Anthony Wilks, Pete Postlethwaite, James Purefoy, Alice Krige, Patrick Hurd-Wood and Rachel Hurd-Wood in "Solomon Kane.”RADiUS-TWC
Il sovrappopolamento della regione
In questo panorama alpestre e di confine, dove più che narrazioni di antiche ed eroiche gesta feudali si parlava di terre di vacche e formaggio, si trova la famiglia Didier.
A Saint Sorlin d'Arves le famiglie native come i Darbel i De Clugni i Brunier, gli Arnaud, i Grand e i Didier,
stabilite nel villaggio fin dal 1400, si saranno dette: "Ma qualcuno fermi questa invasione!" Quale invasione? Quella dei nuovi
arrivati, i migranti di allora.
Gli immigrati non vengono da paesi lontani sui barconi portati da scafisti, magari con tanto di amico a quattro zampe dietro, o con drammatiche storie di violenza e sopraffazione sulle loro spalle.
E sopratutto non sono in grande numero come quelli per esempio che giungono in Italia oggi, essendo guarda caso, l'Italia in tutto il Mediterraneo
l'unico porto sicuro.
Mancano all'epoca i giornali con i titolo di oggi tipo: "la straniera","la marocchina", "l'ira dell'Islamica", che
tanto piacciono alla gente, dove spesso l'immigrato, regolare o no, se commette un reato, non viene classificato semplicemente
"criminale o supposto tale", ma se ne traccia le origini etniche. Se si procedesse con lo stesso modo con gli italiani
verrebbe fuori una colorata moltitudine di regionalismi, tipo,"il meridionale", "il siciliano", "il Veneto", "il piemontese" e via dicendo. Ma forse questo modo di essere
classificati non piacerebbe agli italiani. I quali da parte loro, a causa di una politica legata all'immigrazione sbagliata, ne hanno
subito tutte le conseguenze.
I nuovi venuti. a Saint Sorlin D'Arves, sono persone che giungono a piedi carichi sulle spalle delle loro cose da villaggi posti a non più di 30 km di distanza. Gente esacerbata dal Fisco, dalle tasse alle proprietà signorili, dalla peste e dalle guerre, che cercano sicurezza e risorse per sopravvivere.
Lo Jus sanguinis, follia allo stato puro, per quei tempi
Lo Jus sanguinis al tempo è follia allo stato puro. Un suddito lo è per Jus solis, legato al luogo di nascita e al suo signore
La Cittadinanza è una concessione
La cittadinanza ottenuta in caso di migrazione è una concessione. In un villaggio dove ci si prende a sassaiole tra frazioni
distanti qualche centinaio di metri, l'arrivo di migranti doveva essere una fiammata. Ma ai tempi non c'era nessun Decreto Sicurezza
in vigore.
La popolazione grazie ai nuovi arrivati continua a crescere e il villaggio prospera. Come oggi, non tutti sono produttivi, esemplare il caso di una famiglia immigrata dal villaggio di Saint Jean D'Arves ogni mattina partono, marito, consorte e figli piccoli, per mendicare sulle piazze del loro villaggio natale
che si trova a un tiro di schippo di distanza.
Il Reddito di Cittadinanza ai tempi è costituito dalla compassione e dalla carità, e a quanto sembra tra gli abitanti di Saint Sorlin D'Arves
di poveri e miserabili ce ne sono diversi.
Ogni villaggio ha i suoi poveri e una azione caritatevole da compiere, e con questo metadone di stato, cercare di farli sopravvivere.
La povertà è una piaga che colpisce anche i nobili. In tutta la Savoia più della meta delle 800 famiglie nobili recensite alla fine del XVII arrivano alle 500 livres per anno.
La dama in persona porta le sue noci al mulino e rastrella il suo fieno, un cappello di paglia sulla testa.
Peggio ancora certe sono così povere che si presentano alle porte del priorato per ricevere la propria elemosina.
Illetterate, non arrivano a far sposare i loro figli e i piccoli finiscono ben presto a elemosinare per strada.
La Careme: una elemosina innovativa, fatta come fraternità alla quale accorrono anche i nobili.
Siamo oltre il reddito di cittadinanza
..
Carema.
Si faceva ogni giorno di Quaresima, da allora
dalle dieci del mattino fino all'una del pomeriggio,
e la domenica, dalle nove a mezzogiorno.
Consisteva in pane d'orzo setacciato o crivellato, fatto con il grano che il vescovo prendeva dalle decime
delle sue terre. All'inizio erano solo pochi
cappe per pane, precedentemente divise in pezzi.
Ogni pagnotta pesava sei libbre ed era tagliata in sei pezzi. La distribuzione avveniva alla porta del vescovado.
Nel 1486 e nel 1487 l'elemosina non ammontava a
poco più di cento sestieri di grano; in seguito questa proporzione fu triplicata e Bobba (1619-1636)
ne fece quattrocento sestieri. L'afflusso di poveri
che arrivavano da tutte le parti non erano meno
di tre o quattromila, cifra maggiore di quella della
popolazione della città, e tuttavia la quota di
ogni povero era un pezzo di pane che può valere
al massimo un centesimo e mezzo, secondo un memoria
del vescovo de Lambert.
“Il giovedì santo, l'elemosina è stata doppia e
consisteva in due pezzi di pane, più vino, fagioli
e un liard d'argento (quarti) che furono distribuiti
fino a 200 grossi all'anno. »
Questo afflusso di poveri non poteva mancare
Il grosso era lo stesso del soldo,
dodicesima parte del fiorino sabaudo di piccolo peso
Questo afflusso di poveri
portava grave disordine nella città e
non c'è da stupirsi che il vescovo de Lambert abbia fatto tutti
gli sforzi possibili per sopprimere questa elemosina, o
per trasformarla completamente. Ma il vescovo
fallì urtando contro l'ostinata resistenza del Consiglio
generale. Uno degli abusi che più rivoltarono il vescovo de Lambert,
era che i ricchi stessi non arrossivano per
andare a prendere il loro pezzo di pane poiché,
dice lo storico M. F. Truchet, il legato di Gorrevod aveva voluto
che qualsiasi individuo che non fosse più ricco di lui
venisse a partecipare a questa elemosina, che era fatta
non più come opera di carità, ma riunione fraterna.
Calvinisti, Valdesi Protestanti, gente che dà fastidio
Il Duca di Savoia Emanuele Filiberto inizia una spietata lotta agli eretici, cioè i Valdesi del Piemonte, e i calvinisti del Ginevrino.
