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21.
Sovrappopolamento








Anthony Wilks, Pete Postlethwaite, James Purefoy, Alice Krige, Patrick Hurd-Wood and Rachel Hurd-Wood in "Solomon Kane.”RADiUS-TWC





Il sovrappopolamento della regione





In questo panorama alpestre e di confine, dove più che narrazioni di antiche ed eroiche gesta feudali si parlava di terre di vacche e formaggio, si trova la famiglia Didier.

A Saint Sorlin d'Arves le famiglie native come i Darbel i De Clugni i Brunier, gli Arnaud, i Grand e i Didier, stabilite nel villaggio fin dal 1400, si saranno dette: "Ma qualcuno fermi questa invasione!" Quale invasione? Quella dei nuovi arrivati, i migranti di allora.

Gli immigrati non vengono da paesi lontani sui barconi portati da scafisti, magari con tanto di amico a quattro zampe dietro, o con drammatiche storie di violenza e sopraffazione sulle loro spalle.
E sopratutto non sono in grande numero come quelli per esempio che giungono in Italia oggi, essendo guarda caso, l'Italia in tutto il Mediterraneo l'unico porto sicuro.

Mancano all'epoca i giornali con i titolo di oggi tipo: "la straniera","la marocchina", "l'ira dell'Islamica", che tanto piacciono alla gente, dove spesso l'immigrato, regolare o no, se commette un reato, non viene classificato semplicemente "criminale o supposto tale", ma se ne traccia le origini etniche. Se si procedesse con lo stesso modo con gli italiani verrebbe fuori una colorata moltitudine di regionalismi, tipo,"il meridionale", "il siciliano", "il Veneto", "il piemontese" e via dicendo. Ma forse questo modo di essere classificati non piacerebbe agli italiani. I quali da parte loro, a causa di una politica legata all'immigrazione sbagliata, ne hanno subito tutte le conseguenze.

I nuovi venuti. a Saint Sorlin D'Arves, sono persone che giungono a piedi carichi sulle spalle delle loro cose da villaggi posti a non più di 30 km di distanza. Gente esacerbata dal Fisco, dalle tasse alle proprietà signorili, dalla peste e dalle guerre, che cercano sicurezza e risorse per sopravvivere.

Lo Jus sanguinis, follia allo stato puro, per quei tempi


Lo Jus sanguinis al tempo è follia allo stato puro. Un suddito lo è per Jus solis, legato al luogo di nascita e al suo signore

La Cittadinanza è una concessione


La cittadinanza ottenuta in caso di migrazione è una concessione. In un villaggio dove ci si prende a sassaiole tra frazioni distanti qualche centinaio di metri, l'arrivo di migranti doveva essere una fiammata. Ma ai tempi non c'era nessun Decreto Sicurezza in vigore.

















































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22. Gli improduttivi







State buoni se potete is a 1983





Prima del reddito di cittadinanza





La popolazione grazie ai nuovi arrivati continua a crescere e il villaggio prospera. Come oggi, non tutti sono produttivi, esemplare il caso di una famiglia immigrata dal villaggio di Saint Jean D'Arves ogni mattina partono, marito, consorte e figli piccoli, per mendicare sulle piazze del loro villaggio natale che si trova a un tiro di schippo di distanza.

Il Reddito di Cittadinanza ai tempi è costituito dalla compassione e dalla carità, e a quanto sembra tra gli abitanti di Saint Sorlin D'Arves di poveri e miserabili ce ne sono diversi.

Ogni villaggio ha i suoi poveri e una azione caritatevole da compiere, e con questo metadone di stato, cercare di farli sopravvivere.

La povertà è una piaga che colpisce anche i nobili. In tutta la Savoia più della meta delle 800 famiglie nobili recensite alla fine del XVII arrivano alle 500 livres per anno.

La dama in persona porta le sue noci al mulino e rastrella il suo fieno, un cappello di paglia sulla testa. Peggio ancora certe sono così povere che si presentano alle porte del priorato per ricevere la propria elemosina. Illetterate, non arrivano a far sposare i loro figli e i piccoli finiscono ben presto a elemosinare per strada.

La Careme: una elemosina innovativa, fatta come fraternità alla quale accorrono anche i nobili. Siamo oltre il reddito di cittadinanza
..

Carema.

Si faceva ogni giorno di Quaresima, da allora dalle dieci del mattino fino all'una del pomeriggio, e la domenica, dalle nove a mezzogiorno. Consisteva in pane d'orzo setacciato o crivellato, fatto con il grano che il vescovo prendeva dalle decime delle sue terre. All'inizio erano solo pochi cappe per pane, precedentemente divise in pezzi. Ogni pagnotta pesava sei libbre ed era tagliata in sei pezzi. La distribuzione avveniva alla porta del vescovado. Nel 1486 e nel 1487 l'elemosina non ammontava a poco più di cento sestieri di grano; in seguito questa proporzione fu triplicata e Bobba (1619-1636) ne fece quattrocento sestieri. L'afflusso di poveri che arrivavano da tutte le parti non erano meno di tre o quattromila, cifra maggiore di quella della popolazione della città, e tuttavia la quota di ogni povero era un pezzo di pane che può valere al massimo un centesimo e mezzo, secondo un memoria del vescovo de Lambert. “Il giovedì santo, l'elemosina è stata doppia e consisteva in due pezzi di pane, più vino, fagioli e un liard d'argento (quarti) che furono distribuiti fino a 200 grossi all'anno. » Questo afflusso di poveri non poteva mancare Il grosso era lo stesso del soldo, dodicesima parte del fiorino sabaudo di piccolo peso Questo afflusso di poveri portava grave disordine nella città e non c'è da stupirsi che il vescovo de Lambert abbia fatto tutti gli sforzi possibili per sopprimere questa elemosina, o per trasformarla completamente. Ma il vescovo fallì urtando contro l'ostinata resistenza del Consiglio generale. Uno degli abusi che più rivoltarono il vescovo de Lambert, era che i ricchi stessi non arrossivano per andare a prendere il loro pezzo di pane poiché, dice lo storico M. F. Truchet, il legato di Gorrevod aveva voluto che qualsiasi individuo che non fosse più ricco di lui venisse a partecipare a questa elemosina, che era fatta non più come opera di carità, ma riunione fraterna.

















































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23.Lotta senza quartiere agli eretici









La Reine Margot - 1994










Calvinisti, Valdesi Protestanti, gente che dà fastidio





Il Duca di Savoia Emanuele Filiberto inizia una spietata lotta agli eretici, cioè i Valdesi del Piemonte, e i calvinisti del Ginevrino. Politica che sarà seguita dal figlio Carlo Emanuele I che nel 1602 tenterà l'impatto con la città di Ginevra con un assedio notturno, grossolanamente fallito. (sconfitta de l'Escalade)

Il padre Emanuele Filiberto iniziò nel 1560 la Guerra sabaudo – valdese condotta dal signore Giorgio Costa della Trinità. I cattolici sono contenuti dai reparti valdesi. Nelle valli Valdesi anche più tardi il ducato getta bande di armati che si danno a ogni violenza e al saccheggio.

