, mentre un grande anello per le dita sporge verso l'alto dalla guardia,
correndo lungo l'impugnatura prima di curvarsi per incontrare l'elsa.
Questo anello era abbastanza grande da accogliere una o due dita, offrendo teoricamente allo spadaccino
un maggiore controllo della punta della spada.
Sebbene la lama di regolazione lunga 81,5 cm fosse concepita per essere rigida, a un filo e "piatta"
con una sezione trasversale triangolare, le sue incarnazioni hanno finito per includere una notevole
varietà di tipi di lama: con dorso a tubo, sgusciata, a filo singolo, a doppio taglio, sottili,
robusti e persino spade piccole e altre lame del 1700.
Inoltre, nonostante gli articoli indichino chiaramente che la lama dell'Albertina dovrebbe essere dritta,
si possono incontrare anche lame curve sebbene queste siano tra le forme di realizzazione più rare.
Qualunque fosse il tipo di lama, la sua connessione con l'elsa doveva essere sempre nascosta per mezzo di una
rondella di feltro rossa, il colore rosso era associato alla componente di fanteria dell'esercito, ed è
quello portato da Gabriele.
Il sano appetito che i sardi (e gli ufficiali italiani) avevano per personalizzare le proprie spade
si estendeva anche a considerazioni minori come il posizionamento di un nodo della spada (o dragona)
o se averne uno. Anche gli uomini arruolati si unirono a questo fiuto per l'indipendenza,
con i sottufficiali, se il loro salario lo permettesse, potendo modificare i manici e le impugnature
delle loro spade "per renderle più simili a quelle degli ufficiali".
In alcuni casi, la commissione da parte degli ufficiali di spade con caratteristiche non regolamentari
era attivamente incoraggiata dagli ufficiali in comando, forse come esercizio di spirito di corpo.
Una versione successiva con un fodero d'acciaio
Una versione successiva con un fodero d'acciaio
Il fodero dell'Albertina è stato più o meno lasciato intatto ed è piuttosto utile in quanto può essere
utilizzato per restringere la data di fabbricazione della sua spada.
Inizialmente era realizzato in pelle nera, verniciato e fornito con un medaglione e una cappa in ottone dorato
e un borchia allungata a forma di ala. Nel 1843 questo perno fu rimosso e sostituito con due anelli di sospensione
fissati al fodero per mezzo di raccordi in ottone dorato. Il fodero in cuoio fu ritenuto del tutto inadatto nel 1846
e il 6 aprile di quell'anno fu rimosso dal servizio con una versione in acciaio molto più robusta portata
al suo posto. Questo era completamente dipinto di nero a eccezione dei suoi supporti in ottone che dovevano essere
lasciati dorati. I foderi in acciaio degli ufficiali di grado superiore non erano verniciati e
lucidati con una finitura brillante. Ed era questo il trattamento di finitura della spada di Gabriele.
L'anno 1846 vide anche una modifica all'elsa del Modello con l'abbandono degli abbondanti avvolgimenti
di filo metallico dell'impugnatura a favore di un rivestimento in lamiera
(in realtà due manicotti conici che si incontrano al centro sopra l'anima in legno). Ma questa modifica non appare nella spada di Gabriele che ci permette
una datazione anteriore al 1846.
Questa modifica includeva e incorporava un design a coste e motivi impressi che rispecchiavano
il precedente filo ritorto.
Spesso, queste ultime impugnature erano leggermente ridotte in termini di dimensioni e peso,
con il pomo sferico in particolare notevolmente più piccolo.
La costruzione di The Later Grip
Per quanto riguarda le decorazioni, le Albertine erano abbellite quasi quanto la ricchezza del loro proprietario
consentiva, e questo era particolarmente vero per gli uomini di rango superiore.
Abbondano lame generosamente azzurrate e dorate, incisioni a freddo, dediche e motti e dispositivi
decorati per l'elsa. Con un così alto grado di personalizzazione, è facile capire perché è raro trovare
due Albertine che abbiano esattamente lo stesso aspetto.
Nel 1855, una sciabola a punta troncata sostituì ufficialmente l'Albertina, ma continuò a rimanere in servizio
con alcuni ufficiali per molti anni per motivi sentimentali o finanziari.
Questo articolo è tratto da:
https://www.fordemilitaryantiques.com/articles/2019/3/22/the-1833-model-sword-albertina
Vittorio Emanuele II di Savoia Carignano
Vittorio Emanuele II
Vittorio Emanuele II di Savoia nome completo Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia nacque a Torino il 14 marzo 1820 e morì a Roma il 9 gennaio 1878.
Re di Sardegna prima e poi Re d'Italia dal 1861 al 1878. È ricordato come Re galantuomo,
perché salito al trono non abrogò lo Statuto Albertino promulgato da suo padre Carlo Alberto.
Insieme a Camillo Benso Conte di Cavour suo presidente del consiglio fu protagonista del Risorgimento
che si concluse con la proclamazione del Regno D'Italia., e per questo è anche
ricordato come Padre della Patria.
Nella realtà fu uomo che amava considerarsi un grande condottiero, mentre dal punto di vista militare
non lo era affatto, di questo se ne rese conto sopratutto nella terza guerra di Indipendenza dove preferì
delegare il comando ai suoi generali. Cavour era sempre preoccupato che non ne seguisse i consigli, e ce lo descrive
come un uomo meschino ma la cosa va presa con dubbi poiché tra i due erano spesso i litigi.
