Section Nine
Top
9. Quattro buoi per un aratro
Peasant Kermis | Painting, 17th century Rijiksmuseum
Semina, allevamento, formaggi, viaggi e moda
A Saint Sorlin D'Arves i più poveri seminano tardi e male. La terra è difficile da coltivare,
sono piccoli fazzoletti disposti su muri di pietra autocostruiti che ogni anno franano e bisogna sempre aggiungere terra,
è un lavoro continuo da farsi in primavera. E' il villaggio come comunità che si occupa di rimuovere la neve e il
fango per mantenere con l'arrivo della primavera le strade e gli accessi puliti. E' un lavoro duro
da farsi alla fine dell'inverno.
Tutta la terra è in pendenza e frana dopo le abbondanti nevicate.
Non c'è vino in paese, troppo in alto perché la vite cresca, e bisogna importarlo. Si viaggia a piedi, il cavallo è roba da nobili.
Che cosa mi metto oggi per uscire?
Nella classe popolare l'uomo porta delle cullote (pantaloni al ginocchio) corte chiamate braies braghe, pantaloni di lana allacciati al ginocchio, una saie o giustacorpo
pesante di cotone o lana, camicia con maniche larghe in cotone, capello (bonnet) di lana per la testa, con qualche volta cappello per l'inverno
"soulier" a doppi "semelle", "au corroie" e ben "ferrè" o zoccoli o galoche (calzature di cuoio a suole di legno
o meglio "sabot" tutti il legno chiamati "eclots"
La donna ha camice, cotillon, vestito di drappo, blanchet (può essere un piccolo mantello) gorgiera o gorgeretta, berretto o coiffes
sulla testa, secondo la moda della località, bas di lana e souliers, zoccoli o eclotes come il marito o il fratello.
le camicie sono in tela del paese di conseguenza in tela di capra, la robe, soies o braghe, o blanchet in tela del paese.
Elogio alla tela di capra112>
Gli elogi alla tela di capra non si contano. Nessuno pensava di disprezzare questa buona tela.
Unita alla lana dà una stoffa robusta e dalla lunga durata. Vestiva caldo in inverno, fresca in
estate. Davanti a ogni casa si sentiva il rumore cadenzato dei "battoirs" che scorticavano i filamenti di capra,
macerati prima nel ruscello o routoirs delle montagne. Il rocchetto delle donne ai tempi girava di continuo.
English: The great washday before the city, illustrating women's work, from the alchemical handbook Splendor Solis, 1531 - Author Unknown author
Other versions Image:Splendor solis das grosse waschfest vor der stadt 1531 detail.jpg - This work is in the public domain in its country of origin and other countries and areas where the copyright term is the author's life plus 100 years or fewer. -
immagine ridotta dall'originale - Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Splendor_solis_das_grosse_waschfest_vor_der_stadt_1531.jpg
Fare il bucato: una fatica
Immergere il bucato nella lisciva, fredda o calda, era un modo importante per trattare i panni bianchi e biancastri
che così venivano sbiancati e purificati.
I tessuti colorati erano pochi e il bianco o il nero erano dominanti.
Gli indumenti di base come lenzuola e camicie erano bianchi.
Ceneri e urina erano le sostanze più importanti per la miscelazione di una buona "liscivia".
Oltre ad aiutare a rimuovere le macchie e favorire un colore bianco, agivano come buoni agenti sgrassanti.
Le donne in piedi in una tinozza di legno si dedicavano a questa operazione.
Il distacco dello sporco comportava un lungo ammollo e il non si faceva il lavaggio settimanale.
Le persone tendevano a fare una grande sessione di bucato
a intervalli di diverse settimane o addirittura mesi.
Molte donne avevano compiti agricoli e di preparazione del cibo che rendevano loro impossibile perdere tempo
in ore di lavoro nel lavare ogni settimana.
Se eri ricco avevi molta biancheria per la casa, camicie, biancheria intima,
e conservavi la roba sporca per lavaggi futuri.
Se eri povero, le tue cose non venivano lavate molto spesso.
Abiti raffinati, colletti di pizzo e così via venivano lavati separatamente.
Il sapone quando usato, era a base di liscivia di cenere e grasso animale,
veniva utilizzato dalle lavandaie alle quali i datori di lavoro lo pagavano.
Il sapone era usato raramente dai più poveri nel XVII secolo.