Politica che sarà seguita dal figlio Carlo Emanuele I che nel 1602 tenterà l'impatto con la città di Ginevra con un assedio notturno,
grossolanamente fallito. (sconfitta de l'Escalade)
Il padre Emanuele Filiberto iniziò nel 1560 la Guerra sabaudo – valdese condotta dal signore Giorgio Costa della Trinità.
I cattolici sono contenuti dai reparti valdesi. Nelle valli Valdesi anche più tardi il ducato getta bande di armati che si danno a ogni
violenza e al saccheggio.
Battuti dai ben organizzati e valorosi Valdesi anche queste bande trovando pane
per i loro denti ne usciranno a pezzi.
E' una guerra che si protrae a ondate per anni e che vedrà fine con la tregua ducale.
Le Pasque piemontesi - Rivista Savej
rivistasavej.it
Pasque Piemontesi
Nell’aprile 1655 milizie sabaude e francesi attaccarono gli abitanti di fede valdese delle valli piemontesi. I massacri che seguirono, noti a partire dall’Ottocento come Pasque piemontesi, provocarono l’intervento dei paesi di fede protestante, primo fra tutti l’Inghilterra
English: This image is among a group of prints illustrating the massacre of the Waldenses which took place in 1655.
The young woman being tortured is said to be Anna, daughter of Giovanni Charboniere of La Torre.
Date 1658
Source Samuel Moreland "History of the Evangelical Churches of the Valleys of Piedmont", p.345.
Author Samuel Moreland -Credits: public domain
Marten van Cleve (Antwerp 1524-1581)
Visit to the Tenants- La visite à la nourrice - 1557
I Didier in costante progresso sociale
La situazione dei Didier, già in pieno progresso (si pensi al figlio del sindaco Antoine, il Messire Francois e al figlio di questi il Messire Mathieu), migliora ulteriormente con i figli di Jacques, fratello di Sorlin
e del Messire Francois.
Tanto che questo ramo della famiglia sembra colpito da un improvviso benessere.
I figli di Antoine: Jacques il sindaco
La linea di Antoine: Jacques.
Jacques e la sua consorte n.
Jacques
1 Jacques è padre di Humbert, laboreur e dei mercanti borghesi di Saint Jean: Jean Pierre e Mathieu. Muore a Saint Sorlin d'Arves il 12 Gennaio 1653 stroncato dagli anni.
Sembra sia lui il Sindaco e Consigliere della parrocchia e della comunità di Saint Sorlin d'Arves che viene lasciato per morto durante
le guerre di religione e che compare come consigliere
N...n... consorte di Jacques
N...n...consorte di Jacques
Non conosciamo assolutamente niente della consorte di Jacques, ne se si sia risposato diverse volte. Possiamo solo dedurre che
doveva essere una coltivatrice legata a una delle antiche famiglie di Saint Sorlin D'Arves, magari con agganci nella città
di Saint Jean de Maurienne, visto che alcuni dei figli di Jacques saranno borghesi della città.
Carlo Emanuele I Duca di Savoia
Carlo Emanuele I
Carlo Emanuele I di Savoia, soprannominato dai suoi sudditi o Testa di Fuoco, in riferimento alla sua indole guerriera, o il Gobbo
nacque a Rivoli il 12 gennaio 1562 morì a Savigliano il 26 luglio 1630.
Marchese di Saluzzo dal 1588, Duca di Savoia, Principe di Piemonte e Conte d'Aosta, Moriana e Nizza dal 1580 al 1630, e re titolare di Cipro e Gerusalemme.
Guerra per il possesso del Marchesato di Saluzzo.
Nell'autunno 1588, mentre la Francia di suo cugino Enrico III nel 1588 era dilaniata dalle guerre civili
occupò il Marchesato di Saluzzo, protettorato francese.
Enrico IV salito al trono di Francia nel 1589, gli intimò la restituzione.
Carlo Emanuele I rifiutò: scoppiò la guerra contro i francesi.
Gran parte dei combattimenti si svolse in Alta Val Susa ed in Val Chisone:
comandati dal Lesdiguières, detto "la volpe del Delfinato" i francesi combatterono
in Val di Susa e in Val Chisone. La guerra ebbe vicende alterne e si concluse il 2 maggio 1592 con il trattato di pace di Verbins.
La vertenza per il Marchesato tuttaltro che risolta, veniva rimandata ad un accordo successivo
Enrico IV vedendo che Carlo Emanuele I aveva ripreso i contatti con la Spagna minacciò la ripresa delle ostilità,
e a nulla valse l'intervento del papa Clemente VIII chiamato a fare da arbitro.
Nel luglio del 1600 la guerra franco-savoiarda riprese e si concluse grazie alla mediazione pontificia
del cardinale Pietro Aldobrandini. Il 17 gennaio 1601 a Lione venne siglato il trattato definitivo.
Enrico IV barattò con Carlo Emanuele I in cambio della Bresse e altri territori oltre le Alpi, la concessione del
il Marchesato. Nei Ricordi Carlo Emanuele I annotò significativamente: «È molto meglio avere uno Stato solo, tutto unito,
come è questo di qua dei monti, che due, e tutti e due malsicuri».
L'opinione pubblica di allora sul duca
Gli italiani ammirati dalle guerre del duca contro le potenze europee
ne lodarono lo spirito. Si trattava della solita politica dei Savoia ma ben propagandata
accendeva lo spirito delle genti italiane.
Scriveva il Tassoni:
«La virtù militare in questa età è un dono raro in maniera ch'eccita meraviglia»
Jacques figlio di Antoine e nipote di Barthelemy, sarà un amante della taverna, della buona vita, lo troviamo sempre ospite alle feste di matrimonio dove l'allegria e il vino, importato dal fondovalle, da Saint Jullien, scorrono in abbondanza.
Dopo il padre, Antoine, sarà lui, Jacques, con il fratello Sorlin, uno dei sindaci di Saint Sorlin.
Il principe Vescovo Philibert François Milliet de Faverges
Philibert Milliet, conosciuto come Philibert François Milliet de Faverges, nacque il 5 aprile 1561 a Chambéry e mori
forse il 4 settembre 1625 a Torino.
Vescovo di Maurienne poi arcivescovo di Torino apparteneva alla famiglia Milliet.