Battuti dai ben organizzati e valorosi Valdesi anche queste bande trovando pane per i loro denti ne usciranno a pezzi.

E' una guerra che si protrae a ondate per anni e che vedrà fine con la tregua ducale.

Le Pasque piemontesi - Rivista Savej rivistasavej.it

Pasque Piemontesi

Nell’aprile 1655 milizie sabaude e francesi attaccarono gli abitanti di fede valdese delle valli piemontesi. I massacri che seguirono, noti a partire dall’Ottocento come Pasque piemontesi, provocarono l’intervento dei paesi di fede protestante, primo fra tutti l’Inghilterra

English: This image is among a group of prints illustrating the massacre of the Waldenses which took place in 1655.
The young woman being tortured is said to be Anna, daughter of Giovanni Charboniere of La Torre. Date 1658
Source Samuel Moreland "History of the Evangelical Churches of the Valleys of Piedmont", p.345. Author Samuel Moreland -Credits: public domain

Il massacro dei Valdesi in Piemonte nel 1655

Massacro dei Valdesi in Piemonte nel 1655.

Per una visione più ampia vedi:
Wikipedia.org
https://it.wikipedia.org/wiki/Pasque_piemontesi

















































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24. Colpita da improvviso benessere







Marten van Cleve (Antwerp 1524-1581) Visit to the Tenants- La visite à la nourrice - 1557










I Didier in costante progresso sociale





La situazione dei Didier, già in pieno progresso (si pensi al figlio del sindaco Antoine, il Messire Francois e al figlio di questi il Messire Mathieu), migliora ulteriormente con i figli di Jacques, fratello di Sorlin e del Messire Francois. Tanto che questo ramo della famiglia sembra colpito da un improvviso benessere.


























I figli di Antoine: Jacques il sindaco





La linea di Antoine: Jacques.







Jacques e la sua consorte n.






Jacques

1 Jacques è padre di Humbert, laboreur e dei mercanti borghesi di Saint Jean: Jean Pierre e Mathieu. Muore a Saint Sorlin d'Arves il 12 Gennaio 1653 stroncato dagli anni. Sembra sia lui il Sindaco e Consigliere della parrocchia e della comunità di Saint Sorlin d'Arves che viene lasciato per morto durante le guerre di religione e che compare come consigliere










N...n... consorte di Jacques





N...n...consorte di Jacques

Non conosciamo assolutamente niente della consorte di Jacques, ne se si sia risposato diverse volte. Possiamo solo dedurre che doveva essere una coltivatrice legata a una delle antiche famiglie di Saint Sorlin D'Arves, magari con agganci nella città di Saint Jean de Maurienne, visto che alcuni dei figli di Jacques saranno borghesi della città.











Carlo Emanuele I Duca di Savoia





Carlo Emanuele I

Carlo Emanuele I di Savoia, soprannominato dai suoi sudditi o Testa di Fuoco, in riferimento alla sua indole guerriera, o il Gobbo nacque a Rivoli il 12 gennaio 1562 morì a Savigliano il 26 luglio 1630. Marchese di Saluzzo dal 1588, Duca di Savoia, Principe di Piemonte e Conte d'Aosta, Moriana e Nizza dal 1580 al 1630, e re titolare di Cipro e Gerusalemme.

Guerra per il possesso del Marchesato di Saluzzo. Nell'autunno 1588, mentre la Francia di suo cugino Enrico III nel 1588 era dilaniata dalle guerre civili occupò il Marchesato di Saluzzo, protettorato francese. Enrico IV salito al trono di Francia nel 1589, gli intimò la restituzione. Carlo Emanuele I rifiutò: scoppiò la guerra contro i francesi. Gran parte dei combattimenti si svolse in Alta Val Susa ed in Val Chisone: comandati dal Lesdiguières, detto "la volpe del Delfinato" i francesi combatterono in Val di Susa e in Val Chisone. La guerra ebbe vicende alterne e si concluse il 2 maggio 1592 con il trattato di pace di Verbins. La vertenza per il Marchesato tuttaltro che risolta, veniva rimandata ad un accordo successivo Enrico IV vedendo che Carlo Emanuele I aveva ripreso i contatti con la Spagna minacciò la ripresa delle ostilità, e a nulla valse l'intervento del papa Clemente VIII chiamato a fare da arbitro. Nel luglio del 1600 la guerra franco-savoiarda riprese e si concluse grazie alla mediazione pontificia del cardinale Pietro Aldobrandini. Il 17 gennaio 1601 a Lione venne siglato il trattato definitivo. Enrico IV barattò con Carlo Emanuele I in cambio della Bresse e altri territori oltre le Alpi, la concessione del il Marchesato. Nei Ricordi Carlo Emanuele I annotò significativamente: «È molto meglio avere uno Stato solo, tutto unito, come è questo di qua dei monti, che due, e tutti e due malsicuri».
L'opinione pubblica di allora sul duca Gli italiani ammirati dalle guerre del duca contro le potenze europee ne lodarono lo spirito. Si trattava della solita politica dei Savoia ma ben propagandata accendeva lo spirito delle genti italiane. Scriveva il Tassoni: «La virtù militare in questa età è un dono raro in maniera ch'eccita meraviglia»







Jacques, vivere una buona vita





Jacques figlio di Antoine e nipote di Barthelemy, sarà un amante della taverna, della buona vita, lo troviamo sempre ospite alle feste di matrimonio dove l'allegria e il vino, importato dal fondovalle, da Saint Jullien, scorrono in abbondanza. Dopo il padre, Antoine, sarà lui, Jacques, con il fratello Sorlin, uno dei sindaci di Saint Sorlin.

