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28.I Mercanti di Saint Jean de Maurienne







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Mathieu, il fascino del commercio

Il fascino del commercio però attira Mathieu Juniores uno dei figli di Humbert che prende il nome dallo zio Mathieu. Questi studierà da mercante e andrà anche lui ad aprire bottega nella strada principale di Saint Jean de Maurienne, con gli zii Jean Pierre e Mathieu.

Mathieu juniores e la consorte Salomè Desolles






Mathieu Juniores

Mathieu Junior Cenni biografici

V MATHIEU Juniores (Lejeune)(morto a Saint Jean de Maurienne. St. Cristophe il 17 Settembre 1675). Mercante, abitante di Saint Jean de Maurienne. Sposa a Saint. Jean de Maurienne. Il 25 Aprile 1655 Salomeé Hble Desoulles, figlia di Claude, di Villargondran.




Salomè Des Olles

Salomè Des Olles Cenni biografici

Salomeé Hble Desoulles, figlia di Claude, di Villargondran.
Il padre è procuratore fiscale del vescovo. Salomeè darà il nome del padre al figlio Claudio, che sarà procuratore fiscale a sua volta.
Sposa a Saint. Jean de Maurienne. Il 25 Aprile 1655 Honorable Mathieu Didier, borghese e mercante della città.






Un mercante abile e fortunato

Mathieu juniores era un mercante molto abile con i calcoli e i pesi e nell'organizzare il lavoro nelle sua bottega. Il suo obbiettivo era il guadagno. I soldi per lui erano importanti e c'era una certa aria di calvinismo in lui. Dio lo aveva reso ricco finché laborioso e meritevole di ciò.






Il segreto di un successo





I Didier erano ricchi mercanti e i loro affari prosperavano. Sì ma quale era il segreto del loro successo? Era molto semplice, la fortuna dei Didier si basava sulla loro capacità di persuasione e sulla fiducia che sapevano guadagnarsi. In parole povere, sapevano vendere come oro anche del ferro. Erano affabulatori più che convincenti.






Una leggenda tramandata nei secoli





Ancora in tempi moderni i Didier conoscevano questa particolarità dei loro antenati mercanti, ancora nel novecento, nel secondo dopoguerra la leggenda era rimasta. I Didier sapevano fare apparire un drappo di qualità, ma di valore modesto, come un tessuto d'oro, erano abilissimi venditori e più che capaci a gettare fumo negli occhi.






Drappi e stoffe e ancora mercanti





Drappi e stoffe

Veniva prodotta a Saint-Jean e nei comuni che la circondano molta stoffa bianca e nera, del paese di Maurienne, e ne venivano inviate grandi quantità a Chambéry e nel Briançonnais. Una pezza di settantanove aunes valeva 80 fiorini. Vi erano pezze speciali per coperte da letto, al prezzo di 24 fiorini per ventinove aunes. C'erano magazzini di lenzuola del Dauphiné. I mercanti di Chambéry, Annecy, Ginevra, venivano a fare scorta a Saint-Jean e concordavano con mulattieri o vettori per il trasporto, se non avevano i loro animali, si mettevano d'accordo tra loro in modo che il mulattiere avesse un certo numero di carichi da portare nello stesso viaggio. Nel 1554, trasportare un carico da Saint-Jean a Chambéry costo 33 soldi sabaudi.

Se vogliamo avere un'idea di quello che avremo trovato in una merceria, entriamo, il 11 ottobre 1540, con Nicolas Juglar, a Pointet du-Bourg, al seguito di Georges Truchet, sostituto di Bon-Amédée Baptendier, Courrier e giudice comune della città e della giurisdizione, che farà l'inventario dei beni appartenenti al patrimonio di Amédée Truchet, sua cugina, nella sua merciera. Trascurare gli avannotti: spille, fibbie, aghi e aiguillettes, filo arcaico, temperapiume, coltelli, filo, pettini, bufalo e Jayet, ecc.; troviamo sugli scaffali: tele, di Parcy e Belleville; bougrant (bocquerant); piume di varie lunghezze, con catene, con scatter, per berretti da uomo; spunti (code) di volpe; cinture in pelle e lana, cinture spagnole; nastri (ryban); copricapi di Ginevra, copricapi dorati realizzati a mano, cuscini, copricapi di seta; gorgiere di Ginevra e Cambrais; collets da donna; berretti da Carmagnola, Le Puy e Nantua; fusciacche e cordoni di seta e stoffa d'oro; delle trecce e passamanerie d'oro e d'argento; dei pezzi di taffettà; e proprio accanto, pepe, gin allo zenzero, noce moscata, chiodi di garofano, spezie di Ginevra e zafferano.

Vediamo che i nostri commercianti hanno fatto molte scorte a Ginevra; andarono anche a Milano, a Lione e Parigi, con i loro muli, e facevano scambi con francesi, svizzeri e Italiani, venuti a Saint-Jean per le fiere Le Palme (Rempeaulx), la Natività e la decollazione di San Giovanni Battista e la festa di Tutti i Santi. Quanto ai soldi, se gli mancavano, o non ne avevano, non c'è bisogno di andare fuori città per prendere un prestito a condizioni oneste.

Il giovane ordinato, educato, laborioso, che voleva aprire un negozio, avrebbe trovato facilmente una borsa disposta a unirsi al suo lavoro. Così, con atto del 19 Settembre 1574, viene consegnato a Pierre Rapin, giudice Courier ad Amedè Bordon, borghese della città, una somma di 500 fiorini, "per usarli e trafficare legalmente in merci e traffici onesti e consentiti", alle seguenti condizioni:
1° avrà il creditore metà dell'utile di fine anno;
2° subirà metà delle perdite, se Bordon arriva a farne non per colpa sua;
3° ha il diritto di vedersi restituire i suoi soldi, quando vuole, per preavviso con sei settimane di anticipo;
4° anche Bordon può risolvere il contratto a propria discrezione, restituendo il capitale di 500 fiorini e contabilizzazione dei profitti; coscienziosamente e in buona fede, affermano le parti.

Casi di peste

Abbiamo indicato le quattro fiere che, già a quel tempo, si tenevano a Saint-Jean. Nel 1575, essendosi manifestati casi di peste in Savoia, Emmanuel-Philibert, in occasione della Fiera di San Giovanni, ha ordinato di chiudere le porte della città e di far entrare solo persone con certificato sanitario. Il segretario della polizia, Marquet, ha iscritto in un registro tutti i viaggiatori che, dal 10 giugno al 20 agosto, hanno lasciato Saint-Jean per uscire da La Maurienne.

Ne ricaviamo una tabella molto perspicace e informativa sul commercio dell'epoca e sul movimento di viaggiatori attraverso la Maurienne. Notiamo, tuttavia, che sebbene Marquet dichiara che Saint-Jean è " luogo non sospettato, grazie a Dio, di alcuna malattia contagiosa, il numero di viaggiatori deve essere stato inferiore durante questo periodo rispetto ai tempi ordinari.