E' primavera, si fanno le pulizie
Rielaborato da - 16th Century Kitchen. -
Caption 16th Century Kitchen.-
Creator Pat Nicolle, also known as Patrick, English (1907–95)-
Artwork medium painting -
Credit © Look and Learn -
Font:https://www.lookandlearn.com/history-images/A001221-01 - Font:https://www.lookandlearn.com/history-images/A001221-01
Le "pulizie di primavera" del bucato.
In primavera si era soliti fare le grandi pulizie e il bucato.
Le donne mettevano i panni in un recipiente di legno o di terracotta,
che poi coprivano con un telo bucherellato. Sopra questo vi rovesciavano un composto di acqua bollente
e cenere di legna (ranno o liscivia), che fungeva da detersivo.
Il mercato del sapone cominciò a diffondersi in epoca medioevale,
prevedeva il trattamento dei grassi vegetali e animali con cenere di piante e aggiunta di profumi.
L'ammollo del bucato e il sollevamento in grandi vasche di legno erano simili
ai processi utilizzati nella produzione tessile di allora.
La fase successiva era: asciugare e sbiancare i vestiti e tessuti all'aperto.
Il sole aiutava a sbiancare il panno bianco sporco mentre lo asciugava.
A volte il panno veniva spruzzato a intervalli con acqua o un goccio di lisciva per allungare il processo
e migliorare lo sbiancamento.
Città, palazzi e tessitori tessili avevano un'area di prato falciato messa da parte come terreno per lo sbiancamento,
o per asciugare il verde, dove biancheria e vestiti per la casa potevano essere stesi sull'erba alla luce del giorno.
Nei villaggi esistevano aree comuni per lo sbiancamento.
Sia il lavaggio che l'asciugatura erano spesso attività pubbliche o di gruppo.
I panni come li asciugo?
Le persone asciugavano anche i vestiti stendendoli sui cespugli.
I palazzi o le grandi dimore a volte avevano telai di legno o corde per asciugare all'interno in caso di maltempo.
Telai per stendere all'aperto e stendibiancheria sono visibili nei dipinti del XVI secolo,
ma la maggior parte delle persone era abituata a vedere il bucato steso ad asciugare sull'erba,
sulle siepi.
Le mollette o spille da bucato sembrano essere state rare prima del XVIII secolo.
Le immagini mostrano lenzuola e altri indumenti appese a stendibiancheria senza mollette.
Le taverne e le osterie: dormirò su lenzuola lavate?
Two Peasants and a Woman in an Inn
- HEEMSKERCK, Egbert Jaspersz. van, the Elder
Dutch painter (b. ca. 1634, Haarlem, d. 1704, London) - Fonte: https://www.wga.hu/support/viewer_m/z.html
Dove la necessità delle pulizie era più frequente era nelle taverne, qui alloggiavano gli ospiti di
passaggio e i viaggiatori e certamente gradivano dormire in letti con lenzuola pulite e non solo su un pagliericcio grondante di
scarafaggi e pulci. Il grado
di pulizia della taverna ne aumentava il lustro e richiamava più clienti.
Tavern Interior with Chess Players
-HEEMSKERCK, Egbert Jaspersz. van, the Elder
Dutch painter (b. ca. 1634, Haarlem, d. 1704, London) - Fonte: https://www.wga.hu/support/viewer_m/z.html
Rustic Tavern Interior
- HEEMSKERCK, Egbert Jaspersz. van, the Elder
Dutch painter (b. ca. 1634, Haarlem, d. 1704, London)- Fonte:https://www.wga.hu/support/viewer_m/z.html
Cuocere il pane: Il forno del villaggio112>
Immagine rielaboratae adattata da: Four banal at Urval, Dordogne, France -CC BY-SA 3.0 - Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Communal_oven#/media/File:Urval_-_Four_banal_-1.JPG
Un forno comune -common owen o Four banal
Il forno comune serviva tutto il villaggio e poteva essere più di uno. Era anche un'istituzione feudale nella Francia medievale.
Il feudatario (francese: seigneur) aveva spesso, tra gli altri diritti banali, il dovere di provvedere e il privilegio di possedere tutti i grandi forni all'interno del suo feudo, ciascuno gestito da un mastro fornaio o fournier. In cambio, i forni personali erano generalmente messi fuori legge e la gente comune era quindi obbligata a usare il forno signorile per cuocere il pane. Tale utilizzo era soggetto a pagamento, in natura o in denaro, originariamente destinato esclusivamente a coprire i costi connessi alla costruzione, manutenzione e funzionamento del forno.