Il principe Vescovo Philibert François Milliet de Faverges

Philibert Milliet, conosciuto come Philibert François Milliet de Faverges, nacque il 5 aprile 1561 a Chambéry e mori forse il 4 settembre 1625 a Torino. Vescovo di Maurienne poi arcivescovo di Torino apparteneva alla famiglia Milliet.

Philibert Milliet — troviamo anche la forma Philibert François Milliet de Faverges — nacque il 5 aprile 1561 a Chambéry e fu battezzato il 15 novembre. Era figlio di Louis Milliet (1527-1599), barone di Faverges e Challes, e di Françoise Bay, sposato il 15 febbraio 15564. Suo padre era un nobile borghese, giureconsulto, presidente del Senato di Savoia (1571) e Gran Cancelliere del ducato (1580).

Carriera ecclesiastica

Si laureò con dottorato in diritto canonico presso la Facoltà di Sapienza di Roma con lettere patenti del 5 aprile 1583. Fu nominato rettore della cappella di Sant'Andrea "in Portugatio Regionis Montium de Urbe". Quindi papa Gregorio XIII lo istituì priore commendatario di Saint-Pierre-de-Lémenc a Chambéry, reso vacante dalla morte di suo zio, François de Lambert, vescovo di Nizza, con bolla emessa alla vigilia delle calende del settembre 15838.
Padre Milliet de Faverges diventa decano di Viry. Fu nominato, nel 1593, poi dal duca Carlo Emanuele I di Savoia, abate commendatario dell'abbazia cistercense di Aulps, insieme a suo consigliere, poi cancelliere dell'ordine supremo della Santissima Annunziata.
Arrivò nel vescovado di Saint-Jean-de-Maurienne nel 1590. Fu nominato coadiutore di suo zio, Pierre de Lambert, Vescovo di Maurienne, con il nome di Vescovo di Hierapolis, da papa Sisto Quinto, con bolla della vigilia delle monache dell'aprile 1590. Gli succedette alla testa del vescovado, il 6 maggio 15918. Il duca lo nominò, il 29 gennaio 1593, Consigliere di Stato10. Nel 1597 la valle della Maurienne fu occupata dalle truppe francesi10, guidate da Lesdiguières. La città di Saint-Jean è occupata e Filiberto si è rifugiato nella capitale ducale, Torino. Inviato in Spagna dal duca Carlo Emanuele I, riprese possesso del suo vescovado nel 1598 prima di fuggire nuovamente, a seguito di una nuova occupazione del ducato di Savoia nel 1600.

Nel 1607 divenne Cancelliere dell'Ordine di Savoia.

Tuttavia, la sua azione rimane importante. Si impegna nella riforma degli abusi, sussegue le visite in valle o intraprende l'insediamento nelle chiese1. Fece eseguire i decreti emanati dal Concilio di Trento e il Catechismo che aveva istituito. Nel 1614 restaurò il palazzo episcopale di Saint-Jean-de-Maurienne. Si dimise dal vescovato nel 1618 e divenne arcivescovo di Torino fino alla morte che avvenne in Torino il 17 novembre 1624 o il 4 settembre 1625. Venne sepolto nella chiesa dei Gesuiti a Torino.

E' sindaco e quasi lo ammazzano





Jacques, durante il suo mandato caratterizzato dall'invasione francese del Lesdiguieres, verrà dato per morto, colpito dai soldati alleati cattolici al soldo del re di Napoli che combattevano per i Savoia.

La vicenda forse nata da un alterco dovuto al furto della sua cappa da parte di alcuni soldati, e dalla sua volontà di recuperarla, ci segnala a quante vessazioni fossero sottoposti i paesani e anche i Sindaci dell'epoca e in quei luoghi.

Jacques, i figli diventano cittadini e borghesi di Saint Jean de Maurienne





Jacques, membro del consiglio parrocchiale, consigliere, sposa una ricca coltivatrice, manda i figli a studiare nel capoluogo. I due figli Jean Pierre e Mathieu diventano cittadini e borghesi nonché mercanti della città di Saint Jean de Maurienne. Il primo sposerà Marguerite Fay e il secondo Rosa Des Olles figlia del procuratore fiscale Claude Des Olles dei Des Olles di Villargondran.

E' un notevole salto di classe, di colpo non sono più paesani. Da qui alla nobiltà ancora ne manca, ma si può acquistare, insieme ad una buona fortuna finanziaria, l'onorabilità.

E di fortuna finanziaria a partire da questo momento ne arriva parecchia. L'Honestus Jacques avrà vita lunghissima fino a morire di colpo, stremato dagli anni.

Jean Pierre e Mathieu cittadini e borghesi di Saint Jean de Maurienne

Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne

Essere cittadino

Il titolo di cittadino di Saint-Jean era orgogliosamente portato e registrato, in atti pubblici, dai membri del clero e della nobiltà come da quelli della borghesia. Per acquisirlo, quando non lo si possedeva per diritto di nascita, bisognava essere manant e abitante, vale a dire avere il domicilio nel territorio della città; si doveva inoltre dimostrare mezzi di esistenza sufficienti, derivanti sia dal possesso di proprietà, sia dall'esercizio di una professione liberale o manuale, e godere di una buona reputazione di probità e moralità, e inviare una richiesta ai sindaci.

Essere cittadino: l'indagine

Questi, dopo una indagine, presentavano la loro relazione al Consiglio Generale della città, che decideva. Se la richiesta era approvato, non restava che pagare la somma previsto dalla normativa, come corrispondenze ai diritti di cui avrebbe goduto il nuovo cittadino. Questa somma variava notevolmente: nell'ultimo quarto del 16° secolo, la città finì per accontentarsi dell'impegno scritto di partecipare a tutte le cariche della comunità, e concesse anche il diritto di cittadinanza facilmente come il duca di Savoia e il vescovo concedevano il titolo di nobile. Una delibera del 24 agosto 1586 sull' espulsione degli stranieri, a causa del pericolo di peste, dice che " coloro che si presenteranno come abitanti della città attuale e che pagheranno o vorranno pagare qualcosa per la manutenzione dei dissuasori e del ponte Arvan, saranno presentati al Consiglio Generale per essere cittadini. »

Divieto di espulsione per il cittadino

Il cittadino non poteva, come lo straniero, essere espulso in caso di peste, guerra o carestia; aveva, direttamente o indirettamente, la sua quota di ricavato dai beni della città; godeva delle concessioni date dal sovrano, dal vescovo prima del 1327, dal vescovo e conte o duca di Savoia dopo quella data; poteva entrare nelle confraternite e approfittare dei loro beni, soccorsi e altri benefici.

Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne


I tre ordini

Ogni cittadino faceva parte di uno dei tre ordini dei cittadini, secondo la sua condizione, e quindi, alla sua maggiore età, cioè a venticinque anni, se fosse stato capo di famiglia, diventare membro del Consiglio generale della città e dell'assemblea del suo ordine, prendere parte, in tale veste, all'amministrazione della città, e poteva essere eletto consigliere dai Sindaci e persino tra i sindaci.


Primo ordine: il clero

Il primo ordine era quello del clero: comprendeva i canonici e gli altri sacerdoti e chierici addetto al servizio delle chiese della città.


Secondo ordine: la nobiltà

Il secondo era quella della nobiltà, che comprendeva non solo nobili per nascita o per recente concessione del sovrano, ma tutti i dottori in legge o in medicina; questi, tuttavia, non godevano dei privilegi o esenzioni della nobiltà e non ne avevano le cariche militari: erano, in questo senso, assimilati alla borghesia.


Il terzo ordine

Il terzo ordine o terzo stato, anche chiamato con il nome di borghesia, era composta dai cittadini, che non appartenevano né al clero né alla nobiltà, e al quale si applicava più specialmente la qualifica di manant e di abitanti.


Limiti della comunità

Così si formarono tutti i cittadini dei tre ordini della la comunità. Da questo nome derivò quello di comune, per designare il territorio appartenente alla comunità nei limiti concordati con le comunità vicine. Questi limiti erano un po' ondivaghi; solo dopo il 1600 furono realizzate delimitazioni più precise e stabili, per troncare contenziosi, battaglie e cause legali che si svolgevano in ogni momento.

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Differenze tra Manant e Abitant

Abbiamo nominato i manant o manenti e gli abitanti. La parola manant era solo la traduzione della parola latino manens, dimora. Quindi tecnicamente andrebbe tradotto come dimoranti, cioè soggiornati, chi soggiorna in modo temporaneo e non è abitatore. Veniva spesso unito al termine di abitante, che si intendeva come abitante: colui che ha un domicilio fisso e permanente. Non conteneva quindi nulla di sprezzante né offensivo. Si supponeva che lo straniero, fino a quando non ne avessero ordinato l'incorporazione nella comunità, volesse fare solo un soggiorno temporaneo e mantenere l'intenzione di tornare nella sua parrocchia, alla cui comunità continuava ad appartenere. Era quindi naturale che non godesse tutti i vantaggi del manant. Né portava tutti i fardelli dell'abitante o del cittadino, ma solo quelli relativi alla sua situazione di manente e agli interessi per i quali aveva diritto alla tutela della collettività. Quanto ai privilegi dal manant, erano piuttosto ridicoli, come che ricevesse una parte, ad esempio, di noci od olio, e di prodotti a base di noci di proprietà della comunità o della confraternita.

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I cittadino riuniti in Consiglio

I cittadini dei tre ordini, capi di casa e raggiunta la maggiore età, componevano il Consiglio generale della città. Questo consiglio si riuniva, con l'autorizzazione del Giudice Corriere, che non la ha mai rifiutata, tutte le volte che era necessario e previa la convocazione dei sindaci, annunciata prima della predicazione della messa parrocchiale, nelle due chiese di Sainte-Marie e Saint-Christophe; poi a tutti i crocevia della città, e infine al suono della grande campana. Era presieduta dal vicario generale, in nome del vescovo, e dal Juge-Maje. Salvo casi di emergenza, le sessioni hanno avuto luogo la domenica, all'una, e se non erano finite quando suonavano i vespri, venivano sospese per riprenderle il giorno dopo.

I sindaci espongono l'oggetto della discussione

I Sindaci esponevano l'oggetto della deliberazione, ciascuno faceva le osservazioni che riteneva opportune e, finita la discussione, si votava. I voti erano dati oralmente, senza distinzione di classe.

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Raduno collettivo

Infatti si radunavano sacerdoti, nobili e borghesi davanti al segretario della comunità, che fu sempre un notaio. Questi scriveva le decisioni del consiglio, il ​​corriere le approvava, e le faceva pubblicare in tutte le strade, ed esse erano immediatamente esecutive senza ulteriori formalità.

Dove si riuniva il Consiglio?

Fino all'anno 1574, le riunioni del Consiglio generale si svolsero quasi sempre nella chiesa Santa Maria. Da allora, vennero fatte più spesso nei vasti saloni della casa della Confraternita dello Spirito Santo, rue d'Arvan.

La presenza dei procuratori fiscali

Quando era previsto che la discussione sarebbe stata burrascoso, cosa che accadeva abbastanza spesso, e l'assemblea sembrava numerosa, erano presenti i procuratori fiscali, per aiutare i sindaci e i giudici a mantenere l'ordine e, se necessario, avviare procedimenti giudiziari contro i disturbatori.

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Potere legislativo

Il potere che chiameremo legislativo apparteneva interamente al Consiglio Generale, di cui i sindaci eseguivano solo le decisioni. Non c'era un budget prefissato; ma ogni spesa era discussa e votata come ne nasceva la necessità. Il consiglio stabiliva quindi una taglia, cioè una tassa pari a uno o diversi quarti della gabella o della taglia Ducale. La riscossione di questa tassa era affidata ai Sindaci; a volte a su loro richiesta, a commissari selezionati tra i notabili di ogni strada, che versavano le somme nelle mani dei sindaci le somme percepite.

Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne


Le spese

Se la spesa da fare o la questione da risolvere interessava, non la comunità nel suo insieme, ma solo uno dei tre ordini, e il caso è successo spesso per il terzo stato doveva occuparsene solo lui in un'assemblea particolare, convocata e presieduto dai Sindaci. Per ciò che era di comune interesse, i tre ordini si incontrarono, anche per questioni di poca importanza, come la pulizia delle strade, la manutenzione delle fontane, il prezzo del pane, la polizia municipale, gli accordi con macellerie, ecc.