Philibert Milliet — troviamo anche la forma Philibert François Milliet de Faverges — nacque il 5 aprile 1561
a Chambéry e fu battezzato il 15 novembre.
Era figlio di Louis Milliet (1527-1599), barone di Faverges e Challes, e di Françoise Bay, sposato il 15 febbraio 15564.
Suo padre era un nobile borghese, giureconsulto, presidente del Senato di Savoia (1571) e Gran Cancelliere del ducato (1580).
Carriera ecclesiastica
Si laureò con dottorato in diritto canonico presso la Facoltà di Sapienza di Roma con lettere patenti
del 5 aprile 1583. Fu nominato rettore della cappella di Sant'Andrea "in Portugatio Regionis Montium de Urbe".
Quindi papa Gregorio XIII lo istituì priore commendatario di Saint-Pierre-de-Lémenc a Chambéry,
reso vacante dalla morte di suo zio, François de Lambert, vescovo di Nizza,
con bolla emessa alla vigilia delle calende del settembre 15838.
Padre Milliet de Faverges diventa decano di Viry. Fu nominato, nel 1593, poi dal duca Carlo Emanuele I di Savoia,
abate commendatario dell'abbazia cistercense di Aulps, insieme a suo consigliere,
poi cancelliere dell'ordine supremo della Santissima Annunziata.
Arrivò nel vescovado di Saint-Jean-de-Maurienne nel 1590. Fu nominato coadiutore di suo zio,
Pierre de Lambert, Vescovo di Maurienne, con il nome di Vescovo di Hierapolis, da papa Sisto Quinto,
con bolla della vigilia delle monache dell'aprile 1590.
Gli succedette alla testa del vescovado, il 6 maggio 15918. Il duca lo nominò, il 29 gennaio 1593,
Consigliere di Stato10. Nel 1597 la valle della Maurienne fu occupata dalle truppe francesi10,
guidate da Lesdiguières. La città di Saint-Jean è occupata e Filiberto si è rifugiato nella capitale ducale, Torino.
Inviato in Spagna dal duca Carlo Emanuele I, riprese possesso del suo vescovado nel 1598 prima di fuggire nuovamente,
a seguito di una nuova occupazione del ducato di Savoia nel 1600.
Nel 1607 divenne Cancelliere dell'Ordine di Savoia.
Tuttavia, la sua azione rimane importante. Si impegna nella riforma degli abusi, sussegue le visite
in valle o intraprende l'insediamento nelle chiese1.
Fece eseguire i decreti emanati dal Concilio di Trento e il Catechismo che aveva istituito.
Nel 1614 restaurò il palazzo episcopale di Saint-Jean-de-Maurienne.
Si dimise dal vescovato nel 1618 e divenne arcivescovo di Torino fino alla morte che avvenne in Torino il 17 novembre 1624
o il 4 settembre 1625.
Venne sepolto nella chiesa dei Gesuiti a Torino.
Jacques, durante il suo mandato
caratterizzato dall'invasione francese del Lesdiguieres, verrà dato per morto, colpito dai soldati alleati cattolici al soldo del re di Napoli che
combattevano per i Savoia.
La vicenda forse nata da un alterco dovuto al furto della sua cappa da parte di alcuni soldati, e dalla sua volontà di recuperarla, ci segnala
a quante vessazioni fossero sottoposti i paesani e anche i Sindaci dell'epoca e in quei luoghi.
Jacques, i figli diventano cittadini e borghesi di Saint Jean de Maurienne
Jacques, membro del consiglio parrocchiale, consigliere, sposa una ricca coltivatrice, manda i figli a studiare nel capoluogo. I due figli Jean Pierre e Mathieu diventano cittadini e borghesi nonché mercanti della città di Saint Jean de Maurienne.
Il primo sposerà Marguerite Fay e il secondo Rosa Des Olles figlia del procuratore fiscale Claude Des Olles dei Des Olles di Villargondran.
E' un notevole salto di classe, di colpo non sono più paesani. Da qui alla nobiltà ancora ne manca, ma si può acquistare, insieme ad una buona fortuna finanziaria, l'onorabilità.
E di fortuna finanziaria a partire da questo momento ne arriva parecchia. L'Honestus Jacques avrà vita lunghissima fino a morire di colpo, stremato dagli anni.
Jean Pierre e Mathieu cittadini e borghesi di Saint Jean de Maurienne
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
Essere cittadino
Il titolo di cittadino di Saint-Jean era orgogliosamente
portato e registrato, in atti pubblici,
dai membri del clero e della nobiltà
come da quelli della borghesia. Per acquisirlo,
quando non lo si possedeva per diritto di nascita, bisognava essere manant e abitante, vale a dire
avere il domicilio nel territorio della città;
si doveva inoltre dimostrare mezzi di esistenza
sufficienti, derivanti sia dal possesso di proprietà, sia dall'esercizio
di una professione liberale o manuale, e godere di una
buona reputazione di probità e moralità, e
inviare una richiesta ai sindaci.
Essere cittadino: l'indagine
Questi, dopo una indagine, presentavano la loro relazione al Consiglio Generale della città,
che decideva. Se la richiesta era
approvato, non restava che pagare la somma
previsto dalla normativa, come corrispondenze
ai diritti di cui avrebbe goduto il nuovo cittadino.
Questa somma variava notevolmente: nell'ultimo quarto del
16° secolo, la città finì per accontentarsi dell'impegno scritto di partecipare a tutte le cariche della
comunità, e concesse anche il diritto di cittadinanza
facilmente come il duca di Savoia e il vescovo concedevano il titolo
di nobile. Una delibera del 24 agosto 1586 sull'
espulsione degli stranieri, a causa del pericolo di
peste, dice che "
coloro che si presenteranno come
abitanti della città attuale e che pagheranno o vorranno pagare qualcosa per la
manutenzione dei dissuasori e del ponte Arvan,
saranno presentati al Consiglio Generale per essere cittadini. »
Divieto di espulsione per il cittadino
Il cittadino non poteva, come lo straniero,
essere espulso in caso di peste, guerra o carestia;
aveva, direttamente o indirettamente, la sua quota di
ricavato dai beni della città;
godeva delle concessioni date dal sovrano, dal vescovo prima del
1327, dal vescovo e conte o duca di Savoia dopo quella data;
poteva entrare nelle confraternite e approfittare dei loro beni, soccorsi e altri
benefici.