I forni signorili erano forni
in muratura costruiti su progetto romano ed erano abbastanza grandi da contenere la razione di pane di un'intera comunità.
Nell'economia piuttosto autarchica del secolo le donne preparano il pane in casa lavorandolo e poi lo portano a cuocere
nel forno del villaggio, che piova o tiri vento e la giornata sia gelida e nevosa non importa.
Lo zucchero? Neanche si sa cosa sia112>
National Humanities Center 3
University of Virginia Library
Caribbean sugar works, illustration of a sugar plantation in the French West Indies, in
Jean Baptiste DuTertre, Histoire Générale des Antilles Habitées par les Francois, 1667 - Right: National Humanities Center 3
University of Virginia Library
Unknown Artist -food, fruit, cherries, silver spoon, brass mortar and pestle, sugar loaf, sugar in blue paper, table, basket, bowl with lid-Fonts: iftingthepast.com/2012/06/05/still-life-with-fruit-and-sugar-loaf-about-1720/
Lo zucchero di canna, importato con la recente scoperta dalle Americhe arrivato in Maurienne dalla Francia del XVII secolo,
non è presente e anche agli inizi del XVIII secolo è una grande rarità riservato
come regalo importante.
Del sale è inutile parlarne112>
Imposto dal governo e anche ai proprietari di animali domestici la sua regolamentazione porta a sotterfugi di ogni tipo. Ma è un elemento
delle elemosine o delle offerte.
Bene lo zafferano112>
Description
Deutsch: Titelkupfer
Date 1671
Source Johann Ferdinand Hertodt von Todenfeld. Crocologia .
Author Unknown author - Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/23/Crocologia.jpg
Crocologia uno studio sullo Zafferano 1671 -
This work is in the public domain in its country of origin and other countries and areas where the copyright term is the author's life plus 70 years or fewer.
Lo zafferano è un prodotto locale. Per esempio a Saint Jean de Maurienne ci sono due Mas dove si produce, entrambi accensiti per 6 soldi e diversi
produttori di zafferano. Viene coltivato in alcuni villaggi. Lo zafferano rosso è abbastanza commerciabile.
Non c'è riso112>
Niente riso nella Maurienne di questo secolo. Dobbiamo aspettare che lo faccia venire da Torino Paul Dufour, che conosceremo più avanti. Ma
siamo nel 1697 quasi alle soglie del 1700 quando un corriere, Jean Plan porterà alla famiglia del pittore, da Torino a Saint Michel de Maurienne
4 formaggi, e anche una "emie" di riso con 6 libbre di "fidèe" di Genova e 3 dozzine di limoni.
Il pepe112>
Il pepe è conosciuto da lungo tempo in Maurienne
E il gelato?112>
Un lusso. Rientra tra gli approvvigionamenti da fare a Sait Jean de Maurienne solo per il passaggio Ducale.
Ma allora di cosa vivo?112>
Il popolo viveva essenzialmente di pane. Il pane poteva essere di segala, frumento e segala, orzo e segala o anche orzo e avena che
veniva chiamato orzo cavallino. Ma la farina serviva anche nella cucina domestica e i mulini a per produrla erano numerosi, specialmente a Saint Sorlin
dove ne esisteva più di uno. Il pane
è spesso citato nelle elemosine, viene donato al momento della sepoltura di una persona agiata, per le feste annuali della Confraternita dello
Spirito Santo, sia come offerta fatta alla chiesa o al clero per le certe feste.
Con il pane vi erano le "Esponges" delle gallette che si preparavano molto velocemente. Con le "Esponges"
vanno anche menzionate le brioches "griches" i "riots" e i biscotti.
Evviva la pasta Italiana
Tutt'altro che sconosciuta era la pasta, sopratutto quella Italiana, ma anche quella della cucina locale. E poi si importa dal
vicino Piemonte la "polenta" perché si produce in quella regione molto mais.
Vorrei una pizza; Ma non ci sono i pomodori!112>
Sarebbe stato impossibile cucinare una pizza alla Napoletana, i pomodori saranno introdotti
a Saint Jean de Maurienne solo nel 1791. Perché questo incredibile ritardo? In Francia ci sono dal XVII secolo ma vengono coltivati poco e localmente.