Fare parte della comunità

L'essere collettivo della comunità era, nel suo dominio, perfettamente assimilato all'essere individuo nel suo proprio. Era lo stesso con ogni ordine, di ogni corporazione o confraternita, di ogni associazione qualunque, formandone altrettante comunità distinte e ristrette.

La validità delle decisioni

Perché le deliberazioni del Consiglio Generale fossero valide, era necessario i due terzi dei partecipanti ex officio. Tuttavia, i cittadini sono stati facilmente eliminati, soprattutto quando si trattava di questioni non importanti.

Variabilità dei votanti

Così in certe sedute se ne trovano centocinquanta o anche duecento membri, mentre in altre, e sono molto frequenti, sono solo venti o trenta.

Le decisioni impossibili

Quindi qualsiasi decisione era impossibile, e i Sindaci erano spesso molto imbarazzati: si riducevano a indire un'altra assemblea, e, nel frattempo, a registrare nei verbali le fortissime rimostranze e proteste per i danni per le spiacevoli conseguenze che queste astensioni potevano avere per loro stessi. Sono stati anche obbligati più di una volta, a ricorrere al giudice-corrier, che avrebbe svegliato i cittadini con pesanti multe.

Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne


Rendiconto a fine anno

Alla fine dell'anno, i sindaci presentavano i propri conti al Consiglio Generale; i due ordini nominavano commissioni per esaminarli e, in base alle loro relazioni, approvarli, insieme per le entrate e le spese comuni, separatamente per quelle speciali a ciascuno di essi; dopo di che i conti erano chiusi.

I conti della nobiltà

I conti del curatore del la nobiltà non sembrano aver mai portato a gravi difficoltà;

E quelli della borghesia

Ma non era lo stesso con quelli, molto più complicati, dei loro colleghi della borghesia.

Il clero

Aveva come rappresentanti naturali il vescovo e il Capitolo. Il vescovo era rappresentato dal suo vicario generale, assistito, quando necessario, da alcuni rappresentanti del Capitolo.

Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne


Guai dei sindaci

L'ufficio di sindaco era tutt'altro che privo di spine. Alle difficoltà derivanti dall'assenza di budget e risorse fisse e predeterminate permanentemente, anche per le spese più ordinarie, si aggiunse l'impossibilità di tenerne una minuziosa ed esatta contabilità di tutte le spese e per giustificarle con ricevute, in mezzo alle guerre e al continuo passaggio di truppe, la responsabilità personale per la mancanza di denaro gravava sui Sindaci.

Diritto dei creditori di mandare i sindaci in prigione

Avevano diritto i creditori della città o del loro ordine di perseguirli, fino a farli imprigionare, senza preoccuparsi dello stato del fondo; in modo che se la somma era insufficiente, se tutti i contribuenti non avevano pagato le loro quote e non erano ancora stati in grado di essere costretti a farlo, a causa delle circostanze, i sindaci erano obbligati a pagare dalla loro borsa.

Obblighi dei Sindaci

Uscendo dall'incarico, quasi tutti i Sindaci erano creditori della città e incerti di vedere pienamente rimborsati i loro anticipi. Quindi tutti hanno fatto ogni sforzo per evitare questo fardello. Ma non era una cosa facile, quello di sindaco è un compito obbligato per tutti i cittadini che il loro ordine giudicava in grado di adempierlo, e che non potevano giustificare una reale impossibilità. Il funzionario eletto che rifiutava di essere un sindaco, o lo stesso consigliere, poteva essere perseguito dinanzi al giudice comune, su richiesta dei sindaci o consiglieri uscenti, che non potevano cessare la loro funzioni fino a quando non venivano sostituiti.

Il sistema amministrativo

Il sistema amministrativo era lo stesso in tutti i comuni della Terra Vescovile, eccetto alcune differenze nella durata dei sindaci e il numero dei consiglieri.

Amministratori

Ovunque c'erano solo i pubblici ministeri e i delegati della comunità per l'esecuzione delle decisioni del Consiglio Generale. Naturalmente c'era chi aveva, a parte Saint-Jean, un solo ordine, quella del terzo stato; i nobili, se ce ne erano, come a Valloires e Saint-Pancrace, godevano dei loro privilegi, ma non erano abbastanza numerosi da formare un ordine separato nella comunità.

I consiglieri

Il numero dei consiglieri non era stato fissato in modo invariabile. Alle elezioni del 14 luglio 1582, avvenuta nella casa di Sua Altezza, chiamato il Tribunale Comune, il Terzo Stato ne aveva nominato solo otto. Nel 1578 ne aveva eletti dodici, quattro dei quali per Beauregard e l'Orme, tre per Bonrieu, tre per rue d'Arvan e due per Saint-Antoine. Il verbale riassume così gli obblighi dei sindaci e dei loro consiglieri: esaminare e risolvere i conti dei precedenti insolventi, incontrarsi anche per questioni e operazioni necessarie per la condotta e l'ordine pubblico e l'amministrazione del bene pubblico. Molto spesso i verbali di queste elezioni danno solo un riassunto.






Francois de Bonne de Lesdigueres




Francois de Bonne de Lesdigueres

François de Bonne de Lesdiguières nacque a Saint-Bonnet-en-Champsaur il 1º aprile 1543 e morì a Valence il 28 settembre 1626- Militare divenuto maresciallo di Francia e connestabile di Francia. Suo padre era Jean II de Bonne signore di Lesdiguières e dei Diguières o d'Esdiguières, morto nel 1548, mentre sua madre era Françoise de Castellane. Signore e poi duca di Lesdiguières nel 1611 e signore del Glaizil. Campione protestante nella lotta contro i cattolici, abiurò solenne nel 1622 facendosi cattolico.