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
I tre ordini
Ogni cittadino faceva parte di uno dei tre ordini
dei cittadini, secondo la sua condizione, e quindi, alla sua maggiore età, cioè a venticinque anni, se fosse stato capo
di famiglia, diventare membro del Consiglio
generale della città e dell'assemblea del suo ordine,
prendere parte, in tale veste, all'amministrazione della
città, e poteva essere eletto consigliere dai Sindaci
e persino tra i sindaci.
Primo ordine: il clero
Il primo ordine era quello del clero:
comprendeva i canonici e gli altri sacerdoti e chierici
addetto al servizio delle chiese della città.
Secondo ordine: la nobiltà
Il secondo era quella della nobiltà, che
comprendeva non solo nobili per nascita o per recente concessione del sovrano,
ma tutti i dottori in legge o in medicina;
questi, tuttavia, non godevano dei privilegi
o esenzioni della nobiltà e non ne avevano
le cariche militari:
erano, in questo senso,
assimilati alla borghesia.
Il terzo ordine
Il terzo ordine o terzo stato, anche chiamato
con il nome di borghesia, era composta dai cittadini, che non appartenevano né al clero né alla
nobiltà, e al quale si applicava più specialmente la qualifica di manant e di abitanti.
Limiti della comunità
Così si formarono tutti i cittadini dei tre ordini della
la comunità. Da questo nome derivò quello di comune, per designare il territorio appartenente alla
comunità nei limiti concordati con le
comunità vicine. Questi limiti erano un po'
ondivaghi; solo dopo il 1600 furono realizzate
delimitazioni più precise e stabili, per troncare contenziosi, battaglie
e cause legali che si svolgevano in ogni momento.
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
Differenze tra Manant e Abitant
Abbiamo nominato i manant o manenti e gli abitanti.
La parola manant era solo la traduzione della parola
latino manens, dimora. Quindi tecnicamente andrebbe tradotto come dimoranti, cioè
soggiornati, chi soggiorna in modo temporaneo e non è abitatore.
Veniva spesso unito al termine di abitante,
che si intendeva come abitante:
colui che ha un domicilio fisso e permanente. Non conteneva quindi nulla di sprezzante
né offensivo. Si supponeva che lo straniero, fino a quando non ne avessero ordinato l'incorporazione nella comunità,
volesse fare solo un soggiorno temporaneo e mantenere
l'intenzione di tornare nella sua parrocchia, alla cui comunità continuava ad appartenere.
Era quindi naturale che non godesse tutti i
vantaggi del manant.
Né portava tutti i fardelli dell'abitante o del cittadino,
ma solo quelli relativi alla sua situazione di manente e agli
interessi per i quali aveva diritto alla tutela della collettività.
Quanto ai privilegi dal manant, erano piuttosto ridicoli, come che ricevesse
una parte, ad esempio, di noci od olio,
e di prodotti a base di noci di proprietà della comunità
o della confraternita.
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
I cittadino riuniti in Consiglio
I cittadini dei tre ordini, capi di casa e
raggiunta la maggiore età, componevano il Consiglio
generale della città. Questo consiglio si riuniva, con
l'autorizzazione del Giudice Corriere, che non la ha mai
rifiutata, tutte le volte che era necessario e previa
la convocazione dei sindaci, annunciata prima della
predicazione della messa parrocchiale, nelle due chiese
di Sainte-Marie e Saint-Christophe; poi a
tutti i crocevia della città, e infine al suono della
grande campana. Era presieduta dal vicario generale, in nome del vescovo, e dal
Juge-Maje. Salvo casi di emergenza, le sessioni
hanno avuto luogo la domenica, all'una, e se
non erano finite quando suonavano i vespri,
venivano sospese per riprenderle il giorno dopo.
I sindaci espongono l'oggetto della discussione
I Sindaci esponevano l'oggetto della
deliberazione, ciascuno faceva le osservazioni
che riteneva opportune e, finita la discussione,
si votava. I voti erano dati oralmente, senza distinzione di classe.
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
Raduno collettivo
Infatti si radunavano sacerdoti, nobili e borghesi
davanti al segretario della comunità, che fu sempre un notaio. Questi scriveva le decisioni del
consiglio, il corriere le approvava, e le faceva pubblicare in tutte le strade, ed esse
erano immediatamente esecutive senza ulteriori formalità.
Dove si riuniva il Consiglio?
Fino all'anno 1574, le riunioni del Consiglio
generale si svolsero quasi sempre nella chiesa
Santa Maria. Da allora, vennero fatte più
spesso nei vasti saloni della casa della
Confraternita dello Spirito Santo, rue d'Arvan.
La presenza dei procuratori fiscali
Quando era previsto che la discussione sarebbe stata
burrascoso, cosa che accadeva abbastanza spesso, e l'assemblea sembrava numerosa,
erano presenti i procuratori fiscali, per aiutare i sindaci e i giudici a mantenere l'ordine e,
se necessario, avviare procedimenti giudiziari
contro i disturbatori.
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
Potere legislativo
Il potere che chiameremo legislativo apparteneva interamente al Consiglio Generale, di cui
i sindaci eseguivano solo le decisioni.
Non c'era un budget prefissato; ma ogni spesa era discussa e votata come
ne nasceva la necessità. Il consiglio stabiliva
quindi una taglia, cioè una tassa pari a uno o
diversi quarti della gabella o della taglia Ducale.
La riscossione di questa tassa era affidata ai Sindaci; a volte a
su loro richiesta, a commissari selezionati
tra i notabili di ogni strada, che versavano le somme nelle mani dei sindaci le somme percepite.
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
Le spese
Se la spesa da fare o la questione da risolvere
interessava, non la comunità nel suo insieme, ma
solo uno dei tre ordini, e il caso è successo
spesso per il terzo stato doveva occuparsene solo lui in un'assemblea particolare, convocata
e presieduto dai Sindaci. Per ciò che era di comune interesse, i tre ordini si incontrarono,
anche per questioni di poca importanza,
come la pulizia delle strade, la manutenzione delle fontane, il prezzo del pane, la polizia municipale,
gli accordi con macellerie, ecc.
Fare parte della comunità
L'essere collettivo della comunità era,
nel suo dominio, perfettamente assimilato all'essere
individuo nel suo proprio. Era lo stesso con
ogni ordine, di ogni corporazione o confraternita,
di ogni associazione qualunque, formandone altrettante
comunità distinte e ristrette.