Questo è un totale di 405 viaggiatori in 71 giorni; di questo numero, solo 41 sono abitanti di Saint Jean. I mercanti vengono da Torino, da Ginevra, di Thonon, da Flumet, da Annecy, da Chambéry, Lione e Delfinato. Quelli sono mercieri, drappieri, commercianti di bestiame e muli, chaudronniers (battitori di utensili da cucina e caldaie) e vetrai. Quasi tutti guidano muli carichi di merce; ci sono carovane di dodici, di quindici muli, guidati da due o tre mercanti e dai loro servi. Tra gli abitanti della città ci sono venditori ambulanti che vanno con i muli in Tarentaise, in Faucigny, ecc. ; altri compreranno tela, stoffa, merceria, a Lione e Ginevra. Tra i pellegrini diretti a Roma e Loreto, o tornando, otto sono poveri che mendicano lungo la strada; Marquet li annota con attenzione. Tutti, prima di continuare il loro viaggio, fanno una stazione (sosta) nella cattedrale di Saint Jean, per venerare le reliquie di San Giovanni Battista. I pellegrini sono sessantaquattro. Un gran numero di abitanti della Maurienne compiono il pellegrinaggio a Roma. Ci limiteremo a citare: nel 1574, Pierre Comte, di Saint-Jean, che rimase diversi anni a Roma; Thomas Roche, di Saint-Michel, Philibert des Oules, di Villargondran (antenato di Salomé Des Olles, consorte del mercante Mathieu Didier), e Philippe Testu, di Saint-Pancrace; qualche anno dopo, Pierre Salière d'Arves; nel 1588, il canonico Humbert de Jorcin, fratello del giudice della Correrie, che vi soggiornò a lungo, perché mandò una procura al canonico Trabichet per la gestione della sua attività commerciale.

Per tornare al registro di Jean Marquet, le partenze più numerose hanno luogo il 25 e 26 giugno; il documento indica il numero di giorni che ogni mercante ha trascorso in città, è così da tre a sei giorni. Alcuni fanno escursioni nelle città circostanti. Un marchio ancora a volte indica le locande dove i viaggiatori sono alloggiati; è quando, avendo un referto sanitario, lo hanno prodotto a testimoniare come attestato che non provenivano da luoghi sospetti. Alla data del 21 giugno, tra le quattro e le cinque ore di sera, il segretario che ci ha lasciato queste note, scriveva a margine: qui la terra tremava.






Il principe vescovo di Maurienne Paul Millit





Paul Milliet conosciuto come Paul Milliet de Challes o de Faverges nacque il 7 dicembre 1599 e morì il 31 ottobre 1656 a Torino, Prelato sabaudo del XVII secolo, vescovo di Maurienne, originario di Famiglia Millet.

Figlio di François-Amédée Milliet, conte di Faverges, consigliere di Stato, e della sua seconda moglie Diane Costa d'Arignano. È nipote di Philibert Milliet (1590-1624), vescovo di Maurienne, poi arcivescovo di Torino.

Carriera ecclesiastica

Teologo e giureconsulto, definito “una delle creature del cardinale Maurizio di Savoia”, fu ciambellano di papa Urbano VIII. Vescovo di Maurienne nel 1641, cancelliere dell'Ordine di Savoia, Ma solo nel 1640 ottenne la convalida della sua nomina da Madame Royale, Christine de France, che gliela aveva sempre negata. Iniziò ad officiare nel 1642, tramite Per mezzo del suo avvocato Pierre Duvernai, vicario generale di Maurienne iniziò nel 1642 a officiare in Maurienne. Fondò la cappella Saint-Honoré Nella cattedrale di Saint-Jean-Baptiste a Saint-Jean-de-Maurienne fondò la cappella Saint-Honoré ponendo il proprio stemma all'ingresso di questa. Gli ufficiali del duca di Savoia contestarono le immunità ecclesiali e il suo episcopato si rivolse tutto nella difesa di queste, dovette a recarsi a Torino più volte per queste ragioni, e in quella città vi morì.






I mercanti preferiscono il compromesso piuttosto che le armi





Mathieu Juniores non portava sempre la spada come facevano i nobili e men che mai la tirava fuori ogni momento. La bilancia e i pesi per pagare i soldi dei guadagni erano i suoi strumenti. Era accomodante e sempre propenso al compromesso, al contrario dei nobili. Si bisognava scappellarsi davanti a loro altrimenti si sarebbero offesi, ma infine poteva vederli come parassiti.




In realtà Mathieu era ben conscio che veniva considerato solo un mercante, anche se faceva girare i soldi era comunque escluso dalle grandi cariche di comando, appannaggio dei nobili. Per questo avrebbe voluto essere nobile anche lui, ma la sorte in questo caso non era stata propizia. E pensare che solo 200 anni prima, grazie alla sua ricchezza avrebbe potuto comperarsi un'armatura e giostrare un poco con le armi, acquistare un bel destriero e sarebbe stato nobile.






Il pricipe vescovo Hercule Berzet o Ercole Berzetti in Italiano





Hercule Berzet in italiano Ercole Berzetti di Buronzo nacque a Buronzo in Piemonte e morì nel 1686. Soldato e prelato del XVII secolo, fu vescovo di Maurienne dal 1658 al 1686.
Hercule Berzet in Italiano Ercole Berzetti era piemontese, dalla nobile famiglia dei Conti di Buronzo. Ebbe il titolo di Prelato domestico di Alessandro VII poi quello di Assistente al Soglio Pontificio ma si qualificava anche come Patrizio e Senatore perpetuo della città di Roma. Vescovo di Maurienne il 6 maggio 1658 dopo che la sede di Saint-Jean-de-Maurienne era rimasta vacante per due anni da quando era morto il vescovo Milliet. Hercule Berzet iniziò la sua visita pastorale nel 1674, consacrò molte chiese della valle. Sembra che fosse ligio al digiuno che praticava ogni venerdì, imponendo questa pratica al suo clero. È responsabile del restauro di molte chiese: Valloire, Termignon, Albanne, Fontcouverte. Nella chiesa di Valloire si trova il suo stemma e il suo sigillo è costituito da una figura “su un sedile di fronte al pulpito”.

Per una biografia completa vedi:
https://fr.wikipedia.org/wiki/Hercule_Berzet






Le stoffe di Saint Jean de Maurienne





Il commercio delle stoffe portava in Maurienne molti drappi e stoffe dall'estero, sopratutto per i drappi e le stoffe di pregio, come si vede negli inventari del tempo: dappi di Catalogna, catalogne di Genova saie di Valence, drappi di Paris, tele di rite, indiane, satinate, calamandre, drappi di Segovia, drappi di Romans, tele di Lorena.

La lavorazione tuttavia restava più facilmente locale, c'erano dei sarti e delle sarte un poco dappertutto; se ne trovano un grande numero a Saint Jean dal XVII secolo e al XVIII. Troviamo sarti a Aiguebelle a Saint Andrè a la Corbiere.





A saint Jean de Maurienne nel 1577 un sarto, Jean Didier, prende un apprendista, Jean Cestu, figlio di Gaspard, a 115 fiorini per anno, nutrito con un bicchiere di vino a ciascun pasto.



In campagna il sarto lavora in casa, o ben più sovente lo si prende alla giornata per fare a domicilio del cliente tutti i lavori eventuali.
A fianco del sarto si trova nel borgo di Saint Jean sopratutto dei mercanti di stoffe che fanno il commercio dei drappi del paese, e sopratutto delle stoffe.






Il lavoro di mercante





Fulling and dyeing 1596 painting by Isaac Claesz. van Swanenburg (Museum: Museum De Lakenhal) License: Courtesy of Wikimedia Commons - public domain

La follatura e la tintura

La tintura richiedeva grandi vasche. I Didier avevano nelle loro botteghe le vasche per la tintura, ma il maglio per la follatura era decentrato e situato su un mulino lungo il fiume. Il maglio o meglio la gualchiera, era la macchina tessile utilizzata per battere e pressare i tessuti di lana, in modo da infeltrirli, indurirli e renderli impermeabili. L'invenzione risale agli antichi romani e agli arabi, ma il suo uso intensivo è attestato a partire dal XIII secolo, prima nel mondo antico queste macchine c'erano ma era molto rare poiché c'era grande disponibilità di schiavi e non si vedeva la necessità di usarle. Solo a partire dal tardo impero Romano, quando non c'erano quasi più schiavi ma salariati presero a diffondersi.La stoffa, imbevuta di soluzioni alcaline, saponose o acide, veniva impilata e in acqua calda posta sotto a una energica pigiatura. Così si ripuliva la lana dal grasso ovino residuo, e il panno si restringeva di oltre la metà, cosicché si ispessiva, ed era facile da tagliare senza filacci, conferendogli una buona resistenza, che si traduceva anche il una pesantezza e durata.