Eccellente comandante molto amato dai suoi soldati, che lo chiamano "il corsaro delle Alpi", fu la spina nel fianco di Carlo Emanuele I di Savoia, che cerava di approfittare dopo la morte di Enrico III di Francia delle lotte interne della Francia dovute alla successione al trono. Il Duva voleva espandersi e mal tollerava di essere stretto nei confini della Savoia. Inoltre tra le sue mire vi era il Marchesato di Saluzzo. Francesco di Bonnesi rivelò subito per il Duca un rivale di grande valore e Carlo Emanuele I ne riconobbe l'abilità, tanto che lo denominò la volpe del Delfinato, le renard du Dauphiné. Nel 1610 con il trattato di Bruzuolo segnato in nome di Enrico IV dallo stesso Lesdigueres i due avversari si ritrovarono alleati Il Lesdiguières portò poi aiuto con 7.500 uomini nel 1617 a Carlo Emanuele I nella riconquistare la città di Alba, che era caduta in mani spagnole, e che venne riconquistata per i Savoia dal maresciallo di Francia il 6 marzo.








Le Miserie e Malanni della Guerra





Jacques Callot - Peasant revenge from The Miseries and Misfortunes of War - 1633 - Rijksmuseum, Amsterdam - public doman

La vendetta dei contadini

I contadini rapinati delle poche cose dai soldati prendono di sorpresa i soldati stessi uccidendoli. La vendetta in quei tempi era doverosa

Jacques Callot - Raid from The Miseries and Misfortunes of War - 1633 - Rijksmuseum, Amsterdam - public domain

La razzia

La razzia. I soldati avevano diritto di saccheggio e ne facevano ampio uso impegnandosi spesso in razzie e ruberie nonchè in ogni tipo di vessazione

Jacques Callot - Il saccheggio, tavola 5 delle Les misères et les malheurs de la guerre - 1633 - Rijksmuseum, Amsterdam - public domain

La vendetta dei contadini

I crimini e i criminali di guerra erano all'ordine del giorno, allora come oggi era molto difficile punirli. La crudeltà era ovvia per questi militari che molto spesso erano banditi e tagliagole.






Ribellione e omicidio





Ci è oscuro se Jacques partecipò alla ribellione del 1588 dove alcuni abitanti di Saint Sorlin D'Arves assaltarono il forte uccidendo quattro soldati della guarnigione, tra i quali il comandante del presidio, il sergente Jean, detto Le Soucy.

Si era trattato forse di una resa dei conti, forse stanchi di subire violenze e vessazioni da parte dei soldati del Duca di Savoia gli abitanti del luogo si erano vendicato giustiziando il capitano.

L'étape. Come mantenere uomini e cavalli per giocare alla guerra



Nel Cinquecento si intendeva per étape o tappa, non solo il luogo in cui si fermavano le truppe in marcia e dove avveniva la distribuzione di cibo e altro forniture, ma anche il comune, o il gruppo dei comuni, a cui queste forniture erano imposto. Alle forniture si sono aggiunti i danni causati nelle proprietà dai soldati, e le estorsioni e danni che avevano fatto agi civili: il tutto si chiamava ètape. Era giusto, lo Stato doveva pagarli; ma i comuni prima doveva risarcire gli individui, eccetto per poi essere rimborsato dallo Stato ...., se loro potevano.

L'editto del 27 gennaio 1590 introdusse in questo stato di cose delle modifiche, ma queste riforme non saranno messe in pratica. C'era, tuttavia, a secondo editto emesso dalla duchessa Caterina, il 7 luglio 1594 e ordinando che uomini di guerra "paghino le munizioni di guerra che saranno rimesse, sia per mettere le loro funzioni di guardia o in altro modo, salvo quando saranno in campagna per combattere o attaccare il nemico.» Per munizioni di guerra, si considerava tutto ciò che era dato al soldato in tempo di guerra, anche i viveri, e si comprende che l'eccezione rappresentata dalla duchessa era suscettibile di un interpretazione molto ampia. Era uno dei vizi delle leggi di questo tempo di ammettere eccezioni vagamente espresse, che rendevano le leggi quasi nulle in pratica .

L'étape: sua lottizzazione



L'étape era divisa in lotti: il lotto era composto da una o più parrocchie, secondo la popolazione. Il carico, a ripartitizione dell'ètape, era distribuito in parti uguali tra i lotti; la distribuzione avveniva poi in ciascuno lotto, in proporzione all'importanza di ciascuno Comune. La Terra Vescovile di Maurienne formò una ètape composta da sei lotti, di cui cinque nella Terra comune: 1° Saint-Jean e Villargondran; 2° Valloire, Albane, Montricher e l'episcopato (soggetti al vescovo), Saint-Martin d'Arc e Valmeinier; 3° Saint-Jean d'Arves, Saint-Sorlin e Montrond; 4° Albiez-le-Vieux e Fontcouverte; 5° Jarrier, Saint-Pancrace, Villarembert e Albiez le Jeune. Villargondran ha pagato un sesto del lotto di Saint-Jean. Il sesto lotto era costituito dalle parrocchie di Saint André e Argentine, non inclusi nel trattato.

L'étape: un antica usanza o coutume che si mantenne nel tempo, e anche con l'occupazione francese della Savoia.



Dopo la partenza delle truppe, i sindaci dell'étape, assistiti da consiglieri o pubblici ministeri eletti dai consigli, riuniti a Saint-Jean, nominavano i revisori contabili, per esaminare lo stato delle spese, e poi, sulla loro relazione, effettuavano le distribuzioni. Queste operazioni, se fatte amichevolmente, a volte duravano diversi giorni. Tale era l'antica usanza. Il Governatorie francese, dal 1536 al 1539, lo confermò puramente e semplicemente. Antoine de Clermont, tenente del duca di Guisa, con ordinanza del 28 agosto 1555, indirizzata al corriere e ai sindaci di Saint Jean, disse: "Vi ordiniamo in virtù del potere dato a noi che d'ora in poi, nel caso di passaggio di soldati in numero notevole sia a piedi che a cavallo, di fare organizzare l'estappe che, in quella vostra città, seguendo il regolamento ivi avvenuta qui davanti dal fu signore di Maugiron nostro predecessore, volendo farlo secondo la costumanza che vi servirà di aiuto per le vendite in tal caso richieste ed abituate. » Quindi, legalmente, la fornitura militare non era che una vendita obbligatoria. In effetti, rivestiva quasi sempre un carattere completamente diverso.