A Saint Jean de Maurienne per la festa di Pentecoste si mangia eccome ma sempre con cibo diviso per classi sociali.
Ma si mangiava anche, il colesterolo alto non era un problema, e gli effetti di una dieta dove lo stomaco si riempiva alla
cadenza delle feste alternando a un pasto piuttosto magro a un pasto abbondante, non sembra patire danni o subire critiche dai dietisti del tempo.
A Saint Jean de Maurienne, per tutto l'inizio del XVII secolo, vi era la molto profana celebrazione della Pentecoste per i
confratelli del Santo Spirito. I tre priori uscendo prestano le loro case ai panettieri e cucinieri per confezionare le tre
sorti di pane orzo por i poveri, guaz dei serventi e bianco dei confratelli, e sistemare tutti i piatti che si aggiungeranno ai
due buoi tradizionali, arrostiti al forno della confraternita. Si mette in riserva due vacche, un montone e mezzo, dei fagiani
e fagiane, pernici, capponi, marmotte salate, polli, poulets e piccioni per dozzine, lingue di di bue, levrautes, prosciutti e pate,
piccoli maiali da latte, pezzetti di uova e delle salsicce. Un confratello, partito per fare le sue devozioni al Santo Sudario
di Torino, non ha dimenticato di portare delle prelibatezze per la festa, quali datteri, olive, artichaut. Si compera
ancora un vacherin per le zuppe, un grosso formaggio di Maurienne (roue di Gruviera), sei formaggi da grattare, delle
arance e dei limoni, delle mele, pere, castagne, prugne, e si allinea dei barriques di vino. Uno dei tre priori ne fornisce
lui da solo quasi quattro ettolitri.
Section Ten
Top
10.Situazione politica
La Francia occupa ancora Saint Sorlin D'Arves
A metà del XVI secolo in Savoia stiamo attraversando un periodo di transizione, Francesco I re di Francia nel 1536 aveva occupato la Savoia intenzionato ad annetterla alla Francia, e se nel 1560 il Ducato poteva essere considerato libero e in possesso del Duca Emanuele Filiberto di Savoia, non lo fu di fatto fino al 1563.
Emanuele Filiberto duca di Savoia
Emanuele Filiberto di Savoia soprannominato in piemontese Testa 'd Fer, "Testa di ferro" nacque a Chambéry l'8 luglio 1528
e morì a Torino il 30 agosto 1580.
Ricevette il titolo di conte di Asti nel 1538,
poi duca di Savoia, principe di Piemonte e conte d'Aosta, Moriana e Nizza dal 1553 al 1580,
si nominò anche re titolare di Cipro e Gerusalemme.
Suo padre fu Carlo II di Savoia e sua madre Beatrice del Portogallo, Emanuele Filiberto fu il loro terzogenito maschio.
Riorganizzazione dello Stato
A modello delle grandi potenze del momento, Francia e Spagna, che da tempo avevano già attuato una politica
interna simile Emanuele Filiberto volle accentrare i vari poteri alla corona e riunire sotto la
sua autorità i molti feudi che componevano il Ducato.
Abolì le congregazioni generali
Abolì quella sorta di stati provinciali che agendo come ai tempi del feudalesimo avevano a volte limitato
l'autorità ducale dei suoi predecessori,
e che prendevano nome di congregazioni generali.
Soppresse le antiche autonomie degli statuti provinciali, centralizzando il controllo finanziario
che fece capo a un'unica corte dei conti.
Con lo scopo di far cassa aumentò la gabella del sale,
introdusse delle gabelle sui consumi del vino e carne
che si aggiunsero a quelle sul commercio d'esportazione e di transito
Incrementò notevolmente il gettito delle imposte, ottenendo le risorse necessarie per le sue riforme,
particolare attenzione pose all'esercito che era composto per la maggior parte di mercenari.
Credits: Questo articolo in sunto è tratto da Wikipedia.org.
Per una biografia completa vedi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Emanuele_Filiberto_di_Savoia
Pagare le tasse
Riscossione delle Tasse: a pagarle sono sempre i poveri
Le tasse sono pagate dal terzo stato, borghesia e poveri. Ci sono inoltre una quantità
di gabelle varie, oltre le decime dovute alla chiesa. La società del XVII secolo è ancora
orientata ad una politica fiscale di tipo medioevale, ma sempre più
si farà sentire l'autorità sovrana in luogo delle antiche tasse dovute ai signori
feudali e a quelli ecclesiastici.
