53. Una storia di violenza contro le donne ancora attuale.
Original publication: Cerimonia di insediamento del nuovo Parlamento
Immediate source: http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/LeCapitalidellUnitanazionale.aspx -Date
1861 -Author: Induno
(Life time: 1815-1878)
Proclamation of the Kingdom of Italy and the first Italian Parliament - Permission: This image is in the public domain
Gabriele, cosa sappiamo di lui e della sua famiglia
Il 17 marzo del 1861 viene proclamato Regno D'Italia, la famiglia del cavaliere Gabriele è in festa, plaude per l'Unità.
Cattolicissima, preti, rosario, chiesa sono la loro identità. Sono Monarchici, Gabriele si inginocchia con soddisfazione davanti al trono dove siede Vittorio Emanuele II per ricevere la decorazione e i gradi di maggiore.
I Didier della Motta erano liberali e moderati, come lo era il Cavour, con il quale la sorella di Gabriele aveva corrispondenza, e Bonapartisti.
Il conte Camillo Benso di Cavour, un vero aristocratico liberale e innovatore
Camillo Benso conte di Cavour
Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella, noto come conte di Cavour o Cavour nacque a Torino il 10 agosto 1810 e morì a Torino il 6 giugno 1861.
Politico, patriota e imprenditore , ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852,
presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861 e con la proclamazione del
Regno d'Italia nello stesso 1861 fu il primo presidente del Consiglio dei ministri
del nuovo Stato e morì ricoprendo tale carica.
Di idee liberali, convinto sostenitore
del progresso civile ed economico, fu anticlericale, nazionalista e in politica
sostenne l'espansionismo
del Regno di Sardegna ai danni dell'Austria
e degli stati italiani preunitari.
Economista sostenne il libero scambio, i grandi investimenti industriali
soprattutto in campo ferroviario nonché una più stretta cooperazione fra pubblico e privato.
Punto centrale della sua politica fu altresì il sostegno, la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino.
Siglò un accordo chiamato "Connubio" con la Sinistra, nonostante fosse il capo della Destra Storica,
e con la Sinistra realizzò diverse riforme. Le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini non gli piacquero mai,
non si contano gli urti con Giuseppe Garibaldi, temendo quelle azioni di Garibaldi che sospettava da rivoluzionario.
L'alleanza con la Francia che portò a casa e che coltivò con grande abilità diplomatica fece guadagnare al piccolo
Regno di Sardegna una espansione territoriale in Lombardia.
Le sommosse che scoppiarono nel Granducato di Toscana, nei ducati di Modena e Parma e
nel Regno delle Due Sicilie le seppe gestire e seppure sorpreso riuscì anche a pilotare l'impresa dei Mille.
Tutto questo insieme ad eventi fortuiti portarono alla formazione del Regno d'Italia.
La storiografia risorgimentale ce lo dipinge come "il grande tessitore" per gli sforzi che avrebbe fatto
prima di vedere l'Italia unita. In realtà non tessé un bel niente anzi si trovò di colpo e in un tempo
brevissimo l'Italia quasi completamente unita, mentre ancora cercava di risolvere i non pochi
problemi portati dalle annessioni territoriali nell'Italia del nord e centrale.
Un po di fantastoria, molto fanta: Cavour vs Tatcher
Che cosa avrebbe detto Cavour della Tatcher? Margaret Tatcher detta la Lady di ferro fu primo ministro Britannico per un decennio
a partire dagli anni intorno al 1980, ed è nota oltre che per la guerra delle Falkland per le riforme interne contro lo statalismo. Campione
dell'estrema destra liberale si trovava politicamente con idee simili a quello di Cavour di un secolo prima. Ma cosa avrebbe detto
Cavour della Tatcher? Il loro rapporto sarebbe senz'altro stato di scontro. La Tatcher anche se alla guida di una grande nazione
ha cercato, vincendolo, lo scontro sociale. Non avrebbe capito il linguaggio di Cavour, che predicava di agire con le riforme
proprio per prevenire lo scontro sociale. La Tatcher pur nella sua grandezza non comprese mai questo e non fu in grado di
proporre una politica distensiva che sapesse accontentare le parti in causa.
Napoleone III senza di lui l'Italia sarebbe ancora uno spezzatino
Napoleone III
Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, o meglio l'Imperatore Napoleone III nacque a Parigi il 20 aprile 1808 e morì a Chislehurst il 9 gennaio 1873.
Suo padre era il re d'Olanda Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone Bonaparte, mentre la madre era Hortense de Beauharnais.
Presidente della Repubblica francese dal 1848 al 1852 divenne imperatore dei francesi dal 1852 al 1870.
Victor Hugo dopo averlo sostenuto quando passò a metodi dittatoriali lo derise chiamandolo Napoleone il Piccolo.
Si sposò con la contessa di Teba María Eugenia de Guzmán Montijo,
una Grande di Spagna, dalla quale ebbe Napoleone Eugenio Luigi. Dalle sue relazioni con diverse donne nacquero cinque figli illegittimi
.
Intervenuto in Italia a fianco del Regno di Sardegna come stabilito dagli accordi di Plombieres contro l'Austria,
comandò le sue truppe nelle battaglie di Solferino e San Martino il 24 giugno 1859 cui fece seguito quella di Magenta.
A Solferino ci furono una lunga serie di assalti alla baionetta, e similmente a San Martino dove i piemontesi avevano il grosso delle truppe.
Gli Austriaci resistettero alacremente ma alla fine dovettero ritirarsi. Sul campo rimasero più di 40000 uomini, ben 17000 francesi.
Un massacro simile, anticipatore di quelli della guerra di Secessione Americana e della prima guerra mondiale soltanto
diede da pensare all'Imperatore, inorridito che tanti francesi fossero rimasti sul campo.
Da questo la sua fulminea decisione di firmare con l'Austria l'armistizio di Villafranca. Il 10 novembre 1859 si firmò
la Pace di Zurigo e poi i successivi accordi con il Regno di Sardegna che portarono alla Francia Nizza e la Savoia.
Il processo di unificazione italiana non si fermò con il trattato di pace. Nel centro Italia scoppiarono sommosse e rivolte,
e il Piemonte fu in grado d'incamerare la Toscana,
l'Emilia e parte dello Stato Pontificio. Garibaldi con l'impresa dei Mille nel 1860 portò l'ex Regno delle Due Sicilie.
Napoleone III cercò d'indurre il Papa a rinunziare alla sovranità sui suoi stati, ed ebbe da parte di Pio IX un aspro rifiuto
e tacciò l'Imperatore di essere un bugiardo e un imbroglione
Il 17 marzo, Vittorio Emanuele fu proclamato re d'Italia.
La questione nazionale italiana non si chiuse con la proclamazione del Regno d'Italia. Da questo restavano fuori il Veneto,
Austriaco il Trentino e Trieste, come il Lazio, governato da Papa Pio IX.
Venezia entrò grazie alla Terza Guerra d'Indipendenza Italiana, ma rimaneva la questione su Roma dove
Napoleone III per guadagnarsi l'appoggio dei cattolici aveva deciso di porre il papa sotto la sua protezione.
Garibaldi nel 1862 cercò di prendere Roma, ma su protesta dei francesi
il governo in carica lo arrestò.
Garibaldi ritentò l'impresa cinque anni dopo, Napoleone intervenire direttamente,
inviando un contingente militare. Garibaldi,
in grave inferiorità numerica e di mezzi fu sconfitto nella Battaglia di Mentana,
il 3 novembre 1867. Le truppe del contingente francese rimasero a Roma fino all'agosto del 1870.
L'Imperatore ormai indebolito dalla sua intromissione negli affari italiano e da una politica estera di grandiosità
restò neutrale tanto nella Guerra dei ducati danesi, quanto nel conflitto austro prussiano,
eventi che permisero una forte espansione del Regno di Prussia.
La salute di Napoleone III peggiorata di molto lo costrinse a una politica di neutralità.
L'imperatore appesantito e colpito da continui attacchi di gotta subiva una mobilità ridotta
e i calcoli gli procuravano dolori lancinanti. Gli oppiacei somministrati per curarlo
gli lasciavano la mente intorpidita. In questo stato affrontò la guerra provocata ad arte dalla Prussia che
perdette catastroficamente
Rosalia: dopo le botte del marito denuncia.
Sua corrispondenza con Cavour e benefattrice dei soldati feriti di Napoleone III
Già, la sorella di Gabriele, Rosalia Didier della Motta, che poi sarà conosciuta come benefattrice, quella che aiutava i soldati francesi di Napoleone III, feriti, nella campagna d'Italia mentre il chirurgo tagliava loro gambe o braccia o entrambi. Anche scriverà una Ode all'esercito Francese e riceverà una grande quantità di lettere
dai soldati feriti che aveva aiutato e dalle loro famiglie, prima di trasferirsi definitivamente a Lione.
Rosalia, una vocazione da crocerossina ante litteram
Rosalia è conosciuta per la sua opera di conforto ai soldati francesi che nella II guerra d'indipendenza porterà all'Italia unita.
Ebbe non poche difficoltà per ottenere l'autorizzazione di assistere i soldati feriti di Napoleone III, ma alla fine ci riuscì. Era una epoca
pionieristica per quello che riguardava l'assistenza ai feriti, che in questo caso erano ammassati di ritorno dal fronte nella
stazione di Totrino-Porta Susa.
Rosalia Didier de la Motte
Rosalia Didier de la Motte
3 Rosalia sposa il tesoriere Carlo Nerini.
Pubblica: All'armata francese: omaggio Di Rosalia Nerini nata dai Conti della
Motta -Edition: 2 Pubblicato da Tip. Sarda di Calpini, 1859 -58 pagine.
Nel 1850 cita in tribunale il marito perché da lui "ebbe continuamente a ricevere mali
trattamenti e sevizie."
Nel 1863 residente e domiciliata in Lione (Francia) (atto citazione a comparire nel
tribunale del circondario di Torino per istanza di Francesco Guglianetti per causa
vertente in via sommaria tra il richiedente e la signora Luigia Deregibus vedova Candelo
e il cavaliere Gabriel Didier della Motta, avente per oggetto l’autorizzazione alla subasta
di stabili posti in Rivalta, già propri del’or defunto conte Giuseppe Didier della Motta dei
quali sono gli eredi legittimi detta Rosalia e cavaliere Gabriel Didier della Motta (Gazzetta
Ufficiale Regno n126-28 maggio 1863)
Ha corrispondenza con Cavour
A.S.T> Raccolte Private > Carte Cavour > Corrispondenti > N-O
Dettaglio: Denominazione: N-O Note storiche: Corrispondenti... Nerini Didier
de la Motte Rosalia - Estremi cronologici: (1820 - 1860) ca. Quantità: 1 b.
Omaggio all'Armata Francese
Teresa Nerini nata contessa Didier de la Motte, scisse questa opera secondo lo stile del tempo, retorico e celebrativo. Nasce
dalle sue personali esperienze della cura dei soldati francesi a Porta Susa a Torino dove erano fatti confluire i feriti. Il suo
intento è quello di ricordare quanti si ritrovarono invalidi dopo le battaglia di Palestro. Magenta, Solferino,
e le molteplici corrispondenze che altrimenti sarebbero rimaste private. Nei 4 mesi che vi rimase passarono circa 3000 soldati.
Assistette gli amputati e all'agonia di quelli che morirono. Il testo è una pubblicazione di lettere e corrispondenza
anche con le famiglie dei soldati feriti. Tolta la retorica del tempo, resta una viva testimonianza di quanto la guerra
fosse orribile.
L'Intendenza Generale Francese gli dà il permesso di entrare negli ospedali militari Francesi:
E' permesso a Madame Nerinij, nata Contessa Didier de la Motte di entrare negli ospedali militari Francesi per visitare e consolare i feriti secondo la domanda
che ha esposto
Torino il 2 Gennaio 1859
Quello che resta alla Francia della guerra d'Indipendenza Italiana
Napoleone III alla battaglia di Solferino
La battaglia di Solferino fu una delle battaglie della II guerra di Indipendenza Italiana.
Combattuta in primis dall'Esercito Francese contro quello Austriaco.
Fu uno scontro macello feroce tanto che l'esercito sconfitto in fuga poté ritirarsi oltre il Mincio: l'esercito
vincitore aveva esaurito le sue forze.
Si tratta di una battaglia moderna, come saranno per esempio quelle della guerra di Secessione Americana. Ormai le fanterie
avevano la capacità di sviluppare un notevole volume di fuoco, grazie anche alle inovazioni dei fucili, e le artiglierie
come si accorgeranno per esempio i Sudisti a Ghettisbourg, una gittata più lunga. Sarà il preludio dei
macelli della Prima Guerra Mondiale.