Come era a Saint-Jean, luogo dell' étape, dove si facevano quasi tutte le forniture, i sindaci del terzo stato della città compilavano e presentavano i conti. Ma gli altri comuni erano ribelli e sempre sospettosi che la città li stava derubando. Da qui lamentele e contenziosi, la cui principale fonte è stata la valutazione delle perdite subite dai singoli. C'er anche altro: i comuni contribuenti esigevano di essere avvertiti in anticipo dell'arrivo di truppe, per potersi preparare; essi allegarono anche, fin dall'occupazione francese, un decreto del parlamento di Chambery. I sindaci di Saint-Jean hanno risposto che questo giudizio era inapplicabile, perché spesso l?avviso dell'arrivo dei soldati non arrivava finché questi non entravano in città.

Le guerre ducali: un continuo passaggio di truppe che rubano, danneggiano e compiono prepotenze.



Il 22 Emmanuel-Philibert, di ritorno dal Lione, si ferma nuovamente a Saint-Jean con il suo seguito e gli arcieri della sua guardia: 117 persone e 79 cavalli. Il segretario annota con attenzione i furti commessi dai militari nelle case. Diciamo, a loro onore che sono pochi: qualche sacco, qualche telo, qualche asciugamano, qualche piatto di peltro, ecc. A Viffrey Coste, che tiene l'albergo del Grifone, in rue St-Antoine, presero "un barattolo di misura eyten, una pezzo per reggere la slitta e un candeliere del lotto che gli costò trenta sol. » A Petremand Ponce, hanno rubato un cappello di taffettà e una fiaschetta di vetro. Gli spagnoli rubavano molto di più. Nel 1577 iniziano ad attraversare la Savoia. Nel mese di gennaio, passa don Juan d'Austria. Venerdì 19, per ordine dei sindaci, diciassette muli partono per Lanslebourg e Lanslevillard; ritornano il 27 e ripartono il 30 per cinque giorni. Non essendo pagati, i mulattieri chiedono i soldi ai sindaci, che sono condannati dal corriere, Boname Baptendier, a dare sei soldi a ciascuno al giorno. Ci sono i fornitori; i sindaci, sono tremebondi nel vedere rinnovati gli eccessi della milizia, che tiene loro la spada nelle reni.

Ma la difficoltà è trovare rifornimenti sufficienti. Il 10 giugno, i sindaci hanno chiesto all'agente fornitore, per il prossimo passaggio della Gendarmeria spagnola proveniente dalle Fiandre, quanto in uomini e in cavalli. Risponde: quattordicimila uomini e quattromila cavalli. "In tal caso", dicono i sindaci, "secondo gli ordini del Governatore e del Consiglio di Stato, è necessario : 400 quintali di pane di frumento; 30mila sterline di carne, metà di manzo, un quarto di montone e un quarto di vitello; 20.000 bocconcini di vino, o 90 carrelli; 40.000 pezzi di avena o 625 sali; duemila quintali di fieno. Se queste forniture non sono fatte esattamente, noi ritenerti personalmente responsabile tutte le conseguenze.

Questo passaggio di truppe dura dieci giorni. L'imbarazzo della città è tale che, il 25 giugno, il vescovo de Lambert ha scritto ai sindaci del lotto di Arves per inviare anche diciannove bestie da trasporto, pena mille libre; “perché”, dice, “siamo costretti a farlo questa città prende le bestie dei fornitori per necessità. » Fu anche peggio nel 1580. Alla fine di gennaio, devono passare ottomila uomini e mille cavalli proveniente dalle Fiandre. Urbain du Pont, signore di Myans, delegato del Consiglio di Stato, pungola i sindaci, Mermet Ducrest e Pierre Delacombe, che promettono di fare tutto il possibile con l'aiuto dei comuni contribuenti, a provvedere il grano necessario, «sebbene, si dice, la mietitura è stata piccolo e il grano viene esportato in Piemonte e nel Delfinato, dove il raccolto era stato ancora minore, tanto che si vendeva un quarto di frumento per due fiorini e un litro di avena sei soldi » L'11 aprile, il prossimo arrivo della duchessa di Parma, accompagnata da un seguito numerose. Ecco l'annuncio del corriere, Georges de Jorcin, registrato da Me Magistri, segretario alle Politiche cittadine:

" A nome di Sua Altezza, di Monsignor il Reverendo Vescovo di Maurienne, e su comando del signor corriere e giudice comune, è fatto con ordine e ingiunzione a tutti gli ospiti, hosteller, barestiers e altre persone e abitanti della città di Maurienne di preparare alloggi per le persone e le bestie per il prossimo arrivo della Duchessa di Parma e procurarsi pane, vino, fieno, avena e altre disposizioni necessarie per quello, a pena di cinquecento livres e altri arbitrari, anche panettieri, panettiere che tengano una scorta di buon pane, a seconda delle nostre prescrizioni, ai bochiers di caro bene e ammissibile, alla stessa pena e ad altra arbitrarietà, e consecutivamente a tutti tenere le strade davanti a ciascuna casa pulite dalla immondizia, a pena di quanto sopra, dichiarato da pagare immediatamente in caso di contravvenzione, e questo nel prossimo giorno. E' ulteriormente espressamente ordinato a ciascuno, sia della città che nelle vicinanze, di pulire bene tutta la cacciagione consentito, previa confisca della stessa e di altro. Il giorno successivo, i sindaci e i loro consiglieri decidono di faremo un regalo alla Duchessa. "di vino, fagiani, pernici, pingeons, polli, frutta e un'altra cosa che il conte di Montreal ha comandato loro, e che signori e soldati del suo seguito sarà alloggiato presso i nobili e borghese senza eccezioni. Vediamo che il presente non era del tutto spontaneo.

Il Duca di Parma segue la Duchessa, pochi giorni di distanza, alla testa di un vero esercito. Il 19 dello stesso mese i sindaci pregheranno Monsignor de Lambert a lavorare con il consiglio di Stato affinché i commissari, preposti alla preparazione di vitto e alloggio per l'anno. Il Duca di Parma, che passerà a fine mese, il consiglio riceve l'ordine di mettersi d'accordo direttamente con il fornitori e residenti, senza intermediazione dei sindaci, per non aggiungerne delle nuove difficoltà a quelle che la città ha già con le altre comunità dei dintorni. Scrive il vescovo de Lambert a Chambery; ma gli fu detto che, i commissari non avendo autorità sugli abitanti, la regolarità del servizio non sarebbe garantita, il che avrebbe ancora più fastidiose conseguenze per la città. È quindi necessario che i sindaci si rassegnino a nominare i 25 commissari per visitare le case e preparare gli alloggi. Lo stesso giorno, il giudice corriere, considerando che la città si riempirà di truppe, ordina a tutti gli stranieri di partire e vieta agli abitanti di mantenerne o riceverne di nuovi, senza il permesso dei sindaci. Tutti questi passaggi di truppe avevano causato alla città enormi costi e danni, di cui né il governo di Torino, né quello di Madrid pensavano di risarcire. Per nutrire soldati e ufficiali, l'étape, pagherà e sarà rimborsato.....quando sarà possibile.