Removal of the wool from the skins and combing 1596 painting by Isaac Claesz. van Swanenburg (Museum: Museum De Lakenhal) License: Courtesy of Wikimedia Commons -public domain

Fasi della lavorazione della stoffa

Washing the Skins and Grading the Wool 1596 painting by Isaac Claesz. van Swanenburg (Museum: Museum De Lakenhal) License: Courtesy of Wikimedia Commons - public domain

Fasi della lavorazione della stoffa

Spinning, warping and weaving 1596 painting by Isaac Claesz. van Swanenburg (Museum: Museum De Lakenhal) License: Courtesy of Wikimedia Commons - public domain

Fasi della lavorazione della stoffa: Filatura, orditura e tessitura






Frati imprenditori





Moulin à foulon de draps de Lodève (dessin de Jean-Baptiste-François Génillion, http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b77422445.r=Foulon.langFR) Autore: Moreau.henri -This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Un mulino per la follatura

Si sa che i Cappuccini di Saint Jean avevano installato nel loro convento una fabbrica di drappi per il loro uso, e la vendita al pubblico. Tre frati erano impiegati e avevano al loro ordini dei domestici e degli operai presi dal di fuori, alla giornata. La filatura veniva fatta in casa e la follatura, operazione di lavorazione che rende più compatto il tessuto e meglio impermeabile, necessitava di un maglio e questo si trovava presso il fiume che scorre a Villargondran






La macchina per la follatura del tessuto





A fulling mill from Georg Andreas Böckler's Theatrum Machinarum Novum, 1661 - public domain

macchina per follare

Una "gualchiera", macchina costituita da due grossi martelli in legno, che si muovevano alternativamente da una ruota idraulica verticale. La ruota non era come nei mulini tradizionali orizzontale adibiti alla molitura del grano, ma era sistemata verticalmente rispetto all'acqua.

















































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29. Honorables e Bourgois







Jan Steen (1625/1626–1679) - The Dissolute Household -between 1661 and 1664 -Web Gallery of Art - public domain











I Didier da Honestus a Honorabilis





I Didier che in precedenza erano appellati "onesti" (Honestus) a Saint Jean de Maurienne sono adesso appellati "onorabili" (Honorables) e "Bourgeos" cioè Borghesi della Città, hanno botteghe nella via principale di Saint Jean de Maurienne, "La Gran Rue", vestono abiti di stoffa migliore e così per le loro mogli, inoltre essi hanno qualche possibilità in più, come quella, di tenere l'archibugio.

Mappa della ciità di Saint Jean de Maurienne

La Grande Rue

La Grande Rue doveva apparire simile all'immagine sopra. Questa è una parte ove non sono stati aggiunti i portici. Nel 1835, il sindaco Sibue' Ducol fece tagliare la rue Neuve, allargare la Gran Rue, costruire i portici, radere le costruzioni della Porte Marenche e la metà di Notre Dame dal lato del campanile. Si dovette abbattere il campanile così isolato, ma l'operazione si rivelò troppo costosa e torre rimase.






La Catedrale di Saint Jean Baptiste





La cattedrale di Saint Jean Baptiste

La chiesa ha poco della struttura che aveva al tempo delle fortune dei Didier, nel XVII secolo. Del resto era andata rovinata da una inondazione che l'aveva danneggiata drasticamente. La sua originaria struttura Romanica, recuperata nel XXI secolo e che oggi si può osservare è sostanzialmente diversa dallo stile decorativo gotico del XVII secolo. Qui sopra nell'immagine si vedono in particolare gli stalli lignei desinati alla sedute del Capitolo della cattedrale. Qui divisi in ranghi, sedevano i canonici e un posto era riservato al re di Francia. Ancora oggi seguendo la tradizione il posto d'onore viene riservato al Presidente della Repubblica Francese, che è Canonico di diritto.

In questi stalli, al 12 posto sedevano i vari Didier canonici della cattedrale che dal XVII secolo si susseguirono.

In questa cattedrale la famiglia Didier di Saint Jean de Maurienne sempre a partire dal XVII celebrò alcuni suoi matrimoni, e registrò i battesimi dei nuovi nati, e qui ricevettero l'ultima messa i congiunti defunti.






La chiesa parrocchiale di Saint Christophe





Saint Christophe

Due furono le chiese usate dalla famiglia Didier di Saint Jean de Maurienne per gli avvenimenti religiosi: la cattedrale, e la chiesa parrocchiale di Saint Christophe. La chiesa di St- Christophe, ai piedi del cimitero, a ouest che fu soppressa nel 1807, e la parrocchia riunita a quella di Notre-Dame che faceva capo alla cattedrale di Saint Jean Baptiste.






Carlo Emanuele II, Duca di Savoia


Carlo Emanuele II

Carlo Emanuele II di Savoia nacque a Torino il 20 giugno 1634 e morì a Torino il 12 giugno 1675. Duca di Savoia, principe di Piemonte dal 1638 al 1675. Si disse anche re nominale di Cipro e re di Gerusalemme.
Persecuzione dei Valdesiani Carlo Emanuele II sospinto dalla cattolica madre Cristina di Francia nel 1655, incaricò il marchese di Pianezza di "ristabilire l'ordine" con le sue milizie. La Congregazione romana "per propagare la fede ed estirpare gli eretici" aveva approvato il progetto. Relegati nel ghetto costituito dalle Valli del Pellice, della Germanasca e del Chisone, i Valdesi accolsero senza sospetti le milizie nelle loro case ma il sabato Santo, ad un segnale questi diedero inizio al massacro (Pasque piemontesi). Secondo le usanze della soldataglia vennero consumate delle atrocità contro donne e bambini. I protestanti ne furono così sgomentati che Olivier Cromwell si interessò della salvezza della comunità valdese, in questo sollecitato dai pochi pastori che erano riusciti a salvarsi. Cromwel interessò Ginevra a seguito di una intensa attività diplomatica, e i cantoni protestanti, anche il cardinale Giulio Mazzarino ministro del giovane Luigi XIV ne venne coinvolto. Infatti a buona ragione il popolo Valdese ingiustamente perseguitato doveva essere considerato come rappresentante "l'anello di congiunzione del protestantesimo con l'età apostolica".

Nel 1663 data della morte della duchessa madre Madama Reale iniziò a regnare Carlo Emanuele II. Le casse del ducato erano vuote, il sistema militare decaduto, molti comuni rimasti privi di buoni amministratori. In politica estera le tensioni con i protestanti del nord erano fortissime anche a seguito della persecuzione dei Valdesi del 1655 che aveva condotto al massacro (Pasque piemontesi) .
Carlo Emanuele II riformò l'esercito ne licenziò i mercenari, che ne erano il nerbo ma che avevano raggiunto costi proibitivi. Vennero armati cinque nuovi reggimenti interamente piemontesi dai nomi: "Piemonte","Savoia","Monferrato","Saluzzo", "Guardie". Il duca tornò a munirsi di una cavalleria e le vecchie fortificazioni vennero messe a nuovo. «il signor Duca di Savoia si può gloriare di essere l'unico principe d'Italia che tiene vivo nei suoi popoli l'antico valore della nazione.» scrisse l'ambasciatore di Venezia considerando poi l'inconsistenza delle milizie provinciali. Il Duca istituiva nel 1661 qualcosa di simile a una Scuola Pubblica, messa a carico dei Comuni. L'accattonaggio venne bandito con un decreto, l'Ospedale di Carità si sarebbe dovuto fare carico di accudire i poveri mendicanti. Amante delle arti Carlo Emanuele II volle anche trasformare Torino ancora medioevale, venne creata la centrale Piazza San Carlo, e si progettò il castello di Rivoli.