L'assalto finale a Solferino da parte del 1º Corpo francese.- Carlo Bossoli - http://www.drk.de/solferino/pix/gross/569_Solferino_Schlacht.jpg - attribuzione: Pubblico dominio
Battaglia di Solferino
Carlo Bossoli nel suo dipinto ci mostra la Divisione Bazaine della fanteria di linea mentre tenta di entrare
nel castello e nel villaggio di Solferino.
La Rocca di Solferino, visibile sulla destra verrà conquistata contemporaneamente dai reparti della Divisione Forey
e dalla Guardia imperiale, brigata Manéque. Ore 13,30 c.a.
Sconvolto dalla vita dei feriti trasportati a Castiglione delle Stiviere e assistiti dalla popolazione locale senza
distinzione di uniforme, lo svizzero evangelico Henry Dunant si unì ai soccorsi. La popolazione
femminile sotto il motto "Tutti Fratelli" cercava di alleviare come poteva le loro sofferenze
e si sentivano grida sospiri imprecazioni di dolore, parole pronunciate nelle lingue della nazionalità dei feriti.
Da questa esperienza scrisse e pubblicò a sue spese "Souvenir de Solferino" fondando poi la Croce Rossa Internazionale
Un matrimonio da dimenticare, vessazioni e violenze
Eppure proprio Teresa, così prodiga nelle cure ai soldati feriti, e tanto coraggiosa da tenere le mani di quelli a cui venivano amputate,
così brillante nella sua corrispondenza con il Cavour, aveva avuto uno sventuratissimo matrimonio col Tesoriere Carlo Nerini, un violento che l'aveva costretta per anni a subire vessazioni fino a che lei aveva trovato forza e coraggio e lo aveva trascinato in tribunale.
Ancora Teresa sarà il soggetto di una controversia giudiziaria sulla quale si pronuncerà la corte d'Appello. La materia
del contenzioso era il subaffitto di un alloggio con vitto. Ecco cosa ha stabilito la corte:
La sublocazione di camere mobiliate può non considerarsi un atto
commerciale, ancorché si dia ai ricorrenti il vitto giornaliero. - La Donna che esercita questa industria, e che non è separata
definitivamente dal marito, non può stare sola in giudizio.
magistr .App Torino 29 marzo 1853 in C Didier Nerini e Perotti
Mentre è fatta l'Italia, (quasi) Gli Stati Uniti d'America stanno per disfarsi.
Gettysburg - 1993 -Directed by: Ronald F. Maxwell
Il Regno d'Italia unito come uno stato a modello francese inizia a muovere i suoi primi passi, mentre dall'altra
parte dell'oceano scoppia una guerra violentissima tra stati Federati o Unionisti e stati che si riuniscono in una Confederazione.
Entrambe le parti avranno il loro volontari Garibaldini, e la Confederazione riceverà soldati ex Borbonici ceduti da Cavour.
Una delle cause, che sono molteplici, per la quale scoppiò la guerra Secessione U.S.A fu la decisione della corte sul
caso Dred Scott contro Sandford. In pratica Drew Scott era un uomo di colore che chiedeva di essere considerato un uomo libero,
come era stato stabilito anche
in giudizio da un tribunale. Ma essendo nato in uno stato schiavista, la Corte gli negò questo diritto.
Vediamo che la Corte Costituzionale degli USA cambia spesso parere a secondo degli umori dei giudici
e rinnega se stessa o si supera, con sentenze
discutibili. E' storia attuale la sentenza che abolisce la storica sentenza Roe v. Wade con cui, nel 1973,
la stessa Corte Costituzionale aveva riconosciuto alla texana Norma McCorvey il diritto d'interrompere
la gravidanza.
Montage of scenes from the American Civil War. Top left: Battle of Stones River; top right: Confederate prisoners of war; bottom: Battle of Fort Hindman. -
Hal Jespersen at en.wikipedia - Questo file deriva da: American Civil War Montage.jpg - Released into the public domain (by the author).
- Fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_secessione_americana#/media/File:American_Civil_War_Montage_2.jpg
Si tratta di un ritorno al concetto che la giurisdizione dei singoli stati non deve subire interferenze.
E' questo un tema sempre attuale negli USA, unione di 50 stati. Gli stati dovevano poter decidere da soli
anche su questioni come la schiavitù senza interferenza del Governo Federale.
La sentenza del 2022 sull'aborto ricorda quella Dren Scott- Stanford dei tempi antecedenti di poco la guerra di secessione.
Il valore in gioco era adesso come allora il potere di decisione sulla questione dato ai
singoli stati, la libertà di decisione dei singoli stati contro l'abolizione o meno della schiavitù allora,
la decisione dei singoli stati contro il diritto all'aborto ora. Era così possibile in quel tempo
avere leggi e stati abolizionisti, e altri invece schiavisti. Se negli Stati Uniti il diritto alla vita
non è riconosciuto in tutti gli stati poiché la pena di morte è legale in molti stati,
così il diritto all'aborto non verrà riconosciuto, pur essendolo stato per moltissimi anni, un diritto valido
per tutti gli stati e quindi di tipo "Federale".
E' il "pastiche" che ogni tanto solleva negli USA la forza delle singole aspirazioni dei singoli stati.
Ovviamente il diritto a portare le armi fuori di casa, chissà perché, non è mai messo in discussione
dalla Corte, che, essendo fatta di persone, è anche lei e più che mai suscettibile di emozioni, anzi
si dice "e adesso armatevi!". Possiamo andare orgogliosi del nostro sistema Giudiziario, e di quello di
molti paesi Europei, dove non viene mai dato un potere come quello che gli Stati Uniti hanno dato alla
loro Corte, un potere assoluto e duraturo, i giudici della Corte Usa durano a vita, dalla
data dell'elezione, ma sopratutto sono giudici di matrice politica, cioè dipendenti dalle forze politiche
che li hanno eletti. In Europa nessuna Corte si sognerebbe mai di "aggiustare" i diritti costituzionalmente garantiti
perché non piacciono o non vanno bene ai loro umori politici.
L'aborto sarebbe un problema delle donne, e nella Corte USA le donne sono poche.
Come nel passato le decisioni non le possono prendere loro. E' anche interessante notare che i
presupposti sull'abolizione della sentenza abortista Roe v. Wade non hanno nessun fondamento
legittimo. I giudici della Corte hanno detto che: "Poiché la Costituzione è neutra sull'aborto, anche la
Corte deve essere neutra". In pratica sono andati a seguire il loro sesto senso senza una reale
base giuridica. Infatti la Costituzione, vecchia di trecento anni ai tempi non si era minimamente
posta il problema dell'aborto. E se lo fosse posto probabilmente, visto che la donna era considerata
allora un semplice accessorio avrebbe senz'altro sentenziato contro. Di acqua sotto i ponti
ne é passata da quei tempi e oggi le donne non possono essere più considerate accessori e per
questa ragione il loro parere qualunque sia, conta. Infine, che "baffone" come era soprannominato Stalin,
prima che si scoprisse i suoi crimini, avesse ragione ad abolire il diritto delle donne ad abortire dopo che
il comunismo lo aveva introdotto nel 1922, e a ritornare al divieto sancito dagli Zar? Questo divieto
venne revocato alla morte di Stalin, ma ancora oggi la Russi mal digerisce la revoca.
Abraham Lincoln, the sixteenth President of the United States.- Alexander Gardner - http://www.britannica.com/bps/media-view/112498/1/0/0
- Pubblico dominio - File:Abraham Lincoln November 1863.jpg - Creato: 8 novembre 1863 - Fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/Abraham_Lincoln#/media/File:Abraham_Lincoln_November_1863.jpg
Nota sul Il caso Dred Scott contro Sandford
Il caso Dred Scott contro Sandford, 60 U.S. 393 (1857), è un celebre caso discusso davanti
alla Corte suprema degli Stati Uniti d'America nel 1856 e deciso con una sentenza del 6 marzo 1857,
appena due giorni dopo l'insediamento della presidenza di James Buchanan, che stabilì che gli afroamericani
costretti in schiavitù negli Stati Uniti d'America non erano tutelati dalla Costituzione statunitense
né avevano diritto di proporre un'azione giudiziaria, non essendo cittadini statunitensi né potendo diventarlo.
La Corte, inoltre, sancì la incostituzionalità del "compromesso del Missouri" e di qualsiasi legge federale
che vietasse o limitasse la schiavitù, poiché ciò avrebbe violato il diritto di proprietà privata garantita
dal V emendamento costituzionale, essendo gli schiavi proprietà privata.
La sentenza della Corte Suprema, scritta dal Presidente della Corte Roger B. Taney,
ebbe l'effetto di inasprire il dibattito politico sull'abolizione della schiavitù.
Essa fu uno dei temi focali nei dibattiti della campagna elettorale delle elezioni di metà termine del 1858
per il seggio di Senatore dell'Illinois fra Abraham Lincoln e Stephen A. Douglas ed in ultima analisi
fu una delle concause della guerra di secessione.
La sentenza fu superata con l'adozione nel 1868, durante la Presidenza di Andrew Johnson, del XIV emendamento.
Ma ricordiamo sempre come disse a Ghettisburg nel suo discorso Abraham Lincoln :
"... e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra."
Half-length oil on canvas portrait of Dred Scott by Louis Schultze. Title: Oil on Canvas Portrait of Dred Scott
- Schultze, Louis - Missouri History Museum URL: http://images.mohistory.org/image/C23E2731-C5CE-05FD-2011-C437CD326F1E/original.jpg Gallery: http://collections.mohistory.org/resource/82518
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- Pubblico dominio - Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Dred_Scott_contro_Sandford#/media/File:Oil_on_Canvas_Portrait_of_Dred_Scott_(cropped).jpg
Il caso Dred Scott contro Sandford
Dred Scott contro Sandford è uno di quei tipici casi americani dove solitamente sono in gioco valori che toccano questioni sociali, religiose,
e di sensibilità. Allora la pronuncia della Corte Suprema Usa che cancellava il diritto di Dred Scott di essere un uomo libero fece molto scalpore,
poiché questo diritto veniva non subordinato alle leggi dei singoli stati, ma alla nascita di schiavo di Drud Scott. In caso di libertà
e democrazia è sempre meglio lasciare fare agli Americani, hanno saputo dimostrare di saperla lunga.
Tornando alle preferenze politiche dei Didier del periodo, niente libertà di stampa, cosi magari giornali come Repubblica o il Giorno stamperebbero chissà quante idiozie da mettere in capo alla gente.
Non erano per il suffragio universale, come dare il voto alle donne, la politica richiede razionalità e non emotività. Per non parlare del voto agli operai, che prima abbiano una istruzione adeguata. Insomma la politica è cosa per pochi, possibilmente abbienti.
Erano per una costituzione o statuto, che per loro era una cosa sacra.
Della rivoluzione di Parigi, 1871, dove la classe operaia cerca una vita migliore e di contare nel governo, conosciuti i fatti dalla stampa dell'epoca, hanno orrore.
La lotteria di Torino del 1862
per aiutare Don Bosco
Invito ad una lotteria d'oggetti in Torino
1862
A FAVORE DEGLI ORATORII di S. FRANCESCO DI SALES in Valdocco, di S. LUIGI a P. Nuova e dell'ANGELO CUSTODE in Vanchiglia.
Lotteria
Promotori
......
Demargherita cav. Lorenzo.
Della Motta fratelli conte e cav.
di S. Francesco di Sales in Valdocco,
di S. Luigi a Porta Nuova
e dell'Angelo custode in Vanchiglia.
Prezzo dei biglietti: Cent. 50.
Chi ne prenderà dieci avrà l'undecimo gratis.
TORINO
TIP. DI GIULIO SPEIRANI E FIGLI
1862. { [195]} { [196]}
1]La pubblica esposizione degli oggetti si farà nella casa dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco, ma per maggior comodità de' donatori gli oggetti si ricevono anche in provincia dai benemeriti signori promotori e promotrici cui si fa umile preghiera di farli pervenire al luogo della pubblica esposizione, avvertendo che ove occorressero spese ne saranno rimborsati, sempre che ne diano avviso al Segretario della Commissione.
."
Nella lista della lotteria del 1862 fatta per aiutare le opere di don Bosco ritroviamo i fratelli Didier della Motta, il conte e il cavaliere Gabriele.
Il Conte morirà poco dopo. Sono tre oratori Salesiani molto importanti che costituivano il cardine delle opere di don Bosco e di padre Murialdo a Torino.
In questo periodo i Salesiani di don Bosco sono un ordine religioso affermato e in piena espansione, grazie alle idee del fondatore San Giovanni Bosco.
E' questo il momento dei santi sociali, come don Bosco, che domineranno in tutta la grandezza della loro santità nella turbolenta Torino pre e poi post unitaria.
I tre oratori Salesiani per i quale si tenne la lotteria di oggetti sono in Torino dove avevano casa il conte, il cavaliere e con il cavaliere anche i fratelli Didier della Motta suoi figli.