La validità delle decisioni
Perché le deliberazioni del Consiglio Generale
fossero valide, era necessario i due terzi dei
partecipanti ex officio. Tuttavia, i cittadini
sono stati facilmente eliminati, soprattutto quando si trattava di questioni non importanti.
Variabilità dei votanti
Così in certe sedute se ne trovano centocinquanta
o anche duecento membri, mentre in altre, e sono molto frequenti, sono
solo venti o trenta.
Le decisioni impossibili
Quindi qualsiasi decisione era
impossibile, e i Sindaci erano spesso molto imbarazzati:
si riducevano a indire un'altra
assemblea, e, nel frattempo, a registrare nei
verbali le fortissime rimostranze e proteste per i danni per le spiacevoli conseguenze che queste astensioni potevano avere
per loro stessi. Sono stati anche obbligati
più di una volta, a ricorrere al giudice-corrier,
che avrebbe svegliato i cittadini con pesanti multe.
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
Rendiconto a fine anno
Alla fine dell'anno, i sindaci
presentavano i propri conti al Consiglio Generale;
i
due ordini nominavano commissioni per
esaminarli e, in base alle loro relazioni, approvarli,
insieme per le entrate e le spese comuni, separatamente per quelle speciali
a ciascuno di essi; dopo di che i conti erano
chiusi.
I conti della nobiltà
I conti del curatore del
la nobiltà non sembrano aver mai
portato a gravi difficoltà;
E quelli della borghesia
Ma non era lo stesso con quelli, molto più
complicati, dei loro colleghi della borghesia.
Il clero
Aveva come rappresentanti naturali il vescovo e il
Capitolo. Il vescovo era rappresentato dal suo
vicario generale, assistito, quando necessario,
da alcuni rappresentanti del Capitolo.
Essere cittadino e borghese a Saint Jean de Maurienne
Guai dei sindaci
L'ufficio di sindaco era tutt'altro che privo
di spine. Alle difficoltà derivanti dall'assenza di
budget e risorse fisse e predeterminate
permanentemente, anche per le spese più ordinarie,
si aggiunse l'impossibilità di tenerne una minuziosa ed esatta contabilità
di tutte le spese e per giustificarle con ricevute, in mezzo alle guerre e al continuo passaggio di truppe,
la responsabilità personale per la mancanza
di denaro gravava sui Sindaci.
Diritto dei creditori di mandare i sindaci in prigione
Avevano diritto i creditori della città o del loro ordine
di perseguirli, fino a farli imprigionare, senza
preoccuparsi dello stato del fondo; in modo che se la
somma era insufficiente, se tutti i contribuenti
non avevano pagato le loro quote e non erano ancora stati in grado
di essere costretti a farlo, a causa delle circostanze,
i sindaci erano obbligati a pagare dalla loro borsa.
Obblighi dei Sindaci
Uscendo dall'incarico, quasi tutti i Sindaci erano creditori della città e incerti di vedere pienamente
rimborsati i loro anticipi.
Quindi tutti hanno fatto ogni sforzo per evitare
questo fardello. Ma non era una cosa facile, quello di sindaco è un compito obbligato per tutti i
cittadini che il loro ordine giudicava in grado di adempierlo, e che non potevano giustificare una reale impossibilità.
Il funzionario eletto che rifiutava di essere un sindaco, o lo
stesso consigliere, poteva essere perseguito dinanzi al
giudice comune, su richiesta dei sindaci o consiglieri uscenti, che non potevano cessare la loro
funzioni fino a quando non venivano sostituiti.
Il sistema amministrativo
Il sistema amministrativo era lo stesso in
tutti i comuni della Terra Vescovile, eccetto
alcune differenze nella durata dei sindaci e
il numero dei consiglieri.
Amministratori
Ovunque
c'erano solo i pubblici ministeri e i delegati della
comunità per l'esecuzione delle decisioni del Consiglio Generale.
Naturalmente c'era chi
aveva, a parte Saint-Jean, un solo ordine,
quella del terzo stato; i nobili, se ce ne erano,
come a Valloires e Saint-Pancrace, godevano
dei loro privilegi, ma non erano abbastanza numerosi da formare un ordine separato nella comunità.
I consiglieri
Il numero dei consiglieri non era stato fissato in
modo invariabile. Alle elezioni del 14 luglio
1582, avvenuta nella casa di Sua Altezza,
chiamato il Tribunale Comune, il Terzo Stato ne aveva nominato
solo otto. Nel 1578 ne aveva eletti dodici, quattro dei quali
per Beauregard e l'Orme, tre per Bonrieu, tre
per rue d'Arvan e due per Saint-Antoine.
Il verbale riassume così gli obblighi dei
sindaci e dei loro consiglieri: esaminare e risolvere i conti dei precedenti insolventi, incontrarsi
anche per questioni e operazioni necessarie per la condotta e l'ordine pubblico e l'amministrazione del bene pubblico.
Molto spesso i verbali di queste elezioni danno solo un riassunto.
Francois de Bonne de Lesdigueres
Francois de Bonne de Lesdigueres
François de Bonne de Lesdiguières nacque a Saint-Bonnet-en-Champsaur il 1º aprile 1543 e morì a Valence il 28 settembre 1626-
Militare divenuto maresciallo di Francia e connestabile di Francia.
Suo padre era Jean II de Bonne signore di Lesdiguières e dei Diguières o d'Esdiguières, morto nel 1548, mentre sua madre era
Françoise de Castellane.
Signore e poi duca di Lesdiguières nel 1611 e signore del Glaizil.
Campione protestante nella lotta contro i cattolici, abiurò solenne nel 1622 facendosi cattolico.
Eccellente comandante molto amato dai suoi soldati, che lo chiamano "il corsaro delle Alpi",
fu la spina nel fianco di Carlo Emanuele I di Savoia, che cerava di approfittare dopo la morte di Enrico III di Francia delle lotte
interne della Francia dovute alla successione al trono. Il Duva voleva espandersi e mal tollerava
di essere stretto nei confini della Savoia. Inoltre tra le sue mire vi era il Marchesato di Saluzzo.
Francesco di Bonnesi rivelò subito per il Duca un rivale di grande valore e Carlo Emanuele I
ne riconobbe l'abilità, tanto che lo denominò la volpe del Delfinato, le renard du Dauphiné.