Per una biografia completa vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Emanuele_II_di_Savoia









Le corporazioni di Saint Jean de Maurienne: i Didier appartengono alla corporazione di Santa Lucia



Lucía de Siracusa par Domenico Beccafumi.- 1521 - Domenico Beccafumi — Web Gallery of Art: Image Info about artwork - Domaine public Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b4/Saint_Lucy_by_Domenico_di_Pace_Beccafumi.jpg

Nelle carte del Cinquecento troviamo menzionato sei confraternite. Le meno importanti, o meno conosciute, sono: 1° Quella di Sant'Eloi, per orafi, orologiai, fabbri, ecc.; 2° Quella dei Santi Crepin e Crespiniano, per la corporazione dei calzolai; il suo altare esiste ancora due secoli fà nella cattedrale; 3° Quella di Santa Luce, per mercanti drappeggi, merceria, sarti e sarte. Lo troviamo ancora nei primi anni del nostro secolo. Intorno al 1814, sotto il patrocinio di Saint Hommebon, ed è scomparso pochi anni dopo. Fu solo istituita la Confraternita del Santissimo Sacramento tra gli anni 1592 e 1594, di P. Esprit di La Baume, o meglio di La Balme. Ottenne di vendere l'antica cappella della Réclusière, a Pré de l'Évêque, che fu poi ricostruita, come la testimonia lo stile delle sue volte e le suo antiche finestre ancora visibili sulla faccia esterna dei muri. Fu aggiunto un edificio principale per il rettore. Il primo a ricoprire questo incarico fu il canonico Antoine Cornu o Cornuti. Le prime famiglie della città si era affrettato ad entrare nella nuova confraternita e a contribuire alle spese della ricostruzione della cappella. Pierre Salière d'Arves, uno dei principali confratelli, capitano di fanteria e comandante di Fort d'Arves, aveva lasciato in eredità, a questo scopo 50 fiorini. Il priore Cornuti si dimise il 13 gennaio 1597. Durante la rivoluzione, la cappella fu trasformata in un deposito militare, e più tardi, servì da caserma fino a dopo il 1860.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne, la Confraternita del Santo Spirito

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Due erano le Confraternite principali di Saint Jean de Maurienne. La Confraternita del Santissimo Sacramento fu istituita tra gli anni 1592 e 1594, da P. Esprit di La Baume, o meglio di La Balme. Ottenne la vendita dell'antica cappella della Réclusière, a Pré de l'Évêque, che fu poi ricostruita, come testimonia lo stile delle sue volte e le sue antiche finestre ancora visibili sulla faccia esterna del muri. Fu aggiunto un edificio principale per il rettore. Il primo a ricoprire questo incarico fu Antoine Cornu o Cornuti. Le prime famiglie della città si era affrettate ad entrare nella nuova confraternita e contribuire alle spese della ricostruzione della cappella. Pierre Salière d'Arves, uno dei principali colleghi, capitano di fanteria e comandante del Fort d'Arves, lasciava in eredità, a questo scopo 50 fiorini. Il priore Cornuti si dimise il 13 gennaio 1597.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Una delle confraternite più antiche di Saint Jean de Maurienne era quella dello Spirito Santo.

il Capitolo le concesse l'autorizzazione di usare una campana per annunciare le sue assemblee: l'atto fu redatto nella cattedrale dal notaio Bertet, damoiseau.

Questa confraternita esisteva in quasi tutte le parrocchie di Maurienne e ci sono pochi testamenti dove non leggere alcuni lasciti o donazioni in suo favore, anche solo di una misura di grano o di vino.
A Saint-Jean, le sue principali proprietà consistevano nella casa in rue du Mollard d'Arvan e in vigneti situati oltre Bonrieu.

La prima condizione per l'ammissione alla confraternita, era quella di dover essere "manant", cioè abitante e cittadini del comune, e questo è naturale. Questa confraternita era, per certi aspetti, una delle forme della comunità; era quindi logico che si potesse godere dei beni e privilegi della confraternita solo dopo essere diventato cittadini o membri dalla comunità.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Lo scopo speciale della confraternita era di stringere i vincoli di carità e di fraternità tra i membri della comunità e si era posta sotto la protezione dello Sprito Santo, prendendo il suo nome. La sua festa era del tutto naturale quella di Pentecoste. Veniva celebrata prima con grande sfarzo in chiesa; poi, siccome l'uomo non è fatto solo spirito, con un pasto comune, al quale tutti i membri, nobili e borghesi, ricchi e poveri, andavano in processione e aveva luogo al Pré de l'Évêque. Questo pasto è stato uno degli atti essenziali della confraternita. Per questo venne chiamata La Confraternita per eccellenza; far parte della confraternita significava essere responsabile della preparazione del pasto; abbiamo anche detto prenderne parte, prendere la propria parte del pasto, né più né meno come gli altri confratelli.
Il pasto veniva seguito da balli al suono dei violini, dei loro archi, il rubec, e poi si tornava in città in processione e cantando inni e preghiere.
Secondo alcuni autori, presto, quello che prima era un divertimento innocente divenne un pretesto per immoralità e licenziosità. Questo perché i modi del mondo moderno non corrispondono a quelli del XVI o XVI secolo, che sembra essere ai posteri un mondo puro e innocuo secondo i canoni della morale moderna.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Le volontà dei benefattori della confraternita era prima di tutto partecipare a tutti i servizi religiosi prescritti; poi vi erano : alcune distribuzioni di aiuti ai confratelli indigenti, altre distribuzione di elemosine, in generale, qui del sale, là del pane, del vino, dell'olio per l'insalata quaresimale, e tutti, anche i ricchi sebbene i poveri li ricevessero con premura, in segno di unione e di affetto fraterno. Il distintivo della confraternita consisteva in una fascia rossa. I priori aggiunsero un grande rosario che fu chiamato il rosario della confraternita, e veniva solennemente consegnato il giorno della loro elezione. A Saint-Jean, la confraternita era governata da due priori eletti, ogni anno, uno dalla nobiltà l'altro dalla borghesia.

Ogni anno, nel mese di febbraio o marzo in assemblea del Consiglio Generale della città, i priori, di concerto con i sindaci, il vicario generale e il Corrier magistrato della Correrie, designavano il confratello che era responsabile della lavorazione dei vigneti della confraternita, a sue spese; i poveri erano esenti. Questo eletto, i due priori fornirono quanto occorreva per il pasto della confraternita per l'anno successivo.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Qualche tempo prima di Pentecoste, i priori e sindaci firmavano convenzioni con fornai e macellai; a volte i priori stessi compravano i buoi che dovevano essere macellati. Per il pane, poiché la confraternita aveva un forno nella sua casa in strada d'Arvan, il fornaio, che lo teneva in affitto, lo cucinava a prezzo concordato; ogni pagnotta doveva avere un dato peso, il legno era fornito dai sindaci. Era anche in questo forno che venivano cucinati i pasti. La nomina di colui che, con i priori, avrebbe dovuto fare la confraternita, cioè organizzare il pasto, a volte incontrava serie difficoltà. Così, in un consiglio tenutosi 8 marzo 1545, il vicario generale François Bonnivard ha ricordato ai nobili priori Jean Rembaud e allo spettabile Jacques Delacombe e Michel Boson, che loro dovessero, sotto pena di una multa di 100 livres, prepararsi a fare la confraternita per l'anno successivo, 1546, e, di conseguenza, lavorare le viti. Boson rispose che, gravato di debiti, gli era impossibile assumere questa carica. Il 15, il Consiglio generale ha indicato Claude Brun, che ha affermato allo stesso modo la sua povertà. Il Consiglio ha ordinato che entrambi avrebbero fornito, prima di Pasqua, la prova delle loro scuse; altrimenti, sarebbero stati condannati a fare La fratellanza, cioè a preparare il pasto.