Essi pur continuando ad abitare la proprietà di Rivalta si alternano nella loro abitazione di Torino, dove morirà la consorte del cavaliere
poi conte Gabriele.
San Giovanni Bosco, un santo sociale e sindacale
Don Bosco la Torino în 1880 (fotografie originală)- Attribuito a Carlo Felice Deasti - Trasferito da ro.wikipedia su Commons
da Gikü utilizzando CommonsHelper. - Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Bosco#/media/File:Don_Bosco_@_Torino,_1880_(original).jpg
Pubblico dominio
San Giovanni Bosco
Don Bosco nella sua missione di educare i giovani poveri che in Torino si moltiplicavano, seguendoli
sul posto di lavoro, si accorse come i padroni sfruttassero
gli apprendisti utilizzandoli anche come servitori e sguatteri.
I contratti scritti erano inesistenti e il tempo lavorativo superava di gran lunga le otto ore,
non esistevano mansionari per determinare il tipo di lavoro da eseguire,
nessun riposo settimanale e nessuna tutela di sicurezza o della salute.
Don Bosco si presentava dai datori di lavoro come garante, ma pretendeva da loro regole precise.
Così, nella capitale sabauda preunitaria, i primi contratti scritti per l'apprendistato portano la firma
di don Bosco.
Il fondatore dei salesiani si occupò anche dei giovani finiti nelle prigioni
piemontesi. Prese accordi con le autorità reali, scettiche, e chiese di permettere ai galeotti minorenni
di uscire dalle galere per alcune ore al giorno in modo che potessero imparare dei mestieri
e non ricadessero in futuro negli stessi errori, il tutto sotto la sola sorveglianza di don Bosco
e dei suoi collaboratori senza la presenza di guardie armate.
Il progetto che inizialmente trovò lo sconcerto se non anche la derisione, ebbe un tale successo che anche dall'estero vennero a studiare il "metodo salesiano"
di recupero sociale.
Don Bosco fu anche un santo missionario, a lui si devono le missioni fondate prima in Argentina e poi in altri paesi del mondo.
Gabriele, bene Garibaldi
Il figlio di Gabriele, Maurizio, era Garibaldino e Gabriele non nascondeva la sua simpatia per Garibaldi. E' una particolarità dei tempi, saper coniugare e tollerare punti di vista opposti.
Ma del resto come si poteva dire male di Garibaldi? Un generale valoroso che persino il presidente USA Lincoln aveva chiamato a combattere
nell'Unione. E i suoi generali avevano mandato in regalo una sedia firmata per ciascuno. Garibaldi amatissimo dagli Inglesi che era stato
accolto in trionfo dal governo e dal popolo inglese, lasciando perplessa la regina che non capiva tanta animosità. Per lui era stata deviata
dalla sua rotta persino una nave Inglese per condurlo in Inghilterra. E poi vecchio e malato correrà in soccorso della comune di Parigi,
unico generale a battere sonoramente gli invincibili prussiani e a portare uno stendardo a casa. E la Prussia che sarà la Germania Guglielmina
aveva la più forte fanteria del mondo. Si Garibaldi magari non era capace di condurre una guerra articolata su più piani, non come lo era stato
Napoleone, ma sul campo era uno che ci azzeccava. Così Gabriele e suo figlio Maurizio, cattolici del cattolicesimo oscurantista e pedante del
tempo, non potevano non accendersi d'entusiasmo di fronte a questo personaggio assolutamente anticlericale, e a ragione.
Ma e Mazzini? L'altro grande personaggio dell'Italia dell'epoca? Per Mazzini era diverso, poteva essere considerato un terrorista con le sue idee
di Repubblica e di suffragio universale.
L'epoca del Vittoriano, con i paralleli in Italia d'Umbertino,
del Napoleone III in Francia e del Guglielmino in Germania
Tra il 1840 e il 1901 è il grande momento dello stile Vittoriano, che prende il nome dalla regina d'Inghilterra e Imperatrice, Vittoria.
Inizialmente molto semplice questo stile arriverà a creare tappezzerie di velluto molto elaborate nei decori, mobili altrettanto elaborati
e alcune volte di scarsa qualità, nonché uno stile architettonico che porta lo stesso nome. Nasceranno in parallelo nelle varie nazioni
stili particolari sia nei mobili che nelle architetture, quali in Napoleone III in Francia, il Guglielmino nella Germania e L'Umbertino
in Italia.
In questo periodo si tenderà a irrigidire le regole sociali. Nel vestire si richiedeva un abito adatto a ogni evenienza, quali erano il pranzo, la sera,
il pomeriggio, il mattino e così via a seconda degli eventi a cui si partecipava.
Nel 19° secolo, l'etichetta e lo status sociale preoccupavano le menti delle persone più di ogni altra cosa.
Per evitare malintesi, gli inviti di solito contenevano istruzioni chiare sul codice di abbigliamento dell'evento.
A volte le donne ordinavano diversi corpetti per una gonna, in modo che l'abito potesse essere indossato in versioni chiuse e aperte.
Un vestito del genere potrebbe essere rapidamente trasformato da un abito da cerimonia a un abito da sera scollato.
A quel tempo, le donne rispettabili non dovevano uscire da sole.
Era considerato indecente uscire a piedi e in alcuni punti era comunque impossibile apparire.
Se una ragazza andava a fare la spesa o faceva visita ad amici, doveva sempre essere accompagnata da un parente,
marito, fidanzato o servitore.
In ogni caso, lo "shopping" come lo conosciamo è nato solo con il proliferare di grandi magazzini e boutique.
Nel 1882, il negozio di moda Maison Hirsh aprì ad Amsterdam.
La sua sala da tè divenne molto popolare come uno dei pochi posti in cui una donna rispettabile
poteva trascorrere del tempo e incontrare i suoi amici.
I caffè in Olanda erano ancora esclusivamente per uomini, la signora non riusciva nemmeno a ficcarci il naso.
Negli anni '60 dell'Ottocento la crinolina cambia forma: non è più rotonda, ma si restringe ai lati e si allarga a ventaglio
sul retro. Di conseguenza, gli abiti hanno acquisito bellissimi tagli lunghi. E negli anni '70 dell'Ottocento,
la crinolina sembrava già completamente antiquata.
Allo stesso modo il lutto era elaborato con delle regole più severe e si chiedeva il color nero. Le classi più povere
e le persone meno agiate anche in Italia dovevano adattare i vestiti normali a quella evenienza e la cosa più
economica da fare era tingerli di nero, che poi sarebbe stato lavato via per recuperare la tinta originale.
Tutte queste regole tacite erano la norma nella buona società ma non erano fatte per i poveri.
La crinolina, il costume che ingessa fino al 1870
Una crinolina alla moda del 1860
Fu certamente l'oggetto più dominante e abbastanza ingombrante del Vittoriano, fino a quando le esigenze cambiarono.
Nei palazzi reali, ma anche tra il popolo che se le poteva permettere tenuto conto del metraggio della stoffa,
le gonne crescevano di volume a dismisura. La crinolina era uno di quegli accessori che diede vita
al fenomeno della moda, perché non fece discriminazioni, essendo indossata anche dalle plebee.
Una donna “perbene” dell’età vittoriana non poteva non indossarla ed esibirla sotto abiti dai colori sobri
e dal taglio rigoroso. La crinolina rendeva l’abito gonfio esaltandone la forma a campana,
ma rendeva anche necessariamente aggraziati i movimenti delle dame.
Dopo aver toccato i 7 metri di circonferenza nel 1865 non potendo più crescere,
cominciarono un inarrestabile declino. Charles Frederick Worth le sostituì con la demi-crinoline,
crinolina asimmetrica: piatta sulla parte anteriore e gonfia sulla parte posteriore.
Essenzialmente sparì dalla circolazione per sua scomodità,
i movimenti erano fastidiosi e problematici.
Sedersi era una esercizio di abilità e una lotta continua con quei
volumi rigidi, attraversare le porte o salire sulle carrozze era anche peggio.
I materiali con cui veniva creata erano rigidi e per questo scomodi,
riuscivano a trasformarla in una gabbia.
Il crine di cavallo, materiale originario, decisamente resistente, ma più flessibile del legno era stato usato alle origini.
Ma venne sostituito con materiali più rigidi e resistenti.
Oggi la crinolina non è morta del tutto perché viene ripresentata nelle passerelle moderne,
in dimensioni ridotte. Oscar de La Renta o Comme de Garçons, nelle collezioni p/e 2012 per esempio l'avevano riproposta.
..
..
Gli abiti a grandi quadrati e a stampa scozzese furono molto diffusi tra il 1840 e il 1860, nati dalla passione della regina Vittoria per la Scozia
dove si recava quando poteva con il marito, e aveva una abitazione arredata con grandi tendaggi.
don Francesco alias padre Gabriele, Cappuccino, Missionario ed Esploratore
In questo periodo possiamo ricordare il sacerdote e cavaliere Don Francesco Didier de la Motte, o della Motta come suona oggi ufficialmente.
Questo figlio di Gabriele diventato frate cappuccino missionario, fu un uomo straordinario. Conoscitore della cultura araba, sapeva parlare arabo e scriverlo perfettamente.
Padre Gabriele da Rivalta
Francesco Cenni biografici
1 Francesco Maria Felice Luigi (nato a Rivalta il 25 Febbraio 1824; morto a 68 anni il 7 Gennaio 1892). Cappuccino (1848, 11 Novembre). Amministratore della Parrocchia di Balme. Missionario in Africa, esperto di Montagna, Viaggiatore D’Africa specialmente nello Zanzibar, console Inglese a Massawa, antropologo, esegue misurazioni meteorologiche e studi a Balme sull’ambiente montano grazie a specifiche apparecchiature. E’ cavaliere ed è detto Didier de la Motte.
Note a Zanzibar dell’esploratore e comandante Britannico Richard Burton su Gabriele:
2. Notes from the Journal of the East African Expedition, under the
command of Capt. Richard F. Burton. British Consulate, Zanzibar,
22nd April, 1857.
It appears that during the present year Southern and Eastern
Africa will be penetrated in various directions. At Zanzibar I
lately met M. Gabriello de Rivalta, a Capucin of the Lyons French
mission, who is proceeding to his head-quarters—the hitherto in-
accessible Kaffa. M. Guglielmo Massaja, the " Vicario Apostolico dei
Gallas," has made that province his residence, and two other priests
are living at Gudru and Enaera. Father M. Gabriello has lately
THE EAST AFRICAN EXPEDITION.
[Nov. 23, 1857.
"been informed from Eome that four or five other missionaries are
sent to aid in the great labours reported by the Vicar-General.
Nearly 400,000 Gallas have, it is said, embraced Christianity, and
conversions by thousands still take place. Unable to penetrate
Africa, via Masawwah, on account of the Abyssinian heretics, the
rev. gentleman has resolved to travel alone and unarmed, via
Makdisha (Magado) and Gananah, through the Gallas. The experi-
ment will be most interesting.
Said Bin il Sultano di Mascate e Oman
Said Bin il Sultano
Seyyid Saïd bin Sultan al-Busaidi (in arabo: سعيد بن سلطان, Sa'id bin Sulṭān, swahili: Saïd bin Sultani) nacque il 5 giugno 1791 e morì il 19 ottobre 1856.
Sultano di Mascate e Oman, quinto sovrano della dinastia Busaid dal 1807 al 4 giugno 1856.
Iniziò a governare dopo la morte del padre, il sultano bin Ahmad, nel novembre 1804
in un periodo di grande conflitto e rivalità intestina dovuta alla successione.
Definito il Leone dell'Oman
(Asaad al Uman) ed è considerato uno dei più grandi sultani dell'Oman.
Qais bin Ahmad, suo zio, accettò il primato di Said dopo l'uccisione di
Badar bin Saif, suo cugino e pretendente al trono.
Said trasferì la sua capitale a Zanzibar. l'Impero dell'Oman raggiunse con lui l'apice del suo potere e della sua ricchezza.
Padre Gabriele verrà spesso criticato per troppa connivenza con i suoi grandi amici, i mercanti e i principi arabi.
Erano gli arabi colti che apprezzava e lo apprezzavano. Vero è preferiva circondarsi di persone Arabe che Europei, cosa che anche oggi farebbe schizzare il sangue agli occhi a qualche irriducibile islamofobo sopratutto se predica lo scontro di civiltà.
Padre Gabriele, risalire il Sudan. Conoscenza con Burton
Fu anche esploratore. Dopo una missione in Zanzibar visitò l'East Afrika (Richard Burton scrisse di lui nel suo diario nel 1857), poi console inglese a Massawa, antropologo, portò il proprio vescovo alquanto impaurito nel cuore dell'Arabia a visitare l'ombelico del mondo, Jddah, a un tiro di schioppo da La Mecca.