Nel 1610 con il trattato di Bruzuolo segnato in nome di Enrico IV dallo stesso Lesdigueres i due avversari si ritrovarono alleati
Il Lesdiguières portò poi aiuto con 7.500 uomini nel 1617 a Carlo Emanuele I nella riconquistare la città di Alba,
che era caduta in mani spagnole, e che venne riconquistata per i Savoia dal maresciallo di Francia il 6 marzo.
Jacques Callot - Peasant revenge from The Miseries and Misfortunes of War - 1633 - Rijksmuseum, Amsterdam - public doman
La vendetta dei contadini
I contadini rapinati delle poche cose dai soldati prendono di sorpresa i soldati stessi uccidendoli.
La vendetta in quei tempi era doverosa
Jacques Callot - Raid from The Miseries and Misfortunes of War - 1633 - Rijksmuseum, Amsterdam - public domain
La razzia
La razzia. I soldati avevano diritto di saccheggio e ne facevano ampio uso impegnandosi spesso
in razzie e ruberie nonchè in ogni tipo di vessazione
Jacques Callot - Il saccheggio, tavola 5 delle Les misères et les malheurs de la guerre - 1633 - Rijksmuseum, Amsterdam - public domain
La vendetta dei contadini
I crimini e i criminali di guerra erano all'ordine del giorno, allora come oggi era molto difficile punirli. La crudeltà
era ovvia per questi militari che molto spesso erano banditi e tagliagole.
Ribellione e omicidio
Ci è oscuro se Jacques partecipò alla ribellione del 1588 dove alcuni abitanti di Saint Sorlin D'Arves assaltarono il forte uccidendo quattro soldati della guarnigione, tra i quali il comandante del presidio, il sergente Jean, detto Le Soucy.
Si era trattato forse di una resa dei conti, forse stanchi di subire violenze e vessazioni da parte dei soldati del Duca di Savoia gli abitanti del luogo si erano vendicato giustiziando il capitano.
L'étape. Come mantenere uomini e cavalli per giocare alla guerra
Nel Cinquecento si intendeva per étape o tappa, non solo
il luogo in cui si fermavano le truppe in marcia
e dove avveniva la distribuzione di cibo e altro
forniture, ma anche il comune, o il gruppo
dei comuni, a cui queste forniture erano
imposto. Alle forniture si sono aggiunti i danni
causati nelle proprietà dai soldati, e le
estorsioni e danni che avevano fatto
agi civili: il tutto si chiamava ètape.
Era giusto, lo Stato doveva pagarli; ma i comuni
prima doveva risarcire gli individui, eccetto
per poi essere rimborsato dallo Stato ...., se loro
potevano.
L'editto
del 27 gennaio 1590 introdusse in questo stato di
cose delle modifiche, ma queste riforme
non saranno messe in pratica. C'era, tuttavia, a
secondo editto emesso dalla duchessa Caterina, il
7 luglio 1594 e ordinando che uomini di guerra
"paghino le munizioni di guerra che saranno
rimesse, sia per mettere le loro funzioni di guardia o in altro modo,
salvo quando saranno in campagna per
combattere o attaccare il nemico.» Per munizioni
di guerra, si considerava tutto ciò che era
dato al soldato in tempo di guerra, anche i
viveri, e si comprende che l'eccezione rappresentata
dalla duchessa era suscettibile di un interpretazione molto ampia.
Era uno dei vizi delle leggi di questo
tempo di ammettere eccezioni vagamente espresse,
che rendevano le leggi quasi nulle
in pratica .
L'étape: sua lottizzazione
L'étape era divisa in lotti: il lotto era composto da
una o più parrocchie, secondo la popolazione.
Il carico, a ripartitizione dell'ètape, era
distribuito in parti uguali tra i lotti;
la distribuzione avveniva poi in ciascuno
lotto, in proporzione all'importanza di ciascuno
Comune.
La Terra Vescovile di Maurienne formò una
ètape composta da sei lotti, di cui cinque nella Terra
comune: 1° Saint-Jean e Villargondran; 2° Valloire,
Albane, Montricher e l'episcopato (soggetti
al vescovo), Saint-Martin d'Arc e Valmeinier;
3° Saint-Jean d'Arves, Saint-Sorlin e
Montrond; 4° Albiez-le-Vieux e Fontcouverte;
5° Jarrier, Saint-Pancrace, Villarembert e Albiez le Jeune.
Villargondran ha pagato un sesto del lotto di Saint-Jean.
Il sesto lotto era costituito dalle parrocchie di Saint
André e Argentine, non inclusi nel trattato.
L'étape: un antica usanza o coutume che si mantenne nel tempo, e anche
con l'occupazione francese della Savoia.
Dopo la partenza delle truppe, i sindaci
dell'étape, assistiti da consiglieri o pubblici ministeri
eletti dai consigli, riuniti a Saint-Jean,
nominavano i revisori contabili, per esaminare
lo stato delle spese, e poi, sulla loro relazione,
effettuavano le distribuzioni. Queste operazioni,
se fatte amichevolmente, a volte duravano
diversi giorni.
Tale era l'antica usanza.
Il Governatorie francese, dal 1536 al 1539, lo confermò puramente
e semplicemente. Antoine de Clermont, tenente
del duca di Guisa, con ordinanza del 28 agosto
1555, indirizzata al corriere e ai sindaci di Saint
Jean, disse: "Vi ordiniamo in virtù del potere
dato a noi che d'ora in poi, nel caso
di passaggio di soldati in numero notevole
sia a piedi che a cavallo,
di fare organizzare l'estappe che, in quella vostra città,
seguendo il regolamento ivi avvenuta qui
davanti dal fu signore di Maugiron nostro
predecessore, volendo farlo secondo la costumanza
che vi servirà di aiuto per le vendite in tal caso richieste ed abituate. »
Quindi, legalmente, la fornitura militare non era
che una vendita obbligatoria. In effetti, rivestiva
quasi sempre un carattere completamente diverso.
Come era a Saint-Jean, luogo dell' étape,
dove si facevano quasi tutte le forniture,
i sindaci del terzo stato della città
compilavano e presentavano i conti. Ma gli altri
comuni erano ribelli e sempre sospettosi
che la città li stava derubando. Da qui lamentele e
contenziosi, la cui principale fonte è stata la valutazione delle perdite subite dai singoli.
C'er anche altro: i comuni contribuenti
esigevano di essere avvertiti in anticipo dell'arrivo di
truppe, per potersi preparare;
essi allegarono anche, fin dall'occupazione francese, un decreto del parlamento di Chambery.