Vediamo che la fratellanza dello Spirito Santo era veramente un'istituzione municipale e così le questioni che la riguardavano, in particolare quella del pasto solenne di Pentecoste, venivano trattate dal Consiglio Generale come le attività più importante della città. Inoltre, le forniture enormi che questo pasto richiedeva, dimostrano che tutti o quasi tutti i cittadini avevano capito che si trattava anche di una questione municipale. Vediamo l'imbarazzo e la spesa che questi preparativi hanno imposto. Le entrate della confraternita potrebbero essere insufficienti o di difficile percezione; inoltre, le spese per la coltivazione delle vigne richiesta agli eletti dovevano essere anticipate, in questo modo non era assicurato di rientrare dalle spese.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Un dettaglio che mostra quanto fosse solenne tutto ciò che riguardava il pasto della confraternita. Il 1 maggio 1560, al termine di una sessione del Consiglio, i sindaci di Pont de Montarlot, Jean Mestrallet e Martin Ulliel, coadiuvati da otto consiglieri, vanno alla casa della confraternita, e chiedono a Pierre Barbier, forniere e affittuario del forno di detta la fratellanza, parlando alla sua persona, se voleva acconsentire a quanto sarebbe stato detto e deliberato nell'ultimo consiglio tenutosi in questa città in merito alla fornitura del necessario per cuocere i pani e cucinare per le vacanze vicino Pentecoste, a seguito della requisizione fatta dal nobile François des Costes, mastro Mathieu Davrieulx e Jacques Truchet, priori moderni. Barbier mostra il suo contratto di locazione e dimostra che lui non ha l'obbligo di fornire legna per la cucina della confraternita. Su questo, si decide che la legna sarà fornita dai priori e pagata dai sindaci, ai detti priori. Per cuocere il pane, i sindaci pagheranno 3 denari sabaudi forti per litro di grano; ogni pane peserà una libbra e i sindaci ne daranno uno al fornitore con le solite spese. Atto di questo accordo è redatto nella strada e davanti casa.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Testamenti

C'erano i confratelli morti, vale a dire mantenuti nella confraternita dopo la loro morte. Ci sono un gran numero di testamenti nel Libro della confraternita che citano questi. I confratelli assumono l'obbligo per gli eredi di pagare, per un certo numero di anni, il contributo, in denaro, grano o vino, in modo che il testatore rimane, durante questo periodo, un membro della fratellanza, come confratello defunto.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Raccontiamo una storia riportata dall'abate Trichet, nei suoi eminenti studi sulla Maurienne, di un grave incidente, del quale un piemontese di nome Pierre Subiecta, fu sia causa che vittima, e che ha avuto conseguenze spiacevoli per i Sindaci di Saint-Jean, Louis Girollet e Jean Gros, e una modifica al programma della festa della confraternita dello Spirito Santo.

Era l'anno 1550. Secondo l'usanza, il pasto aveva avuto luogo nel Pré de l'Évèque. Era finito e la confraternita era impegnata in vari divertimenti, tra l'altro danze, al suono del rubec, sotto la gestione dei priori e dei sindaci. Il rubec (o rebec, una sorta di viola) ha svolto un ruolo importante nelle feste di questo periodo. Chi sapeva suonare il rubec poteva contare inviti a cena frequenti e oneste ricompense. Il prezzo di questo strumento lo metteva alla portata di chiunque avesse un gusto per la musica e lo stomaco compiacente; costava 2 fiorini, che non impedì che il suo acquisto fosse oggetto di un atto davanti a un notaio, come l'acquisto di un feudo o la cucina del pasto della confraternita. Purtroppo, date le circostanze, il vino di Saint-Jean allora produceva gli stessi effetti di oggi, così che le teste si scaldavano, a grande detrimento della dignità della fraternità e della sicurezza dei passanti eccessivamente curiosi. Ecco cosa il signor Dasnières, procuratore di Subiecta, ha detto al Parlamento di Chambéry, nel mese di giugno 1550.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

"Venendo della les monts al servizio del Re, Subiecta arrivò alla vigilia dell'ultima Pentecoste a Saint Jean de Maurienne. Il martedì successivo, terzo giorno di detta festa, i signori e altri plebei sono insieme nel prato fuori città chiamato il prato del vescovo. Vestivano di rosso (come tutte le volte Subiecta gli fa dire), gli uni portavano sciarpe rosse con insegne spiegate e altri ancora, vari equipaggiamenti, e sentendo grandi fasti e trionfi, il detto Subiecta pensando che ci fossero persone per fare qualcosa per passare il tempo, per sapere e ascoltare cosa succedeva. Parlando ad alcuni della suddetta compagnia chiese un rubec a uno vicino, quello che stava guardando. Il detto Subiecta se ne andò con il rubec. Si sarebbero avventati su di lui molti della detta truppa plebea dandogli grandi colpi, alcuni con spade, altri con feuillantes che loro portavano, gli altri con i loro mantelli, così che era molto ferito e indignato, comunque Subiecta si difese molto bene e fu portato a casa del Boeuf (Bue) nella detta città dove fu derubato fino a lasciargli solamente la sua camicia ed è stato così umilmente calpestato dai detti sconosciuti che non sapeva se sperare in nulla dalla sua vita. Di poi venuto in convalescenza richiese agli ufficiali del detto luogo di Maurienne di ottenere giustizia contro chi aveva commesso i detti delitti e li aveva perpetrati nella sua persona. Di questa richiesta di giustizia l'ufficiale non avrebbe tenuto grande stima, quindi avrebbe ordinato il detto ufficiale che prima di giudicare o prendere qualsiasi provvedimento richiesto dal detto Subiecta per i suoi cibi e medicinali avrebbe convocato i scindici della dettata città, il che era un vero e proprio caso di giustizia negata, se non per cercare di tirare alla lunga l'instaurazione del processo. Per il ricorrente fu sbagliato convocare i detti sindaci e non agire immediatamente per rendergli giustizia.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Messer Baptendier, di Saint-Jean, avvocato dei sindaci, ha risposto che, secondo la legge: "Communitas non tenetur ad delictum nisi sono campane ipsum delibe ratum fucrit". Per quale motivo per i più forti ragioni i sindaci detti non sanno chi ha commesso il reato in questione, non sono in alcun modo vincolati a quanto il detto Subiecta chiede contro di loro, che può aver abusato del suo ozio è venuto con grande autorità e avrebbe preso un rubec al maestro che suonava ai balli in detto luogo dove da tempo immemorabile sono abituati a radunarsi per la riverenza delle feste di Pentecoste, quelli per fare la fraternità, ricrearsi gli uni con gli altri per amicizia fraterna, e senza contare questo il detto Subiecta facendo forza per avere il detto rubec con spada e pugnale, che cosa era vera perché lui stesso è stato ferito. » Aggiunse che il Giudice Corriere aveva fatto una indagine e che stava per andare a giudizio, quando Subiecta, troppo impaziente, aveva portato il caso in tribunale.

Una comunità è responsabile per un crimine solo quando la sua perpetrazione è stata deliberata in consiglio convocato al suono della campana.