Mappa della regione del Sudan oggi
Physiographic zones corresponding to distinct Reaches in the Nile- Clemens Schmillen - Own work
Physiographic zones corresponding to distinct Reaches in the Nile
CC BY-SA 4.0 - Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Dongola_Reach#/media/File:NileCataractReaches.jpg
Locazione di Massawa, principale sede della missione di padre Gabriele da Rivalta.
Zanzibar dove padre Gabriele incontrò il Sultano dell'Oman.
Zanzibar presso il forte.
Zanzibar, mercato di schiavi
La tratta degli schiavi un più che fiorente commercio che era naturale e legittimo,
purtroppo, per molte menti di allora.
Wanderer è stata la penultima nave documentata a portare un carico illegale di persone dall'Africa negli Stati Uniti, approdando a Jekyll Island, in Georgia, il 28 novembre 1858. È stata l'ultima a trasportare un carico di grandi dimensioni, arrivando con circa 400 persone. Clotilda, che trasportò 110 persone dal Dahomey nel 1860, è l'ultima nave conosciuta a portare persone ridotte in schiavitù dall'Africa negli Stati Uniti.
A Zanzibar si concentravano molte navi degli USA , navi del nord che trasportavano gli schiavi nelle piantagioni
sudiste. Vi era anche un fiorente commercio da parte Araba e un gettito continuo di persone ridotte in schiavitù imbarcate
sulle navi. Sin dai tempi di Carlo Felice invece la marina del Regno di Sardegna liberava qualunque persona si trovasse o fosse
trovata o salita a bordo di una nave battente bandiera del Regno di Sardegna.
USS Wanderer (1857)- U.S. Naval Historical Center image via the public domain Dictionary of American Naval Fighting Ships.
- Dictionary of American Naval Fighting Ships - United States Navy schooner USS Wanderer during her service in the American Civil War (1861-1865)
- Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Wanderer_%28slave_ship%29#/media/File:USS_Wanderer_(1857).jpg - Public Domain
Zanzibar, una famiglia.
Guglielmo Massaia, un cardinale per l'Africa
Guglielmo Massaia, al secolo Lorenzo Antonio Massaia nacque a Piovà l'8 giugno 1809 e morì a San Giorgio a Cremano il 6 agosto 1889.
Cardinale e arcivescovo cattolico , appartenne all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini. (O.F.M.Cap.)
Vicario apostolico nel 1846, nominato da papa Gregorio XVI, decise di partire per l'Abissinia e si congedò dal papa Gregorio XVI morente.
Il suo apostolato si concentrò sui Galla, presso la quale doveva svolgere il vicariato.
Questa popolazione era stanziata nelle aree meridionali dell'Etiopia e Guglielmo dovette risalire il Nilo
e attraversare il deserto per raggiungerla.
Ci mise circa quattro anni a raggiungere i Galla, e vi passò 35 anni di missione.
Durante il suo apostolato compì quattro pellegrinaggi in Terra Santa, e subì prigionie ed esili,
ma fondò diverse missioni, centri assistenziali e redasse il primo catechismo in lingua galla.
Si adoperò contro il vaiolo soprattutto, prendendo il soprannome "Padre del Fantatà"
(Signore del vaiolo), ma lottò anche contro altre malattie endemiche;
favorì spedizioni diplomatiche e scientifiche.
Fu consigliere di Menelik II, re dello Scioa, e fondò la Missione di Finfinnì,
oggi Addis Abeba (Nuovo Fiore), che divenuta capitale dell'Etiopia nel 1889.
Il 3 ottobre 1879 l'imperatore Giovanni IV, intollerante del suo prestigio, lo esiliò.
Guglielmo Massaia - Fonte:http://www.araldicavaticana.com/90919.jpg, first uploaded to en.wikipedia.
- Public Domain
I Diari del cardinale Massaia: incontro con padre Gabriele
A Massaua: P. Gabriele da Rivalta
e la sistemazione della procura galla.
mio viaggio fino ad Arkeko
Nel miei viaggi precedenti dai piedi della [montagna] Taranta sino ad Arkeko (1a) [non] ho mai messo più di tre giorni;
ma quella volta sono arrivato ad Arkeko in sette giorni. Due o tre giorni prima del mio arrivo un Soho mi aveva preceduto,
ed aveva parlato in Arkeko al comandante della fortezza del mio arrivo, e dopo è andato ad Umkullu a portare [21.1.1861]
l’annunzio al Padre Gabriele da Rivalta mio Procuratore di Massawah, il quale [p. 760] mi venne all’incontro nel piano di Arkeko
a sei o sette kilometri lontano. In quella valle di Arkeko vi era un calore soffocante, con un sole che battendo i suoi
raggi sulle sabbie rifletteva nel volto un’ardore che abruciava, appena poteva io reggermi in piedi.
Incontro col padre Gabriele;
l’acqua di Cologne Il P. Gabriele era vestito da secolare con una zimarra alla copta, e con un parasole.
L’ho creduto un secolare di Arkeko; io poi era vestito come può essere vestito un’europeo venuto dall’interno
dopo quindeci o venti anni di allontanamento, e sette o otto mesi di viaggio senza neanche potere cangiare
i stracj che veste, e naturalmente pieno d’insetti. Il povero P. Gabriele nell’avvicinarsi credette [di]
farmi una cortesia versandomi sulla testa e sopra le vesti una fiala di aqua di cologne, presi dalla sua mano quella
fialetta, mentre i nostri mi dicevano in quel momento[:] è il P. Gabriele — oh come, dissi io,
con questa bella aqua benedetta mi ricevete? e così dicendo ho gettato via la fialetta lontano,
e poi ci siamo abbraciati.
Caro mio, altro che aqua di Cologne, [osservai io,] la mia colombina sta per prendere il volo e andarsene,
perché la casa sta per cadere: Allora egli capì, [p. 761] [e] chiamato il suo ragazzo arabo, aprì un piccolo paniere,
nel quale si trovava una bottiglia dopo 14. anni una bottiglia di vino generoso, del zuccaro, ed, alcuni biscottini,
mi preparo un bicchiere di vino zucchera- /124/ to, nel quale ho bagnato i miei biscottini,
cose mai più gustate da molti anni, ah questa, è vera cologne, dissi, la quale arriva sino al cuore ed all’anima!
Io era sfinito dal viaggio, dal calore, e dalla malatia; senza di quello forze non avrei potuto arrivare sino ad Arkeko, con quello abbiamo potuto poco per volta arrivare sino alla fortezza, dove si respirava l’aria della sera venuta dal mare, la quale è sempre freschetta, benché la baja di Arkeko, essendo piuttosto avvanzata fra i due capi, non godesse tutta la corrente, che in quel mese spirava dal Sud, impedita dal Capo di Zula o Adulis.
ricevimento nella fortezza. Al nostro arrivo, il Comandante, e tutti i suoi uffiziali, ci ricevettero
molto cortesemente, e fecero sul momento portare un buon [caffè] arabo, o turco che si voglia dire, il quale in verità
è il migliore caffè che si possa gustare, come caffè, non come semplice bevanda come in Europa;
si beve in piccole chiccare, e senza zuccaro, cosa che contribuisce molto per sentire tutto il gusto del Caffè,
perché il zuccaro lo indebolisce e gli fa perdere tutto il suo [p. 762] delizioso amaricante aromatico.
caffè e cena all’araba Il miglior caffè l’ho preso in Kafa nei mesi della raccolta;
in casa della missione si faceva senza economia, e si prendeva senza zuccaro, ed era buono;
fuori di questo, ho trovato sempre il caffè fatto dagli arabi il migliore di tutti i nostri caffè.
Nei nostri paesi di speculazione e di arte, si prende una buona bibita, ma non è vero caffè.
In seguito ci diedero là anche una cena araba tutta particolare, sia nel pane, sia nelle pietanze,
e sia nel ceremoniale mezzo abissino, come tutti sanno.
I soldati arabi o turchi sono incapaci di una conversazione seria, sia in genere scientifico, sia anche politico,
ma parlano volontieri di cose triviali, e poco interessanti, massime per un prete. Noi poi eravamo stanchi dal viaggio,
epperciò abbiamo dormito a cielo aperto, come per lo più si usa in quei paesi.
Lettere del cardinale Massaja
Massaja
Lettere
Vol. 2
/310/
281
[Kaffa, inizio del 1861]
[F. 1r] Di cinque corrieri costà giunti dai Galla onde ricevere da me il lor pattuito salario,
un solo... un solo... in due anni e mezzo ritornossene nei Galla. Secondo le ultime notizie,
che da colà io ricevetti pochi giorni or sono, Mg.re Massaja non sa [f. 1v] ancora nemanco che io sia suo Procuratore,
e tutti i suoi plicchi sono ancor sempre diretti al V.o Ap.co dell’Abissinia, il quale gentilmente me li dirigge.
/311/
-------------------------
Massaja
Lettere
Vol. 2
/189/
243
Al padre Gabriele Didier della Motta da Rivalta OFMCap.
missionario apostolico dei Galla – Massauah
[Kaffa, fine del 1859]
[F. 1r]
Finalmente giunse costà dall’Abissinia il famoso Deftera Aylo, che Mg.re Massaja aveva spedito dai Galla
15. mesi or sono. Dei due ragazzi, che seco portava, uno fuggissene per istrada per arruolarsi volontario
sotto Veretico-scismatica bandiera della Religione Abissina [...] L’altro giunse sino a Massawah,
ma non è niente miglior del primo, epperciò procurerò di rimandarlo indietro secondo l’intenzion di Mg.re Massaja,
che così si era spiegato nelle sue lettere. Quanto poi al famoso Deftera Aylo è come certo dalle relazioni
che costà io ebbi, e dal suo modo [f. 1v] tutto nuovo di procedere, che anch’esso abbia voltato bandiera,
e siasi dato totalmente in mano agli eretici, che di nemici si resero i suoi più cari confidenti ed amici.
Così il povero Mg.re Massaja non trova più alcuno di cui possa fidarsi pel trasporto de’ suoi effetti,
e segnatamente dei danari, di cui abbisogna, e che io non posso assolutamente inviargli per ora,
non sapendo a chi poterli consegnare.
-------------------
Massaja
Lettere
Vol. 2
/189/
244
Al padre Gabriele Didier della Motta da Rivalta OFMCap.
missionario apostolico dei Galla – Massauah
[Kaffa, fine del 1859]
[F. 2r] Deftera Aylo, che Mg.re Massaja aveva costà inondato con molte lettere, e probabilmente enziandio
con due ragazzi da essere inviati in Propaganda, venne arrestato ed imprigionato in Gondar dai satelliti
dell’Abuna Salama. Oggidì più non si ha di loro notizia, né si sa dove esistano, né essi, né le lettere.
Per buona sorte potè pochi giorni or sono giugnere costà un altro messo estemporaneo, che Monsignor Massaja
fu ispirato di spedire con altre lettere, che io già spedii in Europa.
Povero Monsignor Massaja! Non è ancora a giorno dell’imprigionamento delle sue lettere,
dei suoi ragazzi, e del suo Deftera! Povera Mission Galla! Iddio la protegga, e la sostenga!
Il pensiero di padre Gabriele sull'Abissinia, sostanzialmente un colonialista doc dell'epoca,
ne potrebbe essere altrimenti.
Oggi i pensieri sono mutati e non possiamo farne una colpa se per la mentalità
di allora, gli Europei, vedevano le potenze coloniali come apportatrici di civiltà
e ordine in continenti come l'Africa. Padre Gabriele è in linea
con questa tesi che oggi appare censurabile. Oggi se le superpotenze quali USA,
Russia, Cina, litigano, nel mondo occidentale Russia e Cina sono senz'altro
colonialisti ad hoc, mentre gli USA portano libertà e democrazia. Forse era questo
che pensavano le menti di allora in Occidente, che Inghilterra, Francia e di poi Germania
portassero civiltà. In realtà le potenze sono fondamentalmente guerrafondaie,
e o nel nome di un pezzo di territorio che pensano appartenga a loro perché popolato da
cittadini che appartengono per tradizione e cultura a una di queste potenze, scatenano
guerre e reazioni, alle quali naturalmente le altre potenze replicano prontamente là dove
ci sono interessi strategici o politici.
Ma vediamo sul punto dell'intervento coloniale in Abissinia cosa pensava padre Gabriele
e il suo parere opposto a quello del cardinale Massaia.
Tratto da
l`Italia e l`Etiopia. alle origini di una storia - studylibit.com
La strategia massajana, fondamentalmente morbida, per quanto
risoluta, ai «problemi» dell’Africa, non conobbe nel corso degli
anni e attraverso successive vicende particolari evoluzioni.
Si tratta di una circostanza a cui non va attribuito un peso secondario.