La gabella del sale,
dove tutti sono tassati
Gabella del sale: Barthelemy Didier e la sua famiglia
Il censimento del 1561 per la Gabella del sale
La gabella del Sale
Il contesto storico
A metà del XVI secolo, il territorio degli Stati Savoia comprendeva circa gli
attuali territori della Savoia, Alta Savoia, Bugey, Bresse, Val d'Aosta,
Piemonte e Contea di Nizza. Dal 1536 al 1559 questo Ducato di Savoia fu occupato dalla Francia da
Francesco 1°. Quando nel 1559 il duca Emanuele Filiberto trovò i suoi Stati occupati da
quindici anni, aspirava ad una ricostruzione politica e finanziaria del Ducato, che passa in particolare
attraverso l'istituzione di un'imposta regolare e permanente. A quel tempo, quando c'era bisogno di soldi
questi erano assicurati da prelievi fiscali irregolari e secondo le modalità specifiche che dovevano
essere discussa e approvato dal Consiglio dei tre Stati (rappresentanti della nobiltà,
clero e popolo). Quest'ultimo si sarebbe riunito per l'ultima volta nel luglio 1560.
Stava nascendo una nuova era della tassazione non più basata sul sistema medioevale ma sul nuovo accentramento
del potere sovrano. Per questo il duca Emmanuel-Philibert decise di fondare
dal 1561 una tassa indiretta e permanente su un bene vitale, il sale. Questa è la famosa gabella
sale.
In altri tempi al sovrano non era permesso tassare senza prima avere l'approvazione degli altri organi,
ma in questi tempi ci avviciniamo alla concezione di sovrano assoluto, differente dalla parziale sovranità
dell'epoca feudale. Il fenomeno dilagherà nelle epoche seguenti dove avremo il modello del sovrano assoluto.
Istituzione della tassa sul sale nel 1561
Il duca fondò per la prima volta nel 1560 i granai ducali del sale. Questi erano magazzini di vendita,
tenuti da impiegati di Stato, da cui il sale veniva trasportato principalmente
nel sud della Francia, la Savoia non disponeva delle risorse necessarie. Ogni famiglia sarà
obbligata a comprare il sale. Il 19 agosto 1561 un editto fissava una quantità minima di sale tale
per ogni capofamiglia che deve “alzare” per “trimestre”, vale a dire acquistare ogni trimestre,
a seconda del numero di persone nella sua famiglia. Questa quantità è di 23 libbre 4 once
all'anno e per persona, peso di Chambéry (cioè 11,4 chilogrammi), al costo di 25 sol (compreso
Il 60% corrisponde alla tassa e il 40% al prezzo di costo del sale). Per essere sicuro del
pagamento di questa tassa da parte di ogni famiglia, queste sono tutte elencate nel 1561-1562,
in modo da poter multare coloro che non hanno sottoscritto i propri obblighi.
Diversi commissari erano responsabili dell'organizzazione di questo censimento, chiamato a suo tempo
"enumerazione". A tal fine, devono ricorrere alle autorità locali (signori, sindaci,
sacerdoti ecc.).
Nobili ed ecclesiastici non sono esenti da imposta, anche questo è una
novità in materia fiscale. Sono esenti solo i bambini sotto i cinque anni
le famiglie “povere e miserabili”, che non hanno “né commercio né arte” e possiedono meno di 250
fiorini di merci (limite del livello di sopravvivenza al momento). I bambini e i miserabili devono
comunque essere elencati separatamente. In molte parrocchie ci sono
anche il bestiame, sebbene non sia preso in considerazione nel calcolo della gabella.
Costituzione del documento
Il documento consiste in un'enumerazione dei membri di ciascun "fuoco", ovvero di
ogni famiglia, ognuna separata da un'interruzione di riga. Iniziamo con la testa, cioè il capofamiglia
(nome, cognome, anche a volte ma non a Saint Sorlin d'Arves, professione), quindi secondo la struttura familiare,
seguono i nomi e legami familiari di ciascun componente: coniuge, collaterali, figli ecc. Il cognome
delle donne sposate o vedove non viene mai menzionato. L'età è indicata solo per
i bambini sotto i cinque anni, che saranno esenti dalla tassa. Un'altra esenzione è quella
famiglie indigenti che sono annotate a margine dalla lettera "M" che significa miserabili.