Le confraternite di Saint Jean de Maurienne

Sindaci e il loro avvocato

I Sindaci e il loro avvocato credevano di non avere più a che fare con il piemontese Subiecta. Avevano fatto i conti senza Me. Thierres, sostituto procuratore generale, che, tralasciando la questione del rubec e della lotta, ha portato la cosa da un punto di vista maggiormente grave. Dopo aver raccontato il fatto negli stessi termini dell'avvocato Dasnières e aggiunto che il Corriere di Saint-Jean aveva effettivamente fermato tre o quattro degli individui più compromessi, perché loro avevano le spade, ma li aveva successivamente rilasciati, ha ricordato al Parlamento che queste assemblee di confraternite, autorizzate dai Sindaci erano proibite da un'ordinanza del re, che di per sé non è in alcun modo mantenuta e osservata in questo paese. Così rompendo quella ordinanza, vi sono, all'ombra di dette confraternite, parecchie assemblee illecite dalle quali derivano molti inconvenienti e perfino quello che è in questione. » Per questo, avendo autorizzato una riunione illegale e avendovi partecipato loro stessi, i Sindaci erano responsabili di cosa era successo. Conclude che dovrebbero essere condannati al risarcimento dei danni nei confronti di Subiecta, e per questo le assemblee delle confraternite furono di nuovo proibite sia ai nobili che agli altri. La sentenza del 28 giugno ha condannato i sindaci a pagare a Subiecta la somma di 50 livres tornei, salvo il loro ricorso contro i colpevoli degli eccessi commessi, e a tutti proibisce per il futuro assemblee di questo tipo. In attesa del pagamento delle 50 livres, i Sindaci e i due principali imputati, Claude Bernard e Innocent Nore, furono tenuti in prigione. Il 15 luglio il Parlamento ha disposto la libertà dei Sindaci e licenziato Bernard e Nore davanti al magistrato e giudice reale di Maurienne. Ma nove anni dopo, la Savoia tornò sotto l'autorità di Emmanuel-Philibert; le prescrizioni di polizia emessa dal parlamento francese vennero abolite, o caddero in disuso, e la confraternita dello Spirito Santo poté riprendere le sue assemblee annuali nel Pré de l'Évêque. Esse furono nonostante tutto soppresse più volte, sia perché causa di disgrazie pubbliche, vuoi perché il Consiglio generale, con il consenso della confraternita, aveva trovato bene dare un'altra destinazione ai soldi che erano usati per il pasto.






Gli ospedali di Saint Jean de Maurienne





Gli ospedali di Saint Jean de Maurienne

La città di Saint-Jean ha avuto per diversi secoli tre ospedali: Notre-Dame-de-la-Miséricorde, Saint-Antoine e la Maladière, Maladrerie o lebbrosario. L'ospedale della Misericordia occupava la strada Bonrieu, l'edificio dove sin nel XIX secolo si trovava la scuola comunale per ragazzi. Era destinato a ospitarli per una notte e, se erano malati, per prendersi cura dei viaggiatori poveri.

Questa è l'unica informazione che abbiamo rinvenuto nell'ospedale della Miséricorde prima dell'inizio del XVI secolo. Solamente, di due atti del 1554 e del 1570, risulta che a quel tempo, e per lungo tempo, i nobili Saliere d'Arves possedevano il diritto di patronato dell' amministrazione della cappella e dell'ospedale. Gli atti del 1460 e del 1497 dimostrano che a quella data non aveva l'amministrazione. Più tardi i la Salière d'Arves acquisirono i diritti di patronato e di amministrazione, probabilmente costruendo la cappella e facendo una donazione importante all'ospedale; e questo è quanto chiaramente implica un appello rivolto dalla Confraternita della Misericordia al papa nel 1624. Secondo gli atti del 1554 e del 1570, all'inizio del Cinquecento, questo ospedale non aveva né entrate né mobili; ed era caduto anche in parte in rovina, senza dubbio, come l'intera rue Bonrieu, dopo l'alluvione del 1440. Per sollevarlo, La Provvidenza si è avvalsa di alcuni bambini che mendicando il pane per le strade della città.

L'anno successivo misero una ardesia (pietra usata come tettoia) in strada, dietro la casa del nobile Jacques des Colonnes (Si trovava in Rue Neuve), che poi appartenne a Marie, vedova di Antoine Champlong. L'anno successivo celebrarono una messa ed eressero in questa strada una capanna di rami, dove veniva preparato il loro pasto con il frumento mendicato, bollito, pane tostato e abbondante vino. Finalmente il quarto anno, dopo aver festeggiato con una messa solenne, seguita da un gran pasto, fecero redigere per iscritto i seguenti statuti: 1° Ad ogni festa della Beata Vergine Maria, ci sarà una messa solenne celebrata dal vicario della città de Maurienne, assistito da un diacono. 2° Ciascun confratello pagherà il diritto di introge a grande (un centesimo); per ogni collega deceduto daremo un quarto (tre denari). 3° La confraternita darà due candele di cera per la luce. 4° La sepoltura dei confratelli sarà fatta nella chiesa Ste-Marie, e si diranno messe con l'Exaudi..., in proporzione al denaro che si avrà; pagheremo gli stessi compensi delle altre confraternite. 5° I sacerdoti che saranno membri della confraternita saranno preferiti ad altri per la celebrazione di questi masse. 6° I confratelli verseranno ogni anno un contributo per le messe da celebrare nella chiesa di Notre Dame-de-la-Miséricorde in tutte le feste della Beata Vergine, e per le candele, e il luminare. Queste candele saranno, come nelle altre confraternite, riparato e rinnovato ogni anno. Ci saranno due priori, uno dei quali si occuperà della tenuta dei soldi e l'altro tiene le carte. Il tutto verrà depositato in una cassetta con due chiavi; ogni priore ne avrà una e noi faremo un inventario consegnandolo a loro. Non spenderanno i soldi che saranno raccolti, a eccezione di un pasto con il vicario e il diacono nel giorno della Visitazione della Beata Vergine, festa della confraternita. 8° Se rimane del denaro, sarà investito in rendite, e i profitti di queste saranno distribuiti in elemosina ai poveri di Gesù Cristo. Per favore, i priori diano qualcosa per l'aumento di questa elemosina, lasciateli dare; se fanno questo, Nostro Signore Gesù Cristo pregherà per loro con la Beata Vergine Maria, Madre di Misericordia. Possa esaudire i loro desideri! Amen!

hospital de Nostre-Dame-de-la-Miséricorde

La confraternita iniziò, nel 1525, con piccoli pezzi di pane che i poveri, che li avevano mendicati, mettevano in rue Saint-Antoine su una pietra per condividerlo con gli altri. Nel 1526 aggiunsero un agnello; nel 1527 un pranzo in detta via, sotto un padiglione di fiori, e celebrarono una messa. Nel 1528, fu una grande messa, un ottimo pasto e i regolamenti stabilirono che avrebbero dovuto fare lo stesso ogni anno. I "petits mendiants" o piccoli mendicanti nel loro statuto associativo non dicono dove avrebbero preso questo capitale per le spese, il cui interesse sarà distribuito a quelli più poveri di loro, perché sono giovani e le loro gambe sono buone. È che non ne sapevano niente. Mendicheranno di più e si priveranno di un poco più, per poter mettere nella cassa una parte più grande di ciò che sarà dato loro. Quanto all'amministrazione e alle modalità di distribuzione, essi non ne parlarne neanche. Qual è il punto? Per pochi confratelli e così pochi soldi, sarà sempre facile riunirsi e decidere. I "piccoli mendicanti" non prevedevano che presto i preti, i nobili, i ricchi borghesi, dame con copricapi di stoffa d'oro sollecitassero l'onore di essere loro fratelli e sorelle; che un ospedale sarebbe stato a loro affidato; e che nel tempo la confraternita sarebbe diventata così numerosa che sarebbe stato difficile incontrarsi spesso; così che nel 1681 il Senato fu obbligato, su richiesta della confraternita e del pubblico ministero generale, d'istituire un consiglio di amministrazione composto dai due priori, quattro confratelli, il Juge Maje o giudice maggiore, due canonici, membri della confraternita, e il guardiano del convento dei cappuccini.