Oltre a non essere affatto in linea con l’atteggiamento di altri
missionari suoi contemporanei, la sua strategia non fu infatti sempre
condivisa nemmeno dai suoi stretti collaboratori. A tale proposito,
basterebbe riferirsi alla lunga relazione inviata il 31 luglio 1860 dal
procuratore della sua missione, padre Gabriele da Rivalta,
al vescovo Anastasio Hartmann, procuratore generale dell’ordine dei frati
minori cappuccini. Il collaboratore di Massaja, dopo aver evidenziato
gli «effimeri ed invisibili» aiuti prestati alla missione in
Africa Orientale dall’Inghilterra e dalla Francia ed avere notato
come la «superba» Abissinia si fosse per questo convinta che
i «bianchi» fossero dei «buoni a nulla, ed incapaci affatto
d'impossessarsene», vi sostenne infatti, senza troppe riserve, l’esigenza di
un intervento militare europeo nell’area, meglio se promosso dalla
Francia cattolica:
Relazione del procuratore della missione padre Gabriele da Rivalta
31 luglio 1860 al vescovo Anastasio Hartmann procuratore generale dei frati minori cappuccini.
"
Tutto questo dipende dalla Francia, e se la Francia non vuole, ci
è a sperare che lo farà l’Inghilterra, onde assicurarsi così un
secondo Impero delle Indie. Sarebbe meglio certamente che la
Francia Cattolica fosse la prima a impossessarsene, poiché così
ci sarebbe molto a sperare di poter convertire tutta l’Abissinia al
Cattolicesmo. Ma se poi la Francia non volesse, allora piuttostoché
rimanere così, sarebbe sempre preferibile l’Inghilterra.
Faccia Iddio, che una potenza qualunque europea voglia degnarsi
di prender possesso della bella, ma per ora barbarissima
Abissinia, ché allora oh quanto sarà grande il bene che potrassi
operare!"
09. asti contemporanea 2011_01. Asti contemporanea 2004.qxd
10/04/2012 21:37 Pagina 57
58
L’Italia e l’Etiopia. Alle origini di una storia
14
Probabilmente fu la stessa Santa Sede a indirizzare Massaja
verso la Francia e, in seconda battuta, verso l’Inghilterra (o, quantomeno,
ad approvare la sua intenzione di farlo). I vertici diplomatici
vaticani erano infatti consapevoli di non trovarsi nelle condizioni
migliori per intraprendere autonomamente iniziative politiche e
sapevano bene che la Francia era da tempo riuscita a consolidare
nell’area un potere di protezione quasi assoluto sui missionari
cattolici.
I paragrafi sopra riportati sono tratti da:
l`italia e l`etiopia. alle origini di una storia - studylibit.com
Padre Gabriele ricorderà spesso l'Africa da lui visitata, e la descriverà con tutto l'entusiasmo possibile. Vide popolazioni di molteplici etnie
e culture, montagne alte oltre ogni immaginazione, savane aride e animali e piante di ogni specie e tipo.Vide i Monti della Luna,
oggi chiamati la catena montuosa del Kilimangiaro e il Segrete, e altre montagne come il monte Marue, tutte descritte da lui
come d'infinita bellezza. Insomma roba da fare impallidire anche Alberto Angela e i suoi servizi documentaristici acquistati dalla BBC. Ma
quelli erano veramente altri tempi e gli animali che popolavano quei luoghi erano ancora molti, tutti o quasi sterminati dal progresso
e dalla tecnologia di colonialisti prima e poi da safaristi di bassa lega poi. E del loro ci hanno messo anche i bracconieri.
I buoni rapporti fra il sultanato di Zanzibar e l'Europa consentirono a esploratori tedeschi, britannici e di altre potenze europee di dare vita a una serie di missioni esplorative nell'entroterra africano a partire dalla costa orientale. Nel 1848 il tedesco Johannes Rebmann fu il primo europeo a vedere il Kilimangiaro; nove anni dopo, Richard Francis Burton e John Speke giunsero sulle sponde del lago Tanganica.
Fu anche in questo periodo che David Livingstone intraprese le sue celebri missioni alla ricerca delle sorgenti del Nilo
La gola di Olduvai 2011 - Mike Krüger - Opera propria - Olduvai-Schlucht in Tansania 2011 - CC BY-SA 4.0
E cosa ne è oggi dei Galla, che padre Gabriele conobbe molto bene?
Demonstrators chant slogans while flashing the Oromo protest gesture during Irreecha, the thanksgiving festival of the Oromo people, in Bishoftu town, Oromia region, Ethiopia [Reuters]- Fonte: https://www.aljazeera.com/wp-content/uploads/2016/11/dbef845638b244ebbe0b52e4063d526c_18.jpeg?resize=770%2C513
I Galla non si chiamano più così perché questo termine è considerato offensivo per quella popolazione. Oggi si
chiamano Oromo e vivono in maggioranza in Etiopia, dove non sono trattati alla pari con le altre etnie etiopi
e pur essendo la maggioranza della popolazione, non contano niente o quasi nel governo. Da questo nascono sommosse
e proteste, pacifiche o meno. Alcuni di loro hanno formato un esercito in lotta contro quello Etiope e quello Eritreo,
ma mancano di armi pesanti anche se sono avvantaggiati dalla conoscenza del terreno. Ancora una pagina di guerre
intestine e di popolazioni che non si tollerano e non vogliono mettersi d'accordo.
da:I miei trentacinque anni di missione nell'alta Etiopia; memorie storiche
by
Massaia, Guglielmo
Publication date
1921-30
Collection
gumberg; americana
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Gumberg Library, Duquesne University
Language
Italian
Volume
1-4
9. Io e P. Gabriele vestivamo alla copta con un piccolo turbante in
testa , il dottor La Garde all'europea, e i due giovani secondo il costume
del loro paese. Laonde gli sguardi di tutti erano sopra di noi ; e benché
nessuno ardisse rivolgerci qualche parola offensiva, tuttavia davanci certe
bieche occhiate, che mostravano bene quanto la nostra presenza in quella
città mussulmana tornasse loro sgradita.
Quella famosa tomba trovasi in un piano deserto e sabbioso , lontana
dalla città circa due chilometri, dalla parte di Levante uscendo dalla porta ,
detta della Mecca. Per non esporci ai cocenti raggi del sole, e per trovarci
cola prima che giungesse la folla dei mussulmani , partimmo di buon
mattino : ma nella notte sparsasi la voce che gli Europei andavano a
visitare il santuario , per istrada ci vedemmo seguiti e circondati da una
quantità di miserabili , venuti per guadagnare qualche soldo. Il signor Monz
ed il capo dei soldati continuamente ci ripetevano la raccomandazione del
Pascià , cioè di non ridere e di non far segni di disprezzo : ma a conte
nerci bastava la vista di quei mascalzoni , che alquanti anni prima avevano
trucidato i nostri fratelli. Fortunatamente io non capiva l'arabo di Gedda,
altrimenti (secondochè dicevami P. Gabriele, il quale parlava bene quella
lingua) tali strane cose uscivano dalla bocca di quel popolaccio, che non
avrei davvero potuto trattenere le risa.
Foto della vecchia porta per Jedda.
da: I miei trentacinque anni di missione nell'alta Etiopia; memorie storiche
by
Massaia, Guglielmo
Publication date
1921-30
Collection
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Gumberg Library, Duquesne University
Language
Italian
Volume
1-4
17. Usciti adunque dalla porta della Mecca e fatto un tratto di strada ,
cominciammo a vedere il famoso monumento. Elevandosi in mezzo a
quell' arido deserto di sabbia , da lontano appariva più grande di quello che realmente fosse : ma, a mano a mano che ci avvicinavamo ad esso,
la mole, decrescendo agli occhi nostri , mostravasi qual’era . Giunti lå,
trovammo un recinto di muri , imbiancati con diligenza , lungo duecento
passi e largo sei . In fondo , dove , secondo la stupida tradizione araba,
stendevansi i piedi della nostra prima madre, era un quadrato , largo ed alto circa cinque metri ; nel mezzo del lungo recinto , che conteneva il cosi detto ombelico di essa, alzavasi una piccola moschea di forma araba
e con cupola ; ed in cima, nel luogo su cui poggiava la testa della pro
genitrice, cresceva una grossa palma.
Intanto , giunti dinanzi al monumento , fummo invitati a salire pochi
gradini per baciare i piedi dell'antica madre , sporgenti da una finestra ,
aperta nel muro di fronte del quadrato. Quei piedi non erano altro che
due grosse pietre , rozzamente modellate a forma di piedi. Immagini il
lettore se io avessi voglia di accostare le labbra a quei massi informi !
Tuttavia li osservai ; e senza baciarli , scesi giù con gravità per dare il
posto agli altri.
18. Non essendovi altro da vedere , lasciammo qualche parà (moneta
turca) ai custodi , e ci avviammo alla visita del celebre ombelico , cam
minando accanto al muro di Ponente per evitare i cocenti raggi del
sole. Dopo cento passi arrivammo alla moschea , costruzione semplice e
di nessun valore , di forma rotonda come un uovo , e con una circonfe
renza interna di circa dieci metri . Non potendo entrare in essa con le
nostre scarpe immonde , c'invitarono a calzarci con quelle che tenevano
pronte per i pellegrini , come usasi in tutti i principali santuarj mussulmani.
da:
I miei trentacinque anni di missione nell'alta Etiopia; memorie storiche
by
Massaia, Guglielmo
Publication date
1921-30
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Italian
Volume
1-4
Ammessi nella moschea, ci mostrarono a destra il sepolcro della madre
del Sultano Abdul-Megid , morta qualche anno prima. Essa era nata
schiava ed apparteneva alla religione greca scismatica : divenuta poi una
delle mogli del Sultano Mohamud , erasi fatta mussulmana ; e morendo ,
volle essere seppellita nella piccola moschea di Eva. In quel sepolcro nulla
eravi di particolare : una cassa coperta con ricco tappeto, ed un dervis che
la custodiva ; cui si dovette pur dare qualche parà per mancia.
Poscia ci avvicinammo alla parte più venerata del santuario ,
e vedemmo nel centro della moschea un tempietto a colonne , chiuso con
tende abbastanza ricche, e dentro il quale ardevano alcuni lumi. I custodi ci dissero che prima di entrarvi bisognava fare tre giri attorno ad esso ;
ma noi, non volendo compiere quell'atto superstizioso , ci mettemmo a
leggere alcune iscrizioni arabe , poste qua e là nelle pareti interne della moschea , che quei babbei di custodi dicevano scritte dalla madre Eva.
Dopo pochi minuti c’invitarono ad entrare nel tempietto uno alla volta .
Allora addussi la scusa che, per un male alla spina dorsale, io non po teva piegarmi a terra ; e cosi mi fu facile esimermi dall’entrare. Ma questa,
o consimili scuse , non potendo essere addotte da tutti i miei compagni
senza insospettire quella fanatica gente , il P. Gabriele , avvezzo
in Massauah a trattare con gli Arabi , seppe con destrezza trovare il modo di
soddisfare la curiosità, senza però compiere, neanche all'esterno, alcun atto
superstizioso. Appresso a lui poi entrarono gli altri miei compagni , i
quali fecero altrettanto , uscendone , s'intende , con le labbra tra i denti ,
per non dare in qualche scoppio di risa.
da: I miei trentacinque anni di missione nell'alta Etiopia; memorie storiche
by
Massaia, Guglielmo
Publication date
1921-30
Collection
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Contributor
Gumberg Library, Duquesne University
Language
Italian
Volume
1-4
19. Data ai custodi la solita mancia, uscimmo dalla moschea ; e resti
tuite le scarpe , mettemmo in mano anche a quei custodi alquanti parà.
Per andare alla testa di Eva bisognava fare altri cento passi , e ritornare
poi pel muro di Levante sotto i raggi di quel terribile sole. Laonde dissi
ai miei compagni che la mia devozione era già abbastanza sazia, e che,
per non prendere un'insolazione, sarebbe stato meglio lasciar dormire la
nostra antica madre , e noi tornarcene a Gedda per la via che avevamo
fatto . Accettato il mio consiglio, ci avviammo uno appresso all'altro alla
città , difesi almeno per cento passi dal muro di cinta di Ponente. Non
solamente il caldo e la stanchezza mi fecero prendere quella risoluzione,
ma il timore di non potere qualcuno di noi trattenere le risa , e quindi dar
motivo al popolaccio di farci qualche affronto. Il P. Gabriele voleva subito
raccontarci e descriverci quello che aveva visto dentro il tempietto della
moschea ; ma pel suddetto timore, gli dissi di tacere, poiché avrebbe avuto
tempo nella locanda e lungo il viaggio a divertirci con quelle narrazioni.
Vedendo intanto tutti quei pellegrini mussulmani ascoltare con la bocca
aperta le strane storielle che i custodi ripetevano rispetto a quel monu
mento , e la convinzione , onde questi le raccontavano , pensava tra me
stesso come fosse possibile tanto grossolana semplicità ed ignoranza da
credere cose si contrarie alla storia ed allo stesso senso comune. E face
vami inoltre maggior meraviglia il vedere tanta stupida credulità anche
in persone che venivano da luoghi inciviliti , e che ostentavano una certa
istruzione. Il tenere poi che noi pure potessimo accettare e credere come
vere tutte le scempiaggini che uscivano loro di bocca, era una balordag
gine più colossale del monumento di Eva.