Dopo i membri della famiglia, c'è forse la menzione dei servi. Il bestiame
viene poi contato, a volte anche prima dei servi. A volte è anche annotato
a margine un certo numero di fiorini, di cui non si conosce il significato, forse è a
somma già versata dalla famiglia.
Il censimento è molto importate per tracciare le genealogie delle famiglie Savoiarde,
e non solo per quelle di Maurienne. Anche se oltre agli ufficiali i notai addetti a redigerlo
avrebbero dovuto avvalersi dei parroci, molti parroci erano assenti dalle loro parrocchie
dedicandosi ad altro che non il servizio religioso.
In particolare a Saint Sorlin D'Arves, ma in pratica in tutta la Maurienne i funzionari delegati al censimento
si mostrano particolarmente svogliati nelle annotazioni se non sono di natura strettamente fiscale. Non solo
mancano o sono rari la menzione della professione, ma anche il villaggio non viene diviso in "Hameaux" e
così non si può conoscere dove abitavano i censiti, in quale dei 12 hameaux di Saint Sorlin. Per Saint Jean
de Maurienne invece sono nominate le vie.
Credits: Questo articolo in sunto è tratto da:
Section Eleven
Top
11.Situazione sociale
Adriaen van de Venne
Four Seasons – Winter (Amusement on the Ice)
1625
oil on panel
Rijksmuseum, Amsterdam
Un momento di grande espansione tra i travagli e le guerre
Saint Sorlin D'Arves sta vivendo a metà del XVI secolo un momento di espansione, la dominazione francese migliore e meno esosa di quella dei Duchi di Savoia, la disponibilità di terre libere sui pascoli, richiama immigrati.
Il villaggio ha una buona espansione demografica, non è affatto un luogo chiuso dove un gruppo di abitanti aviti prosegue di generazione in generazione le proprie tradizioni.
Nella bella stagione si vive molto all'aperto
Jan "velvet" Brueghel - Brueghel il vecchio - 1612 circa - Village Wedding. - Museo del Prado - Fonte: https://www.museodelprado.es/en/the-collection/art-work/country-wedding/4dc0197d-9686-4967-a13b-89fd3465ab40?searchid=1d51f912-74dd-5155-eb59-bd751232d8de
Joachim Beuckelaer or Bueckelaer - Country Celebration 1563
E' un luogo di passaggio, dove alloggiano viaggiatori, e dove accadono memorabili litigate con i pastori del vicino Delfinato francese, che si concludono spesso a bastonate. Si litiga molto anche tra compaesani, ogni frazione ha le sue rivalità con le altre.
Ci sono spesso balli, feste paesane, la gente in primavera ed estate vive moltissimo all'aperto, come nel medioevo. E poi non mancano le feste, con giochi come il tiro
alla fune, la corsa nelle botti, e i matrimoni, i battesimi.
La danza delle uova
La danza delle uova (1552), Pieter Aertsen
l buffo ballo veniva praticato in occasione della Pasqua da una dama e un cavaliere (di solito innamorati), i quali, tenendosi per mano, dovevano muoversi attorno a delle uova, poste a terra e inscritte in un cerchio disegnato con dei gessetti, con l’intento di romperne il meno possibile.
Anche se inizialmente si credette che la danza fosse diffusa solo tra i contadini dei piccoli villaggi del XVI e XVII secolo, grazie ad alcune fonti si scoprì in seguito che l’usanza era diffusa anche tra i nobili. In un articolo dell’American Magazine del 1895, la danza viene citata ai festeggiamenti del matrimonio tra Margherita d’Asburgo (1480-1530) e Filiberto II di Savoia (1480-1504), avvenuto storicamente nel 1501:
“(…)Poi, la grande danza delle uova, la danza speciale di quella stagione, ebbe inizio. Centinaia di uova furono sparpagliate su un terreno piano ricoperto di sabbia, e una giovane coppia, tenendosi per mano, iniziò la danza. Se fossero riusciti a non rompere nessun uovo, essi si sarebbero fidanzati, e nessuno dei loro genitori avrebbe potuto opporsi al matrimonio.