I sindaci di Saint-Jean hanno risposto che questo giudizio era inapplicabile, perché spesso l?avviso
dell'arrivo dei soldati non arrivava finché questi non entravano in città.
Le guerre ducali: un continuo passaggio di truppe che rubano, danneggiano e compiono prepotenze.
Il 22 Emmanuel-Philibert, di ritorno dal Lione,
si ferma nuovamente a Saint-Jean con il suo seguito e gli
arcieri della sua guardia:
117 persone e 79 cavalli.
Il segretario annota con attenzione i furti commessi dai militari nelle case.
Diciamo, a
loro onore che sono pochi:
qualche sacco, qualche telo, qualche asciugamano,
qualche piatto di peltro, ecc. A Viffrey Coste,
che tiene l'albergo del Grifone, in rue St-Antoine,
presero "un barattolo di misura eyten, una
pezzo per reggere la slitta e un candeliere del lotto
che gli costò trenta sol. » A Petremand Ponce,
hanno rubato un cappello di taffettà e una fiaschetta
di vetro. Gli spagnoli rubavano molto di più.
Nel 1577 iniziano ad attraversare
la Savoia. Nel mese di gennaio, passa don Juan
d'Austria. Venerdì 19, per ordine dei sindaci,
diciassette muli partono per Lanslebourg e
Lanslevillard;
ritornano il 27 e ripartono il 30 per
cinque giorni. Non essendo pagati, i mulattieri
chiedono i soldi ai sindaci, che sono condannati dal
corriere, Boname Baptendier, a dare sei soldi a ciascuno
al giorno.
Ci sono i fornitori;
i sindaci, sono tremebondi nel
vedere rinnovati gli eccessi della milizia,
che tiene loro la spada nelle reni.
Ma la difficoltà è trovare rifornimenti sufficienti.
Il 10 giugno, i sindaci hanno chiesto all'agente
fornitore, per il prossimo passaggio della Gendarmeria spagnola proveniente dalle Fiandre, quanto
in uomini e in cavalli.
Risponde: quattordicimila uomini e quattromila cavalli.
"In tal caso", dicono i sindaci, "secondo gli ordini
del Governatore e del Consiglio di Stato, è necessario
:
400 quintali di pane di frumento;
30mila sterline
di carne, metà di manzo, un quarto di montone
e un quarto di vitello; 20.000 bocconcini di vino, o
90 carrelli; 40.000 pezzi di avena o 625 sali;
duemila quintali di fieno.
Se queste forniture non sono fatte esattamente, noi
ritenerti personalmente responsabile
tutte le conseguenze.
Questo passaggio di truppe dura dieci giorni. L'imbarazzo
della città è tale che, il 25 giugno, il vescovo de Lambert
ha scritto ai sindaci del lotto di Arves per inviare
anche diciannove bestie da trasporto, pena mille libre;
“perché”, dice, “siamo costretti a farlo
questa città prende le bestie dei fornitori per necessità. »
Fu anche peggio nel 1580. Alla fine di gennaio,
devono passare ottomila uomini e mille cavalli
proveniente dalle Fiandre. Urbain du Pont, signore di
Myans, delegato del Consiglio di Stato, pungola i sindaci, Mermet Ducrest e Pierre Delacombe, che
promettono di fare tutto il possibile con l'aiuto
dei comuni contribuenti, a provvedere
il grano necessario, «sebbene, si dice, la mietitura
è stata piccolo e il grano viene esportato in Piemonte
e nel Delfinato, dove il raccolto era stato ancora minore, tanto che si vendeva un quarto di frumento per due
fiorini e un litro di avena sei soldi »
L'11 aprile, il prossimo arrivo
della duchessa di Parma, accompagnata da un seguito
numerose. Ecco l'annuncio del corriere, Georges de Jorcin, registrato da Me Magistri,
segretario alle Politiche cittadine:
" A nome di Sua Altezza, di Monsignor il Reverendo Vescovo di Maurienne, e su comando
del signor corriere e giudice comune, è fatto con ordine e ingiunzione a tutti gli ospiti,
hosteller, barestiers e altre persone e abitanti della città di
Maurienne di preparare alloggi per le persone
e le bestie per il prossimo arrivo della Duchessa di
Parma e procurarsi pane, vino, fieno, avena e
altre disposizioni necessarie per quello, a pena di cinquecento
livres e altri arbitrari, anche panettieri,
panettiere che tengano una scorta di buon pane, a seconda delle nostre
prescrizioni, ai bochiers di caro bene e ammissibile,
alla stessa pena e ad altra arbitrarietà, e consecutivamente a tutti tenere le strade davanti a ciascuna casa
pulite dalla immondizia, a pena di quanto sopra,
dichiarato da pagare immediatamente in caso di contravvenzione, e questo
nel prossimo giorno. E' ulteriormente espressamente
ordinato a ciascuno, sia della città che
nelle vicinanze, di pulire bene tutta la cacciagione
consentito, previa confisca della stessa e di altro.
Il giorno successivo, i sindaci e i loro consiglieri
decidono di faremo un regalo alla Duchessa.
"di
vino, fagiani, pernici, pingeons, polli, frutta
e un'altra cosa che il conte di Montreal ha comandato loro,
e che signori e soldati
del suo seguito sarà alloggiato presso i nobili e
borghese senza eccezioni. Vediamo che il
presente non era del tutto spontaneo.
Il Duca di Parma segue la Duchessa, pochi
giorni di distanza, alla testa di un vero esercito.
Il 19 dello stesso mese i sindaci pregheranno
Monsignor de Lambert a lavorare con il consiglio
di Stato affinché i commissari, preposti alla preparazione di vitto e alloggio per l'anno.
Il Duca di Parma, che passerà a fine mese, il consiglio riceve l'ordine di mettersi d'accordo direttamente con il
fornitori e residenti, senza intermediazione
dei sindaci, per non aggiungerne delle nuove
difficoltà a quelle che la città ha già con le altre
comunità dei dintorni. Scrive il vescovo de Lambert
a Chambery; ma gli fu detto che, i commissari non avendo autorità sugli abitanti,
la regolarità del servizio non sarebbe garantita, il che
avrebbe ancora più fastidiose conseguenze per la città.