20. Giunti alla locanda, prendemmo un ristoro, e venuti a darci il ben
tornato il Console inglese, i cancellieri dei due Consolati, il macchinista
e l'armeno cattolico : - Ora è tempo, dissi a P. Gabriele, di descriverci
le meraviglie dell'ombelico della nostra prima madre. Io già ne aveva
inteso alcune particolarità dalla descrizione che di esso facevano i custodi
del santuario ; poiché quantunque non avessi studiato di proposito l'arabo ,
tuttavia per mezzo di manuali pratici e conversando nei viaggi con per
sone che parlavano quella lingua , ne aveva imparato tanto da bastarmi
per capire e farmi capire dagli altri . Quei custodi poi , benché in Gedda
si parlasse l'arabo letterale e nobile , dovendo trattare con gente venuta
da ogni parte del mondo mussulmano, usavano una lingua più comune,
e facile ad essere intesa da tutti .
da: I miei trentacinque anni di missione nell'alta Etiopia; memorie storiche
by
Massaia, Guglielmo
Publication date
1921-30
Collection
gumberg; americana
Digitizing sponsor
Lyrasis Members and Sloan Foundation
Contributor
Gumberg Library, Duquesne University
Language
Italian
Volume
1-4
Il P. Gabriele adunque , prendendo un tono serio , cominciò : Per
parlare con conveniente dignità delle meraviglie che stamattina ho veduto,
dovrei assidermi in cattedra, e .... -
Non tanti preamboli , dissi io interrompendolo, siamo impazienti di
sapere quali cose straordinarie vedeste , in che condizione si trova dopo
tanti secoli l'ombelico di Eva, e quale impressione fece su di voi.
Entrato dunque nel tempietto , per vedere ed osservare bene ogni
cosa , mi trovai di fronte all'oggetto di tanto stupida ed inconcepibile
superstizione , ed ebbi agio di esaminarlo in ogni sua parte. Non era
altro che una pietra nera con certi caratteri enigmatici. Volendo darvi
un'idea della sua forma, ricordo di aver visto nei miei viaggi sulla costa
di Zanzibar una testa di elefante con le orecchie tagliate : ebbene quella
pietra aveva tutta la figura di mezza testa (in proporzioni più grandi) ,
nel cui centro appariva il foro lasciato dal taglio dell'orecchia . Come poi
quella carne e quella pelle della nostra madre abbiano potuto acquistare la
durezza della pietra , e chi vi abbia inciso quei caratteri , non saprei dire.
E quella gente, replicai , crede davvero ch’Eva abbia avuto un corpo
di forme si colossali ?
Non solo ci crede con tutte le potenze dell'anima, ma sarebbe di
sposta a dare la vita per una tale insensata tradizione. E se qualche
mussulmano osasse metterla in dubbio, verrebbe lapidato ed ucciso. L'isla
mismo non transige ; o fede o scimitarra .
21. Intanto, lasciando riposare Eva in mezzo a quell'arido deserto, ed
a godersi le adorazioni dei mussulmani , noi andammo a mangiare un
modesto pranzetto , che i due Consoli avevano fatto apparecchiare nella
locanda. Poscia bevuto un buon caffè , il dottor La Garde parló ai due Consoli del maltrattamento che ricevevamo sul piroscafo. E mostrata la ricevuta del Governatore di Massauah del pagamento da noi fatto per i
posti e pel vitto sino a Suez , disse che quanto ai posti , eravamo stati
costretti a dormire sopra coperta in mezzo agli schiavi ; quanto al vitto,
dovevamo contentarci di un pan biscotto e di un poco di riso condito all ' indiana .
I Consoli , promettendo di accompagnarci al piroscafo e di
raccomandarci al Comandante, soggiunsero che non potevano fare altro ;
poichè essendo addetto quel legno al servizio particolare del Governo egi
ziano , ne aveva regolamenti , ne essi potevansi ingerire di ciò che cola
facevasi. Di fatto, soggiungevano i Consoli , noi sappiamo che il piro
scafo parti da Massauah con duecento schiavi, ed altri cento ne prenderá
a Gedda : ma chi può dir nulla ? Navigando con bandiera governativa ,
nessuno può immischiarsi di ciò che fa e porta. Il macchinista allora ,
divenuto in pochi giorni fervente neofito e nostro intimo amico , disse
che a tutto avrebbe pensato egli ; e che, avendo congedato la schiava ad
detta al suo servizio , destinava le sue cabine per me e per i miei compagni
L'atteggiamento di padre Gabriele e quello del cardinale Massaia oggi potrebbero sembrare irrispettosi verso
questa tradizione di alcuni Musulmani. Il cardinale Massaia non apprezzò per niente la tomba di Eva. Padre Gabriele,
che aveva unicamente colti amici Musulmani, mercanti e principi che frequentavano Massawa non apprezzava
le tradizioni e le credenze del popolo minuto e tanto meno l'arabo non colto. In molte occasioni padre
Gabriele elogerà i Musulmani colti e la loro cultura. Anche il cardinale Massaia in altri topic ebbe parole di elogio per
i Musulmani e la loro religione. Del resto i Cristiani in quanto a credulità religiosa erano stati pari ai Musulmani, basti pensare
a quante reliquie false giravano un tempo per l'Europa ed erano oggetto di fiorente commercio. La leggenda sulla statura di Eva
nasce dalla Bibbia ed era propria del popolo ebraico antico, ma non è sicuro per le tre religioni stabilire in quanti ci credessero.
Per la cronaca, nel loro pellegrinaggio alla Mecca si incontrano a meditare sulla tomba di Santa Eva anche principi sciiti
che ci lasciarono descrizioni nei loro resoconti di viaggio.
Storici come Tabari, Masudi e altri affermano che, secondo la tradizione, Eva è sepolta a Jeddah, ma non forniscono alcun dettaglio
della sua tomba.
Potrebbe non essere noto a tutti che qui si trova la Tomba di Eva, "la madre del mondo". La tomba è lunga circa 200 iarde e larga circa 4 e ha nel mezzo una piccola moschea, dove in precedenza, dietro pagamento di alcune piastre baksheish, il custode dell'edificio sollevava una lastra dal centro del pavimento per consentire agli scettici Cristiani e devoti musulmani un'occasione per ammirare l'ombelico della signora.
Questa tomba, fino a disposizione contraria, era il luogo di villeggiatura preferito delle mogli senza figli e delle fanciulle languenti, ma ora è stata chiusa sotto l'ira reale e chiunque si rechi nel luogo è punito.
Il principe Faisal , viceré di Hejaz , lo distrusse nel 1928 e nel 1975 il sito fu anche sigillato con cemento dalle
autorità religiose wahhabite, rappresentanti di una forma molto rigida dell'Islam, che disapprovavano i pellegrini che pregavano sulle tombe.
Secondo le leggende, dopo la sua caduta, Eve venne a Jeddah (ora il distretto amministrativo della Mecca ), e Adam si trovava nello Sri Lanka. Hanno vissuto una lunga vita e la prima donna del pianeta è morta all'età di 940 anni. Sulla sua tomba menzionata in diversi secoli, alcuni documenti possono essere visti finora. Gli autori più famosi sono:
Ibn al-Faqih al-Hamadani è un geografo arabo e persiano vissuto a cavallo tra il IX e il X secolo. Ha riferito sui 2 profeti che hanno menzionato la tomba di Havva. Questa informazione è stata scoperta da un ricercatore saudita di nome Khatun Ajwad al-Fasi.
Ibn Jubayr è un poeta arabo errante che ha fatto un pellegrinaggio a Gedda nel 12 ° secolo. Ha affermato che c'è un posto che ha una cupola alta e antica. Questo è il rifugio di Eva, situato sulla strada per La Mecca.
Angelo Peshet è un viaggiatore, uno scrittore e un politico. Ha scritto un libro su Jeddah, dove menziona la tomba di Eva, riferendosi alle prime informazioni documentarie.
Ibn Hallikan e Ibn al-Mujavir - descrivono l'esatta posizione della tomba di Havva. Hanno vissuto nel XIII secolo.
Shakirzyan Ishaev è un membro del consolato russo. Nel 1895, descrisse dettagliatamente la tomba di Eva.
Storici e ricercatori, profeti e sacerdoti in diversi secoli hanno menzionato la tomba. Hanno descritto il santuario e hanno affermato che era a Jeddah. A questo proposito, la visione del mondo converge al fatto che la prima donna ha sede in Arabia Saudita.
Il destino della tomba
La tomba di Eva si trovava in una stanza speciale, la cui lunghezza superava i 130. Nel 1857, Richard Francis Burton pubblicò il piano tombale nella Narrazione personale di un pellegrinaggio a El Medina e Mecca. Il santuario è stato processato più volte per demolirlo, ma questo ha causato proteste pubbliche.
Una di queste figure era l'Amir dell'Hijaz e lo sceriffo della Mecca chiamato Aun ar-Rafik Pasha. Dopo che non gli fu permesso di distruggere la tomba, pronunciò una frase famosa che passò alla storia: "Pensi davvero che nostra madre fosse così alta? Se questa è una stupidità internazionale, allora lascia stare la tomba. "
Nel 1928, il principe Faisal (governatore della Hijaz) emise un decreto sulla distruzione della sepoltura. Si basava sul fatto che generasse superstizione religiosa, dal momento che i pellegrini musulmani violavano le tradizioni islamiche dopo l'Hajj e pregavano vicino alla tomba. Nel 1975 la tomba fu cementata.
Descrizione del santuario prima della distruzione
La tomba di Eva aveva una lunghezza di 42 m. Alla sua testa c'era una lastra di marmo con iscrizioni arabe. Vicino alla necropoli è cresciuta una palma da dattero, creando un'ombra. Sopra la parte centrale della tomba c'erano 2 cappelle, che erano unite da un tetto comune. Una cripta era usata per i sermoni e la seconda per il culto.
Le pareti dei santuari erano ricoperte da una moltitudine di nomi. All'esterno c'era un contenitore speciale, scavato in una grande pietra. C'era sempre acqua, progettata per il cavallo di Eve. Vicino alla tomba c'erano sempre mendicanti con bambini che chiedevano l'elemosina.
questo brano è tratto da:
Fonte: https://it.fartice.com/la-tomba-di-eva/
La malattia di padre Gabriele, curata con il chinino
da: I miei trentacinque anni di missione nell'alta Etiopia; memorie storiche
by
Massaia, Guglielmo
Publication date
1921-30
Collection
gumberg; americana
Digitizing sponsor
Lyrasis Members and Sloan Foundation
Contributor
Gumberg Library, Duquesne University
Language
Italian
Volume
1-4
Nell'assenza del Vicario Apostolico, il governo della Missione era stato
affidato al signor Delmonte, della provincia di Genova, sacerdote colto e
di molta energia ; e trovandosi allora nella casa di Massauah , mi pregó
di restar li almeno sino all'arrivo del Biancheri: ma, dovendo io trattare
tanti affari col mio procuratore, lo ringraziai , promettendogli pero che ci
saremmo spesso veduti . Il P. Gabriele pertanto, dopo mezz'ora , parti per
Umküllu, a fin di disporre la casa a ricevere le persone che mi accompa
gnavano, e ritornare a prendermi il giorno appresso o di mattina o di sera .
2. Non voglio tacere l'impressione , che fece su di une questo Padre,
quando lo vidi nel deserto d'Arkéko. Io giả , prima di partire per le Mis
sioni , lo avea conosciuto da giovane nei conventi della provincia monastica
piemontese ; ma rivedendolo dopo tanti anni (quando vennemi incontro
sulla costa africana), tanto era smagrito e sofferente, che mi sembrò uno
scheletro ambulante. Ed il giudizio che li per li feci di lui fu ch'egli era un uomo fuori di posto , e che, trattenendosi ancora a Massauah , vi avrebbe
perduto interamente la salute e forse la vita . E questo giudizio, ch'erami
formato dalle relazioni venutemi nell'interno dell'Etiopia, e dall'impressione
fattami nel primo incontro, si confermò nella mia mente dopo le conver
sazioni avute con i Missionarj di Massauah. Egli contava già circa otto
anni di Missione : ma rimasto sempre nei climi caldi delle coste africane,
dove un Europeo di costituzione robustissima appena può dimorare dieci
anni, si era rovinato nella salute. Se appena giunto alla costa, fosse venuto
nell'interno , la costituzione del suo corpo , alquanto gracile , si sarebbe
rafforzata, e sotto la guida e direzione dei Superiori avrebbe potuto servire la Missione per molti anni . Invece, o per mancanza di coraggio o perché
mal consigliato , restò alla costa , e si ridusse ad uno stato , che faceva
veramente compassione.
da: I miei trentacinque anni di missione nell'alta Etiopia; memorie storiche
by
Massaia, Guglielmo
Publication date
1921-30
Collection
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Italian
Volume
1-4
4. La mattina seguente celebrando la santa Messa, resi a Dio le dovute
grazie , sia per la ricuperata sanità , sia pel viaggio compito felicemente.