In quell'anno, dice il manoscritto, la città di Saint-Jean è stata saccheggiata dagli italiani al servizio dalla Francia. La confraternita era persa e morta, anche per il divieto di tenere confraternite e assemblee, nel timore di una sommossa popolare. Ma è risorta nel 1539, e Nicolas Villar e Claude Richerme furono eletti priori. » Le figure seguenti danno un'idea dello sviluppo della confraternita dei piccoli mendicanti. Presidenza dei priori M. Pierre Brunet e Me. Claude Sestier, sabato 14 luglio 1576, giorno in cui si celebrava poi la festa della Visitazione, si fece un censimento dei membri della confraternita e furono trovati sei canonici, altri venticinque sacerdoti, tra cui l'eremita di Sainte-Thècle, Louis Pellissier, dieci nobili, quindici egregi (avvocati, notai, pubblici ministeri, praticanti), cento borghesi e settantuno donne.

I La Salière d'Arves, che avevano diritto di nomina del rettore della cappella si estinse, intorno al 1595, con la morte di Pierre, che lasciò solo due figlie, il patrocinio della cappella e l'amministrazione dell' ospedale passò interamente alla confraternita. La struttura aveva un disperato bisogno di una revisione. Nelle mani della pia associazione, perché, nella visita che fecero, i nobili di Arves e i priori notarono "che i poveri quelli dormivano male in una galleria o morivano di freddo, perché è fuori terra senza fuoco né finestre.» La confraternita si mise subito al lavoro, e nello stesso anno costruì ben due stanze chiuse e provviste di camini. Il resto dell'edificio fu riparato negli anni successivi e nel 1580 l'ospedale è stato completamente restaurato e notevolmente ampliato. Allo stesso tempo, venne rinnovato il mobilio che venne aumentato. Nel 1554 c'erano solo due letti; nel 1571 erano quattro; cinque nel 1574, sei nel 1581. I mobili furono affidati a un Ospitale, che accoglieva e si prendeva cura dei poveri viaggiatori, sotto la vigilanza del rettore della cappella.

Ha sostituito l'Ospedale della Misericordia a poco a poco quello di Saint-Antoine nell'accoglienza dei malati della città. Nel 1571, Jacques Brunet, couturier, vi fece testamento, in cui lui dichiara che, non avendo trovato aiuto altrove, fu costretto a ritirarsi a Mercy, dove viene nutrito e curato con le entrate dell'ospedale. Per questo motivo lo fa erede del poco che ha. Nel 1582 una vedova Garcin, che si rifugiò nell'ospizio per poveri viandanti, considerando i servizi graditi, sussidi e suffragi che riceve quotidianamente dai priori e dai confratelli della confraternita", dà all'ospedale i suoi piccoli beni, “perché il reddito da dare ai poveri di Dio. Mette solo una condizione, che è che verrà accudita durante la sua vita, se la confraternita lo promettere.

Pierre, fratello di Mathieu junior, dottore in teologia e Canonico al XII rango, ossia come diventare un privilegiato





Pierre ottiene un canonicato nella cattedrale di Saint Jean de Maurienne al 12 rango, quello di Saint Sorlin D'Arves. Canonico, è Dottore in Teologia, "Clarissimus".

Pierre Cenni biografici

8 Pierre Dottore in Teologia, Rvd ufficiale d'Aiguebelle, Curato d'Argentines. E’ benefattore del nuovo seminario per studenti poveri a Saint Jean de Maurienne - L'instruction oblique en Maurienne avant la Révolution di Adolph Gros - 1916“ "Parmi les autres bienfaiteurs du séminaire, citons Michelette Didier, veuve d' Antoine Carsey, procureur au siège de Maurienne, laquelle, par acte du 6 mai 1689, donne la somme de 4.000 florins, payable après son décès sans compter la somme de cinquante florins qu'elle s'engage à verser annuellement dès que le séminaire sera fondé. Rev Pierre Didier, curé d'Argentine, qui donne aussi 4.ooo florins, par acte du 4 juin 1689." Tra gli altri benefattori del seminario includono Michelette Didier, vedova di Antoine Carsey, procuratore presso la sede di Maurienne, che con atto del 6 maggio 1689 dà la somma di 4.eoo fiorini, pagabili dopo la sua morte senza contare la somma di cinquanta fiorini che si impegna a pagare annualmente non appena il verrà fondato il seminario. Don Pierre Didier, parroco di Argentine, che dona anche 400 fiorini, con atto del 4 giugno 1689.

















































Section Thirty

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30. Salomeè Des Olles, quando i des Olles erano signori feudali







The Wedding Banquet, by Jan Brueghel the Elder, Velvet Bruegel (1568-1625). Detail. Madrid, Museo Del Prado






Fay e Des Olles, due cognomi che contano





I mercanti Didier sono imparentati con i Des Olles, o Des Oulles, anche de Olis, che vantano una discendenza dai de Colonna des Oulles. Segnaliamo l'importanza delle tre sorelle Des Oulles nel successo dei Didier.

Salomeè Des Olles,pratica ed energica





Ricordiamo Salomeè Des Olles, consorte di Mathieu Didier Juniores. Salomeè pare fosse alta, bionda dagli occhi azzurri, ricordava una barbara Burgunda, e in effetti veniva da Villargondran un villaggio nei pressi di Saint Jean de Maurienne che anche nel nome, Gondra, Gondrano re di Borgogna, sapeva di Burgundo.

Energica, si emancipa dal padre sin da giovane, dura di carattere, traffica in terre. Non nobile, tuttavia vantava in antico una traccia di nobiltà con tanto di stemma risalente al 1400, ed era una nobiltà feudale dei Colomnis, cioè i Colonna con il ramo Des Ollis. Prepotenti e arroganti ci vorrà una scomunica del Vescovo per farli rientrae un poco nell'ordine e abbassare le pretese verso i paesani. Orfana molto presto del padre Claude, che era stato un procuratore fiscale del principe vescovo, chiamerà in onore del padre, Claude il suo primonato. E anche in questo si può notare l'influenza che ebbe sul marito Mathieu Juniores, e comprendere come Claude sarà, come il padre di Salomè, procuratore fiscale del principe Vescovo e non più mercante.

Salomeé possiede una dimora quasi nobiliare che venderà al figlio Claude a Villargondran. E' rimasta orfana presto ma non le mancano i mezzi, la sua famiglia in questo tempo, lo ripetiamo, non ha alcuna nobiltà ne appellativo di nobile, non è nobile, ma vanta una storia che si riallacciare in qualche modo ad un passato signorile. A Saint Jean de Maurienne i De Colomnis des Olles erano conosciuti per la loro grande casa.