È quindi necessario che i sindaci si rassegnino
a nominare i 25 commissari
per visitare le case e preparare gli
alloggi. Lo stesso giorno, il giudice corriere, considerando
che la città si riempirà di truppe, ordina
a tutti gli stranieri di partire e vieta agli
abitanti di mantenerne o riceverne di nuovi,
senza il permesso dei sindaci.
Tutti questi passaggi di truppe avevano causato alla città
enormi costi e danni, di cui né il
governo di Torino, né quello di Madrid
pensavano di risarcire.
Per nutrire soldati e ufficiali, l'étape, pagherà e sarà rimborsato.....quando
sarà possibile.
C'è poi un po' di relax.
Ma Charles-Emmanuel, che aspira alla corona di Francia, dal capo
di sua madre, entra in stato di guerra con Enrico IV.
A volte è in Provenza, a volte in
Savoia, a volte in Piemonte, trovandosi ovunque di fronte
di lui il Lesdiguières, che si aggrappa ai suoi passi.
Dall'8 marzo alla fine di settembre 1591 piovono denunce per alloggi e folle piovono sull'Ecù
de France. Il governo sta facendo lodevoli sforzi
per l'osservanza dell'editto del 1590. Joachim de
Rye, marchese de Treffort, invia, il 29 dicembre
1592, ai sindaci, ufficiali e cittadini
e borghi, situati tra Novalaise, presso Susa,
e Chambéry, l'ordine di ospitare e nutrire Jean-Baptiste de Menthon, distaccato con quaranta soldati
di guarnigione a Échelles, dice che dovranno
fare il viaggio in sei giorni e non stare da nessuna per più di ventiquattro ore", a condizione di
comportarsi in ogni dovere in modo modesto, senza
commettere aulcun disturbo ne insolenza sulle
persone ne altrimenti, a costo della vita. »
Questo perché, nel settembre precedente,
il capitano Logra si era comportato così a Saint-Jean
come un vero spagnolo e i sindaci si erano lagnati e lo avevano
denunciato al governatore. Logra era ospitato in una
locanda con due soldati. Si sentiva bene lì
e vi rimase per cinque giorni. Poiché amava la società, a ogni pasto portava con sé cinque
altri soldati, più suo cognato; e come lui
amava anche i suoi cavalli e che il vino era buono,
ne aveva fatto dare anche a loro. Inutile dire che l'ha fatto
stimava l'oste ben pagato dall'onore che lui
gli aveva fatto. Ma questo non era stato dello stesso
avviso e aveva inviato il conto ai sindaci.
Non sappiamo se Logra fosse spagnolo di nascita; ma don Gracia Olivero, colonnello-comandante di quattro compagnie
di cavalleria, tre di
lancieri e uno degli archibugieri, certamente lo era.
Arrivò a Saint-Jean de Maurienne il 10 settembre
1594 e si degnò di trascorrervi due giorni con le sue compagnie.
Quando se ne fu andato, i conrti caddero
come grandine tra i sindaci. Ne ricordiamo alcuni.
Jacques Arthoud ospitò e diede da mangiare a un alfier (portatore di insegnie),
tre maitres, tre lacchè e cinque cavalli. All'alfiere e ai maitre ha
dovuto dare
galline, polli e molti altri prodotti alimentari di grande
costo, totale 51 fiorini;
fieno per cavalli,
3 fiorini;
avena per il cavallo del detto alfiere, 4 sol; vino per
lavare i piedi ai cavalli, 2 pentole, 8 piani; pane
e vino portato via dai soldati, 14 sol: aggiunta,
56 fiorini 10 sol.
I fratelli Borjon ospitavano quattro maitre, tre
lacchè e quattro cavalli. La spesa è di 53 fiorini 8 sol.
Laurent Fay aveva dodici soldati e cinque cavalli,
i quali soldati fecero una spesa infinita e incredibile con il pretesto che mancavano anche le munizioni,
dissero che erano stati alloggiati per vivere a discrezione.
Fay chiede 3 fiorini al giorno per ogni uomo.
I cavalli hanno avena, fieno, segale
e 6 tangenti.
Martin Long
ospitò tre maitre e tre lacchè,
che, in due giorni, fece sette pasti e consumarono
quattro quarti di montone, una gallina e quaranta
tangenti, per se stessi o per i loro cavalli.
I prussiani del 1870 non fecero di meglio
rispetto agli spagnoli del 1594 nella Maurienne.
I costi e la folla di queste compagnie vennero
stabilì alla fine dello stesso mese davanti a Philibert de
Chabert, gentiluomo della casa di Sua Altezza,
nominato commissario dal Vescovo Millet, a nome del
Duca di Savoia. Si regolò allo stesso tempo ciò che era stato stabilito
per settantadue pionieri che, mandati a Susa,
per ordine di Carlo Emanuele, sotto la direzione
di Claude de Châteaumartin, erano stati costretti ad
andare a Carignano e da lì al campo di Briqueras.
Il totale ammontava a 8.405 fiorini 4 sols 2 quarti,
che si adatta a ciascuno dei cinque lotti del ètape, tra
cui la spesa era stata divisa, 1.681 fiorini
3 quarti 1 forte.
Charles-Emmanuel era stato costretto a chiudere gli
occhi sugli eccessi dei suoi buoni amici spagnoli.
Cosa avrebbe fatto senza la Spagna, da difendere
sia la Savoia che il Piemonte, minacciato
velocemente e su tutti i punti da Lesdiguières?
Successivamente, la politica dei suoi successori,
nelle loro guerre con la Francia, sarà quello di evacuare
la Savoia e di confinare la difesa nelle vie meglio
chiuse del Piemonte. Ma Carlo Emanuele I
era ancora un Savoiardo, e ha difeso vigorosamente
la culla della sua famiglia
Plusieurs vitrines de magasin ont été cassées lors de la manifestation contre la loi de sécurité globale à Bordeaux. — UGO AMEZ/SIPA
I casseur della Maurienne
Che gli abitanti delle Arves avessero un certo caratterino si sapeva da tempo, nelle Arves si trasfomano
in veri casseur. Nel 1300 circa avevano assaltato la torre del vescovo cacciandolo con la sua scorta,
non contenti avevano assaltato le truppe inviate dal conte di Savoia.
Per motivare il gesto si parlerà, in epoca successiva sulla falsa riga della fake news che erano venuti
degli esattori in occasione di un plurimo matrimonio per esigere lo Jus Primae Noctis,
le venti spose erano state richieste. Uno dei tanti falsi per dire come erano cattivi i signori del medioevo.