Tuttavia fuori dal costrutto del falso patriottismo Risorgimentale . Vittorio Emanuele II
non sembra avere particolari pregi o doti da farlo eccellere come condottiero o politico.
Conservò lo Statuto concesso dal padre per un certo opportunismo, in quanto non disturbava l'Austria
e serviva a non dare motivi di sommossa nel suo regno, mettendolo al riparo dalle
turbolente correnti interne.
Per una biografia completa vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Emanuele_II_di_Savoia
Grabriele un ufficiale proveniente dall'artiglieria
Nell'Accademia Reale si insegnava: “a montare a cavallo; correre al saraceno; all’anello ed alla testa dei mostri;
la danza; l’armeggiare, il volteggiare, il maneggio delle armi; gli esercizi militari; la matematica; il disegno”.
Ma l'Accademia era stata un circolo chiuso riservato solo ai nobili, anche di altre nazioni.
Gli ufficiali borghesi erano
stati ospitati in gran numero nel corpo
di artiglieria. Questo provocava una certa rivalità con il resto dell'esercito dominato
sempre dalla nobiltà.
L'Artiglieria non è più solo per gli ufficiali borghesi
Ma ai tempi di Gabriele l'artiglieria e la sua scuola non presenta più distinzione tra nobili
e borghesi, anche se i nobili preferiscono la cavalleria e secondariamente la fanteria.
Dal XVIII secolo gli ufficiali cominciano ad essere anche borghesi. La proporzione
tra nobili e borghesi resta alta a favore dei primi, circa il doppio rispetto ai borghesi
e tra i nobili 1/3 sono cadetti, gli altri titolati.
Cambia il modo di considerare la carriera militare
A essere mutato era sopratutto il modo con cui era considerata la carriera militare.
Non più solamente come antichi ideali da conservare, ma anche come opportunità di studi
e apprendimento scientifici e anche letterari.
Gabriele non viene riammesso nell'esercito regolare
Gabriele non verrà più ammesso a combattere nell'esercito regolare. La sua supplica al re Carlo Alberto nella prima guerra d'Indipendenza sarà inascoltata.
Dovrà stare in panchina mentre si combatte, nonostante le sue competenze tecniche apprese alla scuola militare in gioventù. Solo con la 2 guerra d'indipendenza otterrà il comando di volontari, ma nella guardia nazionale.
Gabriele: suo figlio Maurizio nasce a Genova
Gabriele sposato a Rivalta nel 1822 con Caterina Demargherita,
a Rivalta fisserà la sua residenza e a Rivalta nasceranno quasi tutti i figli.
Ma è a Genova che nascerà il terzo figlio della coppia, Maurizio, che in seguito sarà conte.
A Genova abiterà anche il nipote di Gabriele, Antonio , anche lui sarà conte.
Gabriele, suo servizio nella Guardia Nazionale
Rappresentazione evocativa del cavaliere Gabriele nella Guardia Nazionale
Il cavaliere Gabriele nella guardia Nazionale. Può un uomo che ha fatto il militare e poi
ha chiesto l'aspettativa, restare a guardare la famiglia ormai cresciuta mentre intorno a lui
si scatenano i lampi di guerra? Non lo può, tanto più
che questa volta l'Italia unita si fa davvero, e con il Grande Fratello Napoleone III e con
il re Vittorio Emanuele II. Gabriele anche se non è più un giovanotto finalmente riesce a riprendere
servizio in un reparto militare, la Guardia Nazionale e con il suo grado di capitano. Oggi non si riuscirebbe
a capire perché Gabriele si sia gettato in un rischio simili,
anche se non è in un reparto di prima linea, ma il pensiero di allora era diverso, l'attaccamento
alla Monarchia e un grande e una grande genuina passione per fare l'Italia unita sotto
Vittorio Emanuele II per allora possono bastare.
Garibaldi, eroe dei due Mondi
Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei Due Mondi
Giuseppe Maria Garibaldi nacque a Nizza il 4 luglio 1807 e morì a Caprera, 2 giugno 1882.
Generale, patriota, condottiero e scrittore italiano è stato uno dei personaggi storici più celebrati della sua epoca.
Chiamato: «eroe dei due mondi» per le imprese militari compiute sia in Europa, sia in America meridionale.
E' il principale eroe nazionale italiano del XX secolo.
Ufficiale di navi mercantili, poi capitano di lungo corso.
La spedizione dei Mille resta la sua impresa più famosa, per effetto di questa il Regno delle Due Sicilie
venne annesso al Regno d'Italia. Massone iniziò alla Massoneria la figlia Teresita,
e per qualche tempo fu Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia.
Repubblicano e anticlericale, scrisse prevalentemente memorie od opere di politica,
pubblicò anche romanzi e poesie.
Insieme a Garibaldi vengono ricordati il re Vittorio Emanuele II e Camillo Benso conte di Cavour come
la triade che portò all'unità d'Italia. Un altro fautore dell'Unità fu Giuseppe Mazzini
ma questi era visto dai tre come un terrorista e il suo limpido pensiero non venne preso mai in considerazione
se non inizialmente da Garibaldi.
Per una biografia completa vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi