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17. Violenza sulle donne







Circle of Jan Brueghel the Elder (1568–1625) -late 16th century - Kunsthistorisches Museum Wien, Bilddatenbank - public domain





Quando i Talebani eravamo noi.





Barthelemy, è nato francese, intorno al 1505, lo immaginiamo da giovane come un Renzo Tramaglino dei Promessi Sposi, piuttosto irritabile, rissoso, diversamente da Renzo non doveva disdegnare la tentazione della taverna, luogo molto social di allora dove si beve si gioca a carte, ci sono le ragazze disponibili e si parla anche della trinità o di stemmi nobiliari, l'oste è abilitato a registrali, e sopratutto si improvvisano talk show sulle news giornaliere.

Ma nei rapporti familiari come era Barthelemy? Considerando con l'ottica di oggi i rapporti con la consorte, è probabile che Barthelemy finirebbe in cella per maltrattamenti.

La violenza sulle donne era tollerata come un comportamento correttivo, dovuto, e poi guai a mostrare di non comandare la consorte, il villaggio lo avrebbe deriso. La donna deve sfornare figli, e se il forno si rompe rischia grosso, magari il ripudio. Una mitigazione della violenza degli uomini era però rappresentata dai parenti della donna, che se si interessavano a lei, erano capaci di attuare l'immancabile vendetta. Ma non tutte le donne avevano tre fratelli moschettieri come la protagonista della fiaba "Barbablu".

Ancora in questa epoca come nel medioevo le donne hanno l'esclusiva nei parti, nelle morti, nell'assistenza ai malati, così nella cura ed educazione dei figli. Sono momenti dove per gli uomini è difficile intrufolarsi dentro.

Presa di possesso della moglie





La ragazza giunta all'età da marito veniva provvista di una dote, cosa molto importante per l'epoca e gli si cercava un marito. All'età di 14 o 15 anni la nubenda lasciava le donne della famiglia e le amiche per sposarsi e dopo la cerimonia veniva letteralmente presa dal marito e portata in casa sua, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita, se non fosse morta per parto o diventata vedova prima.

Lo stato vedovile





La vedova godeva di protezione dalla legge e le corti di giustizia tendevano a favorirla. Non dipendeva più dalla tutela del marito ma doveva crescere i figli. Aveva una certa libertà in più. Lo stato vedovile, rispettato e privilegiato in teoria, in pratica si rivelava doloroso e tragico se mancava una dote adeguata o il sostentamento. Nel censimento della Gabella del sale del 1561 a Saint Sorlin D'Arves sono molte le vedove e le "relaissè" che formano nel conteggio un fuoco a se magari con la prole ancora giovane. La tendenza dell'epoca tuttavia era risposarsi velocemente perché il mondo e gli affari erano appannaggio degli uomini

Come erano considerate le donne





Nella sostanza le donne all'epoca erano considerate diverse dagli uomini e una cosa a sé con compiti diversi e rigorosamente separati da quelli degli uomini, con sfere di appartenenza ben chiare dove agli uomini era vietato l'accesso.

Amore e matrimonio





Data la società maschilista e misogina il matrimonio era combinato, un semplice affare e non ci si sposava tra innamorati. Ma per contro il sigillo del matrimonio permetteva anche di avere relazioni extraconiugali, condannate in ogni modo ma che all'epoca paiono come una cosa naturale e comune. Relazioni vissute più di nascosto per le donne e più motivo di vanto per gli uomini. La società era molto più complicata di quanto prevedibile.

La violenza sugli uomini





Nel XVI secolo c'è ancora una forte violenza non repressa anche contro gli uomini. Barthelemy come i suoi figli pensavano fosse normale, per esempio, vendicarsi con la violenza. Se qualche parente era stato ucciso ne nasceva una vera e propria faida dove c'era da vergognarsi se qualcuno della famiglia non lo vendicava.

Le punizioni corporali erano all'ordine del giorno, si bastonavano indifferentemente servi, serve, camerieri, cameriere, garzoni, salariati e si picchiavano i bambini.

Ma la violenza era radicata come la paesaneria diffusa e toccava tutti compresi i nobili. La tracotanza non era solo appannaggio della classe sociale elevata. A Saint Sorlin D'Arves poteva accadere che a qualcuno piacesse una donna sposata, e che non si facesse questione del marito di lei, arrivando anche a insultarlo in pubblico quando usciva con la moglie.

Il concetto attuale di famiglia, intesa come nucleo ristretto, non esisteva. Famiglia era all'epoca tutto il clan e un torto fatto ad un componente del clan andava vendicato, magari colpendo a distanza di decenni un altro componente del clan avversario, ignaro di tutto

















































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18. A Saint Jean de Maurienne si trova di tutto







Pieter Brueghel the Younger - The Alchemist- licenxe common creative - copy recreated in colour on panel - Rauantiques






A Saint Jean de Maurienne c'è di tutto, basta andarci





Saint Jean de Maurienne.
Per prima cosa, parafrasando l'abate Truchet di cui utilizzeremo la narrazione, restituiamole il titolo con cui era stata sempre designata: la città. Il viaggiatore entrava nel suo territorio presso il ponte Hermillon, un ponte di legno, molto stretto, come quello di Arvan e Villard-Clément sull'Arc, località situate oltre il paese, l'ultima all'altro capo del territorio.

In mezzo al ponte sorgeva un portale. Se c'era un'epidemia dichiarata in qualche punto della Savoia, veniva piazzata la porta e le guardie, principalmente all'avvicinarsi delle fiere, e nessuno poteva passare senza produrre un certificato attestante che non aveva attraversato nessun luogo infetto o sospetto.

La stessa precauzione era presa al ponte Villard-Clément, se il pericolo proveniva dal Piemonte; a quello di Bonrieu, se le temute comunicazioni venivano dal Delfinato, da Fontcouverte e dalle Arves. Ma l'epidemia non era facile riconoscerla o fermarla, e più di una volta ha reso inutile la sorveglianza delle guardie.






Una scarpinata di 5 ore e mezzo, da farsi su sentieri sterrati. La distanza tra Saint Sorline D'Arves e Saint Jean de Maurienne





Barthelemy a volte si reca in città a dorso di un mulo preso in affitto, a piedi sono 5 ore e mezza di camminata, 22 km di distanza su una strada in discesa, tortuosa, che poi dovrà rifare a ritroso tutta in salita.

Lo stato delle strade in pianura



Gli statuti danno alle strade una larghezza di otto piedi e sedici nelle deviazioni. I balivi o i castellani dovevano visitarle all'inizio di marzo e settembre, alla presenza dei vicini proprietari. Per questo, nei mesi di marzo e settembre, il viaggiatore era fortunato a trovare la strada in uno stato accettabile; perché il castellano doveva visitarla in queste due volte l'anno, dopo aver chiamato i vicini proprietari, e fatte fare le necessarie riparazioni a loro spese. Poi la strada era lasciata a se stessa, cioè sole, pioggia, neve e al buon piacere dei proprietari e ai torrenti limitrofi, fino al prossima visita, salvo circostanze importanti, come il passaggio di truppe o qualche grande personaggio che viaggia in una lettiga, non obbligava il governo, il vescovo e il duca di Savoia, a prescrivere al castellano una visita e riparazioni straordinarie.

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Molti negozi e centri commerciali di allora, Saint Jean de Maurienne era una città ideale per lo shopping



A Saint Jean de Maurienne conosciuta per le molte taverne e le botteghe, c'è l'emporio di allora, un negozio che nel suo piccolo sembra a un centro commerciale, dove si può trovare di tutto, dalle corde di chitarra ai semi di orzo, da martello e chiodi a pala e piccone.

Qui si comperano i semi di orzo, la vanga, i chiodi, e quello che serve. Amblarda quando da teenager avrà la fortuna di andarci, accompagnata dai fratelli, ammirerà gli strumenti musicali dell'emporio e le stoffe dei vestiti nelle botteghe o banchi dei venditori. Non vedendo l'ora di poter fare shopping. Ma per questo bisogna convincere il padre o i fratelli più grandi come Antoine. Senza contare che è già promessa sposa e allora dopo il matrimonio toccherà chiedere soldi al consorte

Si vive anche senza Amazon, ma le consegne sono fatte più spesso nei punti di ritiro (le botteghe stesse)



In città tutti ammirano le case dei nobili o dei ricchi mercanti tutte nella Gran Rue, la strada principale, e qualcuna anche nella frequentatissima Rue de l'Orme.
Le botteghe animate, straricche di merci, fanno capolino discretamente tra le ombre dei porticati bui. Si vedono alcune torri di famiglie nobili, la chiesa di Saint Cristophe e il Duomo, e poi il palazzo vescovile dove oltre che ricevere nel lusso i propri ospiti il principe Vescovo fa confinare i Sindaci resi responsabili per le tasse non pagate delle loro comunità. E poi poco importa se le strade sono solo larghe 6 piedi, così strette e spesso fangose. Oggi le strade sono asfaltate e larghe e gli uomini non portano più calzoni alti e cappelli piumati, non si vedono più gli avvocati uscire dai tribunali con la toga né le donne con grembiuli e copricapi di stoffa d'oro; l'antico costume nazionale è scomparso; quando piove gli ombrelli hanno sostituito la pelle di pecora con cappuccio adornata code di volpe.

E poi in città ci passano e ci passeranno tutti i tipi di gente, ospiti illustri, tutti sono passati da Saint Jean de Maurienne nei tempi, da Francesco I di Francia al cardinale Richelieu dal re Enrico IV al Luigi XII che spaventato per la peste fuggirà a dormirà nei campi.

Saint Jean de Maurienne, una città ricca di negozi.





Il commercio a Saint Jean de Maurienne

Il commercio

A Saint-Jean de Maurienne i negozi in quei tempi erano moltissimi, occupavano il pianterreno della maggior parte delle case, soprattutto nelle strade Mercière, Bonrieu e Saint-Antoine, era occupato da negozi piccoli, bassi, bui.

Il farmacista non ha alloggio migliore delle sue giare; né l'orefice, i suoi gioielli e le sue collane di perle; o il venditore di drappi, le sue lenzuola, le sue sete e i suoi velluti; il droghiere alloggia con il suo zucchero e il suo zenzero; il mercante di erbe, con i suoi incensi e i suoi profumi; il mercante di ferro con i suoi chiodi e i suoi strumenti.

I venditori erano numerosi, su due lati delle strade mostravano le loro grandi insegne, riempiendo i loro negozi di tutto ciò che potrebbe tentare il compratore, e facendosi forte concorrenza. Tutti avevano una merce che ne era il loro principale commercio e gli dava il suo titolo ufficiale, ma lì di solito univa le cose più disparate. Era lo stesso con barbieri, fabbri, falegnami, anche albergatori.

Mastro Ogier du Tour, barbiere, sotto la sua insegna, nel 1558 vendeva medicinali, profumi e incenso; ma vegliava e si prendeva cura degli ammalati, e negli atti notarili si chiamava modestamente chirurgo, perché lui praticava salassi e aggiustava in modo molto pulito, secondo lui, costole, braccia e gambe, da cui era diplomano in medicina e chirurgia, aveva un buon carattere, non ha mai sporto denuncia al giudice-corriere.

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Nel caos delle botteghe e dei venditori.





Un tipico bottegaio in Maurienne

Antoine Picollet, nel 1577, vendeva contemporaneamente tante cose. Era un grande commerciante a Pointet-du-Bourg, principalmente cappellaio, tra l'altro merciaio, sellaio, ferramenta, archibugiatore, drappeggio, mercante di ferro, aveva anche un piccolo antiquario. Fece testamento l'8 novembre 1577, essendo prigioniero di malattie fisiche, nel suo letto in cucina. Per la sua sepoltura, si conforma all'usanza. Solo, come un uomo a cui piace la precisione tutte le cose, con i loro nomi designa i tredici poveri che assisteranno, tutti vestiti di panno di pais con i loro accompagnatori in testa, calzoni e solliers, portando tredici torce di cera accese. Le sue due figlie, nubili, riceveranno una dote di mille fiorini, gli altri 1.200, con due vesti nuziali, una di panno nero fine bordato di velluto, e l'altro di panno rosso fasciato di velluto nero per ciascuna delle dette figlie. Spiega di avere in borsa seicento fiorini di Savoia e cinquanta corone d'oro, di cui due pezzi rose nobili, due doppi ducati con due e due piccoli ducati, e il resto in scudi d'oro. Essendo suo figlio minorenne, vuole che si sua moglie a fare l' inventario. Quest'ultimo aveva poco gusto per questa clausola; perché tre giorni dopo il malato fa un codicillo, nel quale prega monsignore reverendissimo permetta che non si faccia nessun inventario. L'autorizzazione non venne concessa e, essendo Picollet morto, l'inventario fu redatto dal notaio Jean Marquet, il 19 dello stesso mese e i giorni successivi.

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Un passaggio di mercanti, da Lione, e merci dall'Italia e dalla Francia.





I clienti

Delle cinquantacinque pagine, trentatré delle quali sono occupate da note e titoli. Ha per clienti il signore di Montarlot, Boname Baptendier, i des Costes, i de La Balmes, quasi tutti i gentiluomini e praticanti di Saint Jean. Antoine Picollet teneva bene i suoi libri contabili e non trascurava gli obblighi e lo faceva davanti a un notaio. Lasciamo da parte i mobili descritti con attenzione e citiamo solo: un mucchio di pelli di ovini, agnelli e caprini, destinate sia a riscaldarsi che a sostituire gli ombrelli non ancora inventati; Nel febbraio 1574 vendette a un mercante di Lione, per la somma di 389 livres tournois, quarantatré dozzine e mezza di pelli di capra, ventitré pelli di camoscio, due pelli di cervo e una pelle di cane. Inoltre una quantità di cappelli, sufficiente a coprire i tre ordini della città di Maurienne, cappelli laccati, cappelli con tupin, à la polonaise, con ali di velluto, ecc ; fibbie per stivaletti; piastre di catena per muli; bit; blocchi per scrivere, carta e pergamena; cinture in pelle e velluto; cappelli e mollette di tutti i colori; borse di velluto; corsetti sbarrati d'oro; cordoni di seta e d'oro; sciarpe in taffetà; nastri; un barile di polvere da sparo; ugelli e flange per arco; chiodi di ogni tipo; fogli neri, rossi, grigi di Parigi; e per finire, una borsa piena di monete di San Luigi, della Germania, del Papa, della Spagna e Savoia. Oltre alla sua casa a Pointet-du-Bourg, Antoine Picollet possedeva, in rue Saint-Antoine, il Logis du Boeuf, affittato a Laurent Guignard, con tutti i suoi mobili. Ci sono sedici letti, e il buon notaio Marquet ovviamente si diverte a descrivere i loro pellicce, cuscini, coperte e catelogne, e i tavoli e le panche di noce e abete, le stalle con le loro scaffalature, mangiatoie e candelieri con coppe di ferro, i settour con le loro botti contenenti 55 setsiers di vino. L'Auberge du Boeuf si trovava in rue Saint-Antoine, confinava con la torre del palazzo vescovile, tra i portici. Aveva un muro attiguo con la locanda del Croix-Blanche, il cui ingresso era rue Mercière o Borsière e che fu venduta nel 1568 da Anne Agnan, di Bardonnê, vedova di Jacques Sauvage e tutrice del figlio George.

L'elenco continua.





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Nell'elenco ci sono poi piatti, ciotole e brocche di peltro, delle quali dà esattamente il numero e il peso.

Jean Jovet, oste al segno del Leone, per approfittare della buona disposizione dei propri clienti, tenne un assortimento completo di abbigliamento e, 5 dicembre 1554, il nobile Jean des Colonnes, Esquire, dopo aver cenato bene, poté, senza disturbare la sua digestione, rifornirsi del suo guardaroba. Acquistò: un mantello o saye di stoffa nera, bordato di velluto; calze estamet viola, foderate con taffetà dello stesso colore; altre brache bianche, bordate allo stesso modo; tre magliette; un berretto nero; una spada e una mandosse. Mandosse è probabilmente usato per mandilla, cappotto in tre pezzi, due dei quali coprivano le spalle; era il caratteristico mantello dei lacchè. Il tutto, più la cena, ammontava alla somma di sei venti fiorini di Savoia; e poiché la sua borsa era vuota, andò dal notaio vicino, Me Jean Marquet, passa atto di riconoscimento a favore dell'albergatore-mercante. Il caso non era raro. Molte vendite venivano fatte a credito; ma non è mai mancato di far redigere un piccolo atto notarile, che costa solo non caro, il bollo e la registrazione non essendo un inventario e il notaio accontentandosi di pochi soldi. Questo era compensato dalle quantità, come dimostrano i verbali di Jean Marquet. I soldi piovevano sul mercante improvvisato: per un metro di panno blu o rosso, 4 fiorini e mezzo; per un berretto rosso, di pelo milanese, di 3 fiorini; per una pelle di pecora adornata di pelle marocchina, 1,5 fiorini; per un colletto della stessa pelle bianco e nero, 3 fiorini; per pochi fustagno, servelette giallo, camelot cremisi, taffetà blu, giallo o viola, velluto nero, rosso o giallo, panno di Parigi, serge de Torri, di raso nero; per una cintura di spada o un paio di scarpe.

Poi, pagato il debito, il mercante informò il notaio, il quale annotò il pagamento a margine del suo verbale e cancellò l'atto; era la ricevuta. Ci sono nel verbale del notaio Marquet un gran numero di questi titoli firmati da persone di Torino, Lione, Ginevra, di Thonon, ecc.

Saint Jean de Maurienne ore 10 il pranzo è servito.





An Outdoor Banquet · Creator: Sebastian Vrancx · Date Created: ca. 1610-1620 - Publisher: Museum of Fine Art - Fonte: https://www.musee-virtuel-vin.fr/fetes-societe?lang=en&lightbox=dataItem-klclfesv1

A Saint Jean de Maurienne era antico costume pranzare alle ore 10. Probabile che la classe lavoratrice pranzasse soltanto a mezzogiorno ma per i borghesi, gli aristocratici era normale pranzare alle ore 10. Al Collegio Lambert quando si varierà l'orario ci saranno non poche proteste.

















































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19. Rapporti di parentela







Francesco Bassano the Younger (1549–1592) -Abril (Tauro)-Siglo XVI ó XVII -Museo del Prado -Depositado en la Real Sociedad Económica Matritense de Amigos del País - public domain

Barthelemy e Blaise:difficoltà a tracciare rapporti di parentela





Non conosciamo, per ora, quali rapporti di parentela esistevano tra Barthelemy Didier e gli altri censiti nel censimento del 1561. I Didier censiti nello stesso villaggio compaiono in 15 fuochi, sono cioè i capifamiglia e le vedove che fanno fuoco a se. Tra i capifamiglia spicca inoltre per le 14 pecore Blaise Didier.

Blaise sembra avere un rapporto di parentela con Barthelemy, perché suo figlio Humbert appare in un atto come tutore eletto (Il consiglio di famiglia eleggeva il tutore del pupillo) di Blaise Rivol, figlio di Amblarda, la figlia di Barthelemy. E' possibile che Humbert figlio di Blaise sia lo zio di Blaise Rivol in quanto la sua consorte sarebbe Briusa Rivol probabile sorella di Pierre Rivol consorte di Amblarda, che era deceduto. La moglie di Blaise inoltre ha probabilmente fatto da madrina ad Amblarde figlia di Barthelemy.

Humbert sarà condannato nel 1568 dal tribunale di Saint Jean de Maurienne per la morte del piccolo Blaise, suo pupillo. Dovrà pagare 25 ducati, e le spese di giustizia (non proprio piccole per l'epoca).

Amblarda sarà portata fuori dalla corte di giustizia perché non imputabile. 20 ducatoni non sono una piccola cifra che può possedere la piccola gente. Con 1 ducatone si viveva una settimana pranzando bene e cenando lautamente. Con 20 ducatoni è assicurata una buona vita per 20 settimane.

Humbert paga la multa, magari mugugnando un poco, ma la paga senza fiatare. Sorge spontanea la domanda, dove ha preso i soldi? Aveva forse rendite che non sappiamo?

















































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20. Senza Green Pass non vai da nessuna parte







Jan Steen - The Quack - De kwakzalver - 1650 -Frans Hals Museum, Haarlem - public domain - Fonte: https://www.goodfon.ru/download/ian-khavikzoon-sten-sharlatan-derevo-maslo-kartina-zhanrovai/1366x768/









I figli di Barthelemy: Antoine





Sappiamo che il figlio di Barthelemy, Antoine, sarà uno dei sindaci di Saint Sorlin d'Arves ai tempi del contagio, la peste del 1588.

Non conosciamo la sorte degli altri fratelli Louis, il maggiore, Jacques, Sorlin, e della sorella Amblarda, che avrà un figlio ma morto ancora infante

TAVOLETTA GENEALOGICA


In questo punto si tratta di Antoine figlio di Barthelemy considerato il 2 in linea di discendenza e dei suoi figli: Jacques, Sorlin, il notaio Francois.
Viene specificata la linea fondata dal notaio Francois con il figlio di questi, il notaio Mathieu e la linea invece fondata dall'altro figlio di Antoine, Sorlin con sua volta il figlio Gilbert che fonderà la cappella di Sainte Vierge e Saint Joseph a Saint Sorlin D'Arves.

Si tratterà poi della linea dell'altro figlio di Antoine, Jacques da cui nascerà il figlio Humbert, linea dalla quale derivano propriamente i Didier in Torino.








Antoine e la consorte





Antoine





Antoine: Cenni biografici

Antoine, figlio di Barthelemy è noto per essere stato sindaco di Saint Sorlin D'Arves ai tempi della "plague" o meglio il "contagio" che noi oggi indichiamo come la Peste. Questa epidemia srà presente dalla metà del XVI secolo fino al XVIII ricomparendo periodicamente in Maurienne.






La consorte di Antoine





La consorte di Antoine

Non ci sono notizie attendibili sulla consorte di Antoine né se abbia avuto diverse consorti quando morì la prima. Possiamo solo stimare che la consorte provenisse da una famiglia locale, e vista la posizione di sindaco tenuta da Antoine che fosse a sua volta parente di un precedente sindaco o di un sindaco del momento della peste o contagio.






Saint Sorlin ai tempi della "plague"





I provvedimenti presi dalle autorità a cui i sindaci del villaggio devono ubbidire sono drastici, quelli anti COVID di oggi sono all'acqua di rose. Archibugiate a chi non va in isolamento nelle capanne usate per alloggiare i contagiati. Tocca anche convincere i no-Greenpas.




Il Lokdow rigoroso sembra funzionare, unito al lavaggio disinfettante delle abitazioni fatto da due volontarie e da Brise Didier. Il contagio finisce dopo pochi mesi, portandosi dietro meno della metà del villaggio.






Il principe Vescovo Pierre de Lambert





Pierre (de) Lamber

Pierre de Lambert il giovane morì il 6 maggio 1591. Vescovo di Maurienne dal 1567 al 1591, Pierre de Lambert nacque a Chambéry, all'inizio del XVI secolo, già capitale del ducato di Savoia spostata a Torino. Discendente da un'antica famiglia della borghesia di Chambéry era figlio dello Spectable Philibert Lambert, curatore presso la Camera dei Conti di Savoia, membro della segreteria ducale dal 1437 al 1462. Questo ramo della famiglia ottenne così la nobiltà. Pierre suo zio era signore di La Croix, cavaliere, ambasciatore, consigliere e presidente della Camera dei conti.
Il 21 novembre 1567 Vescovo di Maurienne il 21 novembre 1567 venne così accolto nella sua diocesi: "Il giorno in cui il cardinale di Ferrara ha rassegnato le dimissioni dal vescovado di Maurienne a favore di Pierre de Lambert è stato per la nostra diocesi un vero giorno di felicità. Erano passati quasi ventiquattro anni da quando non vi risiedeva un Vescovo”.
Fondò il Collège detto Lambertin nel 1574, situato un tempo di fronte all'Hôtel de l'Europe. L'ingresso dell'edificio portava il suo stemma. Fondò anche un convento di cappuccini a Clappeys presso St-Jean-de-Maurienne.

Credits: Questo articolo in sunto è tratto da Wikipedia.org.
Per una biografia completa vedi:

https://fr.wikipedia.org/wiki/Pierre_de_Lambert_(évêque_de_Maurienne)






Antoine, il primo Didier che copre una carica pubblica nel XVII secolo di cui abbiamo trovato notizia.





Antoine è il primo Didier da noi conosciuto che copre una carica pubblica, da lui nascerà il notaio Messer Francois, padre del notaio Messer Mathieu. Sempre da Antoine nasceranno Jacques e Sorlin, sindaci di Saint Sorlin D'Arves ai tempi delle guerre di Religione. Nascerà anche Mathieu forse il primo mercante di questa famiglia a noi noto.






Essere sindaci a Saint Sorline D'Arves, una carica da cui tenersi lontano





Essere sindaco

Antoine era sindaco di Saint Sorlin D'Arves. Ma come era essere sindaco in quel tempo e in quel villaggio?
A Saint Sorlin non c'erano nobili e quindi non era possibile comporre una assemblea di tre stati, come il clero, che era poco numeroso nel villaggio, i nobili e il terzo stato, cioè i borghesi e popolani. Così l'assemblea si componeva solo con i popolani. Venivano eletti due sindaci per anno, persone stimate nella parrocchia e dal consiglio parrocchiale. I sindaci erano ritenuti responsabili dei debiti del villaggio, delle tasse non pagate. La loro era una responsabilità personale. Questa responsabilità che pesava su di loro era la stessa verso i comuni creditori o il principe Vescovo.

In quei tempi di guerre, passaggio di eserciti, epidemie, la contabilità era difficile da tenere. I sindaci dovevano annotare ogni uscita ogni spesa con grande scrupolo. Non c'erano bilancio delle entrate fisse, e questo complicava la loro vita. I creditori avevano tutti i diritti di perseguirli e farli imprigionare. Inoltre dovevano anticipare di tasca propria le spese, il villaggio avrebbe restituito le somme alla fine del loro mandato. Il che difficilmente avveniva.

Inutile dire che si cercava di evitare in ogni modo di essere eletti a quell'incarico. Ma era pressoché inevitabile, salvo presentare qualche validissima giustificazione.

Così era per i consiglieri. Eletti in numero variabile e non fisso, il compito di consigliere era quello di coadiuvare i sindaci, ed era simile a quello attuale di assessore comunale.

Essere sindaci

Come avveniva l'elezione dei sindaci?

Il consiglio parrocchiale, all'una, riunito al suono della campana discuteva i nomi dei due futuri sindaci.
Quelli dell'anno passato si alzavano in segno che la loro carica era scaduta.
Il Messire Notaio chiede all'assemblea del consiglio se hanno conferito tra loro sulla scelta dei candidati da proporre. Rispondono che non hanno altri che quelli che sono stati eletti per provvedimento l'anno precedente. Il segretario percorre le file, registra i voti e i due candidati sono proclamati sindaci per un anno, da che il messere notaio redige atto. Si tratta di una vera e propria procura con tutte le forme antiche utilizzate in questo genere di atti. I due nuovi sindaci prestano giuramento sulle Sacre Scritture «per essere fedeli e obbedienti sudditi a Sua Altezza e al Reverendissimo Monsignore Vescovo e principe di Maurienne, e anche di debitamente e con la dovuta diligenza esercitare il detto stato di sindaci per e durante il suddetto anno, cercando profitto per la comunità e di evitare danni fintanto che potranno, a signori e comunità, senza opprimere nessuno, e di tutto ciò che, richiederà durante detto anno dei fondi comuni a detta parrocchia faranno bene e leale conto, salvo che al termine del loro mandato, dell'anno, il rendiconto non sarebbe stato pronto e i conti presentati così essi non saranno esentati dalla loro carica. E inoltre promettono i moderni suddetti Sindaci, di non tenere alcun assemblea illecita né porre taglie o contributi senza chiamare chi lo fa sarà impegnato ed eletto, così il forte sopporta il debole, e inoltre negozierà il fatto e il bene del pubblico così e come i buoni e leali sindaci sono vincolati e devono fare. »

Essere sindaci

Il consiglio parrocchiale li esonera, su loro richiesta, dal recupero delle taglie dei predecessori e di tutte le conseguenze della loro amministrazione, alle condizioni che essi spiegheranno, e che, per la parte che verrà loro concessa, li recupereranno essi stessi, senza chiedere l'aiuto di nessun esattore alle tasse comunitarie; e tutti gli aiutanti fare un giuramento per risarcirli per i costi che hanno fatto per il servizio della parrocchia. La sessione si conclude, come di consueto, con l'elezione e giuramento dei consiglieri. Quanto alle spese da rimborsare ai sindaci, si farà una deliberazione, ed esse saranno limitato alle spese che facendo quando dovevano andare fuori città. Dovevano, ovviamente, giustificarle con note e ricevute dettagliate, nessuna somma di queste spese da dettagliare veniva mai assegnata in blocco, nemmeno per i costi di Ufficio. È una delle cause principali che hanno reso ai sindaci, i loro conti così difficili da regolare.

La peste del 1588 a Saint Sorlin: se ti ammali paghi tutto dopo, e se muori pagare spetta ai tuoi eredi. Questo si chiama liberalismo!





Micco Spadaro - Largo Mercatello durante la peste a Napoli (1656) - public domain - Domenico Gargiulo

Il contaglio a Saint Sorlin D'Arves nel 1588

Questi brani sono adattati da "La peste a Saint Sorlin D'Arves" dell'Abate Truchet, e visibili su Gallica

Esistono una serie di documenti sulla peste a Saint Sorlin D'Arves nel 1588.
Il primo documento non porta una firma. L'autore dice solo che su richiesta dei sindaci di St. Sorlin e in occasione del contagion, o contagio, si è recato in questo comune per visitare i cadaveri e prendere le misure necessarie. Giovedì 2 settembre 1588, la figlia di Claude Bernard, sindaco, muore. Il giorno successivo sua moglie e l'altro suo figlio si ammalano. Bernard ha ricevuto ordini di rimanere sulla sua montagna dove l'altro sindaco gli avrebbe mandato il cibo necessario. La malattia si manifesta con carboni o bubboni che si producono, in alcuni sulle costole, presso gli altri sotto il "groupo" o nella coscia. L'autore di questo pezzo continua: Avendo visto tutto ho mandato di notte Vincent Didier corriere espresso in città per avvertire Mg ie Rev° e M. le Corrier al fine di mettere guardie in città. Il quale mi ha portato risposta immediata di M. le Corrier per non permettere a nessuno di andare in città. Vista la quale, sul momento me ne sono partito di notte a cavallo fino alla chiesa di St Sorlin darve per avvisare che nessuno abbia l'ardire di recarsi in città perché non entrerebbe e non sapendo dove cercare i sindaci ho incaricato il loro vicario (chiamato Balmen) Il detto giorno, levatosi il sole, sono ritornati, trovati per avvertirli di tutto e obbedire

Con atto in debita forma Jeanne Falcoz, moglie di Francois Rol, di St. Jean, si incarica di ripulire, purgare e lavare "douement" cinque case infettate dalla malattia contagiosa , con l'aiuto di Marmitte Decluny sua coadiuvatrice e cameriera. Il comune si farà carico di tutti i costi di profumeria e altri e si impegna: 1° a nutrire Jeanne Rol e Marmitta Décluni non solo durante il suo lavoro, ma anche durante la quarantena che sarebbero state costrette a fare dopo 2° pagare 300 fiorini, valuta di Savoie, alla prima, e 20 fiorini alla seconda, dopo la quarantena e la loro messa in libertà. Sembra che Marmitta Decluni abbia contratto la malattia perché si trova un atto del 1 settembre con il quale il comune si impegna a pagare a Brise Didier la somma di 60 fiorini e a darle da mangiare, affinché aiuti a pulire le case infette dalla peste. Il numero di persone che sono state colpite da peste non è noto con precisione. Vediamo solo con lettera del 30 ottobre 130 appestati hanno ricevuto cibo a carico del Comune. Il loro cibo era fin troppo frugale, perché consisteva quasi esclusivamente in pane e un po' di formaggio. L'enterreur o seppellitore e le due pulitrici avevano un nutrimento più confortevole. Il seppellitore Jérôme Décluni, ha ricevuto 30 pots di vino da solo. Jeanne Rol aveva più di un quintale di carne e le fornivano del pane di frumento di prima qualità o pane di "gruaz" Oltre questi impiegati vi erano delle sentinelle piazzate sul colle d'Arves per impedire tutte le comunicazioni con il comune infetto. Degli uomini incaricati di fare la pattuglia nell'interno del comune affichè i pestiferati non avessero alcuna relazione con gli altri abitanti e due "commis" commissari per la sanità ai quali era stata affidata l'alta sorveglianza e l'amministrazione di tutto quello che riguardava il servizio ai malati. Erano i nobili Pierre Salberes di Arles e Jean Dedux. C'erano ancora dei procuratori o servitori degli afflitti, la cui missione consisteva a supplire i malati nella gestione dei loro affari, per curare i dettagli del cibo e le cure da dare, a occuparsi della sepoltura e vigilare sui seppellitori. L'atto che lo nomina è datato 2 settembre. L'Abbe Truchet da cui sono tratte queste note ci dice che esprime sentimenti troppo belli per non citarlo nella sua interezza.

A tutti sia noto e manifesto che l'anno 1588 e il 12 del mese di settembre davanti a me notaio ducale sottoscrivente e presenti i testimoni nominate personalmente stabiliti l'oneste Antoine Didier scindic della parrocchia di St. Sorlin d'Arves, maestro Andre Chaix notaio, onesto Jehan Coche, Benoist e Sorlin Bernard, Jacques Charpin, Claude Dec!ugny-Charpin, Claude Chaix e Benoist Chastel!ard, agenti per e in nome di chi apparirà. I quali, a seconda dell'evento fortuito che si è verificato nella detta parrocchia della peste che ha preso piede in diversi capi di casa e anche in poveri miserabili che non hanno nulla con cui vivere e per coloro che sono malati e sospettati di questa malattia sia ai ricchi che ai poveri essendo ridotti in una capanna delle loro montagne e non in grado di compiere i loro negozi urgenti. Piacevolmente per e nel nome di chi apparirà per i detti afflitti per fornire loro tutto ciò che sarà richiesto e necessario cosa che ogni vero cristiano deve fare, sono stati nominati e istituiti procuratore, negoziatore e servitori dei detti afflitti a sapere: maitre Mathieux Milliex notaio ducale e Thermoz Didier del detto luogo presenti e accentanti l'incarico i quali hanno promesso di somministrare ai suddetti afflitti e sospettati, o chi che sia a rischio nei confini della detta parrocchia, tanto in cibo, legno e altre cose di per sé necessarie e anche condurre e fornire la " nettoyeuse" pulizia , di ciò che sarà richiesto e necessario seguendo la forma del contratto da loro fatto per i "comunier" comunali della detta parrocchia firmati dal maestro Jehan Gravier notaio e anche di fornire i seppellitori di tutto ciò che sarà richiesto e necessario, e il detto Anthoine Didier per e in nome di chi apparirà alla promessa e promette di fornire "bailler" e consegnare ai detti Millieux e Didier tutto quanto sopra e altre cose che saranno richieste per i detti ai suddetti afflitti e alle pulitrici e i detti Milliex e Didier gli fanno tenere tutto ciò che riceveranno ai detti sindaci e comunali di loro rimettere in mano e tenere buon conto dei detti sindaci e comunali là dove essi avranno impiegato a pena di tutte le spese. E per questo i detti sindaci Milliex e Didier di servire ai sunnominati durate che sarà avvisato per i detti sindaci e comunali sia il salario a ciascuno di quelli per ciascuo giorno scavare quanto al detto Maitre Millieux un fiorino e quanto al detto Didier otto sotto compresi e inclusa la detta somma le loro spese legali " gages" i detti sindaci per e in nome di chi apparterrà hanno promesso di pagare tutte le volte quello che sarà loro richiesto sotto la garanzia di tutti i loro i beni e in proprio nome, in particolare facendo i detti Millieu e Didier mostra delle loro diligenze e senza complainte o dolenze dei detti afflitti. Promettendo i detti contraenti per ciascuno di quello che appartiene rispettivamente per fede e giuramento prestato alla mano per ciascuno di quelli ciascuno contenuto del presente contratto tenere e osservare agreablement senza mai convenirvi in giudicato ne fuori, rinunciando a tutti i diritti per i quali potrebbero venire al contrario. Dei quali le dette parti hanno richiesto a me notaio ducale sottosegnato di redigere atto pubblico di cui il presente è levato a profitto della detta comunità. Fatto e passato al detto St Sorlin à la Ville sul cammino pubblico davanti alla casa di maestro Pierre Bernard, presenti il nobile Pierre Sallieres d'Arves, l'onesto Jean Dedux de St. Jehan.de-Maurienne, Claude Girollet e Thomas Charpin testimoni a questo richiesti. E io Pierre Mollaret da St Jean D'Arves notaio ducale sottosegnato e ricevente richiesti.

note
il fiorino valeva 12 soldi
I rimedi dati ai malati erano composti da impiastri, di unguento mello di apostoloses e di tavolette. Per purificare le case si faceva semplicemente bruciare dell'incenso e della mirra.



La decisione di Messire de Baptendier Giudice Corrier, è dell'11 febbraio 1589. Lascia alla competenza del comune:
1 il salario, il cibo e l'alloggio del cavallo di Jean Dedux
2° guardia e pattuglia
3° spese per la preparazione del conto
4° le spese fatte ai poveri che non hanno lasciato né eredità né eredi.
Le spese fatte per i servitori di città saranno pagate dagli appestati; Il salario e il cibo delle nettoyeuse pulitrici e cameriere per coloro per i quali hanno lavorato, così come le spese di pulizia delle case e mobili, ogni vittima della peste, o il suo erede pagherà ciò che gli è stato fornito; i seppellitori saranno pagati dagli eredi di coloro che essi hanno seppellito.

Antoine Didier non ha diritto ad alcuno stipendio, a meno che non sia stato costretto a uscire dal comune o che non abbia qualche accordo o promessa. Il comune pagherà ai descouvreurs o designateurs cosa è stato loro promesso, e se niente è stato promesso, non daremo loro nulla, poiché ognuno è tenuto a lavorare, e infatti nella città di Chambéry e nella città attuale (Saint Jean de Maurienne) e altri luoghi i "decouvreurs" non sono mai stati pagati.

Un No-Vax dell'epoca: il sergente d'arme Sibillin

"...sono andato nel villaggio di Le Pré dove si trova il detto Sibellin (nota: sergente, sospettato di essere stato contagiato ) in quel luogo ho trovato il detto Sibellin al quale ho dato ordine in nome di mons. le Rme (il vescovo)e dal giudice maggiore di uscire di casa ed entrare nella capanna separato, al che rispose che si sarebbe tenuto ben separato ma nella suo casa ma che non era malato da andare a quella capanna. Sentito quello, in virtù del mandato da Mg le Rme gli ho piu volte ripetuto il comando a pena della vita e di cento livre di uscire, ed entrare nella capanna separa dei malati. Al che ha risposto di no che non aveva i mezzi di fare la sua capanna.

Gli ho risposto che le sue spese gliele pagheremo e di nuovo gli ha ritentato il detto comando... Al che si offrì"

...e un sospetto untore

Benoît Bernard fu accusato di aver portato la peste, perché era arrivato poco prima da un paese contagiato e da dove aveva portato cose domestiche (vestito alimenti); inoltre era entrato in diverse case di sospetti. Gli è stato ripetutamente ordinato di fare una capanna separata da quella dei malati, pena l'arresto o di essere archibugiato e la confisca dei suoi beni. Ha rifiutato e ha chiuso la sua porta. Lo abbiamo costretto a uscire ed è uscito giurando che tra non molto tempo l'avranno avuto e se ne pentiranno. Egli finì nonostante questo per calmarsi e promise, con certezza, di non avere rapporti con nessuno. Gli abbiamo dato fino al giorno successivo in modo da poter ritirare il resto delle sue cose.

I figli di Antoine :
Jacques, Sorlin, Francois


La linea di Sorlin e quella di Francois





Sorlin e la sua consorte Agnes Thibieroz

Sorlin

Sorlin fratello del sindaco Jacques noto per aver offerto ai soldati spagnoli diverse quantità di vino.
1590 En avril Sorlin Didier, syndic de St. Sorlin, fournit 3 barraux de vin rouge pour les soldats espagnols venant de Piémont au mois de septembre il donne 5 barreux et demie, et plus tard 6 barraux. Le barral est de 34. ou de 36 pots. 1590 In aprile Sorlin Didier, sindaco di St Sorlin, fornì 3 barili di vino rosso per i soldati spagnoli provenienti dal Piemonte nel mese di settembre egli dona 5 barili e mezzo, e più tardi 6 barili. Il barile è di 34 o 36 pot.

Gilbert, suo figlio, è noto per aver fondato la cappella di St Joshep a Ville,






Sorlin





Sorlin

2 Sorlin, figlio di Antoine, fratello di Francois e Mathieu Sposato con Agnès THIBIEROZ






La consorte di Sorlin, Agnés Thibieroz





Agnés Thibieroz

Agnés Thibieroz apparteneva ad una antica famiglia del luogo ed ebbe dal marito diversi figli tra cui ricordiamo

M Catherin DIDIER ca 1610-1686
M Bernard DIDIER †1647
M Gilbert DIDIER †1692
M Jean Claude DIDIER †1677



La linea di Sorlin: Gilbert, figlio di Sorlin





Gilbert e la sua consorte Agnés Arnaud.






Gilbert





Gilbert

7 Gilbert Deceduto il 9 aprile 1692 Sposato con Agnès ARNAUD fondatore a Saint Sorlin D'Arves nel villaggio de la Ville di una cappella in onore della Sante Vierge e di Saint Joseph nel 1672,-Travaux.‎ - Pagina 148 Societe d'histoire et d'archeologie de la Maurienne, Savoie - 1911 Testa il 30 giugno 1687.