Dopo che tre coppie fallirono, tra le risate e le grida di derisione degli spettatori, Filiberto di Savoia, inginocchiandosi davanti a Margherita, domandò il suo consenso per tentare la danza con lui. L’ammirata folla di servitori urlò in segno di approvazione, “Savoia e Austria!”. Quando la danza terminò e nessun uovo venne rotto, l’entusiasmo divenne incontenibile.”
Per approfondire vedi:
by Cecilia Fiorentini - La Danza delle Uova: da Gioco Rinascimentale a simbolo di Satira Politica
https://www.vanillamagazine.it/la-danza-delle-uova-da-gioco-rinascimentale-a-simbolo-di-satira-politica/
Kinderspelen te Den Haag Verstraelen, Jean Hendriksz 1625 Rijksmuseum
I Drammi Sacri la passione del tempo.
Market Scene, Ecce Homo, the Flagellation and the Carrying of the Cross (1561)
Joachim Beuckelaer (Flemish, 1530 - 1574) - Fonte: https://www.rijksmuseum.nl/en/collection/SK-A-1496
Non potendo invitare i Maneskin, per divertimento si va a vedere in città, quando è inscenato, o in qualche villaggio vicino, un dramma Sacro, dove a recitare parti anche molto complesse sono gli stessi paesani.
Stupisce l'abilità di questi attori improvvisati e di registi e coreografi non professionali che li dirigono.
A Saint Jean de Maurienne si recita nel 1562 il Sacrificio di Abramo e nel
1573 la Passione. Nel vicino villaggio di Saint Jean D'Arves si reciterà nel 1609 la Storia della distruzione di Gerusalemme.
Ci dice l'abate Truchet:
"c'è tra questi due misteri (leggi: questa passione e quella di sanit Jean)
differenze notevoli... il primo giorno ha settantadue attori.
Il secondo ne ha sessantasette, di cui trentatré non compaiono nel
primo. Il dramma.. . si è concluso con la risurrezione del Salvatore e la sua
Discesa all'inferno"
La Passione recitata a Saint Jean de Maurienne a ridosso di alcune epidemie di peste, viene autorizzata da tre sindaci e da
un'assemblea composta da nobili e borghesi. Il suo fine è anche quello di scongiurare la peste.
Section Twelve
Top
12. Bathelemy e la sua consorte
Lucas van Falkenborh - Landscape in summer (Juli oder August) 1585 -Kunsthistorisches Museum Wien, Bilddatenbank. Public domain
Barthelemy, la sua consorte N...Grand ? e i loro figli
E' un paesaggio di neve, di lupi, di orsi, marmotte e stambecchi, e di acque impetuose e nere dell'Arven, il ruscello che scorre al villaggio
di Saint Sorlin D'Arves dove la famiglia di Barthelemy vive. La consorte di Bathelemy di cui non conosciamo il nome,
ma possiamo stimare con una certa sicurezza che fosse una Grand, morì intorno al 1559-60 lasciando Bathelemy vedovo e alle prese con i suoi figli.
Circa i figli di Bathelemy abbiamo una segnalazione anche a Villarclement, un villaggio in pianura. Qui dopo il 1561 ma prima del 1568 sembra che i figli già cresciuti,
abbiano subito un bando penale del tribunale de la Correrie.
A Saint Sorlin D'Arves questo nucleo famigliare si sviluppa con il ramo di Antoine, il figlio secondo nato di Barthelemy.
Barthelemy e la sua consorte ...? Grand
Barthelemy
Barthelemy: Cenni biografici
Barthelemy era un paesano nativo di Saint Sorlin D'Arves. Piccolo allevatore era solvibile e tassabile per il fisco con una
rendita di 200 fiorini, oltre la soglia della povertà. Univa all'allevamento altre attività delle quali non sappiamo.
I Barthelemy :Figli.
1Louis 2Antoine (II) scyndic di Saint Sorlin, 3 Jacques 4 Sorlin, 5 Amblarde,
madre di Blaise Rivol, "enfant pupille" di cui Humber Didier tutore eletto è perseguito con la stessa Amblarde in giudizio
"pour avaoir Perdu l’enfant" per la morte del pupillo.