C'è poi un po' di relax.
Ma Charles-Emmanuel, che aspira alla corona di Francia, dal capo di sua madre, entra in stato di guerra con Enrico IV. A volte è in Provenza, a volte in Savoia, a volte in Piemonte, trovandosi ovunque di fronte di lui il Lesdiguières, che si aggrappa ai suoi passi. Dall'8 marzo alla fine di settembre 1591 piovono denunce per alloggi e folle piovono sull'Ecù de France. Il governo sta facendo lodevoli sforzi per l'osservanza dell'editto del 1590. Joachim de Rye, marchese de Treffort, invia, il 29 dicembre 1592, ai sindaci, ufficiali e cittadini e borghi, situati tra Novalaise, presso Susa, e Chambéry, l'ordine di ospitare e nutrire Jean-Baptiste de Menthon, distaccato con quaranta soldati di guarnigione a Échelles, dice che dovranno fare il viaggio in sei giorni e non stare da nessuna per più di ventiquattro ore", a condizione di comportarsi in ogni dovere in modo modesto, senza commettere aulcun disturbo ne insolenza sulle persone ne altrimenti, a costo della vita. » Questo perché, nel settembre precedente, il capitano Logra si era comportato così a Saint-Jean come un vero spagnolo e i sindaci si erano lagnati e lo avevano denunciato al governatore. Logra era ospitato in una locanda con due soldati. Si sentiva bene lì e vi rimase per cinque giorni. Poiché amava la società, a ogni pasto portava con sé cinque altri soldati, più suo cognato; e come lui amava anche i suoi cavalli e che il vino era buono, ne aveva fatto dare anche a loro. Inutile dire che l'ha fatto stimava l'oste ben pagato dall'onore che lui gli aveva fatto. Ma questo non era stato dello stesso avviso e aveva inviato il conto ai sindaci.

Non sappiamo se Logra fosse spagnolo di nascita; ma don Gracia Olivero, colonnello-comandante di quattro compagnie di cavalleria, tre di lancieri e uno degli archibugieri, certamente lo era. Arrivò a Saint-Jean de Maurienne il 10 settembre 1594 e si degnò di trascorrervi due giorni con le sue compagnie. Quando se ne fu andato, i conrti caddero come grandine tra i sindaci. Ne ricordiamo alcuni. Jacques Arthoud ospitò e diede da mangiare a un alfier (portatore di insegnie), tre maitres, tre lacchè e cinque cavalli. All'alfiere e ai maitre ha dovuto dare galline, polli e molti altri prodotti alimentari di grande costo, totale 51 fiorini; fieno per cavalli, 3 fiorini; avena per il cavallo del detto alfiere, 4 sol; vino per lavare i piedi ai cavalli, 2 pentole, 8 piani; pane e vino portato via dai soldati, 14 sol: aggiunta, 56 fiorini 10 sol. I fratelli Borjon ospitavano quattro maitre, tre lacchè e quattro cavalli. La spesa è di 53 fiorini 8 sol. Laurent Fay aveva dodici soldati e cinque cavalli, i quali soldati fecero una spesa infinita e incredibile con il pretesto che mancavano anche le munizioni, dissero che erano stati alloggiati per vivere a discrezione. Fay chiede 3 fiorini al giorno per ogni uomo. I cavalli hanno avena, fieno, segale e 6 tangenti. Martin Long ospitò tre maitre e tre lacchè, che, in due giorni, fece sette pasti e consumarono quattro quarti di montone, una gallina e quaranta tangenti, per se stessi o per i loro cavalli. I prussiani del 1870 non fecero di meglio rispetto agli spagnoli del 1594 nella Maurienne.


I costi e la folla di queste compagnie vennero stabilì alla fine dello stesso mese davanti a Philibert de Chabert, gentiluomo della casa di Sua Altezza, nominato commissario dal Vescovo Millet, a nome del Duca di Savoia. Si regolò allo stesso tempo ciò che era stato stabilito per settantadue pionieri che, mandati a Susa, per ordine di Carlo Emanuele, sotto la direzione di Claude de Châteaumartin, erano stati costretti ad andare a Carignano e da lì al campo di Briqueras. Il totale ammontava a 8.405 fiorini 4 sols 2 quarti, che si adatta a ciascuno dei cinque lotti del ètape, tra cui la spesa era stata divisa, 1.681 fiorini 3 quarti 1 forte.

Charles-Emmanuel era stato costretto a chiudere gli occhi sugli eccessi dei suoi buoni amici spagnoli. Cosa avrebbe fatto senza la Spagna, da difendere sia la Savoia che il Piemonte, minacciato velocemente e su tutti i punti da Lesdiguières? Successivamente, la politica dei suoi successori, nelle loro guerre con la Francia, sarà quello di evacuare la Savoia e di confinare la difesa nelle vie meglio chiuse del Piemonte. Ma Carlo Emanuele I era ancora un Savoiardo, e ha difeso vigorosamente la culla della sua famiglia

















































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25.Casseur de Maurienne







Plusieurs vitrines de magasin ont été cassées lors de la manifestation contre la loi de sécurité globale à Bordeaux. — UGO AMEZ/SIPA









I casseur della Maurienne





Che gli abitanti delle Arves avessero un certo caratterino si sapeva da tempo, nelle Arves si trasfomano in veri casseur. Nel 1300 circa avevano assaltato la torre del vescovo cacciandolo con la sua scorta, non contenti avevano assaltato le truppe inviate dal conte di Savoia.

Per motivare il gesto si parlerà, in epoca successiva sulla falsa riga della fake news che erano venuti degli esattori in occasione di un plurimo matrimonio per esigere lo Jus Primae Noctis, le venti spose erano state richieste. Uno dei tanti falsi per dire come erano cattivi i signori del medioevo.