Agnés Arnaud consorte di Gilbert





Agnés Arnaud

Agnés Arnaud apparteneva ad una famiglia locale ed ebbe da Gilbert :

M Catherin DIDIER ca 1610-1686
M Bernard DIDIER †1647
M Jean Claude DIDIER †1677

I figli di Antoine:
la linea di Francois








La linea di Francois.





Francoise e la sua consorte Claire Vial.






Il notaio Francois





1 François figlio di Antoine, fratello di Sorlin e Mathieu di Saint Sorlin d’Arves , notaio ducale, Agrégé, luogotenente del ministrale di Saint Sorlin d'Arves, nato ante 1570, notaio fino al 1620 Sposa Claire VIAL , Deceduta il 29 agosto 1630 - Saint Sorlin d'Arves, figlia di Felix VIAL e Claudia






Claire Vial consorte del notaio Francois





Claire Vial

Calire Vial apparteneva alla famiglia Vial e morì nel 1630 a Saint-Sorlin d'Arves (Savoie).
Tra i figli avuti dal notaio Francois Didier si ricordano:

F Françoise DIDIER †1663
M Mathieu DIDIER 1593-1658
F Marie DIDIER 1613-1695
F Marguerite DIDIER 1615-1675






Messire Francois, figlio del sindaco Antoine sarà notaio a Saint Sorline D'Arves come anche suo figlio Messire Mathieu sempre a Saint Sorlin d'Arves proseguirà la tradizione notarile paterna.



La linea di Francois: suo figlio il notaio Mathieu.





Mathieu e la sua consorte Carola Baudray.






Mathieu

1 Mathieu nato circa 1590, notaio a Saint Sorlin nel 1620 fino al 1658, Deceduto il 5 novembre 1658 martedì. Sposato il 31 maggio 1636, Saint Sorlin d'Arves, Charlotte (Carola) BAUDRAY, nata circa 1620, Deceduta 8 maggio1674 a Saint Sorlin d'Arves, figlia di Claude BAUDRAY e Jeanne.






Charlotte Baudray consorte del notaio Mathieu





Charlotte Baudray

Charlotte (Carola) Baudray nacque da Claude Baudray e Dominica, intorno al 1618 a Saint Sorlin D'Arves e morì l'8 maggio del 1674 a Saint Sorlin D'Arves
Dal suo matrimonio con il notaio Mathieu il 31 maggio 1636 a Saint Sorline D'Arves nacquero:

M Catherin DIDIER ca 1613-1686
F Benoîte DIDIER /1615-1671
F Louise DIDIER 1641-1672
M Humbert DIDIER 1643-
F Claire DIDIER 1647-
M Jean Baptiste DIDIER 1650-1650
M Laurent DIDIER 1651-
F Marguerite DIDIER 1654-
M François DIDIER 1656-1736
M Mathieu DIDIER 1659-1737








Gilbert, il figlio di Sorlin, fonda una cappella






Gilbert fonda la Chappelle de Sainte Vierge et Sain Joseph
a Saint Sorlin D'Arves in località La Ville







Gilbert fondatore della cappella di Saint Vierge et Saint Joseph con annessa aula e ne nominerà rettore il figlio del notaio Mathieu figlio di Francois notaio. La cappella verrà chiusa nel 1710 e incorporata alla chiesa insieme al grande edificio attiguo destinato come casa del rettore. Questo edificio agli inizi del XX secolo sarà usato come scuola e per sede dell'intendenza.

La località La Ville è il centro di Saint Sorlin D'Arves. I Didier vi possedevano il grande edificio che poi Gilbert destinerà a casa del rettore della cappella. Da notare il privilegio, molto raro, concesso a Gilbert dal principe Vescovo di Maurienne, quello di nominare egli stesso il rettore della cappella.






La pietra scolpita incorporata nel muro esterno del complesso della cappella





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La pietra scolpita

Da notare la pietra scolpita che si trova all'esterno dal sito. Sembra a una pietra scolpita con il simbolo del "Sol Invicto" un simbolo in uso alla fine dell'Impero Romano dai seguaci del culto solare. Se non si tratta di una scultura fatta a posteriori potrebbe essere la testimonianza che quell'edificio era all'epoca dell'Impero Romano destinato a tale culto. Ma ai Romani la montagna non piaceva perché faceva paura. Tuttavia il culto era piuttosto diffuso presso i soldati che potevano avere un distaccamento nel luogo. Sono solo ipotesi.







La chappelle de Saint Joseph dall'esterno





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La chappelle de la Sainte Vierge et Saint Joseph, la Santa Vergine.





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Questo servizio Fotografico è tratto da un reportage del 19 maggio 2015

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La chappelle de la Sainte Vierge et Saint Joseph, Saint Joseph.





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Questo servizio Fotografico è tratto da un reportage del 19 maggio 2015

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La chappelle de la Sainte Vierge et Saint Joseph, il Gesù.





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Questo servizio Fotografico è tratto da un reportage del 19 maggio 2015

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La chappelle de la Sainte Vierge et Saint Joseph, un particolare della decorazione gotica.





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Questo servizio Fotografico è tratto da un reportage del 19 maggio 2015

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La chappelle de la Sainte Vierge et Saint Joseph, una delle finestre esterne.





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Questo servizio Fotografico è tratto da un reportage del 19 maggio 2015

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La chappelle de la Sainte Vierge et Saint Joseph, l'interno, vista dell'altare.





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Questo servizio Fotografico è tratto da un reportage del 19 maggio 2015

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La chappelle de la Sainte Vierge et Saint Joseph, la porta d'ingresso.





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Questo servizio Fotografico è tratto da un reportage del 19 maggio 2015

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La chappelle de la Sainte Vierge et Saint Joseph.





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Questo servizio Fotografico è tratto da un reportage del 19 maggio 2015

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Jean-Marie Didier nel 2011 aveva 80 anni e si occupava delle cappelle. E' uno degli ultimi autoctoni o idigeni che conosceva il patois locale.