II Antoine figlio di Barthelemy sindaco di Saint Sorlin d'Arves, ha per figli l' "Aegregio" Francois Didier notaio
sposato con Clara Vial. Dallo stesso Antoine sono nati i fratelli di Francois, Jacques, Sorlin e Mathieu
Noi identificheremo questo Antoine, censimento del 1561 alla mano come Antoine figlio di Barthelemy.
Antoine ha per fratello maggiore Louis, per altri fratelli Jacques e Sorlin e per sorella Amblarde.
Amblarde avrà per figlio Blaise Rivol, "enfats pupil" in tutela di Humbert Didier figlio di Blaise,
che perde l’enfat e viene condannato a 20 Duceti e spese legali.
Un Johan appare testimone nei registri parrocchiali di Saint Sorlin del 1628
ed è detto Johan Didier figlio del fu Antoine Didier scyndique,
così dovrebbe essere aggiunto tra i fratelli dell’Aegrege Francois Didier notaio.
E forse anche Pierre, citato come figlio di Antoine.
Da Sorlin nascerò Gilbert, fondatore della cappella di Saint Vierge et Saint Joseph con annessa aula.
Dal notaio Francois nascerà il notaio Mathieu, padre e figlio notai in Saint Sorlin D'Arves.
N...Grand? consorte di Barthelemy
N..Grand? Consorte di Barthelemy
La cosorte di Barthelemy, forse una Grand apparteneva ad una delle famiglie originarie di Saint Sorlin ed era
con ogni probabilità una coltivatrice. Dopo aver dato quattro figli e una figlia a Barthelemy, morì lasciandolo vedovo.
Barthelemy il capostipite
Di Barthelemy paesano, possiamo supporre con una certa sicurezza che sia nato circa nel 1510. A lungo si potrebbe
discutere se Barthelemy sia fratello di Blaise Didier, che compare nello stesso censimento morendo l'anno stesso.
Barthelemy sembrerebbe discende dai primi Didier che si stabilirono a Saint Sorlin d'Arves con Jacques che compare
in un atto del 1430. Questi Didier tennero beni, probabilmente rustici, nel luogo per i De La Chambre con altri della comunità di Saint Sorlin D'Arves.
Si ha traccia di un Termo Didier ancora nel 1493.
Bartelemy Didier dispone di 5 vacche probabilmente usate non solo per il latte. In tutto il capitale del suo
bestiame che comprende oltre alle mucche 3 montoni 4 pecore e 5 capre è stimabile sui 70 fiorini. Era solvibile
per la Gabella del sale che chiedeva un minimo di 200 fiorini sotto la soglia del quale si era alla povertà.
Il numero di bestie lo pone tra i paesani agiati, per quel villaggio di montagna. Considerato poi
che le mucche consumano 3 tonnellate di fieno ciascuna, necessarie per svernare da Ottobre ad Aprile, Barthelemy deve fare rifornimenti per 15 tonnellate
di fieno. In più bisogna abbeverarle, e questo comporta un continuo via vai di secchi d'acqua.
Il fieno deve essere raccolto e occorre avere molta terra. Occorre un capace fienile e uno o due ettari di terreno,
sui 5 ettari solo per le mucche, circa 50000 mq. E stagionali che lo lavorino.
Barthelemy lo troviamo vedovo nel 1561, con 4 figli e una figlia di circa 8 anni.
Louis, Antoine, Jacque, Sorlin e la figlia Amblarda.
Nel suo fuoco sono censiti anche Miche e Marguerite Grand forse i residui della famiglia della moglie,
mentre nello stesso fuoco che viene separato e fa fuoco a se troviamo una vedova, Jeannette vedova
di Philippe Didier censita con Humbert Sibilin. Si tratta forse di un parente di Messire Pierre Sybilin
presbitero, che gestisce una cappella. Jeannette può essere la vedova di un fratello di Blaise.
Situazione di Barthelemy
Barthelemy pur avendo una qualche dotazione di bestiame con le sue 5 vacche non aveva serventi o camerieri come usavano le altre famiglie un poco
agiate, questo significa che erano i figli a doversene occupare.
Il figlio Antoine aveva avuto una relazione dalla quale era nata una figlia, Ayme, prima del matrimonio. Questa
appare censita sotto il fuoco di Claude figlio del defunto Francois Bernard. Nel 1561, nello stesso
censimento è segnalata come maggiore di 5 anni.
Barthelemy si era fatto carico di mantenerla fino alla crescita, ed essa era rimasta sotto il fuoco della madre naturale.