Ritornato poi da Umkúllu il P. Gabriele, ci recammo insieme a visitare
il Governatore di Massauah . Accogliendoci con affettuosa cortesia , dopo
poche parole sul viaggio, mi domandó notizie sull'interno dell’Abissinia ,
principalmente su Teodoro. E quanto a questo , non finiva di far me
raviglie rispetto al contegno tenuto verso di me ; chè non solo mi aveva
lasciato passare liberamente pel suo impero , ma colmato di gentilezze ,
ed accompagnato onorevolmente sino al confine. Chiestomi poi se eravi
pericolo di qualche discesa dell'Imperatore nel Tigre e verso la costa
e rispostogli che nessuno ne parlava , e che l'Imperatore difficilmente si
sarebbe mosso dal Beghemèder, accolse quest'assicurazione col più grande
piacere, e la gradi più di qualsiasi regalo che gli avessi potuto fare. Cosa
singolare ! La Turchia , o meglio i fanatici seguaci di Maometto , orgo
gliosi della passata potenza, credonsi ancora padroni del mondo, e repu
tano l'Abissinia quale paese di schiavi ; eppure , al solo sentire che quei
popoli volgono i passi verso il Nord , cominciano a tremare come sorci
all'avvicinarsi del gatto. La stessa nostra Europa, secondo alcuni di essi ,
deve guardare con occhio di ossequio e di sudditanza la Sublime Porta,
la quale ancora, almeno a parole, conserva i titoli dell'antica supremazia :
tuttavia sappiamo tutti in quale meschina condizione quell'impero sia
oggi ridotto !
Finalmente, ringraziato il Governatore dell'affettuosa accoglienza , ch
Finalmente, ringraziato il Governatore dell'affettuosa accoglienza , che,
per suo ordine mi era stata fatta dal Comandante della fortezza d’Arkėko,
gli offrii la mia servitù e mi congedai . Di là il P. Gabriele volle condurmi alla casa del Consolato inglese, tenuta da lui con la qualità di rappresen
tante del Console , il quale da un anno trovavasi in Abissinia presso
Teodoro, come altrove ho detto.
Rividi la casa della Missione lazzarista, e quella fabbricata dall'Agente consolare Degoutin, che puossi dire
essere state le prime costruzioni in quel luogo, e già erano mezzo cadenti ;
la parte Nord poi del giardino che vi era annesso , e dove sorgeva la mia prima casa, era stata portata via a poco a poco dal torrente. Il P. Gabriele
ne aveva fabbricato un'altra sopra una collina , sito assai fresco e salubre,
e con orizzonte più ampio, talmenteché di là vedevasi il mare ed il porto di Massauah. La scelta non poteva essere migliore ; ma non seppi appro
vare le forti somme che vi aveva speso, molto più che la nostra dimora
in quel luogo non era stabile , né il possesso abbastanza sicuro. Poiché ,
come nel primo volume accennai , l’Abissinia non aveva mai rinunziato
ai suoi diritti su quella costa ; e se aveva ceduto l'isola di Massauah, per
farne una stazione di mercanti , e giammai una piazza forte, erasi però
riservata l'intera proprietà della terra ferma sino al mare
10. Prese quelle risoluzioni , cominciammo subito il ritiro spirituale . Si
fissarono quattro ore al giorno da passarle con Dio e lontane da ogni
occupazione terrena . La mattina, recitato insieme il divino uffizio, si ce
lebrava la Messa , e poscia si faceva una lettura spirituale e mezz'ora di
meditazione ; prima di mezzogiorno e verso le tre pomeridiane meditazione
e conferenza ; la sera , dopo la recita del Rosario , di nuovo meditazione e
conferenza . Il povero P. Gabriele, sempre debole e sofferente, a stento poté
attendere come noi a tutte quelle sante pratiche, ed alcune volte vi assi
steva dal letto . E quando si chiuse il ritiro con l'assoluzione e benedizione
generale, pieno di gioja esclamo : Ah, Padre, ora mi sento contento; venga pure la morte,
che non mi fà paura.
Richard Burton, quel genio mezza canaglia
Richard Burton
Richard Francis Burton nacque a Torquay il 19 marzo 1821 e morì a Trieste il 19 ottobre 1890.
Esploratore, traduttore e orientalista britannico, travestito raggiunse La Mecca, tradusse Le mille e una notte,
Il giardino profumato e il Kama Sutra. Con John Hanning Speke si volse alla scoperta dei grandi laghi africani
poi delle sorgenti del Nilo. Insieme a Brigham Young fu a Salt Lake City. Compì una serie
innumerevole di viaggi e fu uno scrittore prolifico. Valutato
come il terzo miglior spadaccino in Europa, fu console brittanico a Trieste, Damasco e a Fernando Poo. Nel 1886 ricevette la nomina a cavaliere.
«Burton ha le mascelle d'un demonio,
e le sopracciglia d'un dio»
(Algernon Swinburne)
il cavaliere don Francesco, sacerdote patito di Alpinismo
Studioso e appassionato di montagna, padre Gabriele tornato in Europa e con il nome di don Francesco sarà parroco di Balme, località che amerà moltissimo, dove farà anche da maestro elementare. Si applicò allo studio dell'ambiente montano grazie ad apposite apparecchiature.
Morirà nel 1892 non senza essere rimpianto da molti, fortunatamente senza aver sentito della disfatta di Adua e della figuraccia fatta dall'Italia nella più grande battaglia combattuta da una potenza coloniale, che ebbe il merito di sdoganare il mito dell'invincibilità dell'uomo bianco, con buona pace dei soliti suprematisti.
Mussolini per essere sicuro di non ripetere la figuraccia userà i gas contro gli Etiopi, dimostrando
al mondo che qui come in Dalmazia o nel Dodecanneso gli Italiani sono brava gente.
E dopo molti anni di missione, padre Gabriele, convinto a tornare in Europa dal cardinale Massaia che lo porta fino al Cairo,
ottiene una parrocchia a Balme nella valle di Lanzo. Parrocchia che amerà moltissimo e dove farà un po di tutto,
dal parroco al maestro elementare e dove si dedicherà alle osservazioni scientifiche
sui ghiacciai e altri eventi naturali. Ma per chi ha preso il mal d'Africa...una grande nostalgia per quel continente rimane.
Balme – Veduta - Flavio70 di Wikipedia in - Trasferito da it.wikipedia su Commons. -
Balme (Valli di Lanzo, TO), sullo sfondo la Bessanese. - Pubblico dominio
TITOLO: Episodio della battaglia di Custoza. Il principe Amedeo, ferito, viene accompagnato all’ambulanza -
AUTORE: Giovanni Fattori -
DATA: 1870 - Fonte: https://pinacotecabrera.org/collezione-online/opere/episodio-della-battaglia-di-custoza-il-principe-amedeo-ferito-viene-accompagnato-dallambulanza/ - Pinacoteca di Brera
Maurizio, l'Italia prende botte da orbi
L'epoca del risorgimento finita in malo modo per l'Italia con la sconfitta della terza guerra d'indipendenza, lascerà una propaganda faraonica fatta di gesta gloriose, a fronte di una realtà ben più misera.
Ma prima ancora i Piemontesi avevano dovuto subire il trauma di vedere la capitale trasferita da Torino a Firenze, secondo la volontà
di Napoleone III. Scontri e morti e una ferita che i piemontesi digeriranno molto male negli anni. Meno traumatica sarà il trasferimento della
capitale itinerante a Roma e per i Napoletani dover digerire con l'unificazione l'amaro boccone della perdita di Napoli come capitale del regno delle Due Sicilie
Tutti hanno in mente l'epica scena immortalata in diversi dipinti rappresentante la battaglia di Custoza, con l'esercito schierato in
quadrato che resiste valorosamente alla carica della cavalleria Austriaca. In realtà furono uno sparuto gruppo di valorosi Ulani Austriaci, circa 500,
che sfidarono una linea di terrorizzati soldati Italiani.
Una rappresentazione eroica ma costruita del Risorgimento, la battaglia di Custoza
la battaglia di Custoza
Questo quadro del Fattori ci presenta la fase della battaglia di Custoza dove gli Italiani,
superiori di numero, si stringono eroicamente in quadrato. Piaceva alla propaganda dell'epoca
questa celebrazione della sconfitta avvenuta però in modo eroico. Nella realtà non ci fu niente
di eroico nella battaglia di Custoza e nella III guerra d'Indipendenza, che lasciarono una ferita
tanto profonda quanto frustrante nel paese ma dalla quale l'esercito italiano, come al solito,
non volle imparare nulla.
Il quadrato di Villafranca (dipinto di Giovanni Fattori, 1876-1880): a destra il principe Umberto con il suo Stato Maggiore circondato dalle fanterie; a sinistra il capitano comandante della 1ª Sezione del 5º Reggimento d'Artiglieria Coriolano Ponza di San Martino a cavallo e con sciabola sguainata dirige il fuoco dei cannoni contro la cavalleria austriaca. -
Giovanni Fattori - Opera propria, Sailko Attibuzione: CC BY-SA 4.0 - Quest'immagine riproduce una proprietà appartenente all'eredità culturale italiana ed è limitata dalla legge italiana.
Scoordinati e con doppio comando gli Italiani si fanno battere a Custoza. Ma non era poi così disastrosa
L'esercito italiano, enormemente superiore, venne diviso in due comandi dati al Lamarmora e al Cialdini, i quali fecero di tutto e
di più per dimostrare la poca efficienza militare. Lamarmora venne sconfitto ma non in modo catastrofico come lasciò credere. Cialdini
impaurito dalla notizia della disfatta, ricevette l'ordine di avanzare sugli Austriaci e attaccarli.
Assalto Austriaco a Custoza
Description
English: Austrian final assault in Custoza (1866), third italian independence war.
italiano: Assalto finale austriaco a Custoza (1866), terza guerra di indipendenza.
Date Fine XIX secolo, inizio XX secolo
Source http://www.mediaevalmisc.com/gtr/1866.htm
Author Fritz Neumann (1881-1919)- attribuzione: This work is in the public domain in its country of origin and other countries and areas where the copyright term is the author's life plus 70 years or fewer.
L'assalto Austriaco a Custoza
Il pittore austriaco Fritz Neumann catturò l'ultimo, riuscito assalto austriaco a Custoza,
controllata dagli italiani, al culmine della grande battaglia del 24 giugno - 18 km e sette anni dopo la debacle dell'Austria a Solferino.
Cosa era mancato agli Italiani? L'esercito Francese, una unità di comando. Va detto che l'Austria era già in decadenza e la fanteria
più forte in Europa era quella Prussiana, che travolgerà quella Francese di Napoleone III.
Un generale inadeguato: Cialdini si spaventa perché La Marmora è battuto a Custoza e indietreggia invece di avanzare
Cialdini non avanzò, bensì indietreggiò perse tempo e quando si riprese dalla paura provò anche ad avanzare ma la guerra era già vinta
dai Prussiani sul fronte principale, quello che contava. Nel frattempo ci si mise di mezzo pure la Marina con un bis di Custoza.
Raffigurazione evocativa di Maurizio comandante dei Lanceri
Maurizio venne inizialmente destinato al treno di artiglieria, ma allo scoppio della seconda guerra di indipendenza il suo
reparto venne aggregato ai cacciatori delle Alpi di Garibaldi, Sotto il comando del generale Garibaldi si ritrovò ancora
con l'esercito meridionale. In questo caso i suoi compiti furono di istruire le reclute e poi prese parte come ufficiale di
stato maggiore agli avvenimenti del Volturno e seguenti. Nel 1865 era ufficiale di Stato Maggiore nei Lancieri di Foggia e partecipò alla terza guerra di indipendenza Italiana
Che dire? Probabilmente un grande generale magari come Grant avrebbe detto: "incapaci". Eppure Genovesi Napoletani Siciliani, con la marina ci
sapevano fare, le squadre Napoletane avevano combattuto i pirati Barbereschi, gente tosta. Ma niente, mancava come spesso per gli Italiani un
comando adeguato alla situazione.
L'Unità d'Italia non è l'unità della Germania compiuta dalla Prussia. Là nelle caserme non si litiga tra meridionali e settentrionali, tra siciliani e napoletani.