Villagondran, una delle case di Salomè Des Olles

La casa di Villargondran verrà venduta da Salomè al figlio Claude che la lascerà in eredità aii figli Jacques e Barthèlemy.

















































Section Thirty-one

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31. Scene da un matrimonio







Jan Steen (néerlandais, 1626 - 1679)- The arrival of the bride


Nei Paesi Bassi nel XVII secolo era consuetudine che dopo la cerimonia nuziale la sposa si recasse a casa dello sposo, o in una locanda, per essere da lui ricevuta. Jan Steen ritrae l'incontro degli sposi all'interno di una taverna. Lo sposo sta alla porta, alla quale sta la sposa con la sua damigella. A prima vista, l'artista sembra raffigurare la coppia con simpatia, ma chiarisce anche che si tratta di un matrimonio di contadini e gli sposi così come i loro ospiti appartengono alle classi inferiori. L'osteria è un edificio semplice, l'arredamento è modesto e manca anche la festa. Lo sposo indossa un costume colorato, ma è comunque semplice e il mantello nero che indossa da gentiluomo gli sembra improprio. Anche il costume della sposa è semplice e la sua damigella indossa un cosiddetto huik, un cappello nero con una decorazione divertente: questo era un cappello che ai tempi di Steen era già fuori moda. Steen in questo dipinto raffigura una storia senza tempo: contadini che cercano invano di essere eleganti come le classi superiori. Steen dipinse il tema dell'arrivo della sposa in numerosi dipinti negli anni Cinquanta del Seicento, alcuni dei quali raffiguravano matrimoni borghesi. Fu Pieter Bruegehl ad aver introdotto il tema dei matrimoni dei contadini nell'arte olandese nella seconda metà del XVI secolo, in parte con dipinti di grandi dimensioni. Steen apprende questa tradizione, rendendola una rappresentazione comica di contadini in festa.











Marguerite Didier e Gabriel Dufour





A Saint Jean de Maurienne è molto noto il matrimonio nel 1674 tra la figlia del mercante Mathieu Didier Junior, Marguerite Didier e Gabriel Dufour.






Marguerite Didier





Marguerite Didier Cenni biografici

1 Marguerite (batt. a St. Jean de M. St. Cristophe il 7 Aprile 1656). Sposa Gabriel Dufour, pittore. Il contratto è del 10 dicembre 1674, Jacques Odomar notaio a St Jean. Tutti i parenti della futura sposa hanno l’onore di comparire. Suo padre le costituisce in dote 400 fiorini e il suo “trousseau”. Suo zio Messire Pierre Didier Curato di Argentine e officiale di Aiguebelle dona 1000 fiorini e un altro zio, suo padrino, chiamato anche lui Mathieu Didier e la moglie di questi, Marguerite des Oulles, sua zia materna, ciascuno 500 fiorini. Il terzo della dote, costituito in aumento per lo sposo si eleva a 800 fiorini. Dans son 1er testament 1723 elle cite ses feus père Mathieu et mari Gabriel Dufour, sa soeur Marie veuve d'hble André Ricol, les enfants de son feu frère Claude: Rvd Claude, Me Jacques, hble Barthelemy, Marguerite et Jeanne, les enfants de son feu frère Pierre hbles JB & Gabriel, Marie fille de son feu frère Me Jacques, hertiere universelle Marguerite Rivol femme de Laurent Dufour neveu de son mari Dans le 2ème testament 1723 Marguerite Rivol décédée est remplacée par ses enfants: MarieBaptiste, Marguerite, ClaireMarguerite, Jacques François et Charlotte (virgules?) Nascita fille de Mathieu Didier marchand de St Jean Morte testament 28/08/1723, 26/10/1723











I Dufour ottengono lettere Patenti di nobiltà





I Dufour, dotati di stemma gentilizio ottenuto con lettere patenti, non come i Didier che devono accontentarsi di uno stemma dato dalla città, sono una famiglia di pittori di corte, Gabriel è uno dei fratelli. Furono molto produttivi e lavorarono per il duca Carlo Emanuele III di Savoia e ne ricevettero nel 1672 lettere o patenti di nobiltà. Furono gli unici pittori savoiardi a fare carriera nella corte di Torino. Sembra anche abbiano ottenuto il titolo di "pittori di Corte del re di Portogallo".






Gabriel Dufour





Gabriel Dufur

Gabriel Dufour, figlio di Pierre, nacque a Saint-Michel-en-Maurienne il 29 giugno 1640 e morì a Saint-Michel-en-Maurienne il 19 ottobre 1721. . Con i fratelli Pierre e Laurent frequentò la bottega del padre . I tre fratelli furono "pittore di S.A.R." A Saint-Michel assistette il padre ed amministrò i beni di famiglia mentre i fratelli si trasferirono a Torino. Acquistò una vigna da Jean Dufour, scultore di Saint-Michel, che diede in usufrutto a suo padre e, a sua sorella Jeanne-Claudine quando il padre morì. Sindaco di Saint-Michel nel 1672, Carlo Emanuele II chiese di dispensarlo, nonostante il parere contrario della popolazione e del castellano. Nel 1674 si sposò con Marguerite Didier. Si ricordano alcuni suoi dipinti in Savoia: S. Brigida in estasi (1677) e S. Elisabetta; a Montdenis dipinse la Madonna con il rosario; e nella cappella di Montandré sur Hermillon la Natività; altre opere si trovano opere a Saint-Sorlin d'Arves, a Saint-Jean-d'Arves e a Prés-Plan. Inoltre un ritratto di Principessa di Casa Savoia, datato 1684, per il capitolo di Saint-Jean-de-Maurienne. Stando a delle incisioni ricavate dai suoi dipinti eseguì il ritratto di Ercole Berzetti, vescovo di Moriana ai quali si aggiungono anche il ritratto del conte Tomaso Graneri e il ritratto del Conte Verdina.







Un testimone al matrimonio di Gabriel Dufour e Marguerite Didier





Matrimonio Gabriel Dufour e Maguerite Didier

Travaux de la société d'histoire et d'archéologie de la Province de Maurienne‎ di Société d'histoire et d'archéologie de Maurienne - 1881 Pagina 107 in una notazione di uno scritto del sindaco di Saint Michel de Maurienne, appartenuto al M. le Docteur Rostaing si legge sotto la data del 6 dicembre 1674: “Io sono andato a St Jean per il matrimonio del signor Gabriel Dufour che si è sposato il giorno dopo con la honorable Marguerite, figlia dell’honorable Mathieu Didier mercante della città di Maurianne, e lo stesso giorno sono partiti per St Michel e il detto Dufour ha donato 14 scudi bianchi per la barriére ai fanciulli di quella città." nota. il contratto di matrimonio nell'archivio del notaio Jacque Odomar risulta registrato il 10 dicembre.











Gabriel Dufour pittore di corte





Dufour: Adoration des bergers. Environ 300 x 200 cm 1677/78 Turin,
San Lorenzo

Un solo dipinto importante, L'Adorazione dei pastori, dipinto nel 1677/78, pare realizzato dai tre fratelli insieme, nel contesto della sontuosa decorazione di San Lorenzo, la famosa chiesa di corte di Torino. La cappella di la Natività fu addobbata grazie alla munificenza del la marchesa Camillia Bevilacqua-Villa, responsabile del progetto era il Luganese Antonio Bettini. Con il suo stile compiuto nella linea del tardo barocco italiano, forse già segnata dalla lezione di Andrea Pozzo (l'autore dei grandi affreschi di 1676/78 a Mondovì), questo dipinto si discosta totalmente dalla tela del 1670, che ci permette di supporre che Pierre Dufour era un artista molto più importante di Gabriel. A meno che le pale inviate alle province non richiedessero uno stile tradizionale

Per approfondire vedi:


Une indication pour Gabriel Dufour, peintre Savoyard
Par Marcel G Roethlisberger
https://www.e-periodica.ch/cntmng?pid=gen-001:1988:36::325






Una dote degna per la sposa di un uomo a suo modo illustre





Piu concretamente Gabriel ebbe il titolo, come i suoi fratelli, di Pittore di SAR, pittore di Sua Altezza Reale il Duca di Savoia.
Al matrimonio di Marguerite tutti i parenti contribuiscono alla dote con regali, piovono soldi. Marguerite deve avere una dote degna della famiglia dello sposo, in assenza di blasone regio.