Non tutti accettano di far parte del Regno d'Italia, anche l'Impero Austriaco aveva i suoi sostenitori. E lo Stato Maggiore del Regno d'Italia non accetta i volontari
Fotogramma del film Senso di Luchino Visconti - 1954
Senso di Luchino Visconti
Il film Senso di Luchino Visconti girato nel 1954 tratto da una novella di Arrigo Boito. Il film venne
considerato subito disfattista perché rimarcava il rifiuto dello Stato Maggiore del Regno D'Italia di fare partecipare
alla lotta i volontari. All'epoca , gli anni 50' intervenne anche il Ministro della Difesa che impose
parecchi tagli. Il film offre un quadro del Risorgimento lontano dalla retorica.
Fotogramjma del film Senso di Luchino Visconti -1954 - Pubblico Dominio- Fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/File:Senso5.jpg
Custoza
Una delle poche scene non censurate del film Senso di Luchino Visconti riguardanti la battaglia di Custoza.
Camillo Benso conte di Cavour, la sua morte e con quella le speranze di un'Italia grande e saggia
La morte di Cavour nel giugno del 1861 è stata la più grande disgrazia che potesse capitare al giovane Regno d'Italia.
Cavour sarebbe stato come Bismark, avrebbe incentivato un formidabile sviluppo economico e con la
sua morte il meridione ha perso un formidabile alleato.
Cavour prima di altri aveva capito
che non occorre la spada ma le riforme per governare.In quell'Italia brutta e delusa
dove gli entusiasmi giustificati di essere riusciti in pochi anni a compiere
un'impresa eroica da parte di tutti gli Italiani unendo il paese, si spensero nella
delusione più cocente.
Il brigantaggio e i problemi del mezzogiorno che si risolvono a colpi di lupara
Il brigantaggio era un vecchio problema del meridione e non solo, ma era stato combattuto e soppresso in altre zone come
nel Piemonte del Settecento o in Corsica. Ma nel sud d'Italia aveva continuato a diffondersi. Il governo Borbonico
lo aveva combattuto in modo spietato e inflessibile, molto più che in seguito il governo italiano, ma i risultati
non erano stati eclatanti. Anche in altri stati preunitari come lo Stato Pontificio o in Toscana il brigantaggio
aveva alcune aree di diffusione. Con il Regno d'Italia questo problema risorse in modo fragoroso.
I signorotti del sud sono ben felici che il governo del nuovo Regno d'Italia non dia la terra ai contadini e non introduca
una riforma agraria
Il regno Borbonico era imploso e collassato in un attimo di fronte ai Mille di Garibaldi. I signorotti del sud
da un pezzo non lo sostenevano più e la sua esistenza era in mano a poche grandi famiglie fedeli ai Borboni.
Passato l'Esercito meridionale e arrivata l'unità i signorotti del sud furono
felici che a nessuno nel nord venisse in mente di fare una riforma agraria. I contadini restavano poveri
e traditi nelle loro aspettative.
Li chiamarono... briganti! (They called them... brigands!) is a 1999
Il Brigantaggio e problemi con il meridione
Le promesse mancate al sud portarono una grande insoddisfazione e sfociarono in una rivolta,
peraltro limitata a determinate aree. I contadini non avevano ricevuto la terra promessa da Garibaldi e i Piemontesi
appoggiando la classe dirigente dell'Italia meridionale si guardarono bene dal mantenere. La terra
rimase ai signorotti del sud e per di più non veniva prospettato nessun progresso
nello sviluppo agrario o industriale ne in quello sociale. Il sud aveva ottenuto quello
che una parte di esso aveva voluto a discapito di quella migliore, degli idealisti, aveva ottenuto
di restare come prima.
Fonte: Utente:Vabbè - Screenshot - Fausto Tozzi e Amedeo Nazzari in una scena del film Il brigante di Tacca del Lupo (1952)-Pubblico dominio-Immagine
recolored
L'irrisolvibile questione meridionale: il brigantaggio
Il brigantaggio fu una piaga scaturita anche ma non solo dalla povertà e certamente dalle speranze disilluse dei contadini. I ricchi signori
meridionali si appropriarono delle terre promesse ai contadini in una ruberia facile e indiscriminata, in questi protetti dal nuovo
stato italiano. Gli agenti Borbonici ebbero anche una parte importante nel finanziare i briganti. Qualcuno tra loro dispiegò
anche un drappo con i fiori di giglio emblema borbonico, ma le loro ruberie furono
indiscriminate e compiute ai danni dei cittadini del meridione. Di poi un certo revisionismo piuttosto
falso e becero ha voluto vedere nel brigantaggio un fenomeno oppressivo nei confronti del meridione
attuato dai Piemontesi o dai Savoia.Questa narrazione è cara ai neoborbonici a cui piace evidenziare il vittimismo
del sud confronto al nord. Ma potrebbero esprimersi diversamente senza snaturare i principi stessi dell'essere neoborbonico?
Il brigante di Tacca del Lupo" - Pietro Germi - 1952
L'irrisolvibile questione meridionale: il brigantaggio
Amedeo Nazari in una scena del film: Il brigante di Tacca del Lupo" - Pietro Germi - 1952
L'irrisolvibile questione meridionale: il brigantaggio
L'irrisolvibile questione meridionale: il brigantaggio
Horace Vernet - Walters Art Museum: Home page Info about artwork- Public Domain
In this scene, papal troops intercept brigands who are looting a coach and carrying off its passengers. During the 19th century, brigands, or "banditi," posed a real threat to travelers in rural areas of the Italian states, but they were also idealized as daring outlaws. Horace Vernet, the director of the Académie de France in Rome (1828-34) and professor at the École des Beaux-Arts in Paris (1835-63), was regarded as a leader of the "juste-milieu," or the middle course between the opposing Romantic and Neoclassical factions in French painting. He chose dramatic, often contemporary,
subjects but rendered them with the smooth brushwork and attention to detail associated with the Academic tradition.
L'irrisolvibile questione meridionale: il brigantaggio
Fotografie tratte da "BRIGANTAGGIO SUL MATESE 1860-1880" Edizione Museo del Sannio (BN)-Fonte: http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Briganti/SantanielloCaruso.htm
ANDREA SANTANIELLO da Bracigliano Capobrigante e i suoi uccisori Fiore e Giordano, caprai
L'irrisolvibile questione meridionale: il brigantaggio
Operativo in Basilicata e Cilento Andrea Santaniello era coadiuvato da Maria Maddalena De Lellis
detta "la Padovella", che era stabilmente impiegata nella banda brigantesca come impiegata e amanuense. I briganti
spesso non sapevano leggere o scrivere, la scolarizzazione nel ex regno Borbonico era in certe zone
molto bassa, come in Piemonte nelle zone rurali e contadine, dove i figli dei contadini erano
troppo impegnati nei lavori agricoli che davano sostegno alla famiglia.
Nel rifugio della montagna di Mignano in Campania la Padovella
fece recapitare una missiva a don Leone, il prete, era una richiesta di riscatto esorbitante
con allegata un'orecchia mozzata al nipote di questi che era stato catturato.
Le 900 piastre che ricevette la lasciarono parecchio insoddisfatta, così
fece ammazzare l'ostaggio dopo i pagamenti.
Viene descritta dai detrattori come isterica e sanguinaria.
Le truppe dislocate nel mezzogiorno vennero in parte ritirate nell'aprile del 1867
e il brigantaggio poté tornare a respirare. Maddalena De Lellis e due briganti vennero uccisi
nell'incremento delle attività brigantesche della comitiva. Ma piano piano
le delazioni, le spiate, i premi promessi a chi li faceva catturare ridussero
fortemente i 120 briganti di Santaniello che rimase tuttavia operativo fino
al 1868.
Dopo un duro scontro a fuoco dal quale
Santaniello si salvò per un pelo, corse a rifugiarsi a
Bracigliano, il suo paese, dove però venne denunciato da alcuni suoi paesani intenzionati a riscuotere
la taglia promessa. E questa fu la sua fine.
L'ultimo gregario superstite, Giovan Giuseppe Campagna venne preso dopo poco.
Per saperne di più vedi:
Giovanni De Matteo "Brigantaggio e Risorgimento - legittimisti e briganti tra i Borbone e i Savoia"" Alfredo Guida Editore, Napoli, 2000
Teofilo Patini - http://www.ilvecchioristoro.it/wp-content/uploads/2014/04/bestie_da_soma.jpg - Bestie da soma -1886 - Pubblico dominio
L'irrisolvibile questione meridionale: la povertà del popolo italiano
Dal lavoro. Il ritorno dalla filanda
Eugenio Spreafico
1890 - 1895 - Fonte: https://artsupp.com/en/artisti/eugenio-spreafico/dal-lavoro-il-ritorno-dalla-filanda
L'irrisolvibile questione meridionale: la povertà del popolo italiano
Garibaldi, un galantuomo, si dimette dal parlamento per la repressione
Garibaldi aveva promesso la terra ai contadini, ma i signorotti del meridione se ne impossessarono. Scoppiarono
delle sommosse e il brigantaggio prese il sopravvento. Cavour avrebbe risposto con le riforme, ma Cavour non c'era più e il
governo neonato rispose con la repressione più feroce
Garibaldi al contrario del re era troppo galantuomo per accettare che il meridione patisse tutto questo, e dopo una interrogazione parlamentare
sulla repressione in atto, si dimise dalla carica di parlamentare del nuovo Regno
Il meridione del Gattopardo
Il meridione non voleva riforme, al tempo dei Borboni c'erano i signorotti locali, e con l'Unità gli stessi signorotti
prepotenti restarono al loro posto. Il principe don Giuseppe Tomasi di Lampedusa descriverà bene ne "Il Gattopardo" questo
stato delle cose: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.»
(Tancredi Falconeri, nipote materno di don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, Duca di Querceta,
Marchese di Donnafugata, ne "Il Gattopardo")
Il fenomeno del brigantaggio fu circoscritto e si ebbero vere occupazioni militari
ma di corto raggio da parte dei briganti, fomentati dagli ex Borboni.
Il Gattopardo: ritratto del meridione di allora fotocopia di certo meridione di oggi(senza voler parlare del Settentrione)
Il Gattopardo - Luchino Visconti - blu ray del film -1963- Pubblico dominio
Il Gattopardo
Il Gattopardo, lo splendido romanzo del principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa dal quale è stato tratto il film di Luchino Visconti, dove
il tema del cambiamento, quello della nuova borghesia nei confronti della declinante aristocrazia appare inevitabile. Il cambiamento
è lo specchio di quello spirito di adattamento che i siciliani, sottoposti sempre a nuovi dominatori, hanno per forza di cose dovuto sviluppare.
Brigantaggio: le vittime, meridionali più che altro
Le vittime furono per la maggior parte meridionali. La guardia Nazionale locale era la più colpita. La Sicilia fu
esclusa da questo fenomeno ed ebbe rivolte popolari di altro genere.
La vita stentata dei contadini meridionali per allora
poteva essere paragonata a quella dei contadini e valligiani piemontesi, ma il background di base era altro.
Un settentrione egoista che ai poveri vorrebbe dare piombo
Anche in Piemonte si sentiva il peso della miseria generalizzata, e i possidenti non volevano riforme in favore
del popolo, ma il latifondo non era diffuso e le riforme dovettero essere accettate.
Consideriamo poi che l'Italia di allora non era assolutamente un paese industriale. Da nord a sud non c'era la crescita
industriale come in Inghilterra, in Francia, in Germania. L'Italia restava un paese contadino.
Il pareggio di bilancio come mania
I contadini non ebbero nessun miglioramento dall'Unità d'Italia, la mania di pareggiare
il bilancio portò a rivolte, e acuì differenze sociali, perché come sempre ne fecero le spese i più poveri.
In verità il pareggio nei bilanci è anche una mania moderna, basti pensare in Italia alla Sanità, dove si richiede
sempre più, non tanto di tenere i conti in ordine, quanto di farli pareggiare con poche risorse. Come se la Sanità,
la salute pubblica fossero un'azienda e i suoi fruitori un semplice prodotto del mercato.
In realtà la politica sposta solo i soldi e le risorse dove vuole, allora il pareggio di bilancio è raggiunto tagliando
costi e servizi necessari ai cittadini.
Nell'Italia unita un fiume di soldi erano stati spesi e dove fossero andati
nessuno lo sapeva, intascati da approfittatori. E l'esercito e la flotta vennero sconfitti
vergognosamente a Custoza e Lissa.
Nichilisti nella sconfitta
Sembrava che il trono dovesse cadere, che fosse tutto fragile.
Il Regno d'Italia aveva preso una sberla dopo l'altra e era uscito dalla terza guerra d'indipendenza umiliato,
c'era persino chi si consolava dicendo "Meglio così, meglio aver perso, abbiamo salvato il Regno".
Lissa naval battle, July 20th,1866; the Austrian navy against the Italian fleet. The RN Re d'Italia is sinking after being rammed by Tegetthoff's flagship, the SMS Ferdinand Max.
- Carl Frederik Sørensen - 1. Heeresgeschichtliches Museum Wien (selbst erstellt[sic!] Pappenheim) 2. barletta.news24.city - attribuzione: Public Domain